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Confutazione trasmissione radiomaria del gris di maggio 2017...

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    viceadmintdg1
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    ViceAdmin
    00 15/05/2017 13:01
    I fratelli di Gesù/paradiso terrestre?
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    viceadmintdg1
    Post: 10.113
    ViceAdmin
    00 15/05/2017 13:06
    Dopo il preambolo di don Franco FIorino, il conduttore, prende la parola Marco Lucchesi che affronta il tema dela verginità di Maria e dei fratelli di Gesù dicendo:


    I TdG credono, come i cattolici, nella nascita verginale di Cristo, cioè che Gesù sia nato da Maria per opera dello Spirito Santo, ma sostengono che dopo la nascita di Gesù, Maria abbia avuto altri figli e quindi le negano il titolo di "sempre vergine". I TdG credono di trovare nel Nuovo Testamento la prova di quanto sostengono.
    La perpetua verginità di Maria è la convinzione della massima parte del popolo cristiano. Il Nuovo Testamento non dice nulla al riguardo.

    NELL'ANTICO TESTAMENTO il concetto biblico di fratello è molto più ampio del nostro e arriva a comprendere parenti anche abbastanza lontani. Col termine ebraico ach (fratello) venivano indicati non solo i fratelli carnali ma anche parenti lontani, perché la lingua ebraica non aveva vocaboli distinti per i singoli gradi di parentela. Fratelli possono essere i parenti in genere e i cugini in specie. Ecco qualche esempio:

    In Genesi 12,5 si legge che «Abram prese la moglie Sarai e Lot, figlio di suo fratello». Se Lot era figlio del fratello di Abramo, era suo nipote. Ma in Genesi 13,8 leggiamo: «Abram disse a Lot: "Non vi sia discordia tra me e te... perché noi siamo fratelli" ». Abramo e Lot, pur essendo zio e nipote, vengono detti fratelli.
    In 1Cronache 15,5 si dice che David radunò «dei figli di Keat: Uriel e i suoi centoventi fratelli». Sempre in 1Cronache 9,6 si legge che a Gerusalemme abitavano «tra i figli di Zerach: Ieuèl. Con i loro fratelli erano seicentonovanta in tutto».
    Speriamo che i TdG non vogliano fare credere che questi seicentonovanta fratelli fossero figli della stessa madre!

    Quando la Bibbia vuole indicare "fratello carnale", indica anche il nome della madre. Per esempio, quando la Genesi parla di Beniamino, fratello carnale di Giuseppe, dice: «Il suo fratello, figlio della stessa madre» (43,29). La precisazione figlio della stessa madre è dovuta al fatto che la parola fratello non significa necessariamente "figlio della stessa madre" ma può significare "cugino, nipote, zio", cioè "parente".
    Questa ricchezza di significati della parola fratello (ebraico ach) fu conservata nella versione greca detta dei Settanta, che usa abitualmente il termine greco adelfòs (fratello) per tradurre il termine ebraico ach anche quando si tratta di cugini o di parenti.

    I TdG sostengono che quanto detto sopra valga per l'Antico Testamento, che è scritto in ebraico e aramaico, ma non valga per il Nuovo Testamento che è scritto in greco. I Vangeli usano sempre il termine adelfòs, che significa fratello. In greco, dicono i TdG, esiste la parola specifica anepsiòs (cugino). Quindi se il Vangelo voleva indicare cugino avrebbe usato il termine specifico anepsiòs e non adelfòs.È un'obiezione che non regge. Lo dimostriamo con un esempio:

    «In italiano, per indicare una vettura si può dire automobile (termine specifico) o macchina (termine generico). Sostenere che il Vangelo nel senso di cugino doveva dire anepsiòs, è come pretendere che non si possa dire macchina nel senso di automobile». Sarà il contesto a chiarire se la macchina in questione è un automobile o un altro tipo di macchina (per scrivere, per fare il caffè, ecc.).
    Del resto basta consultare un qualsiasi dizionario di greco antico, per constatare che adelfòs può significare tanto "fratello carnale" quanto "parente" (cfr. Liddell-Scott, Dizionario illustrato greco-italiano, Le Monnier; L. Rocci, Vocabolario Greco-italiano, S.E.D.A.).

    Anche nel Nuovo Testamento, dunque, fratello può significare cugino, perché il greco dei Vangeli è influenzato dalla primitiva predicazione aramaica. Prima di esaminare i testi sui fratelli di Gesù, è necessario notare un particolare significativo. Il Nuovo Testamento parla di "fratelli di Gesù", mai di "figli di Maria". Solo Gesù è detto «il figlio di Maria» (Mc 6,3) e Maria è detta solo e sempre «la madre di Gesù» e non di altri (cfr. Gv 2,1; At 1,14).

    Questo particolare ci aiuta a capire i testi che riguardano i "fratelli" di Gesù. I più importanti sono due:
    Matteo 13,55-56: «E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi?».
    Marco 6,3: «Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone?».

    In questi testi la parola fratelli significa "fratelli carnali" o esprime solo una parentela? In altre parole: Giacomo, Giuseppe (Ioses), Simone e Giuda sono figli di Maria e quindi fratelli carnali di Gesù? Sottolineo un particolare importante: il Giuseppe di Matteo 13,55 e il Ioses di Marco 6,3 sono la stessa persona. loses è una forma secondaria e rara di Ioseph (Giuseppe).Confrontiamo questi versetti con altri testi. Matteo ci informa che davanti al sepolcro di Gesù c'erano due Marie: Maria Maddalena e un'altra Maria:
    «Lì, sedute di fronte alla tomba, c'erano Maria di Màgdala e l'altra Maria» (Mt 27,61).
    Queste due Marie, passato il sabato, vanno a visitare il sepolcro di Gesù:
    «Dopo il sabato... Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare la tomba» (Mt 28,1).

