00 23/11/2013 14:58
III PARTE:

viceadmintdg1, 22/11/2013 14:51:



Una cosa simile avviene anche in Atti 2:21:

“E chiunque invocherà il nome di Geova sarà salvato”

Nel testo dell’AT citato è presente il Tetragramma, ma è evidente dal contesto che si intende il Signore Gesù, e quindi anche qui usare il nome Geova vuol dire non capire il senso della Scrittura.




No, è lei che non ha capito, ancora una volta, il senso della Scrittura!
Nel contesto dei due passi non si intende affatto il Signore Gesù e i due passi vanno messi in stretta relazione tra loro!
Vediamo innanzitutto il contesto di Romani 10.
Sin da Romani 10:1, Paolo supplica Dio per la salvezza degli ebrei, che non hanno voluto sottoporsi alla giustizia di Dio, dato che il "fine", il "termine", il "culmine" (telos) della Legge è il Cristo (Romani 10:4), affinchè chiunque crede in Lui abbia la giustizia.
La giustificazione e la salvezza, pertanto, dipendono dal confessare e professare (fare la pubblica dichiarazione, qui vi è il verbo homologeo, Romani 10:10) fede in Colui che Dio ha mandato per la salvezza, che Egli è "Signore" (confr. Luca 2:11) e che Dio lo ha destato dai morti.
Questa è la professione di fede essenziale per la salvezza.

Ma non viene richiesto di invocare Cristo, bensì di confessare che Egli è "Signore" e credere che Dio lo ha destato dai morti....

Successivamente, ci viene richiesto di invocare l' Autore di tutto il disegno di salvezza per tutto il genere umano(Romani 10:12-13 ; Atti 15:8-9 ; Romani 3:28-30), che è Geova per mezzo di Gesù, che in ebraico significa "YHWH salva" (Mt. 1:21, nota in calce della Bibbia di Gerusalemme).

Il qerè kyrios del ketiv YHWH di Romani 10:13 (una citazione anticotestamentaria), sta ad indicare proprio questo: che il kyrios abbia come referente l' Autore di tutto il disegno di salvezza, di Colui che salva il mondo per mezzo di Gesù, "YHWH è salvezza".
Non vi è sostituzione del referente del kyrios in Romani 10:13: Paolo cita Gioele in Romani 10:13 (e la stessa cosa vale per Pietro in Atti 2:21...) non per cambiare il referente di quel kyrios, ma al contrario per mettere in risalto che la salvezza di YHWH si attua per mezzo di Cristo.

Inoltre, importante è il parallelo con Gioele 2:31-32: al tempo di Gioele, Geova fece in modo che i fedeli scampassero alla distruzione di Gerusalemme, prima del suo grande e tremendo giorno (nella prima applicazione della profezia..).

Ora, nella sua seconda applicazione (fatta del resto dagli apostoli Pietro e Paolo..), in questi ultimi giorni prima che arrivi la fine (2 Tim. 3:1), Dio rende possibile la salvezza per mezzo di Gesù Cristo.

Romani 10:9-10 indica che chi confessa e professa pubblicamente che Gesù è "Signore" e che Dio lo ha destato dai morti sarà salvato e questa, come detto, è la pubblica professione di fede essenziale.

Ma non ci viene chiesto di invocare Cristo, bensì di confessare e professare quanto specificato sopra.

Romani 10:11, citando Isaia 28:16, dice che chi ripone fede nella pietra di fondamento, posta da Dio in Sion, non resterà deluso, poichè vi è un unico kyrios che "è ricco verso tutti quelli che lo invocano".
Qui si fa riferimento a Geova, vedasi 1 Tim. 6:17, l' Iddio di tutti, giudei e gentili, per la salvezza, Romani 3:28-30!

Poi il versetto 13 dice che chiunque invoca il nome del kyrios sarà salvato, con la citazione di Gioele 2:32.

Ma attenzione: il parallelo con la citazione di Pietro in Atti 2:20-21 mette in evidenza che l' invocare Geova è in relazione con la salvezza riguardo al suo "grande e illustre giorno" (di cui parlarono tutti i profeti...).

Cioè a dire: chi confesserà e professerà pubblicamente che Cristo è Signore e avrà fede che Dio lo ha destato dai morti e chi invocherà, in tal modo, con fede, il nome di Geova, sarà salvato, allora come oggi, quando Dio eseguirà il suo giudizio sulle nazioni nel suo giorno (Sofonia 2:2-3 ; 3:12 ; Atti 2:20-21).

