Caro Aldo,
Ma se la persona muore con il corpo bisogna ricreare sia la persona (l'anima), sia il corpo
La persona non deve essere
ricreata perché non è mai stata distrutta, la sua prospettiva di esistenza futura è nelle mani di Dio il quale può risorgerla.
Se l'anima non muore, la persona risuscita con un nuovo corpo e c'è quindi continuità tra il prima e il dopo senza bisogno di creare
Infatti Dio
non crea una nuova persona ma
risorge quella morta, la morte non è una distruzione per cui c'è bisogno di ricreare qualcosa che è stato distrutto ma è paragonata ad un sonno da cui ci si sveglia.
Io non ho mai comunque capito perché voi TdG ci tenete così tanto al dogma della mortalità dell'anima
Ohibò la solita ignoranza,
non abbiamo il dogma della mortalità dell'anima altrimenti saremmo dualisti come me, le Scritture non conoscono il concetto di anima separato dal corpo, morale o immortale che sia. La Bibbia conosce solo l'insegnamento (non il dogma) della risurrezione.
Ammesso e concesso che fosse veramente un concetto ereditato dalla cultura greca, non sarebbe molto più bello per un cristiano poter andare con Gesù in cielo piuttosto che essere rinchiuso in una tomba
Il cristiano non è chiuso nella tomba, quando è nella tomba non è vivo e dunque non è da nessuna parte, la prospettiva è la risurrezione, sia a fianco di Gesù nei cieli che in una terra paradisiaca restaurata dominata dal giusto Regno di Dio, non vedo il problema noi
non neghiamo la speranza celeste.
Ma quale glorificare Cristo, Paolo vuole stare con Cristo e sarà la decima volta che ti ripeto le esatte parole di Filippesi 1:23
Morire anche come martire per andare con Cristo per lui sarebbe ovviamente un guadagno, sa bene che alla resurrezione lo aspetta la risurrezione celeste con un corpo incorruttibile, ma nello stesso tempo si rende conto che "
comunque, è più necessario che io rimanga nella carne a motivo di voi". A quanto pare Paolo antepone il suo desidero personale di risorgere con il bisogno dei suoi fratelli che può soddisfare solo vita terrena, non certo da morto.
Boh, non è per giudicare, ma io al tuo posto sarei veramente in crisi perché non è possibile non accorgersi delle contraddizioni esegetiche che caratterizzano la tua dottrina
Non vedo alcuna contraddizione:
1. Paolo può morire martire
2. Paolo non è preoccupato, anzi, sa che quella morte lo metterebbe solo nella posizione di perdere la sua esistenza carnale per essere risorto ad una esistenza spirituale con Cristo nei cieli, coerentemente con 1 Corinto 15
3. Paolo comunque si rende conto che a motivo dei suoi fratelli è necessario che continui la sua vita terrena, l'unica che gli permette di essere loro d'aiuto concreto.
Trovi delle contraddizioni con quello che insegna la Bibbia in genere sul destino dei morti? Non mi pare...
Shalom
[Modificato da barnabino 24/04/2017 19:22]
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