Un po di storia

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Amalia 52
00sabato 28 agosto 2021 14:12
1914: L’anno che sconvolse il mondo


“La Grande Guerra del 1914-18 è come una striscia di terra bruciata che divide quell’epoca dalla nostra. Annientando così tante vite . . . , infrangendo certezze, sovvertendo idee e lasciandosi dietro ferite insanabili prodotte dalla delusione, creò una voragine fisica e psicologica fra due epoche”. — Dal libro The Proud Tower—A Portrait of the World Before the War 1890–1914, di Barbara Tuchman, edito nel 1962.

“È quasi, anche se non del tutto, storia, poiché molte migliaia di persone che erano giovani all’inizio di questo fatidico XX secolo sono ancora in vita”. — Dal libro 1914, di Lyn MacDonald, edito nel 1987.

PERCHÉ interessarsi dell’anno 1914? ‘È il futuro che mi preoccupa’, potreste dire, ‘non il passato’. Con problemi come l’inquinamento del pianeta, la disgregazione della famiglia, e l’aumento della criminalità, delle malattie mentali e della disoccupazione, il futuro dell’uomo potrebbe apparire tetro. Eppure molti che hanno analizzato il significato del 1914 hanno trovato una ragione per sperare in un futuro migliore.

Da decenni La Torre di Guardia spiega che nel 1914 l’umanità vide ciò che viene chiamato “il principio dei dolori di afflizione”. Questa espressione fa parte della grande profezia di Gesù Cristo sugli avvenimenti che avrebbero preceduto la fine del malvagio sistema dell’uomo. — Matteo 24:7, 8.


Oggi solo una piccola percentuale del genere umano ricorda i drammatici avvenimenti del 1914. Quella generazione ormai in là con gli anni passerà prima che Dio salvi la terra dalla rovina? Secondo la profezia biblica, no. “Quando vedrete tutte queste cose”, promise Gesù, “sappiate che egli è vicino, alle porte. Veramente vi dico che questa generazione non passerà affatto finché tutte queste cose non siano avvenute”. — Matteo 24:33, 34.

Per comprendere perché il 1914 ha una tale rilevanza storica, considerate qual era la situazione del mondo fino alla metà di quell’anno. Prima di allora, il potere che sovrani come lo zar russo Nicola, il Kaiser tedesco Guglielmo e l’imperatore Francesco Giuseppe d’Austria-Ungheria esercitavano era enorme. Ciascuno di loro poteva mobilitare più di quattro milioni di uomini. Ma i loro avi avevano firmato la cosiddetta Santa Alleanza, proclamando che Dio aveva affidato loro il compito di regnare sui rispettivi imperi, i quali formavano tutti un’unica grande “nazione cristiana”.

Secondo l’Encyclopædia Britannica, questo documento “influì profondamente sul corso della diplomazia europea del XIX secolo”. Fu usato per contrastare i movimenti democratici e sostenere il cosiddetto diritto divino dei re. “Noi re cristiani”, scriveva il Kaiser Guglielmo allo zar Nicola, “abbiamo un sacro dovere, impostoci dal Cielo, cioè quello di sostenere il principio del [diritto divino dei re]”. Significava questo che i sovrani europei avessero in qualche modo a che fare col Regno di Dio? (Confronta 1 Corinti 4:8). E che dire delle chiese che sostenevano quei sovrani? Erano sincere nel professarsi cristiane? La risposta a queste domande divenne chiara negli anni immediatamente successivi al 1914.

All’improvviso, in agosto

“La primavera e l’estate del 1914 furono caratterizzate in Europa da una straordinaria tranquillità”, scrisse lo statista britannico Winston Churchill. La gente era generalmente ottimista riguardo al futuro. “Il mondo del 1914 era pieno di speranze e di promesse”, dice Louis Snyder nel suo libro World War I.

