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Muore un Testimone di Geova. Sei medici finiscono a giudizio

  • Messaggi
  • EverLastingLife
    10 14/02/2017 18:11
    Dal quotidiano La provincia di Varese

    Muore un Testimone di Geova. Sei medici finiscono a giudizio


    L’uomo, un 66enne, aveva rifiutato una prima operazione per non ricevere la trasfusione adducendo motivi religiosi

    Muore Testimone di Geova: sei medici a giudizio. Il sessantaseienne si è spento a Varese dopo aver rifiutato una trasfusione di sangue ad Ancona. O meglio dopo aver rifiutato un intervento di massima urgenza per non dover essere trasfuso per motivi religiosi. La fede del sessantaseienne, infatti, vieta di ricevere sangue altrui. Per l’accusa quel rifiuto non significa nulla: «nessuna incidenza, in rapporto causale all’evento morte, può farsi risalire al rifiuto opposto dal paziente», si legge nel capo di imputazione. Per i difensori dei sei medici, tra cui i varesini Sergio Puerari e Gianfranco Orelli, sostengono esattamente il contrario: il fatto di aver rifiutato l’intervento, pur sapendo che sarebbe stato necessario e fondamentale, e di aver chiesto il trasferimento da Ancona all’ospedale di Circolo di Varese con ovvia perdita di tempo avrebbe determinato un tale aggravarsi della patologia sino a portare alla morte dell’uomo. E in aula, dove il processo arriverà domani, è guerra di perizie. La vicenda ha inizio il 17 gennaio 2013 ad Ancona in una clinica privata dove il sessantaseienne è stato sottoposto a un intervento colecistite sclerotroatrofica. Intervento che non necessitava di trasfusione. Durante l’intervento qualcosa però non va: viene infatti causata una piccola lesione considerata dai medici “curabile”. Attraverso altro intervento. Dalla clinica il paziente viene qui di trasferito agli Ospedali Riuniti di Ancona, centro di cura universitario, centro di eccellenza, dotato di strumentazioni adatte a quel tipo di intervento. Intervento che necessita di trasfusioni.

    E qui il paziente rifiuta per motivi religiosi l’operazione. I medici spiegano che l’operazione è urgente, e che il sessantaseienne deve esservi sottoposto immediatamente. Che non deve essere trasferito in altra sede, che non deve allontanarsi da Ancona, che in caso di trasporto in altra sede deve essere trasportato nel più vicino ospedale in caso di minima complicanza. Il paziente rigetta l’intervento e decide di farsi trasferire a Varese dove, secondo voci, i medici sarebbero più tolleranti verso il credo religioso dell’uomo. Voci che non trovano alcun fondamento nelle pratiche ospedaliere del Circolo: tanto che in emergenza l’uomo viene trasfuso. Qui viene sottoposto a tre interventi: «ma è passato tantissimo tempo - spiegano i difensori - quel tempo che ad Ancona era stato chiaramente detto non esserci». Il 3 aprile 2013, circa due mesi dopo il primo intervento, il paziente muore a Varese. Ci fu negligenza da parte dei medici? Oppure fu quel rifiuto dettato da motivi religiosi a portare l’uomo verso la morte? È questo che il delicatissimo processo presieduto da Anna Azzena dovrà stabilire. Se nella clinica anconese ci fu un errore fu tale da poter determinare il decesso? Oppure se l’uomo si fosse sottoposto all’intervento si sarebbe potuto salvare? E i medici varesini potevano fare qualcosa a fronte di una situazione compromessa, stando alle difese, dal tempo perso di fronte al rifiuto? Un processo di una delicatezza estrema. Che inevitabilmente sarà deciso dai periti. Dai medici legali, dagli esperti. Perchè la prova al di là di ogni ragionevole dubbio in un senso o nell’altro non potrà che essere scientifica.

    fonte
    [Modificato da EverLastingLife 14/02/2017 18:17]
  • EverLastingLife
    10 14/02/2017 18:16

    Notate i passaggi grassettati (il grassetto è mio):

    - secondo il capo d'imputazione dell'accusa, "nessuna incidenza, in rapporto causale all’evento morte, può farsi risalire al rifiuto opposto dal paziente". Non esiste cioè nessun nesso causale fra il rifiuto della emotrasfusione e la morte.

    - l'intervento sul paziente non richiedeva alcuna trasfusione di sangue.

    - l'emotrasfusione sarebbe stata resa necessaria da una lesione provocata dallo staff medico nel corso del primo intervento.

    - nonostante l'espresso parere contrario, il paziente tdG è stato trasfuso (quindi contro la sua volontà)... ed è morto ugualmente, a ben due mesi di distanza dall'intervento che, per una manovra impropria compiuta in sala operatoria, ha causato la lesione. Durante questo lungo intervallo temporale, il paziente ha avuto addirittura il tempo di subire altri TRE interventi.