    È possibile identificare l'altra Maria che viene presentata sempre insieme alla Maddalena? Certo, Marco ci rivela la sua identità: «Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di loses, e Salome» (Mc 15,40).
    E sempre Marco dice: «Maria di Màgdala e Maria madre di loses stavano a osservare dove veniva posto» (Mc 15,47).
    Dunque l'altra Maria, che viene sempre presentata insieme alla Maddalena, è la madre dei primi due "fratelli" di Gesù, cioè di Giacomo e di loses (Giuseppe). Nessun evangelista avrebbe mai chiamato la madre di Gesù l'altra Maria. Chi è allora l'altra Maria, madre di Giacomo e di Ioses (Giuseppe)?
    Ce lo dice Giovanni, quando enumera le donne che stavano presso la croce: «Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèopa e Maria di Màgdala» (Gv 19,25).

    Dunque l'altra Maria, madre di Giacomo e di loses (Giuseppe), i cosiddetti "fratelli" di Gesù, in realtà sono cugini.
    Alcuni studiosi notano che difficilmente due sorelle potevano portare lo stesso nome, cioè Maria. Perciò ritengono che l'altra Maria fosse una cugina della madre di Gesù. Degli altri "fratelli" (Simone e Giuda), nella Scrittura non si indica la paternità o maternità. Secondo Egesippo, storico del II secolo, la cui autorevolezza è da tutti riconosciuta, essi sarebbero nipoti di Giuseppe, lo sposo di Maria, madre di Gesù.

    In Luca 2,7, si dice che Maria «diede alla luce il suo figlio
    primogenito». Se Gesù è il primogenito (gr. Prototòkos), dicono i TdG, Maria doveva avere altri figli. Nel mondo ebraico, si attribuiva il titolo di primogenito al primo figlio maschio che veniva alla luce, anche se era unico, perché il primogenito aveva dei diritti che non avevano gli altri maschi nati successivamente: era il rappresentante della famiglia, l'erede di quella speciale benedizione paterna che lo riconosce "primizia del suo vigore" e ne garantisce il primato tra i fratelli (cfr. Dt 21,15-17). Ciò è comprovato dallo stesso ambiente ebraico. Conoscere è un notissimo eufemismo biblico per indicare i rapporti coniugali. Questa frase viene citata spesso dai TdG per negare la perpetua verginità di Maria. Ma è facile rilevare che, nell'uso biblico, il finché, fino a... nega un'azione per il tempo passato, ma non implica che essa sia stata compiuta in seguito. Nel nostro caso, si nega ci siano stati rapporti prima della nascita di Gesù, ma non si afferma che ci siano stati dopo.
    Ecco alcuni esempi.
    Nel salmo 110,1 Dio invita il Messia alla sua destra finché ponga i nemici a sgabello dei suoi piedi. Ciò non significa che, dopo la vittoria, il Messia lascerà il suo posto d'onore.
    In 2Samuele 6,23 si dice: «Mica!, figlia di Saul, non ebbe figli fino al giorno della sua morte». Il commento è superfluo.
    In Matteo 28,20: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Ciò non significa che dopo la fine del mondo Gesù non sarà più con i suoi discepoli.
    «Matteo si preoccupa di dimostrare che, secondo la profezia, una vergine è diventata madre, quindi presenta Maria come vergine fino al momento della concezione; il suo racconto non si riferisce ad un tempo posteriore, che è fuori quadro della sua narrazione. La verginità di Maria prima, durante e dopo il parto, è concordemente attestata dall'antica tradizione cristiana che si fonda sui Vangeli ed è verità di fede cattolica» (Garofalo).

    Che Gesù fosse l'unico figlio di Maria, gli antichi Padri della Chiesa lo deducevano anche dal fatto che Gesù sul croce affida sua madre a Giovanni (Gv 19,26-27). Se Maria avesse avuto altri figli, Gesù non avrebbe avuto bisogno di pensare, in quell'ora di straziante dolore, a una sistemazione conveniente per lei. L'avrebbe affidata ai fratelli.
    A questo argomento i TdG rispondono così: in Giovanni 5,7 si dice che i fratelli di Gesù non gli credettero. Per questo Gesù ha affidato sua madre a Giovanni. Gesù, cioè, si sarebbe vendicato dell'incredulità dei suoi fratelli, affidando sua madre a Giovanni anziché a loro.
    Ora il Gesù dei TdG è anche vendicativo e dispettoso. Ma questi "fratelli" non dovevano essere così increduli se, dopo l'ascensione, erano a Gerusalemme per pregare insieme a Maria: «Erano perseveranti e concordi nella preghiera. insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui» (At 1,14).

    La tesi dei tdG che Gesù avrebbe avuto fratelli carnali è quindi incosistente. QUelli menzionati nella Scrittura erano parenti non fratelli!



    Lascio la parola a chi desidera replicare...
  • Aquila-58
    00 18/05/2017 18:04
    Fratellastri o cugini di Cristo?




    A presto....




  • Aquila-58
    00 19/05/2017 18:43
    Grazie Admin,

    viceadmintdg1, 08/05/2017 12.44:

    Dopo il preambolo di don Franco FIorino, il conduttore, prende la parola Marco Lucchesi che affronta il tema dela verginità di Maria e dei fratelli di Gesù dicendo:

    I TdG credono, come i cattolici, nella nascita verginale di Cristo, cioè che Gesù sia nato da Maria per opera dello Spirito Santo, ma sostengono che dopo la nascita di Gesù, Maria abbia avuto altri figli e quindi le negano il titolo di "sempre vergine".




    Beh, del resto è un titolo che il N.T. non si sogna neppure lontanamente di dare a Maria…
    Quindi noi restiamo a ciò che è scritto, siete voi che andate a cercar dogmi...


    viceadmintdg1, 08/05/2017 12.44:


    I TdG credono di trovare nel Nuovo Testamento la prova di quanto sostengono.
    La perpetua verginità di Maria è la convinzione della massima parte del popolo cristiano. Il Nuovo Testamento non dice nulla al riguardo.





    Meno male! Comunque, sarebbe decisamente meglio dire che “è la convinzione della massima parte del popolo cattolico” e non “del popolo cristiano”…


    viceadmintdg1, 08/05/2017 12.44:




    NELL'ANTICO TESTAMENTO il concetto biblico di fratello è molto più ampio del nostro e arriva a comprendere parenti anche abbastanza lontani. Col termine ebraico ach (fratello) venivano indicati non solo i fratelli carnali ma anche parenti lontani, .......
    ........Quando la Bibbia vuole indicare "fratello carnale", indica anche il nome della madre. Per esempio, quando la Genesi parla di Beniamino, fratello carnale di Giuseppe, dice: «Il suo fratello, figlio della stessa madre» (43,29). La precisazione figlio della stessa madre è dovuta al fatto che la parola fratello non significa necessariamente "figlio della stessa madre" ma può significare "cugino, nipote, zio", cioè "parente".