È vero che per molti anni c’era stata accesa rivalità fra Germania e Gran Bretagna. Nondimeno, come spiega G. P. Gooch nel suo libro Under Six Reigns, “un conflitto in Europa sembrava meno probabile nel 1914 che nel 1911, 1912 o 1913 . . . I rapporti fra i due governi erano migliori che negli anni precedenti”. Winston Churchill, che nel 1914 era membro del gabinetto inglese, disse: “Sembrava che la Germania fosse d’accordo con noi sulla necessità di mantenere la pace”.

Comunque, con l’assassinio dell’erede al trono austro-ungarico, ucciso a Sarajevo il 28 giugno 1914, nubi minacciose si addensarono all’orizzonte. Un mese dopo, l’imperatore Francesco Giuseppe dichiarò guerra alla Serbia e quindi ordinò alle sue truppe di invadere quel regno. Frattanto, per ordine del Kaiser Guglielmo, la notte del 3 agosto 1914 il numeroso esercito tedesco invase a sorpresa il regno del Belgio e avanzò verso la Francia. Il giorno seguente la Gran Bretagna dichiarò guerra alla Germania. Da parte sua lo zar Nicola aveva ordinato la mobilitazione dell’immenso esercito russo per muovere contro la Germania e l’Austria-Ungheria. La Santa Alleanza non aveva impedito ai sovrani d’Europa di far sprofondare il continente in un bagno di sangue. Ma il peggio doveva ancora venire.

Tutto finito per Natale?

Lo scoppio della guerra non cancellò l’ottimismo della gente. Molti credevano che la guerra avrebbe prodotto un mondo migliore, e in tutta Europa le masse si radunarono per esprimere il proprio assenso alla guerra. “Nel 1914”, scrive A. J. P. Taylor nel suo libro The Struggle for Mastery in Europe—1848–1918, “nessuno prendeva sul serio i pericoli della guerra se non sul piano puramente militare. . . . Nessuno si aspettava una catastrofe sociale”. Anzi, molti profetizzarono che la guerra sarebbe finita in pochi mesi.

Invece, molto prima che gli europei potessero celebrare il Natale del 1914, si venne a creare una sanguinosa situazione di stallo lungo una linea di trincee che si estendeva per oltre 700 chilometri, dalla Svizzera a sud fino alla costa del Belgio a nord. Questo fu chiamato il fronte occidentale, e lo scrittore tedesco Herbert Sulzbach annotò quanto segue nel suo diario dell’ultimo giorno del 1914: “Questa terribile guerra si trascina, e se all’inizio si pensava che sarebbe terminata in poche settimane, ora non se ne intravede la fine”. Nel frattempo in altre parti d’Europa infuriavano cruente battaglie fra gli eserciti di Russia, Germania, Austria-Ungheria e Serbia. Presto il conflitto varcò i confini dell’Europa, e si cominciò a combattere sui mari e in Africa, in Medio Oriente e nelle isole del Pacifico.

Quattro anni dopo l’Europa era in rovina. Germania, Russia e Austria-Ungheria avevano perso ciascuna da uno a due milioni di soldati. La Russia aveva perso anche la monarchia, travolta dalla rivoluzione bolscevica del 1917. Che shock per i sovrani europei e per il clero che li sosteneva! Gli storici moderni si dicono ancora sorpresi. Nel suo libro Royal Sunset, Gordon Brook-Shepherd chiede: “Come poté accadere che sovrani in gran parte legati fra loro da vincoli di sangue o di matrimonio e dediti tutti alla preservazione della monarchia, si lasciassero trascinare in una sanguinosa guerra fratricida che tolse di mezzo diversi di loro e lasciò tutti i superstiti indeboliti?”

Anche la repubblica francese perse più di un milione di soldati, e l’impero britannico, la cui monarchia era già debole molto prima della guerra, ne perse più di 900.000. In tutto, persero la vita più di 9 milioni di soldati, e altri 21 milioni rimasero feriti. In quanto a coloro che non perirono in battaglia, la World Book Encyclopedia afferma: “Nessuno sa quanti civili morirono per le malattie, la fame e altre cause legate alla guerra. Alcuni storici ritengono che le perdite civili siano state pari a quelle militari”. Nel 1918 l’epidemia di influenza spagnola mieté altri 21 milioni di vite in tutto il mondo.