    Trovate in questo resoconto qualche elemento a sostegno delle campagne denigratorie dei fuoriusciti, per i quali i tdG morirebbero come conseguenza dell'ubbidienza ad una direttiva (quella del veto alle trasfusioni di sangue) 'crudele' e 'fanatica'?
    [Modificato da EverLastingLife 14/02/2017 19:16]
  • Aquila-58
    10 14/02/2017 18:58
    Re:
    EverLastingLife, 14/02/2017 18.16:



    Trovate in questo resoconto qualche elemento a sostegno

    delle campagne denigratorie dei fuoriusciti
    , per i quali i

    tdG morirebbero come conseguenza dell'ubbidienza ad una direttiva (quella del veto alle trasfusioni di sangue) 'crudele' e 'fanatica'?




    decisamente no, ELL!
    Ormai - anche grazie a questo forum - è risaputo che gli unici fanatici (e sciacalli) sono i nostri fuoriusciti, ringhianti nei loro bunker di odio...

  • OFFLINE
    'Andros'
    Post: 4.160
    10 14/02/2017 19:43
    Re:


    Ne' crudele, ne' fanatica, ma legittimo diritto alla scelta di terapia alternativa che, a quanto pare, non è stato rispettato.

    Ancora oggi, purtroppo, alcuni medici si 'adagiano' sul falso senso di sicurezza che trasmette loro la sacca di plasma, che vorrebbero sopperisse anche ad oggettive grossolane negligenze.


    Altri medici, invece, considerano una 'sfida' l'opportunità di crescere professionalmente migliorando le proprie conoscenze e tecniche per riuscire ad operare senza violare la coscienza cristiana e, grazie a Geova, di al eccellenti professionisti, in Italia ne abbiamo.
  • OFFLINE
    (SimonLeBon)
    Post: 50.051
    Città: PINEROLO
    Età: 53
    TdG
    10 14/02/2017 22:40
    Re:
    EverLastingLife, 14/02/2017 18:16:


    Notate i passaggi grassettati (il grassetto è mio):

    - secondo il capo d'imputazione dell'accusa, "nessuna incidenza, in rapporto causale all’evento morte, può farsi risalire al rifiuto opposto dal paziente". Non esiste cioè nessun nesso causale fra il rifiuto della emotrasfusione e la morte.

    - l'intervento sul paziente non richiedeva alcuna trasfusione di sangue.

    - l'emotrasfusione sarebbe stata resa necessaria da una lesione provocata dallo staff medico nel corso del primo intervento.

    - nonostante l'espresso parere contrario, il paziente tdG è stato trasfuso (quindi contro la sua volontà)... ed è morto ugualmente, a ben due mesi di distanza dall'intervento che, per una manovra impropria compiuta in sala operatoria, ha causato la lesione. Durante questo lungo intervallo temporale, il paziente ha avuto addirittura il tempo di subire altri TRE interventi.

    Trovate in questo resoconto qualche elemento a sostegno delle campagne denigratorie dei fuoriusciti, per i quali i tdG morirebbero come conseguenza dell'ubbidienza ad una direttiva (quella del veto alle trasfusioni di sangue) 'crudele' e 'fanatica'?



    E' una storia triste e allucinante. Quanto ci vuol poco a spacciare per urgente e irrinunciabile una trasfusione, con quale effetto?
    Mah

    Simon
  • EverLastingLife
    00 15/02/2017 08:21
    Re: Re:
    'Andros', 14/02/2017 19.43:



    Ne' crudele, ne' fanatica, ma legittimo diritto alla scelta di terapia alternativa che, a quanto pare, non è stato rispettato.

    Ancora oggi, purtroppo, alcuni medici si 'adagiano' sul falso senso di sicurezza che trasmette loro la sacca di plasma, che vorrebbero sopperisse anche ad oggettive grossolane negligenze.


    Altri medici, invece, considerano una 'sfida' l'opportunità di crescere professionalmente migliorando le proprie conoscenze e tecniche per riuscire ad operare senza violare la coscienza cristiana e, grazie a Geova, di al eccellenti professionisti, in Italia ne abbiamo.




    Tutto giusto. Quello che mi premeva sottolineare è che in questo caso, come dice la logica e come si evince dal capo d'accusa, non c'è nesso causale fra la mancata trasfusione e la morte, distanziate nel tempo di due mesi addirittura, durante i quali fra l'altro il paziente è finito sotto i ferri altre tre volte. Come se non bastasse, forse non è chiaro che il tdg nonostante la sua espressa volontà contraria (e alla faccia delle 'trasfusioni salvavita') è stato trasfuso. E quindi citare quest'articolo di giornale in tale economia ("i testimoni muoiono perchè rifiutano le terapie trasfusionali") è idiota e fuorviante. Si tratta evidentemente di un caso di malasanità nel quale i medici stanno provando a difendersi servendosi di questo facile appiglio.
    [Modificato da EverLastingLife 15/02/2017 08:22]