    Si figuri!

    Il vostro libro deuterocanonico di Tobia specifica bene quando si tratta di cugini:

    19 Anche Achikàr e Nadab, suoi cugini, vennero a congratularsi con Tobi. “ (Tobia 11:19 CEI)

    Che il termine ebraico ʼach abbia un significato più ampio che solo quello indicante i fratelli carnali, figli della stessa madre, è del tutto ovvio ed è tranquillamente riconosciuto dall’ enciclopedia biblica PERSPICACIA NELLO STUDIO DELLE SCRITTURE, ma nella Bibbia sono chiamati espressamente fratelli (carnali) Mosè ed Aaronne, che sono figli della stessa madre senza che questo venga specificato, lo dimostra per esempio Esodo 4:14

    Allora la collera del Signore si accese contro Mosè e gli disse: «Non vi è forse tuo fratello (‘ach nel testo ebraico, adelfos nella LXX), Aronne, il levita? Io so che lui sa parlare bene. Anzi, sta venendoti incontro. Ti vedrà e gioirà in cuor suo. “ (Esodo 4:14 CEI)

    si confrontino Esodo 6:20 e Numeri 26:59, per cui è sbagliato dire che “quando la Bibbia vuole indicare "fratello carnale", indica anche il nome della madre”….




    (segue.....)
    [Modificato da Aquila-58 19/05/2017 18:44]
  • Aquila-58
    00 19/05/2017 19:20
    viceadmintdg1, 08/05/2017 12.44:



    Questa ricchezza di significati della parola fratello (ebraico ach) fu conservata nella versione greca detta dei Settanta, che usa abitualmente il termine greco adelfòs (fratello) per tradurre il termine ebraico ach anche quando si tratta di cugini o di parenti.

    I TdG sostengono che quanto detto sopra valga per l'Antico Testamento, che è scritto in ebraico e aramaico, ma non valga per il Nuovo Testamento che è scritto in greco. I Vangeli usano sempre il termine adelfòs, che significa fratello. In greco, dicono i TdG, esiste la parola specifica anepsiòs (cugino). Quindi se il Vangelo voleva indicare cugino avrebbe usato il termine specifico anepsiòs e non adelfòs.È un'obiezione che non regge.
    Del resto basta consultare un qualsiasi dizionario di greco antico, per constatare che adelfòs può significare tanto "fratello carnale" quanto "parente" (cfr. Liddell-Scott, Dizionario illustrato greco-italiano, Le Monnier; L. Rocci, Vocabolario Greco-italiano, S.E.D.A.).




    Posso citarle l’ autorevole Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento di Balz e Schneider, volume I, pagina 74-75?

    Adelfos: fratelloNel N.T. il vocabolo ricorre 343 volte, 97 volte nei Vangeli. Mentre nei Vangeli si parla prevalentemente di fratelli carnali, nei restanti scritti prevale quasi esclusivamente il significato traslato”.

    Secondo il Vocabolario greco italiano L. Rocci significa, nella prima accezione, “fratello” e nella seconda accezionefratello nel senso di parente”, e secondo il Vocabolario greco italiano F. Montanari, “fratello da parte di entrambi i genitori” e “significato estensivo: “parente”.

    Il sostantivo anepsios, secondo il Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, significa “cugino”, mentre l' aggettivo syngenes, secondo il Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, significa “parente”.

    L’ uso che ne fa l' apostolo Paolo toglie ogni dubbio: nella sua lettera ai Colossesi (4:10) definisce Marco "cugino" (anepsios)" di Barnaba", mentre in un' altra sua lettera, quella ai Galati (1:19), egli usa non anepsios o syngenes per definire Giacomo, ma adelphos, "fratello del Signore"……



    viceadmintdg1, 08/05/2017 12.44:



    Anche nel Nuovo Testamento, dunque, fratello può significare cugino, perché il greco dei Vangeli è influenzato dalla primitiva predicazione aramaica. Prima di esaminare i testi sui fratelli di Gesù, è necessario notare un particolare significativo. Il Nuovo Testamento parla di "fratelli di Gesù", mai di "figli di Maria". Solo Gesù è detto «il figlio di Maria» (Mc 6,3) e Maria è detta solo e sempre «la madre di Gesù» e non di altri (cfr. Gv 2,1; At 1,14).




    E’ molto facile da spiegare.
    Tra i due testi che lei cita successivamente, vi è Matteo 13:55-56.
    Non si specifica mai “Maria e i suoi figli” perché il soggetto è sempre Gesù e su di lui è sempre posta l’ attenzione, come nel passo matteano sopra indicato, come nel caso di Giovanni 2:12:

    12 Dopo questo fatto scese a Cafàrnao, insieme a sua madre, ai suoi fratelli e ai suoi discepoli. Là rimasero pochi giorni. “ (Giovanni 2:12 CEI).

    Anche il Matteo 12:47 il soggetto è Gesù, quindi si parla di sua madre e dei suoi fratelli perché – banalmente – il soggetto non è Maria e il suoi figli!

    Questo avviene anche nell’ A.T.:

    Sichem disse al padre e ai fratelli di lei “ (Genesi 34:11 CEI), il soggetto è Dina, quindi si specifica “al padre e ai fratelli di lei", non “al padre (Giacobbe) e ai suoi figli”….



    (segue, a presto......)
    [Modificato da Aquila-58 19/05/2017 19:21]
  • Aquila-58
    00 20/05/2017 19:56
    viceadmintdg1, 08/05/2017 12.44:



    Questo particolare ci aiuta a capire i testi che riguardano i "fratelli" di Gesù. I più importanti sono due:
    Matteo 13,55-56: «E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi?».
    Marco 6,3: «Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone?».

