00 20/02/2016 22:30
viceadmintdg1, 15/02/2016 12:05:



Come c'è una continuità nel ruolo degli apostoli in quello dei vescovi, così c'è una continuità nel ruolo di Pietro nel vescovo di Roma, a cui in seguito è stato attribuito il titolo di "papa", cioè "padre".




Relativamente alla trasmissione di dicembre 2015, abbiamo già ampiamente confutato il cosiddetto primato petrino, i lettori del forum potranno leggere qui


testimonidigeova.freeforumzone.leonardo.it/d/11218746/Confutazione-trasmissione-radio-Maria-del-GRIS-di-dicembre-2015-/discussi...


Mi chiedo come si possa affermare che “c'è una continuità nel ruolo degli apostoli in quello dei vescovi” se abbiamo visto che nell’ ekklesìa apostolica non vi era alcuna differenza tra presbyteros ed episkopos e che la direzione avveniva collegialmente, sia a livello di un “centro direzionale” (Atti capitolo 15) che di presbyterion, corpo o collegio degli anziani (1 Tim. 4:14).

Semplicemente, l’ ufficio dell’ episcopato monarchico è del tutto assente nel N.T.


viceadmintdg1, 15/02/2016 12:05:



Già dalla prima generazione dopo gli apostoli abbiamo prove storiche del ruolo particolare della Chiesa di Roma nei riguardi della Chiesa universale:

1) Verso l'anno 95 il vescovo di Roma Clemente, interviene nella Chiesa di Corinto, dove a causa di una grave disobbedienza era nata una spaccatura. Nessuno contesta l'intervento d'autorità del vescovo di Roma, che scrive tra l'altro:





L’ autorevole Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento di Balz e Schneider (vol. I, pag. 1335) afferma, riguardo alla prima lettera di Clemente, che “pure in I Clem. si presuppone ancora l’ identità di presbiteri ed episcopi”!

Ciò è confermato per esempio dal Professore Enrico Cattaneo, docente di Patrologia presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale che, riguardo alla Prima Clementis, scrive quanto segue:

benché sia impensabile un collegium che funzioni senza un primum, la figura del mono-episcopo è del tutto assente dalla 1 Clem. Quello che l’autore sembra voler sottolineare è che l’episkopé – intesa ancora in senso collegiale – è di derivazione apostolica, un prolungamento della missione apostolica.“ .

Possiamo leggere qui:

www.pftim.it/ppd_pftim/1013/materiale/clemente.pdf



Di un certo Clemente accenna anche il N.T., in Filip, 4:3, tuttavia non ci sono validi motivi per identificarlo con Clemente di Roma, come fa Origene né c’ è alcuna indicazione, nel corpus neotestamentario, che un certo Clemente abbia avuto il ruolo di “episcopo monarchico” dell’ ekklesìa di Roma.

E che dire di Lino, immediato “successore” di Pietro secondo Ireneo?
Nel N.T., precisamente in 2 Tim 4:21, si parla di un certo Lino, che appare semplicemente insieme ad altri fratelli nell’ elenco di coloro che mandano i saluti a Timoteo.

Stop!

Non si parla più di lui in tutto il resto del corpus neotestamentario né c’ è il minimo accenno al fatto che costui fosse stato nominato come “successore” di Pietro e come episcopo monarchico dell’ ekklesìa di Roma.

L’ apostolo Giovanni, per esempio, che ci parla nella sua Terza Lettera di Gaio (a cui indirizza l’ epistola), di Diotrefe, di Demetrio, non si accorse minimamente del fatto che Pietro avesse un “successore” come “episcopo monarchico” dell’ ekklesìa di Roma?
Possibile?


viceadmintdg1, 15/02/2016 12:05:



2) Verso l'anno 100 Ignazio, vescovo della Chiesa orientale di Antiochia definisce la Chiesa di Roma come quella che presiede all'amore, e aggiunge:
«Non avete mai insidiato nessuno, avete insegnato agli altri».




Sempre il Dizionario di cui sopra, aggiunge: “la figura del vescovo monarchico come guida della comunità ci si presenta per la prima volta in Ignazio. Ma non si può dire con certezza se Ignazio descriva la situazione già esistente o se prospetti piuttosto esigenze ideali che non corrispondono ancora alla realtà”!

Infatti Ignazio nella Lettera ai Magnesii scrive:

"Poichè nelle persone nominate sopra ho visto e amato tutta la comunità vi prego di essere solleciti a compiere ogni cosa nella concordia di Dio e dei presbiteri. Con la guida del vescovo al posto di Dio, e dei presbiteri al posto del collegio apostolico e dei diaconi a me carissimi che svolgono il servizio di Gesù Cristo che prima dei secoli era presso il Padre e alla fine si è rivelato" (ai Magnesii VI,1)


viceadmintdg1, 15/02/2016 12:05:




3) Verso l'anno 195 Vittore, altro vescovo di Roma, interviene d'autorità in oriente in occasione di forti dissensi sulla data della Pasqua. Nessuno contestò il diritto di intervenire da parte del vescovo di Roma. La sua autorità stava nel fatto che a Roma c'era la "cattedra" o "sede" di Pietro (di qui deriva l'espressione "santa sede").





