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L'ultimo intervento è di don Battista Cadei che parla della successione apostolica dicendo:



L'autorità data da Gesù agli apostoli, finiva con loro, oppure è stata trasmessa a successori che continuassero il compito di confermare nella fede e pascere il popolo di Dio?

I motivi per i quali Gesù ha stabilito il gruppo degli apostoli sussistono anche dopo la loro morte. Gli scritti del NT parlano esplicitamente di questa continuità. Infatti gli apostoli, prima di morire trasferiscono, mediante l'imposizione delle mani, il loro potere ad altri uomini. Ecco che cosa raccomanda l’apostolo Paolo ai suoi discepoli e successori Timoteo e Tito:

─ Non trascurare il dono che è in te e che ti è stato conferito, mediante una parola profetica, con l’imposizione delle mani da parte dei presbìteri (1 Tm 4,14).
– Le cose che hai udito da me davanti a molti testimoni, trasmettile a persone fidate, le quali a loro volta siano in grado di insegnare agli altri (2 Tm 2,2).
─ Per questo ti ho lasciato a Creta: perché tu metta ordine in quello che rimane da fare e stabilisca alcuni presbìteri in ogni città, secondo le istruzioni che ti ho dato. (Tt 1,5).

I successori degli apostoli vengono chiamati con due termini, all’inizio senza una chiara distinzione di ruoli:

1) presbìteri o preti = anziani;
2) epìscopi o vescovi = sorveglianti.

La Chiesa primitiva dava grande importanza alla continuità dottrinale e storica con gli apostoli. Con il sorgere di eresie e scissioni, le varie Chiese si premuravano di dimostrare la genuinità della propria fede sottolineando il loro legame con gli apostoli. Dire che una Chiesa era apostolica significava dire che era fedele all'eredità che gli apostoli avevano ricevuto da Gesù Cristo. Come c'è una continuità nel ruolo degli apostoli in quello dei vescovi, così c'è una continuità nel ruolo di Pietro nel vescovo di Roma, a cui in seguito è stato attribuito il titolo di "papa", cioè "padre". Già dalla prima generazione dopo gli apostoli abbiamo prove storiche del ruolo particolare della Chiesa di Roma nei riguardi della Chiesa universale:

1) Verso l'anno 95 il vescovo di Roma Clemente, interviene nella Chiesa di Corinto, dove a causa di una grave disobbedienza era nata una spaccatura. Nessuno contesta l'intervento d'autorità del vescovo di Roma, che scrive tra l'altro:

«Gli apostoli predicarono il Vangelo da parte del Signore Gesù Cristo che fu mandato da Dio. Cristo da Dio, gli apostoli da Cristo. Ambedue le cose ordinatamente dalla volontà di Dio… Ci darete esultanza di gioia se, divenuti obbedienti a ciò che vi ho scritto mediante lo Spirito Santo, smorzerete la collera ingiusta della vostra gelosia».

2) Verso l'anno 100 Ignazio, vescovo della Chiesa orientale di Antiochia definisce la Chiesa di Roma come quella che presiede all'amore, e aggiunge:
«Non avete mai insidiato nessuno, avete insegnato agli altri».

3) Verso l'anno 195 Vittore, altro vescovo di Roma, interviene d'autorità in oriente in occasione di forti dissensi sulla data della Pasqua. Nessuno contestò il diritto di intervenire da parte del vescovo di Roma. La sua autorità stava nel fatto che a Roma c'era la "cattedra" o "sede" di Pietro (di qui deriva l'espressione "santa sede").

4) Ireneo, vescovo di Lione dal 160 al 202, per stabilire l’autenticità della dottrina, usa il criterio della "apostolicità": sono nella verità quelle Chiese che possono dimostrare di poter risalire agli apostoli in una successione fedele e ininterrotta. Ma siccome sarebbe lungo elencare la successione apostolica di tutte le Chiese, Ireneo fornisce l'elenco dei vescovi di Roma da Pietro fino ai suoi giorni.
Per appartenere alla Chiesa apostolica occorre essere in comunione con quella di Roma:

«La Chiesa grandissima e antichissima, a tutti nota, la Chiesa fondata e stabilita a Roma dai due gloriosissimi apostoli Pietro e Paolo. Mostrando la Tradizione proveniente dagli Apostoli e la fede annunciata agli uomini, che giunge fino a noi attraverso le successioni dei vescovi... Infatti con questa Chiesa, in ragione della sua origine più eccellente, deve necessariamente essere d’accordo ogni Chiesa, cioè i fedeli che vengono da ogni parte – essa nella quale per tutti gli uomini sempre è stata conservata la Tradizione che viene dagli Apostoli».

Alcuni pensano e dicono che la ‏Chiesa non è più apostolica a causa dei peccati che in essa si commettono. Evidentemente qui non parliamo dei singoli individui: ciascuno di noi, quando pecca, si allontana, tanto o poco, dall’insegnamento gli apostoli; e chi ha la presunzione di essere senza peccato, scagli la prima pietra (cf. Gv 8,7).

Parliamo di ciò che la Chiesa insegna e pratica come Chiesa. È vero che molte cose sono cambiate, e altre cambieranno in futuro. Ma non si tratta di cose essenziali, bensì di modi di realizzare l’insegnamento di Cristo. Del resto già la Chiesa primitiva ha fatto dei cambiamenti. Per esempio: all'inizio si pensava che tutti dovessero seguire la legge di Mosè, cominciando dalla circoncisione; e solo in un secondo momento hanno compreso, non senza difficoltà, che tali leggi erano decadute.

C’è una linea di continuità, senza interruzioni, da san Pietro, primo vescovo di Roma, fino a papa Francesco. I tdG insegnano che dopo la morte dell’ultimo apostolo tutta la ‏Chiesa cattolica si è corrotta e paganizzata. Insegnano che solo con l’avvento di quelli che si chiameranno tdG è ricomparsa la vera ‏Chiesa o Congregazione come essi la chiamano. Ma Gesù, prima di salire al cielo, promise:
« Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). E ovviamente Gesù mantiene le sue promesse.



Lascio la parola a chi desidera replicare...