Grazie Admin,
viceadmintdg1, 03/09/2012 12.58:
Siamo così giunti all'ultima obiezione del mese di agosto, sempre a cura di Sandro Leoni:
Infine parliamo della risurrezione. Per noi cattolici risorgere significa tornare in vita, quello che sono. Lo stesso soggetto, lo stesso io pensante. Nel geovismo invece non sorge la stessa persona. Infatti per loro non resta nulla dell’essere umano.
Per noi invece la risurrezione fa perno sulla sopravvivenza dell’anima che sopravvive al copro preservando lo stesso soggetto. Per il geovismo invece, tutto scompare alla morte. Quindi alla risurrezione non ci sarà lo stesso soggetto ma una copia. L’io è svanito nel nulla. Infatti Dio farà una copia conforme al defunto, che Geova ha memorizzato. Quindi sarà una copia, non quello stesso io pensante. Quindi il geovismo con questo insegnamento ci toglie anche la vita eterna!
Quindi facciamo attenzione ai tdG che vengono da voi con la presunzione di insegnarvi la verità, la Bibbia gratis. La loro gentilezza è solo un’esca per attirarvi a loro, ma poi la realtà è un’altra!
Parola a chi desidera replicare...
Caro Leoni, non si capisce perchè il “
geovismo” (come lei ama definire, con assoluto disprezzo che non fa onore a un uomo di chiesa, l' adorazione dei testimoni di Geova) debba togliere a chicchessia la vita eterna, dato che due dei passi che noi cristiani citiamo più spesso in predicazione sono proprio quelli di
Gv. 3:16 e
Gv. 6:40, che Le invito a leggere attentamente ai suoi ascoltatori.
Detto questo, veniamo al dunque.
“
Per noi invece la risurrezione fa perno sulla sopravvivenza dell’anima che sopravvive al corpo preservando lo stesso soggetto”, queste sono le sue parole.
Ma sono condivisibili? La risposta è no!
E dopo la storia del
clone abbiamo quella, vagamente burocratica, della “
copia conforme”. Non male come "
variante"!
Però anche la storia della
copia conforme come quella del
clone non ha letteralmente senso, e i cristiani testimoni di Geova non pensano affatto che quello che verrà risorto sarà nulla di tutto ciò.
Innanzitutto, la
nefesh veterotestamentaria come la
psychè neotestamentaria indicano,
come Lei ben sa, la persona nella sua interezza, o la vita della persona, o l' animo, lo spirito, intesi come spiritualità, persona interiore, oppure l' alito di vita, il respiro, ecc. , ma questi due sostantivi,
come Lei sa bene,
non indicano MAI una componente immateriale della persona che sopravvive coscientemente alla morte del corpo per vivere in un paradiso etereo o altrove.
Ricordando che la
psychè neotestamentaria, sostanzialmente, non cambia il significato della
nefesh ebraica, possiamo però constatare che Gesù ne estende il significato.
La continuità tra la vita presente e quella futura, caro Leoni, è garantita non dall' immortalità di un "
quid spirituale cosciente" che sopravvive alla morte, perpetuando la personalità del defunto, ma dalla fedeltà a Dio che darà la vita eterna a coloro che esercitano nel Figlio Suo Gesù Cristo, alla
parousìa e nella risurrezione dell' "
ultimo giorno" (
Gv. 6:39-40).
Questo è chiarissimo proprio da quell' estensione del significato di
nefesh che Gesù opera e di cui parlavo, riguardo alla
psychè neotestamentaria, leggendo ad esempio
Matteo 6:25.
Associando la
psychè al cibo e alle bevande, Gesù mostra che essa include l' aspetto fisico della vita, e tuttavia coloro che esercitano fede in lui possono elevare i propri desideri e i propri pensieri verso le cose relative ai “
nuovi cieli e alla nuova terra”.
In tal modo Gesù estende il significato di
psychè alla ricerca di qualcosa di più elevato, cioè la vita eterna che in lui è stata donata all' umanità.
Resta il fatto, però, che associando la
psychè agli alimenti e alle bevande, Gesù mostra come la
psychè medesima costituisca l' aspetto fisico dell' esistenza e non una componente immateriale della nostra natura.
Altri passi evolvono in tal senso, vedasi ad esempio
Marco 8:35, Matteo 16:25, 10:39 ; Luca 9:24 ; 17:33 ; Gv. 12:25!
L' insegnamento di Gesù secondo cui per salvare la propria
psychè bisogna essere disposti a rinunciare ad essa permette a Cristo di ampliare il concetto, come detto.
La
psychè è si la vita fisica,
ma Gesù vi include la vita eterna che è offerta a coloro che sono disposti a donare la propria esistenza, la propria psychè, per causa sua e della buona notizia o Vangelo.
Resta inteso che, in attesa della risurrezione nell' ultimo giorno, anche nel N.T come nell' A.T. (
Gv. 6:40; Daniele 12.13), i morti continuano ad essere
koimethentas, cioè “
dormienti” e il loro sonno un sonno inconsapevole.
Ma che cosa significa che il defunto vive nella memoria di Dio?
Innanzitutto, come detto, Dio ha di nuovo in mano il suo spirito (
Ecclesiaste/Qoelet 12:7), cioè la sua forza vitale (
Giacomo 2:26 ; Giobbe 27:3), e gliela ridarà di nuovo alla risurrezione (
Salmo 104:29-30).
Il defunto si trova nel suo stato di sonno incosciente, e proprio la fedeltà a Dio insieme al suo sonno inconsapevole, garantiscono la sua continuità:
Gv. 12:25 - CEI: "
chi ama la propria vita (psychè) la perde, e chi odia la propria vita (psychè) in questo mondo, la conserverà per la vita eterna".
Il defunto si addormenta in un sonno inconsapevole e si risveglierà quando Dio lo richiamerà per mezzo di Gesù (
Gv. 5:28-29).
Quella che si risveglierà dal sonno della morte e che si rialzerà non sarà una copia conforme o un clone, ma la stessa persona.
Immaginare che Dio abbia bisogno della sopravvivenza di un "quid" spirituale immortale per garantire la continuità della persona e per far si che Egli riporti in vita la stessa persona, con lo stesso "io" e la stessa personalità equivale a negare l' Onnipotenza di Dio.
DIO NON HA BISOGNO DI NULLA, MA PROPRIO DI NULLA, CARO LEONI, E PUO' RIPORTARE IN VITA LA MEDESIMA PERSONA CHE DORME NELLA MORTE E CHE GLI E' STATA FEDELE, SENZA LA NECESSITA' DELLA SOPRAVVIVENZA DI ALCUN "QUID" IMMORTALE SPIRITUALE CHE GARANTISCA LA SOPRAVVIVENZA DELL' "IO" DELLA PERSONA CHE DORME (NELLA MORTE)!
La metafora del sonno, usata dalla Bibbia per descrivere la morte, serve proprio a illustrare questa verità.
Gli addormentati, i
dormienti, non si trovano al cospetto di Dio in un paradiso etereo in attesa di un ricongiungimento col corpo, anche perchè in tal caso la Bibbia dovrebbe quanto meno accennare a questo ricongiungimento “
quid spirituale immortale”-corpo, ma dove ne parla?
La Bibbia è completamente muta su questo......
Essi dormono il loro sonno della morte,
in attesa dell' unica speranza biblica: la risurrezione.
Questa è l' escatologia biblica, caro Leoni, il resto è filosofia, non Bibbia.
[Modificato da Aquila-58 04/09/2012 21:49]