Re: Re: Re: Re:
Cara Santapazienza, divido in due parti il mio post...
PARTE I:
santapazienzauno, 07/11/2011 14.33:
Il desiderio di arrivare alla verità lo tenete come una prerogativa esclusiva. Il desiderio di confronto invece infastidisce. Il cristiano non deve temere il confronto della verità con la falsità. Perché solo questo può rafforzarlo nella propria fede. Mettere sotto esame quotidianamente ciò in cui crede è una responsabilità morale di chiunque si crede un cristiano. Questo dovrebbe essere è il motivo. Io non sono in caccia agli errori, io cerco la verità. Siete voi che temete di essere in errore, ecco perché la tua domanda. Non dovreste sentirvi in colpa e temere "l'avversario" se siete dalla parte giusta.
Ti ringrazio che tu dica di essere alla ricerca della verità. Ne sono lieto.
Sono qui per darti la mia (la nostra) versione, e come vedi non mi sottraggo a nessun confronto nè mi infastidisce (compatibilmente col tempo, scarsissimo, a mia disposizione), tutt' altro!
Ma andiamo con ordine.
In altro post, dici:
“
Non so spiegarlo [pazienza, non c' è nulla di male...],
ma c'è qualcuno che ha fatto analisi grammaticale”.
Ma che diamine significa fare analisi grammaticale? Iniziamo subito col piede sbagliato, lo sai? Non basta affatto fare l' analisi grammaticale!
Grammaticalmente parlando (ho studiato il greco, seppur ahimè molti anni fa, e parlo con un pochino di cognizione di causa), queste quattro traduzioni sono tutte legittime:
1)E la Parola era Dio;
2)E la Parola era Divina”;
3)E la Parola era dio”;
4)E la Parola era un dio.
Tutte queste traduzioni sono possibili, dal punto di vista della grammatica greca, come ti mostrerò.
Il problema è un altro: in che senso Gesù è Dio? Lo è nel senso ontologico, il che lo rende la Seconda Persona di un Essere triPersonale le cui persone condividono, in maniera indivisa, quell' Essere quella natura o sostanza divina (Dio ontologico)?
Oppure, Gesù è Dio nel senso biblico del termine, tranquillamente accettato dai rigidissimi monoteisti ebrei?
Questo è il punto che dobbiamo comprendere.
Insomma, dobbiamo dare al theos riferito al Logos una valenza ontologica, sulla base di una filosofia aristotelica posteriore alla stesura del N.T. , o una valenza biblica, dove theos è solo e soltanto un sostantivo che può assumere, come vedremo un senso, un valore assoluto e un senso, un valore relativo o qualitativo, cosa tranquillamente accettata dagli ebrei?
Questo è lo snodo fondamentale: la grammatica e le analisi grammaticali (specie se fatte da trinitari, che già in partenza “rideterminano” il sostantivo theos secondo il dogma trinitario, “leggendo” quindi, pregiudizialmente, il passo già con gli occhi di Nicea, e immettendo quindi la filosofia aristotelica nel testo sacro) lasciate a se stesse, restano, per l' appunto, fini a se stesse.
Vogliamo ragionare, invece a 360 gradi, e non solo sulla grammatica, che certo non può dirci tutto?
Facciamolo, questa mia analisi è solo l' inizio, perchè potrò continuare ancora per molto, molto tempo. Sono quindi solo brevi cenni...
Veniamo a Gv. 1:1 c, cioè all' ultima parte del versetto di Gv. 1:1.
Il versetto indica la “natura divina” in senso ontologico del Logos, cioè sulla base del pensiero greco?
La risposta è no!
“Kai theos en ho logos! non indica affato la natura divina!