    In questi testi la parola fratelli significa "fratelli carnali" o esprime solo una parentela? In altre parole: Giacomo, Giuseppe (Ioses), Simone e Giuda sono figli di Maria e quindi fratelli carnali di Gesù? Sottolineo un particolare importante: il Giuseppe di Matteo 13,55 e il Ioses di Marco 6,3 sono la stessa persona. loses è una forma secondaria e rara di Ioseph (Giuseppe).Confrontiamo questi versetti con altri testi. Matteo ci informa che davanti al sepolcro di Gesù c'erano due Marie: Maria Maddalena e un'altra Maria:
    «Lì, sedute di fronte alla tomba, c'erano Maria di Màgdala e l'altra Maria» (Mt 27,61).
    Queste due Marie, passato il sabato, vanno a visitare il sepolcro di Gesù:
    «Dopo il sabato... Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare la tomba» (Mt 28,1).

    È possibile identificare l'altra Maria che viene presentata sempre insieme alla Maddalena? Certo, Marco ci rivela la sua identità: «Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di loses, e Salome» (Mc 15,40).
    E sempre Marco dice: «Maria di Màgdala e Maria madre di loses stavano a osservare dove veniva posto» (Mc 15,47).
    Dunque l'altra Maria, che viene sempre presentata insieme alla Maddalena, è la madre dei primi due "fratelli" di Gesù, cioè di Giacomo e di loses (Giuseppe). Nessun evangelista avrebbe mai chiamato la madre di Gesù l'altra Maria. Chi è allora l'altra Maria, madre di Giacomo e di Ioses (Giuseppe)?
    Ce lo dice Giovanni, quando enumera le donne che stavano presso la croce: «Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèopa e Maria di Màgdala» (Gv 19,25).

    Dunque l'altra Maria, madre di Giacomo e di loses (Giuseppe), i cosiddetti "fratelli" di Gesù, in realtà sono cugini.
    Alcuni studiosi notano che difficilmente due sorelle potevano portare lo stesso nome, cioè Maria. Perciò ritengono che l'altra Maria fosse una cugina della madre di Gesù. Degli altri "fratelli" (Simone e Giuda), nella Scrittura non si indica la paternità o maternità. Secondo Egesippo, storico del II secolo, la cui autorevolezza è da tutti riconosciuta, essi sarebbero nipoti di Giuseppe, lo sposo di Maria, madre di Gesù.





    Converrà andare con ordine.
    Iniziamo con l' esaminare il passo di Matteo 27:55-56, per poter comprendere come stanno realmente le cose.

    La Maria di cui si parla in Matteo 27:55-56 non è Maria, la madre di Gesù (figuriamoci se potrebbe essere messa al secondo posto, nell' elenco, dietro la Maddalena! Confronta infatti Gv. 19:25, dove la madre di Gesù viene giustamente citata per prima. E il susseguente versetto 61 di Matteo 27 , così come Matteo 28:1, ce lo confermano. Lì non si parla più della presenza della madre dei figli di Zebedeo, ma viene detto che restarono e, successivamente, tornarono davanti al sepolcro, Maria Maddalena e "l' altra Maria"), ma è "l’altra Maria", cioè la moglie di Clopa (o Alfeo) e madre di Giacomo il Minore e di Iose (Iosetos , vedi Marco 15:40, completamente diverso dal Giuseppe (Iosef) di Matteo 13:55, figlio carnale di Maria, madre di Gesù. Iose e Giuseppe sono due persone completamente diverse!) , vedi Mt 27:56, 61; Gv 19:25.

    Giacomo il Minore è un altro apostolo di Gesù Cristo e figlio di Alfeo (Mt 10:2, 3; Marco 3:18; Luca 6:15; Atti 1:13).

    E' probabile, che Alfeo e Clopa fossero la stessa persona, nel qual caso la madre di Giacomo sarebbe stata Maria, la Maria "madre di Giacomo il Minore e di Iose" (Gv 19:25; Marco 15:40; Mt 27:56).

    Quel che ci interessa è che Giacomo il Minore e Iose non c' entrano nulla con due dei quattro figli carnali di Maria, madre di Gesù, vale a dire Giacomo e Giuseppe.

    Questa "altra Maria" non solo era una delle donne "che avevano accompagnato Gesù dalla Galilea per servirlo", ma era anche una di quelle che assisterono alla sua morte (Mt 27:55; Marco 15:40, 41).

    Insieme a Maria Maddalena, si trattenne fuori della tomba (Mt 27:61). Il terzo giorno, loro due insieme ad altre donne, andarono alla tomba con aromi e olio profumato per spalmare il cadavere di Gesù e, con sgomento, trovarono la tomba aperta. Un angelo spiegò che Cristo era risorto dai morti, quindi ordinò loro di ‘andare a dirlo ai discepoli’ (Mt 28:1-7; Marco 16:1-7; Luca 24:1-10).

    Mentre erano per via, il risuscitato Gesù apparve a questa Maria e alle altre donne (Mt 28:8, 9). Clopa era il marito di una delle Marie che stavano vicino a Gesù quand’era in punto di morte (Gv 19:25).

    Si pensa che fosse il marito dell’"altra Maria" e il padre dell’apostolo Giacomo il Minore e di suo fratello Iose (Mt 27:56; 28:1; Marco 15:40; 16:1; Luca 24:10).

    È abbastanza probabile, come detto, che Clopa e Alfeo fossero la stessa persona (Mt 10:3; Marco 3:18; Luca 6:15; Atti 1:13).

    Ma Lucchesi non si accontenterà di ciò, e dirà certamente: perchè è stato menzionato il passo di Matteo 13:55 e non quello di Marco 6:3?

    Ad esempio, CEI traduce Mt. 13:55:
    E sua madre non si chiama Maria? E i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda”?, mentre traduce Marco 6:3 nel modo seguente:
    Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone”?

    Perchè in Matteo si parla di Giuseppe e in Marco di Ioses?

    Vediamo come traduce il cattolico Nuovo Testamento interlineare P. Beretta i due versetti:
    Mt. 13:55: “Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda?”.

    Il testo della Vulgata legge: “Nonne mater eius dicitur Maria, et fratres eius Iacobus et Ioseph et Simon et Iudas?”.

    Marco 6:3: “Non è egli il falegname, il figlio di Maria e fratello di Giacomo, di Giuseppe, di Giuda e di Simone?”.