Questo implica che si conosca il Nome Divino, lo si rispetti pienamente e ci si affidi completamente a Colui che porta tale Nome.

Si confrontino, al tal scopo, Sofonia 3:9, Atti 15:14-18: per adempiere queste Scritture, prima che venga il grande giorno di YHWH, occorre quindi invocare Geova (e qui il richiamo petrino di Gioele in Atti 2:20-21 con riferimento al grande e illustre giorno di YHWH è a mio parere chiaro...) e contestualmente fare la professione e confessione di fede essenziale di cui in Romani 10:9-10.

In Romani 10:14 si fa quindi riferimento a Geova, dato che per adempiere Sofonia 3:9, Atti 2:20-21 e Atti 15:14-18 occorre invocare a avere fede (e per questo predicare in tutte le nazioni, Romani 10:14-15) in Colui che, come ai tempi di Gioele, può salvarci prima del suo "grande e illustre giorno".

Si noti, infatti, anche la citazione paolina di Isaia 65:1 in Romani 10:20 riguardo all' adempimento di Sofonia 3:9, Atti 15:14-18.


viceadmintdg1, 22/11/2013 14:51:



Infine, i tdG dicono che Gesù non deve essere invocato, pregato.
Ma le seguenti scritture dicono il contrario, ossia che i cristiani invocavano Gesù:

Atti 9:14: "Inoltre, qui egli ha l'autorizzazione dei capi dei sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome".

1 Corinti 1:1-3: "Paolo, chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Sòstene, 2alla Chiesa di Dio che è a Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata, insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!"





Intanto, converrà specificare, per amor dell' argomento, che nei passi da lei menzionati si parla dei cristiani che invocano il nome di Gesù, ma qui quelli che lo fanno sono già del “salvati” (confr. Efes. 2:5), sono i santi a cui Paolo scrive ad esempio la seconda lettera ai Corinti (2 Cor. 1:1).

Lì non si parla, insomma, di invocare il nome di Gesù per la salvezza.

Tornando alla sua specifica obiezione, nei passi da lei citati troviamo il verbo greco epikaleo, che secondo l’ autorevole Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento (vol. I, pag. 1314) significa “chiamare, denominare, invocare” e che quindi non va inteso necessariamente con “pregare” per cui si usano prevalentemente i verbi parakaleo e proseuchomai.

Sempre il Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento (vol. I, pag. 1316), a proposito di 1 Cor. 1:2, afferma che l’ invocare il nome del Signore Gesù “è parafrasi che indica tutti coloro che, in virtù del battesimo, confr. Versetto 13, nella comunità radunata professano Cristo come il Signore e ricorre qui come espressione unificante”.

Pertanto, in che senso il nome di Cristo era ‘invocato’ in ogni luogo? Come detto, per il fatto che i seguaci di Gesù di Nazaret lo riconoscevano apertamente come Messia e “Salvatore del mondo” e compivano molti miracoli nel suo nome (1 Gv 4:14; Atti 3:6; 19:5). “Invocare il nome del nostro Signore significa confessare la sua signoria”.
Anche accettare Cristo ed esercitare fede nel suo sangue, che rende possibile il perdono dei peccati, è un modo di ‘invocare il nome del nostro Signore, Gesù Cristo’ (Confr. Atti 10:43 con 22:16). Inoltre pronunciamo letteralmente il nome di Gesù ogni volta che ci rivolgiamo a Dio in preghiera tramite lui. Perciò, pur indicando che possiamo invocare il nome di Gesù, la Bibbia non dice che dovremmo pregarlo ( Efes. 5:20; Col. 3:17).

viceadmintdg1, 22/11/2013 14:51:



Concludendo, il nome dell’unico Salvatore è Gesù, quindi non capiamo perché non se ne parla mai, almeno io non ho trovato riferimenti espliciti, negli scritti dei tdG, che noi amiamo come carissimi fratelli!




E noi non capiamo come faccia lei a non capire che è “L’ unico Dio, nostro Salvatore per mezzo di Gesù Cristo” che ci salva (Giuda 25), non per nulla lo stesso nome di Gesù, come ho già detto, significa “YHWH salva” (nota in calce della cattolica Bibbia di Gerusalemme a Mt.1:21)!

Perché lei non dice tutte queste cose agli ascoltatori di Radio Maria, alla prossima trasmissione?
[Modificato da viceadmintdg1 25/11/2013 10:43]