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Citazioni patristiche di testi deuterocanonici

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    barnabino
    Post: 67.472
    00 02/08/2012 10:26
    In margine alla discussione sul canone
    Come detto per circoscrivere la discussione sul canone ecco alcune informazioni che avevo raccolto in passato per dimostrare la vacuità dell'argomento secondo cui i padri apostolici e successivamente altri scrittori citassero come canonici i cosiddetti scritti apocrifi o deuterocanonici.

    Come ho già avuto modo di osservare giova ricordare che, per quanto ne sappiamo, i primi scritti cristiani non rivelano nessuna traccia di frizione con nessun gruppo giudaico su quali libri avessero autorità divina, questo a me sembra già indicativo perché su questo punto indica un sostanziale accordo tra giudei e cristiani. Analizziamo alcune citazioni di testi dei padri spesso usati per dimostrare che avevano un canone diverso da quello giudaico poi tradizionalmente accettato


    Clemente Romano ai Corinzi VIII:3ss - Aggiunte di Ezechiele sconosciute dal libro canonico



    Come nel caso di Giustino e Origene qui il problema non riguarderebbe quali libri erano canonici, ma tutt'al più lezioni diverse o differente contenuto di un libro, che comunque era canonico. Non so da chi citi quell'elenco, ma nel caso specifico di Clemente "tutte le espressioni non si trovano letteralmente in un libro canonico della Sacra Scrittura, ma echeggiano Ez. 18,30; Sal. 103,11; Ger. 3, 19,22; Is. 1,18. Provengono forse da sillogi che giravano per la comunità" (I Padri Apostolici, nota di A. Quacquarelli). Dunque non mi pare un passo così pertinente rispetto alla definizione del canone cristiano dell'AT.


    Lettera di Barnaba VI:13 - “Ecco, io faccio le ultime cose come le prime”, citazione non identificata, assente nell'AT canonico



    Barnaba introduce la citazione con "dice il Signore" dunque non come un testo dell'Antico Testamento ma come uno dei detti di Gesù tramandati oralmente. Direi che non è pertinente con il canone dell'AT accettato in quell'epoca.


    Ireneo da Lione, Contro gli Eretici IV:26:3 - Considera le aggiunte greche di Daniele come scritte da Daniele il profeta stesso



    Come ho già detto, questo non ha a che fare con il canone, ma con le lezioni o il contenuto diverso con cui un libro era arrivato. Giustino e Origene non mettono in dubbio la canonicità di Daniele, ma la forma ed il contenuto di quello letto dagli ebrei, pensando che i rabbi ne avessero cassato una parte.


    Tertulliano, Prescrizione contro gli Eretici VII- cita l'incipit di Sapienza, considerandola senza dubbio come scritta da Salomone



    Siamo sicuri che, al di là di attribuire il libro a Salomone, lo consideri come un libro ispirato e canonico? Cosa dice con precisione la citazione? Che Sapienza (come altri libri apocrifi) fossero citati con una certa autorità è noto, alla fine del IV secolo Girolamo dice chiaramente che "la Chiesa legge anche questi due volumi [Siracide e Sapienza] per l'edificazione del popolo ma non li accoglie tra le scritture canoniche, non come autorità per la conferma della dottrina" (Prol. in libr. Sal.). Tieniamo anche conto che, ad esempio nell'elenco di Melitone di Sardi, i Proverbi di Salomone sono chiamati anche Sapienza.


    Clemente di Alessandria, Pedagogo I:8 - cita Siracide 21:6, chiamandola Scrittura e anche Tobia 12:8 in Stromata 6:12. Considera il libro di Baruch come composto da Geremia, sempre in Pedagogo I:8



    Clemente Alessandrino sembra utilizzare lo stesso schema di Origene, il quale introduceva scritti che sicuramente egli escludeva dal canone con le stesse formule che introducono anche citazioni dal canone. Ad esempio, Origene cita 1 Enoc con formule usate per i libri canonici, ma poi in Contro Celso specifica che "Enoc non è affatto diffuso nelle chiese come libro divino". Comunque, quest'uso delle formule di introduzione in Clemente e Origene, ci impedisce di sapere se un libro fosse considerato canonico o meno solo in base alla formula con cui era introdotto.