    Il testo della Vulgata legge: “Nonne hic est faber, filius Mariae, frater Iacobi et Ioseph et Iudae et Simonis”.

    La nota in calce a Marco 6:3 ci spiega l' arcano: “Giuseppe: questo nome è riferito nei codici in molte forme diverse: qui Iosetos, Iosef o Iose, in Matteo 13:55 Iosef , Ioses o Iose".

    Ma si tratta sempre del figlio carnale di Maria madre di Gesù, persona completamente diversa da Iose (Iosetos) di Marco 15:40, tanto per ribadire!




    (segue, a presto.......)


    [Modificato da Aquila-58 20/05/2017 20:00]
  • Aquila-58
    00 21/05/2017 19:37
    viceadmintdg1, 08/05/2017 12.44:




    In Luca 2,7, si dice che Maria «diede alla luce il suo figlio
    primogenito». Se Gesù è il primogenito (gr. Prototòkos), dicono i TdG, Maria doveva avere altri figli. Nel mondo ebraico, si attribuiva il titolo di primogenito al primo figlio maschio che veniva alla luce, anche se era unico, perché il primogenito aveva dei diritti che non avevano gli altri maschi nati successivamente: era il rappresentante della famiglia, l'erede di quella speciale benedizione paterna che lo riconosce "primizia del suo vigore" e ne garantisce il primato tra i fratelli (cfr. Dt 21,15-17). Ciò è comprovato dallo stesso ambiente ebraico.




    Vero, ma perché Luca usa l’aggettivo prototokos, “primogenito” e non usa in Luca 2:7 l’aggettivo monogenes, “unigenito” come fa in Luca 7:12, 8:42 e 9:38, ben tre volte?
    Il primogenito, nella famiglia ebraica, era l’erede speciale e aveva preminenza sugli altri figli, ma l’ aggettivo in se non esclude in nessuna maniera che quella famiglia avesse anche altra progenie:

    Il primogenito (prototokos nella LXX) dei tuoi figli lo darai a me. “ (Esodo 22:28 CEI).

    Quindi se primogenito sottolinea la dignità e i diritti del fanciullo, a maggior ragione monogenes, unigenito, visto l’ uso giovanneo (Giovanni 1:18)!



    viceadmintdg1, 08/05/2017 12.44:



    Conoscere è un notissimo eufemismo biblico per indicare i rapporti coniugali. Questa frase viene citata spesso dai TdG per negare la perpetua verginità di Maria. Ma è facile rilevare che, nell'uso biblico, il finché, fino a... nega un'azione per il tempo passato, ma non implica che essa sia stata compiuta in seguito. Nel nostro caso, si nega ci siano stati rapporti prima della nascita di Gesù, ma non si afferma che ci siano stati dopo.
    Ecco alcuni esempi.
    Nel salmo 110,1 Dio invita il Messia alla sua destra finché ponga i nemici a sgabello dei suoi piedi. Ciò non significa che, dopo la vittoria, il Messia lascerà il suo posto d'onore.
    In 2Samuele 6,23 si dice: «Mica!, figlia di Saul, non ebbe figli fino al giorno della sua morte». Il commento è superfluo.
    In Matteo 28,20: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Ciò non significa che dopo la fine del mondo Gesù non sarà più con i suoi discepoli.
    «Matteo si preoccupa di dimostrare che, secondo la profezia, una vergine è diventata madre, quindi presenta Maria come vergine fino al momento della concezione; il suo racconto non si riferisce ad un tempo posteriore, che è fuori quadro della sua narrazione. La verginità di Maria prima, durante e dopo il parto, è concordemente attestata dall'antica tradizione cristiana che si fonda sui Vangeli ed è verità di fede cattolica» (Garofalo).







    Ma abbiamo anche Tertulliano (e scusate se è poco) che, nel II secolo, affermò che i fratelli menzionati nei Vangeli dovevano essere veri fratelli di Gesù, ergo, non cugini o parenti...

    E comunque vediamo come la Bibbia CEI rende il passo di Matteo 1:25:

    25 senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù. “ (Matteo 1:25 CEI).

    E’ ovvio che per un puro pregiudizio teologico, si manipola il testo sacro, che alla lettera, nel testo greco, dice:

    E non conobbe lei finchè non partorì (un) figlio e lo chiamò Gesù “ !

    Quale credibilità può avere un dogma che costringe la Bibbia della Conferenza Episcopale Italiana a manipolare il testo sacro per fargli dire quello che vuole la dottrina della sua chiesa?

    La nota in calce della cattolicissima Bibbia di Gerusalemme a Luca 1:34 afferma quanto segue:

    Nulla nel testo impone l’ idea di un voto di verginità “,

    che in realtà è imposto solo dal vostro dogma (che non si può discutere, ovviamente!)….




    (segue, a presto.....)


    [Modificato da Aquila-58 21/05/2017 19:46]
  • Aquila-58
    00 22/05/2017 19:01
    viceadmintdg1, 08/05/2017 12.44:



    Che Gesù fosse l'unico figlio di Maria, gli antichi Padri della Chiesa lo deducevano anche dal fatto che Gesù sul croce affida sua madre a Giovanni (Gv 19,26-27). Se Maria avesse avuto altri figli, Gesù non avrebbe avuto bisogno di pensare, in quell'ora di straziante dolore, a una sistemazione conveniente per lei. L'avrebbe affidata ai fratelli.
    A questo argomento i TdG rispondono così: in Giovanni 7,5 si dice che i fratelli di Gesù non gli credettero. Per questo Gesù ha affidato sua madre a Giovanni. Gesù, cioè, si sarebbe vendicato dell'incredulità dei suoi fratelli, affidando sua madre a Giovanni anziché a loro.
    Ora il Gesù dei TdG è anche vendicativo e dispettoso.




    Non si capisce perché Gesù debba essere considerato “vendicativo e dispettoso” se non affida la madre a coloro che lo definirono “fuori di sé” (Marco 3:21 CEI)!

