Ucraina orientale: presi di mira per le loro credenze religiose

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BRAUNSCHWEIG
00lunedì 20 luglio 2015 22:22
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Dall’agosto del 2014, in Ucraina orientale, gruppi armati spinti da odio religioso hanno rapito e maltrattato 26 testimoni di Geova. In quella regione vivono molti Testimoni, conosciuti per il ministero pubblico che svolgono e la loro neutralità politica. Alcuni membri di gruppi armati hanno sfruttato la recente assenza di ordine e leggi nella regione e hanno scelto i Testimoni come oggetto dei loro brutali attacchi. *
Casi di violenza

Il 21 maggio 2015 alcuni poliziotti della città di Stakhanov hanno trattenuto due Testimoni, entrambi con più di 60 anni di età, a motivo della loro attività religiosa. Sono stati accusati di “disturbo della quiete pubblica” e sono stati condannati a una pena detentiva di 15 giorni. Mentre erano sotto la custodia della polizia, i due Testimoni sono stati accusati di spionaggio e sono stati interrogati ripetutamente in merito all’organizzazione dei Testimoni di Geova. I componenti della congregazione hanno implorato il locale pubblico ministero di rilasciare gli uomini, ma lui si è rifiutato di accogliere la loro richiesta. Inizialmente ai familiari e agli altri Testimoni non era consentito di andare a trovare i due uomini, ma in seguito è stato loro permesso di portare cibo, vestiario e medicine tre volte a settimana. Uno dei Testimoni è stato rilasciato il 2 giugno 2015 e l’altro il giorno seguente, entrambi con l’ordine di lasciare la regione.

Il 17 maggio 2015, uomini armati nella zona di Novoazovs’k hanno fermato quattro testimoni di Geova, li hanno bendati e, sotto la minaccia delle armi, li hanno portati al quartier generale militare. Per due ore hanno picchiato selvaggiamente i Testimoni e li hanno sottoposti a esecuzioni simulate. Hanno fatto pressioni affinché il Testimone più giovane si unisse al loro esercito e perché tutti e quattro riconoscessero la fede ortodossa come l’unica vera religione. I Testimoni sono stati rilasciati dopo aver trascorso la notte in un’angusta cella improvvisata.

Alcune lesioni inferte a due dei Testimoni rapiti e picchiati nella zona di Novoazovs’k

Il 22 gennaio 2015, tre uomini armati hanno rapito un Testimone prelevandolo dal suo posto di lavoro a Donets’k. La sua famiglia non sapeva dove fosse stato portato e con quale pretesto. Mentre era segregato, l’uomo ha spiegato più volte la sua posizione politicamente neutrale. È stato rilasciato dopo nove giorni.

Il 9 agosto 2014, un membro armato della milizia locale ha rapito due Testimoni a Stakhanov, nella regione di Luhans’k. Tenuti prigionieri per sei giorni, i Testimoni sono stati picchiati ripetutamente e sottoposti a mutilazioni simulate e finte esecuzioni. Inoltre sono stati negati loro cibo, acqua, cure mediche e vestiario adeguati. I rapitori hanno cercato di obbligarli ad abiurare la loro fede, a recitare professioni di fede ortodossa e a venerare le immagini, rendendo chiaro così che il problema era la religione. Nonostante il crudele trattamento, i Testimoni si sono rifiutati di venir meno ai propri princìpi.

I Testimoni di Geova vivono attenendosi alle loro credenze religiose e non combattono per nessuno dei due schieramenti militari del conflitto in Ucraina, rifiutandosi anche di promuoverli o sostenerli economicamente. Gruppi armati hanno aggredito i Testimoni a motivo della loro posizione neutrale e della loro scelta di non seguire il credo ortodosso. Le aggressioni sono un tentativo brutale di obbligarli ad abiurare la loro fede.
Perseverano nonostante la persecuzione

Dato che è ancora aperta la controversia per il controllo di questa regione, i Testimoni non si possono avvalere di nessun aiuto in campo legale. Hanno riferito questi e altri casi simili alla comunità internazionale, tra cui il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura.

Nonostante le difficoltà che potrebbero incontrare, i Testimoni di Geova nell’Ucraina orientale sono determinati a rimanere neutrali e continuano a professare la propria fede con discrezione. Continuano a sperare che le autorità locali sostengano il fondamentale diritto umano alla libertà di culto.



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