Siamo quindi già ben lontani dall’ epoca apostolica laddove vi era un “centro decisionale” a Gerusalemme e dove non si deduce alcun primato petrino, come si può leggere il capitolo 15 degli Atti degli apostoli!

viceadmintdg1, 15/02/2016 12:05:



4) Ireneo fornisce l'elenco dei vescovi di Roma da Pietro fino ai suoi giorni.






In nessuna parte del N.T. - come visto - si presuppone l’ episcopo come un’ autorità monarchica, è questo il punto!

Abbiamo visto che le stesse Bibbie “cattoliche” come studiosi cattolici lo ammettono senza alcuna difficoltà.

Pietro, lungi dall’ essere “episcopo monarchico” nel N.T è una delle colonne (Gal. 2:9) e lo stesso Pietro si definisce come presbuterous oun (letteralmente “anziano con (loro)”), 1 Pt. 5:1, anche l’ aspostolo Giovanni si definisce così (2 Gv. 1 ; 3 Gv. 1).

Si noti che in Atti 1:20 viene detto che qualcuno doveva prendere l’ episkope dell’ apostolo traditore Giuda Iscariota ed espikope, secondo il Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento di Balz e Schneider, indica un “ufficio, incarico” e gli apostoli agivano nelle decisioni importanti in assoluta collegialità, come si evince da Atti, capitolo 15 (si veda in particolare Atti 15:24) e da Atti 8:14.

Lo stesso dizionario, a pagina 1333 (vol. I) afferma che “è inverosimile che con l’ uso di questo termine (in 1 Tim. 3:1) le pastorali presuppongano già l’ esistenza dell’ episcopato monarchico”.

Comunque, riguardo alle “liste episcopali”, propongo ai lettori un interessante articolo tratto dalla rivista on line di Storia e informazione “InStoria”.

Posterò l’ articolo al termine delle risposte a Radio Maria…



viceadmintdg1, 15/02/2016 12:05:



Alcuni pensano e dicono che la ‏Chiesa non è più apostolica a causa dei peccati che in essa si commettono. Evidentemente qui non parliamo dei singoli individui: ciascuno di noi, quando pecca, si allontana, tanto o poco, dall’insegnamento gli apostoli; e chi ha la presunzione di essere senza peccato, scagli la prima pietra (cf. Gv 8,7).




Noi ci limitiamo a citare Atti 20:29-30, laddove l’ apostolo dice che dopo la sua partenza “verranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; 30 perfino in mezzo a voi sorgeranno alcuni a parlare di cose perverse, per attirare i discepoli dietro di sé” (CEI)

In Apoc 2:4-5, Gesù risorto da già una discreta “lavata di testa” alla stessa ekklesìa di Efeso (la medesima di Atti 20:17, 28-30), come vede non c’ è bisogno di arrivare troppo lontano nel tempo per scorgere le prime avvisaglie…

viceadmintdg1, 15/02/2016 12:05:



Parliamo di ciò che la Chiesa insegna e pratica come Chiesa. È vero che molte cose sono cambiate, e altre cambieranno in futuro. Ma non si tratta di cose essenziali, bensì di modi di realizzare l’insegnamento di Cristo. Del resto già la Chiesa primitiva ha fatto dei cambiamenti. Per esempio: all'inizio si pensava che tutti dovessero seguire la legge di Mosè, cominciando dalla circoncisione; e solo in un secondo momento hanno compreso, non senza difficoltà, che tali leggi erano decadute.





Il paragone non regge: la Legge era parte integrante del popolo del primo patto, l’ Israele secondo la carne (1 Cor. 10:18), ma per il vero popolo di Dio, l’ Israele di Dio (Gal. 6:16), come profetizzato, sulla base del nuovo patto in virtù del sangue di Cristo (Luca 22:20), la legge divina doveva essere scritta nei cuori (2 Cor. 3:3), ma si parla di legge divina e il vero giudeo non è quello che si circoncide nella carne, ma nel cuore (Rom. 2:28-29).
E pensi che già la Legge mosaica mostrava questa esigenza divina, disattesa dal popolo del primo patto (Deut. 10:16 ; 30:6)…

viceadmintdg1, 15/02/2016 12:05:



C’è una linea di continuità, senza interruzioni, da san Pietro, primo vescovo di Roma, fino a papa Francesco.




Come vedremo nell’ articolo che posterò, non esiste alcuna “linea di continuità”….

viceadmintdg1, 15/02/2016 12:05:



I tdG insegnano che dopo la morte dell’ultimo apostolo tutta la ‏Chiesa cattolica si è corrotta e paganizzata. Insegnano che solo con l’avvento di quelli che si chiameranno tdG è ricomparsa la vera ‏Chiesa o Congregazione come essi la chiamano. Ma Gesù, prima di salire al cielo, promise:
« Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). E ovviamente Gesù mantiene le sue promesse.

Lascio la parola a chi desidera replicare...



Mi pare una Scrittura buttata lì senza alcun costrutto, giacchè Gesù stesso parlò del grano e delle zizzanie che sarebbero dovute crescere insieme fino al tempo della mietitura (Mt. 13:24-30), ma Paolo disse che il mistero dell’ illegalità o iniquità era già all’ opera al suo tempo (2 Tess. 2:7) e l’ apostolo Giovanni parlò nientemeno che di “ultima ora” (1 Gv. 2:18-19)….




(segue l' articolo di InStoria riguardante le

"liste episcopali", a domani.....)
[Modificato da Aquila-58 20/02/2016 22:52]