    Lei che cosa avrebbe fatto al posto di Gesù?
    Gesù preferì affidarla non solo al discepolo prediletto, ma a chi era assai più che un fratello nella carne (Matteo 12:48-50)!



    viceadmintdg1, 08/05/2017 12.44:



    Ma questi "fratelli" non dovevano essere così increduli se, dopo l'ascensione, erano a Gerusalemme per pregare insieme a Maria: «Erano perseveranti e concordi nella preghiera. insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui» (At 1,14).




    Se non erano increduli, allora cancelliamo dalla Bibbia Giovanni 7:5?

    Neppure i suoi fratelli infatti credevano in lui “ (Giovanni 7:5 CEI).

    Non le viene mai il sospetto che dopo l’ Ascensione al cielo di Gesù, i suoi fratellastri abbiano finalmente acquistato quella fede che non avevano mai avuto?
    A me si……


    viceadmintdg1, 08/05/2017 12.44:




    La tesi dei tdG che Gesù avrebbe avuto fratelli carnali è quindi incosistente. QUelli menzionati nella Scrittura

    erano parenti non fratelli!


    Lascio la parola a chi desidera replicare...




    Ah, parenti e non fratelli!

    Lo vada a dire a Luca, che per ben due volte, in Luca 14:12 e 21:16, nello stesso versetto, fa una netta distinzione tra i termini greci resi "fratelli" e "parenti", in quanto vengono usati distintamente, al plurale, i sostantivi adelphos e syngenes!


    Amici di Radio Maria, quali sono le argomentazioni inconsistenti, le nostre o quelle di Lucchesi?

    La risposta mi sembra agevole…


    FINE
    [Modificato da Aquila-58 22/05/2017 19:03]
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    viceadmintdg1
    Post: 10.113
    ViceAdmin
    00 04/06/2017 16:02
    Il succesivo intervento è di don Battista Cadei che affronta il tema La speranza cristiana: Un paradiso terrestre? dicendo:


    Nei mesi scorsi abbiamo visto che i tdG aspettavano la fine per alcune date precise, che poi non si sono realizzate. Dopo aver parlato del "quando", ora domandiamo: "come" sarà la vita eterna?
    I tdG non hanno dubbi: 144.000 in cielo, e gli altri tdG meritevoli sulla terra trasformata in paradiso terrestre. Vediamo che cosa dice la Bibbia. Nell'Antico Testamento i profeti parlano di un regno messianico in termini terreni. I tdG interpretano questi testi in senso letterale.
    Il loro libro Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca si dilunga a descrivere la vita felice (pp.10-14) senza delinquenza, guerre, malattia o vecchiaia, godimento dei frutti del proprio lavoro, animali che non saranno più feroci o velenosi Si preoccupano pure di dimostrare che nel paradiso terrestre non ci sarà spazio per la noia:

    "Certo, dedicheranno parte del tempo a soddisfare i propri bisogni fisici; dovranno lavorare per procurarsi il cibo, il vestiario e l'alloggio necessari. Dovranno prendere pasti regolari, e il mangiare non diventa mai una cosa noiosa, non importa quanti pasti consumiamo. Inoltre, ci sarà molto tempo per lo svago e per andare a trovare amici, parenti o alcuni famosi servitori di Geova Dio come Noè o Abraamo. Sì, come non ci stanchiamo mai di mangiare, così gli uomini non si stancheranno mai di apprendere cose nuove, di imparare nuove arti. Ogni giorno vi sarà tempo da dedicare a tali attività. L'uomo avrà tutto il tempo per esercitare sia la mente che il corpo. Poiché gli sport competitivi e sfruttati per fini commerciali saranno una cosa del passato, vi saranno senz'altro modi più sani per spendere le proprie energie, come ad esempio in giochi collettivi, facendo passeggiate, nuotando. Gli appassionati di musica impareranno a suonare abilmente la musica meravigliosa che allora sarà composta, con tutta la varietà di strumenti che gli uomini perfetti sicuramente inventeranno. Durante tutti i secoli molti vorranno senz'altro usare il tempo libero per studiare la grande varietà della vita vegetale, di cui, ci è detto, esistono al presente più di 350.000 specie conosciute. Potranno anche dedicare tutti gli anni che vorranno per imparare a conoscere bene le numerosissime e diverse specie di mammiferi, rettili, uccelli, pesci e insetti. Altri preferiranno impiegare le proprie capacità nelle arti, come pittura e scultura, o nel campo delle scienze. Sì, l'umanità continuerà sempre a imparare, troverà sempre nuove idee. Si annoierà? Mai! Mai per tutta l'eternità! (Svegliatevi!, 8.8.76, p. 28).

    Domandiamo: dov'è scritto che i redenti faranno passeggiate, praticheranno il nuoto, o che studieranno le specie animali o vegetali, o impareranno la musica?

    Un testo che secondo i tdG assicura la futura terra paradisiaca, è tratto dal Salmo 37:

    Ancora un poco e l'empio scompare, cerchi il suo posto e più non lo trovi.
    I miti invece possederanno la terra e godranno di una grande pace (Sal 37,10-11).

    Ma guardiamo bene il suo contesto: il Salmo non sta parlando della vita in una terra paradisiaca futura, ma della vita presente, che secondo la mentalità di molta parte dell'AT, è felice per i buoni, infelice per i malvagi. Del resto lo stesso Salmo dice che questa è una esperienza che l'autore del Salmo stesso ha fatto:

    Ho visto l'empio trionfante ergersi come cedro rigoglioso;
    sono passato e più non c'era, l'ho cercato e più non si è trovato (Sal 37,35-36).

    A questa visione di paradiso "terrestre", contrapponiamo la presentazione biblica. Contro la mentalità del suo tempo, che si aspettava un regno messianico terreno, il NT sottolinea:

    ─ [Gesù disse:] «Il mio regno non è di questo mondo» (Gv 18,36).
    ─ La nostra patria invece è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso (Fil 3,20-21).
    ─ Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! (Col 3,1-3).
    ─ ...La Gerusalemme di lassù è libera ed è la nostra madre (Gal 4,26).
    ─ Dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la mèta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù (Fil 3,13-14).
    ─ Non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura (Eb 13,14).
    La stessa Lettera agli Ebrei (Eb 11,9-10.13-16) sottolinea molto bene la differenza tra la patria terrestre e quella celeste:

    Per fede [Abramo] soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso... Nella fede morirono tutti costoro, pur non avendo conseguito i beni promessi, ma avendoli solo veduti e salutati di lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sopra la terra. Chi dice così, infatti, dimostra di essere alla ricerca di una patria (greco: patrìda). Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una migliore, cioè a quella celeste (greco: epuranìu). Per questo Dio non disdegna di chiamarsi loro Dio: ha preparato infatti per loro una città.