    Se poi considerava Baruc scritto da Geremia questo poteva dipendere dal contenuto delle Bibbie greche che univano Baruc a Geremia.


    Ippolito Romano, Commentario a Daniele VI:1,55,61 - considera canonici le aggiunte di Daniele e Tobia



    Sulle aggiunte a Daniele abbiamo già detto, per valutare la "canonicità" di Tobia in Ippolito Romano dovrei controllare la citazione.


    Origene in Principi Fondamentali, II:2 - si riferisce addirittura il secondo libro dei Maccabei come autorità della Sacra Scrittura



    Di Origene abbiamo già detto, aveva la tendenza di citare testi che avevano una certa autorità con formule usate per quelli canonici. Origene ci ha comunque lasciato un elenco di 22 libro canonici delle "Sacre Scritture dell'Antico Testamento" ma tra questi non vengono menzionati i libri dei Maccabei.


    Cipriano, Epistola 51/55:22 - si riferisce a Sapienza 1:13 come a "sta scritto". Chiama Sante Scritture anche le citazioni da Tobia, Siracide e le aggiunte di Daniele - Trattato IV:8,32;7:9



    Anche in questo caso si tratta di testi che potevano essere citati con una certa autorità, ma abbiamo attestazioni che per questo fossero considerati canonici. Non possiamo leggere quelle citazioni senza il loro contesto, ad esempio Cirillo scrive:

    "Leggete le divine Scritture, i 22 libri dell'Antico Testamento"

    Dunque ancora nel IV secolo i libri dell'Antico Testamento sembrano ventidue. Ma Cirillo aggiunge:

    "Tutto il resto sia posto fuori (dal canone), in una seconda categoria"

    Dunque si evincono due categorie di libri, i primi che sono canonici e gli altri, una seconda categoria di libri, che possono essere letti e citati nelle chiese. Tra questi, guarda caso, Atanasio mette proprio: Sapienza, Siracide, Giuditta, Tobia e Tobia citate da Cipriano e da altri con quelle formule.


    Dioniso il Grande, sulla Natura III - chiama il Siracide addirittura divino oracolo



    Che un libro fosse detto da un autore "oracolo divino" non significa nulla rispetto alla sua canonicità.


    Lattanzio, Istituzioni IV:8 - considera Sapienza scritta da Salomone



    Di questo abbiamo già detto.

    Ora, se inseriamo queste citazioni nel loro contesto mi pare che esse, oltre a contarsi sulle dita di una mano, non dicano nulla rispetto all'adozione dei cristiani di un canone diverso da quello dei giudei. Alcuni testi certamente extracanonici (come 1Enoc, 1Esdra, Erma, Eldad e Modad) sono talvolta citati autoritativamente, ma nulla poi indica che fossero inclusi nel canone dell'AT in uso tra i cristiani. Anzi, nel IV secolo si definisce ulteriormente la distinzione tra i libri canonici (Cirillo, Epifanio, Atanasio, Girolamo e Rufino) tra libri canonici ed edificanti.

    Ripeto, in nessuno di questi casi sembra che ci sia una polemica per opporsi a uno o più canoni differenti, come se ci fossero più canoni esistenti o canoni fluttuanti, tutt'al più si trattava di chiarire distinzioni incerte tra libri canonici e non canonici, preservate dai teologi greci ma non chiaramente percepite in occidente.

    Shalom
    [Modificato da barnabino 02/08/2012 16:36]
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    Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte

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    Giandujotta.50
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    Moderatore
    00 03/08/2012 11:04
    informazioni preziose
    [SM=g8925]