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È interessante che, per diversi secoli dopo Cristo, molti che si professavano cristiani furono chiamati quartodecimani, termine derivante dal latino che significa “del quattordicesimo giorno”, perché commemoravano la morte di Gesù una volta all’anno, il 14 nisan.
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Nel II secolo alcuni cominciarono a cambiare il giorno e il modo in cui tenere questa commemorazione. Un testo spiega che, mentre in Asia Minore si continuava a commemorare la morte di Gesù nella data anniversaria, “a Roma e ad Alessandria si usava celebrarne la risurrezione nella domenica successiva”, chiamandola “Pasqua di risurrezione”.* Coloro che difendevano la correttezza della celebrazione della morte di Gesù Cristo il 14 nisan vennero chiamati quartodecimani, e uno di loro fu Melitone di Sardi.
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11, 12. Cosa rivela la storia riguardo alla celebrazione della Commemorazione nei primi tempi?
11 Perciò è appropriato osservare la Commemorazione una volta all’anno, il 14 nisan. Un’opera di consultazione spiega: “I cristiani dell’Asia Minore erano chiamati quartodecimani, dall’usanza di celebrare invariabilmente la Pasqua [il Pasto Serale del Signore] il 14 di nisan . . . La data poteva cadere di venerdì o in qualsiasi altro giorno della settimana”. — The New Schaff-Herzog Encyclopedia of Religious Knowledge, vol. IV, p. 44.
12 Commentando l’usanza seguita nel II secolo, lo storico Johann Lorenz von Mosheim dice che i quartodecimani osservavano la Commemorazione il 14 nisan perché “ritenevano che l’esempio di Cristo avesse forza di legge”. Un altro storico afferma: “L’uso delle chiese quartodecimane dell’Asia perpetuava quello della chiesa di Gerusalemme. Nel II secolo quelle chiese alla loro Pasqua, il 14° giorno di nisan, commemoravano la redenzione compiuta dalla morte di Cristo”. — Studia Patristica, vol. V, 1962, p. 8.