in questo caso, infatti, si prenderebbe il concetto di physis (natura) o di ousìa (sostanza, essenza), completamente assente nel testo e in tutto il corpus giovanneo, e lo si immetterebbe, sulla base di una disciplina aristotelica posteriore al testo biblico (l' ontologia) nel corpus giovanneo medesimo, quando l' apostolo non sta dicendo nulla che abbia a che vedere con una disciplina a-biblica e anti-biblica com' è appunto l' ontologia aristotelica. Il problema è che ogni disquisizione e speculazione sulla "natura divina" intesa in senso ontologico (che porta poi, inevitabilmente, l' ho theos di Gv. 1:1b e il theos, di Gv. 1:1c a divenire due Persone appartenenti allo stesso Essere triPersonale...) esula completamente dalla trattazione non solo giovannea ma biblica....in sostanza, dire che il Logos era "divino" può essere perfettamente spiegato restando nell' alveo della cultura giudaica del I secolo e nel campo semantico (e biblico) che il sostantivo theos aveva nel medesimo I secolo, mentre dire che "il Logos era della natura di Dio", restringendo il campo semantico e biblico di theos, riformulando quel theos in salsa trinitaria, e creando quindi, già in partenza, le premesse per immettere una formulazione binitaria (poi successivamente trinitaria) posteriore nel testo giovanneo (ho theos e theos distinte come Persone ma consustanziali, perchè facenti parte dello stesso Essere divino triPersonale, condividendo le due Persone, in maniera indivisa, quell' Essere divino, essendo secondo tale concetto ogni Persona divina "Dio tutto intero"...), significa sconfinare completamente nel campo della metafisica greca, e quindi andare decisamente oltre ciò che l' apostolo scrisse sia in Gv. 1:1, che nel prologo, che in tutto il corpus da lui scritto sotto ispirazione....in sostanza, si immettono idee e concetti umani nel testo sacro "theopneustos", "alitato da Dio", in barba a Isaia 55:8...
Il prologo giovanneo, come accennato, non si occupa affatto della natura divina nel senso ontologico (come tutto il corpus giovanneo, come tutto il corpus neotestamentario, come tutto il corpus biblico), ma si occupa della preesistenza del Logos, della creazione mediata ("per mezzo di lui..."), del suo divenire carne e abitare in mezzo a noi, e del suo rango, della sua posizione, dato che il Cristo preesistente è monogenes huios, "unico nel suo genere" Figlio, secondo una ben attestata lezione testuale, ed è "nel seno del Padre", semitismo che indica una posizione assolutamente privilegiata (Gv. 1:18)...
E in ogni caso, se parli di natura o sostanza divina, Bibbia alla mano saprai dimostrarmi cos' è esattamante.
Ergo, la Bibbia mi da una definizione della fede (Ebrei 11:1) dell' amore (1 Corinti 13:4-7), mi dice come avverranno le risurrezioni (1 Corinti 15), ma non mi dice che cos'è la sostanza divina, dato che, per te, Geova e ilLogos sono consustanziali e sono due Persone di un Essere trino.
Bibbia alla mano, che cos' è esattamente la sostanza divina? Sai dirmelo?
Puoi rispondermi con la Bibbia?
Devi ricordare che Giovanni era ebreo, e che viveva e operava in ambito giudaico, dove vigeva un rigido monoteismo, confermato dallo stesso Gesù, che definisce il Padre “il solo vero Dio”.Qui, nel testo greco, c’ è un aggettivo, monos, che significa “unico, solo, solo nel suo genere”: ovvero, il Padre, Geova, è il “solo vero Dio” solo nel suo genere,e non possono essercene altri due alla pari, altrimenti il Padre non sarebbe più “solo nel suo genere”. L’uno può essere solo il riflesso o l’immagine dell’ altro, cosa ben espressa con l' eikon di 2 Corinti 4:4 eColossesi 1:15.
In ambiente giudaico, e scritto da un giudeo, come va letta Gv. 1:1? Considerando Dio ontologicamente, cioè attraverso una filosofia ellenistica successiva? Ovviamente no. Gv. 1:1 va letta in ambito giudaico e nella cultura giudaica.
“En archei en ho Logos” “In principio era la Parola;
“kai ho logos en pros ton theon » « e la Parola era presso il Dio »
L’ ho theos di Gv. 1:1b identifica chiaramente un soggetto, l’ ho theos, il Padre. Geova, il “solo vero Dio” Onnipotente biblico.
“kai theos en ho Logos” “e Dio era la Parola:
Qui c’è una precisa regola grammaticale greca: il greco omette l’articolo determinativo davanti a sostantivi come ad esempio theos, anthropos, ecc., allorchè quel sostantivo è indeterminato, non esprimendo cioè una personalità ma una qualità.
In sostanza, si sta dicendo che “e divina era la Parola” ("divina" nel senso che Egli è theos secondo la valenza biblica [e giudaica, essendo il N.T uno scritto giudaico] che necessariamente dobbiamo dargli, come ti spiegherò poi, nella seconda parte.
(segue...)