Non è il primo caso
Nuovo drammatico episodio in Tibet legato alle proteste contro l’occupazione cinese e la prigionia del Dalai Lama.
Una giovanissima suora, 20 anni, si è data fuoco come estremo gesto di contestazione nei confronti delle violenze inflitte dai cinesi in Tibet e nei confronti della prigionia del Dalai Lama, rinchiuso solo perchè uomo di pace.
Tenzin Wangmo, questo il nome della giovane religiosa, si è cosparsa le vesti di benzina e si è data fuoco davanti a numerosissime persone che hanno assistito attonite; la ragazza è riuscita a marciare ancora per 8 minuti nonostante le fiamme che le divoravano le carni, fino all’ultimo respiro, inoltre, ha continuato ad intonare cori di protesta contro l’occupazione cinese e canti in favore della liberazione del Dalai Lama.
La pratica di darsi fuoco come estremo tentativo di attirare l’attenzione sulle violenze quotidiane che i cinesi infliggono alla popolazione tibetana, sta divenendo tristemente frequente negli ultimi periodi.
L’immolazione di Tenzin Wangmo va infatti a rappresentare il nono caso da marzo di protesta estrema conclusasi sempre con la morte dei protagonisti.
Le violenze cinesi ai danni della popolazione tibetana non sembrano però risentire dell’attenzione mediatica rivolta ai gesti di suicidio per protesta; gli atti di sopprusi e ingiustizie proseguono quotidianamente e non accennano a diminuire.
Solo la settimana scorsa la polizia cinese ha fatto fuoco su un corteo pacifico che sfilava nella provincia occidentale del Sichuan, ferendo due persone ma correndo il rischio di fare vittime innocenti fra cui donne e bambini che partecipavano alla sfilata di protesta.
Il corpo di Tenzin Wangmo è stato recuperato dal monastero di appartenenza della suora che ha organizzato una grande veglia funebre in onore della giovanissima martire.
Si temono ora nuovi casi di proteste/suicidio da parte delle suore del monastero di Tenzin Wangmo, le religiose sono in questa struttura sono più di 350.
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