00 14/12/2011 17:59
Trovo questa storia al seguente indirizzo: Nephrology Dialysis Transplantation volume 24 issue 3 pag. 1054-556
autori Annette Alfonzo, Annie Lomas, Iain Drummond, Elizabeth McGugan

Una giovane viene trovata la mattina del 2 gennaio sulla spiaggia con respiro debole e portata in ospedale è in arresto cardiaco con respiro agonico.
Aveva ingerito un insieme vario di pastiglie forse per tentato suicidio.

Non si riesce a capire la temperatura corporea. Si inizia la rianimazione cardiopolmonare manuale e le scariche al cuore non lo fanno battere ma inizia a contrarsi in maniera disordinata e non pompa (fibrillazione ventircolare), Si prosegue la rianimazione. Nel frattempo si riscalda con una coperta a aria calda forzata e liquidi endovena e lavaggi endogastrici, peritoneali e vescicali e dopo 45 minuti la temperatura è di 25,1 gradi

Circa due ore dopo l'inizio della rianimazionesi fa una emofiltrazione continua veno-venosa calda, cioè si preleva il sangue da una vena si filtra e si riscalda e si reimmette in altra vena.

I parenti esprimono il desiderio di donazione di organo ma l' èquipe di trapianto non accetta la paziente.

Viene data una scarica di defbrillatore per tre tentativi e il cuore riprende a battere in circolazione spontanea dopo 5,5 ore di rianimazione cardiopolmonare manuale.
Per farla breve alla fine è tornata al lavoro senza problemi.

Andiamoci piano con il desiderio dei parenti di donazione di organo.

La temperatura corpore bassa ha forse salvato la vita e anche gli altri interventi ma veramente 5 ore e mezza di arresto cardiaco accertato sono tante.