    I tdG sono purtroppo nell'impossibilità di verificare questo, perché la Bibbia TNM traduce questo passo in maniera non affidabile: eliminando le due parole patria (TNM= un luogo loro proprio) celeste (TNM= un luogo che appartiene al cielo), crea confusione.





    Lascio la parola a chi desidera replicare...
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    (SimonLeBon)
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    TdG
    00 04/06/2017 19:40
    Re:
    Grazie viceadmin,
    colgo l’occasione per richiamare all’ordine il fantasista Cadei e comincio la mia esposizione proprio dalle sue parole finali della sua prima parte:

    Cadei:

    :
    A questa visione di paradiso "terrestre", contrapponiamo la presentazione biblica. Contro la mentalità del suo tempo, che si aspettava un regno messianico terreno, il NT sottolinea…



    .
    Ma qual era la “mentalità del suo tempo”, anzi, qual era la mentalità di praticamente tutti gli scrittori dell’Antico Testamento o più propriamente degli scrittori delle Scritture ebraiche ed aramaiche?
    L’ebrea Marta, amica personale di Gesù Cristo ed evidentemente più informata del nostro Cadei afferma a proposito di suo fratello Lazzaro: “«So che risusciterà [ἀναστήσεται] nell'ultimo giorno».” (Gv. 11,24 CEI) e tutti noi sappiamo che Gesù non attese “l’ultimo giorno” ma risorse Lazzaro seduta stante davanti ai suoi occhi.
    Torniamo però al contesto di questa credenza, la resurrezione dei morti e la vita sulla terra.

    Cadei:

    :
    Nei mesi scorsi abbiamo visto che i tdG aspettavano la fine per alcune date precise, che poi non si sono realizzate. Dopo aver parlato del "quando", ora domandiamo: "come" sarà la vita eterna?
    I tdG non hanno dubbi: 144.000 in cielo, e gli altri tdG meritevoli sulla terra trasformata in paradiso terrestre. Vediamo che cosa dice la Bibbia.




    Esattamente, caro Cadei, vediamo cosa dice la Bibbia. Per questo motivo accorcio la citazione dalla nostra Svegliatevi!, presa nella recentissima annata 1976!

    Cadei:

    :
    Nell'Antico Testamento i profeti parlano di un regno messianico in termini terreni. I tdG interpretano questi testi in senso letterale.
    Il loro libro Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca si dilunga a descrivere la vita felice (pp.10-14) senza delinquenza, guerre, malattia o vecchiaia, godimento dei frutti del proprio lavoro, animali che non saranno più feroci o velenosi Si preoccupano pure di dimostrare che nel paradiso terrestre non ci sarà spazio per la noia:

    "Certo, dedicheranno parte del tempo a soddisfare i propri bisogni fisici; dovranno lavorare per procurarsi il cibo, il vestiario e l'alloggio necessari. Dovranno prendere pasti regolari, e il mangiare non diventa mai una cosa noiosa, non importa quanti pasti consumiamo. Inoltre, ci sarà molto tempo per lo svago e per andare a trovare amici, parenti o alcuni famosi servitori di Geova Dio come Noè o Abraamo. …
    Durante tutti i secoli molti vorranno senz'altro usare il tempo libero per studiare la grande varietà della vita vegetale, di cui, ci è detto, esistono al presente più di 350.000 specie conosciute. Potranno anche dedicare tutti gli anni che vorranno per imparare a conoscere bene le numerosissime e diverse specie di mammiferi, rettili, uccelli, pesci e insetti. Altri preferiranno impiegare le proprie capacità nelle arti, come pittura e scultura, o nel campo delle scienze. Sì, l'umanità continuerà sempre a imparare, troverà sempre nuove idee. Si annoierà? Mai! Mai per tutta l'eternità! (Svegliatevi!, 8.8.76, p. 28).

    Domandiamo: dov'è scritto che i redenti faranno passeggiate, praticheranno il nuoto, o che studieranno le specie animali o vegetali, o impareranno la musica?

    Un testo che secondo i tdG assicura la futura terra paradisiaca, è tratto dal Salmo 37:

    Ancora un poco e l'empio scompare, cerchi il suo posto e più non lo trovi.
    I miti invece possederanno la terra e godranno di una grande pace (Sal 37,10-11).




    Incredibilmente tutta la “dotta analisi” del Cadei si ferma al solo testo del Salmo 37, copiato da una nostra rivista del 1976. Come metodologia direi che lascia un po’ a desiderare.

    Per completezza, cominciamo invece dal testo della creazione di Genesi 2,15 che dice:
    “ Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.”

    Non sfuggirà al lettore l’intento con cui l’uomo è stato creato da Dio, secondo il racconto biblico, e posto in un “giardino di Eden” (בְגַן־עֵ֔דֶן) per coltivarlo e rallegrarsi in esso.

    Si è forse trattata di una parentesi iniziale, un progetto divino andato male, da dimenticare?

