Un tal Trianello, in un forum, fa la seguente osservazione sulla maniera della TNM di tradurre 1 Corinti 7:36 dove "parthenos" e reso dalla TNM con "verginità".
In questo caso la CEI è più prossima al testo greco, lasciando al lettore l'intepretazione del passo. La ND, invece, già fornisce una interpretazione del medesimo: restituendocelo come se Paolo si stesse riferendo ai padri delle "figlie" [...] Comunque, quella della ND rimane una traduzione possibile, a differenza di quella propostaci dalla TNM, che è a tutti gli effetti scorretta
Dunque per questo sedicente grecista sarebbe impossibile, addirittura errato, intendere il greco parthenos (vergine, anche inteso come uomo e donna) con il senso di "verginità".
Questo manifesta una chiara ignoranza sui processi di traduzione. Diciamo subito che il passo resta per molti versi oscuro, e sono state proposte diverse soluzioni esegetiche:
1. Vergine potrebbe indicare la
fidanzata (così p. es. intende la TOB e la Novissima)
2. Vergine potrebbe indicare una coppia che decidevano di
vivere in castità
3. Vergine potrebbe indicare la
figlia da dare in moglie (questa è la lettura della ND e della NR)
4. Vergine potrebbe indicare lo
stato di essere vergine, in relazione ai passi precedenti (v.26 e ss) e questa è la lettura di Darby, Rotherham (e della TNM).
Dunque si può notare come Trianello trae in inganno il lettore (in un tranello?)
eliminando una possibilità esegetica, quella scelta dalla TNM, come se non esistesse o fosse impossibile per giustificare il presunto "errore" di traduzione. Questo è già di per sè scorretto e poco onesto.
Il contesto di questo versetto, infatti, suggerisce che "vergine" si riferisce tanto a maschi che femmine che non hanno mai avuto rapporti sessuali, e il v.26 dice che è bene per un uomo di restare in questo stato (quello di vergine). Ora i vv. 27, 28, 32, 33, 36 e 37 trattano (o possono trattare, questo è il problema esegetico) tutti dello stesso soggetto, cioè di uomini e del loro stato di vergini. Per questo che la TNM (come altri)
decide di rendere con "verginità" cioè dello [stato di essere] vergine. Dunque della virtù di restare in quello stato, uomini e donne.
Narturalmente non è la sola scelta, o per forza la scelta giusta, ma viste le difficoltà del brano la polemica di Trianello e le conclusioni lapidario [
"a mio avviso sicuramente sbagliata è la TNM"] mi pare davvero priva di senso e ridicola!
Inoltre questo Trianello (evidentemente cattolico) dice che
solo la CEI lascia libero il lettore di scegliere traducendo con un generico "vergine". Ora, che l'uso di "vergine" non orienti comunque una certa lettura è falso, ma comunque dimentica che la TNM fa di più, infatti se nel testo uso "verginità" intendendo "lo stato di vergine" del v. 26 (ricordo che in quel versetto
anche la Novissima traduce parthenos con "verginità" per intendere la stessa cosa) in nota, per avertire il lettore della scelta fatta, mette la lezione letterale alternativa "parthenon, vergine".
Ora, è possibile dire che la TNM sia scorretta o non avverta il lettore della scelta operata? Lascio a voi giudicare la vacuità di certe accuse!
Shalom