Un cambiamento radicale

Dopo la Grande Guerra, come fu chiamata allora, il mondo non è più stato lo stesso. Dato che tante chiese della cristianità vi avevano partecipato con entusiasmo, molti superstiti disillusi voltarono le spalle alla religione e divennero atei. Altri si diedero alla ricerca delle ricchezze materiali e dei piaceri. Nel suo libro Rites of Spring, il prof. Modris Eksteins sostiene che gli anni ’20 “conobbero un edonismo e un narcisismo di notevoli proporzioni”.

“La guerra”, spiega il prof. Eksteins, “minò la fibra morale”. Agli uomini di entrambi gli schieramenti era stato insegnato dai capi religiosi, militari e politici a considerare moralmente lecito lo sterminio in massa. Questa, ammette Eksteins, “non era che la peggiore delle aggressioni a un ordine morale che asseriva di ispirarsi a un’etica giudeo-cristiana”. “Sul fronte occidentale”, aggiunge, “i bordelli divennero presto parte integrante degli accampamenti militari . . . I civili, uomini e donne, abbandonarono ogni ritegno in campo morale. La prostituzione aumentò incredibilmente”.

Il 1914 portò davvero enormi cambiamenti. Non aveva prodotto un mondo migliore e la guerra non si era rivelata ‘la guerra che avrebbe posto fine a tutte le guerre’, come molti avevano sperato. Al contrario, come osserva lo storico Barbara Tuchman, “le illusioni e gli entusiasmi possibili fino al 1914 sprofondarono pian piano in un mare di immensa delusione”.

Comunque, alcuni che nel 1914 furono testimoni di quella tragedia non rimasero sorpresi dagli avvenimenti di quell’anno. Infatti, prima ancora dello scoppio della guerra, attendevano “un terribile tempo di angustia”. Chi erano questi? E cosa sapevano che altri ignoravano?

[Riquadro a pagina 5]

Ottimismo britannico nel 1914


“Per quasi un secolo non si erano visti nemici sui mari che circondano la nostra isola. . . . Era difficile anche solo intravedere la possibilità che queste pacifiche coste venissero minacciate. . . . Londra non era mai apparsa così allegra e prospera. Non c’erano mai state così tante cose da fare, da vedere e da sentire. Né i vecchi né i giovani sospettavano minimamente che ciò a cui assistevano, in quella singolare stagione del 1914, era in realtà la fine di un’èra”. — Geoffrey Marcus, Before the Lamps Went Out.

Fonte
(SimonLeBon)
00domenica 29 agosto 2021 07:10
Re: 1914: L’anno che sconvolse il mondo
Amalia 52, 8/28/2021 2:12 PM:



“La Grande Guerra del 1914-18 è come una striscia di terra bruciata che divide quell’epoca dalla nostra. Annientando così tante vite . . . , infrangendo certezze, sovvertendo idee e lasciandosi dietro ferite insanabili prodotte dalla delusione, creò una voragine fisica e psicologica fra due epoche”. — Dal libro The Proud Tower—A Portrait of the World Before the War 1890–1914, di Barbara Tuchman, edito nel 1962.

“È quasi, anche se non del tutto, storia, poiché molte migliaia di persone che erano giovani all’inizio di questo fatidico XX secolo sono ancora in vita”. — Dal libro 1914, di Lyn MacDonald, edito nel 1987. ...



Temo che ormai sia "del tutto storia", perchè nel frattempo i testimoni oculari di quella guerra terribile sono tutti morti.

Dalla guerra lampo (Blitzkrieg) si passo' presto alla guerra di trincea e ricordo il libro di E.M. Remarque che la dipinge magistralmente:



La retorica di guerra costruisce il nemico, ma quando te lo ritrovi davanti ferito e morente, ti rendi conto che è solo un uomo come te.


Simon
Giandujotta.50
00domenica 29 agosto 2021 08:48

“La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire.”

Albert Eintein
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