    Leggiamo le parole di Dio, pronunciate al patriarca Abramo, nel cap. 12 di Genesi:
    “Il Signore apparve ad Abram e gli disse: «Alla tua discendenza io darò questo paese».” (Gn. 12,7 CEI)

    Al cap. 25 di Genesi comincia la “storia di Isacco” (תּוֹלְדֹ֥ת יִצְחָ֖ק), che in confronto a quella degli altri due patriarchi è molto breve. Pur nella sua concisione, Dio promette anche ad Isacco quanto segue:
    “Rimani in questo paese e io sarò con te e ti benedirò, perché a te e alla tua discendenza io concederò tutti questi territori, e manterrò il giuramento che ho fatto ad Abramo tuo padre.” (Gn. 26,3 CEI)

    Anche al terzo patriarca Dio promesse lo stesso futuro dei primi due, leggiamolo dal testo biblico, che preferiamo alle parole del Cadei:
    “Ecco il Signore gli stava davanti e disse: «Io sono il Signore, il Dio di Abramo tuo padre e il Dio di Isacco. La terra (הָאָ֗רֶץ) sulla quale tu sei coricato la darò a te e alla tua discendenza. 14 La tua discendenza sarà come la polvere della terra e ti estenderai a occidente e ad oriente, a settentrione e a mezzogiorno. E saranno benedette per te e per la tua discendenza tutte le nazioni della terra.” (Gn.28,13-4 CEI)

    Per la terza, anzi quarta, volta viene ribadito che il progetto divino riguarda la terra e i suoi abitanti, di ogni nazione.
    In conclusione del Deuteronomio assistiamo al dialogo tra Dio e il più grande dei profeti (Dt. 34,10), Mosè, al quale Dio dice:
    “«Questo è il paese (אֵלָ֗יו זֹ֤את הָאָ֙רֶץ֙) per il quale io ho giurato ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe: Io lo darò alla tua discendenza. Te l'ho fatto vedere con i tuoi occhi, ma tu non vi entrerai!».” (Dt. 34,4 CEI).

    Cosa possiamo e dobbiamo affermare a proposito del testo del salmo, a cui il Cadei si riferisce in questo modo:

    Cadei:

    :
    Ma guardiamo bene il suo contesto: il Salmo non sta parlando della vita in una terra paradisiaca futura, ma della vita presente, che secondo la mentalità di molta parte dell'AT, è felice per i buoni, infelice per i malvagi. Del resto lo stesso Salmo dice che questa è una esperienza che l'autore del Salmo stesso ha fatto:

    Ho visto l'empio trionfante ergersi come cedro rigoglioso;
    sono passato e più non c'era, l'ho cercato e più non si è trovato (Sal 37,35-36).

    A questa visione di paradiso "terrestre", contrapponiamo la presentazione biblica. …




    Il Salmo sapienzale continua sulla stessa linea della Torah di Mosè, cioè prevede una sola cosa come futuro per l’uomo e per l’umanità: la vita su una terra priva di malvagi e popolata solo da giusti adoratori di Dio.

    Auguriamo al Cadei e ai suoi ascoltatori di esserci e di non mancare all’appuntamento!

    Simon
    [Modificato da (SimonLeBon) 04/06/2017 19:41]
  • Aquila-58
    00 05/06/2017 15:12
    Re:
    viceadmintdg1, 04/06/2017 16.02:


    Domandiamo: dov'è scritto che i redenti faranno passeggiate, praticheranno il nuoto, o che studieranno le specie animali o vegetali, o impareranno la musica?





    Rispondo con una domanda agli amici di Radio Maria:

    secondo voi, il proposito originario di Dio, espresso in Genesi 1:28, si è realizzato?
    Intendo dire: l' uomo è mai vissuto in quella condizione umana, come Dio si era prefisso?

    Ad eccezione della prima coppia umana, nessuno....


    Non c' è alcun elemento biblico per sostenere che Adamo fosse stato comunque creato per morire: la morte è messa solo e sempre in relazione con la trasgressione e con il peccato (Genesi 2:16-17 : Romani 5:12).
    Genesi 3:19 conferma che la morte fu decretata, per Adamo e per la sua progenie, solo come conseguenza del peccato, prova ne sia che Satana è definito un "omicida" dal principio (Giovanni 8:44).

    Come avrebbe potuto essere un "omicida", se Adamo fosse stato creato per vivere per un certo tempo e morire?
    Adamo peraltro, dopo il peccato, non morì subito, ma a 930 anni....

    Pertanto, l' uomo non è mai vissuto nella condizione umana che Dio si era prefisso in origine: una condizione scevra dal peccato, con la prospettiva di vivere per sempre, tutta la famiglia umana, in un Paradiso terrestre.

    Il proposito di Dio può venire meno? Può fallire? Dio può cambiare idea?
    (Isaia 55:11 ; Giacomo 1:17).
    Lascio agli amici di Radio Maria la risposta, sulla base delle succitate Scritture....

    E il N.T. non riprende forse la promessa anticotestamentaria dei "nuovi cieli e nuova terra", in 2 Pietro 3:13 (confronta Isaia 65:17)?

    Quindi la speranza cristiana - biblicamente - è ben definita: non è solo terrestre o celeste, ma riguarda "nuovi cieli e nuova terra", perchè Pietro dice:

    "Noi.....aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova" (2 Pietro 3:13 CEI)

    Quella della prospettiva celeste per tutti i cristiani è quindi, biblicamente parlando, una falsa dottrina.

    Non era già stato profetizzato da Daniele il Regno Messianico di Cristo e dei santi sulla terra? (Daniele 7:13-14, 18, 27)

    Ovvio che il N.T. concentri la propria attenzione sul Re Messianico, evidenziando con chiarezza che quel Regno è celeste, ma ciò non va ad annullare la profezia di Daniele circa il dominio di quel Regno su tutta la terra.




    Il Salmo 37 riguardava solo il presente?

    "Ho visto l'empio trionfante ergersi come cedro rigoglioso;
    sono passato e più non c'era, l'ho cercato e più non si è trovato"
    (Sal 37,35-36).



    a presto......





    [Modificato da Aquila-58 05/06/2017 15:22]
  • Aquila-58
    00 05/06/2017 19:14
    Re:
    viceadmintdg1, 04/06/2017 16.02:



    Ancora un poco e l'empio scompare, cerchi il suo posto e più non lo trovi.
    I miti invece possederanno la terra e godranno di una grande pace (Sal 37,10-11).

    Ma guardiamo bene il suo contesto: il Salmo non sta parlando della vita in una terra paradisiaca futura, ma della vita presente, che secondo la mentalità di molta parte dell'AT, è felice per i buoni, infelice per i malvagi. Del resto lo stesso Salmo dice che questa è una esperienza che l'autore del Salmo stesso ha fatto:

    Ho visto l'empio trionfante ergersi come cedro rigoglioso;
    sono passato e più non c'era, l'ho cercato e più non si è trovato (Sal 37,35-36).





    strana affermazione!

    Il Salmo 37 - secondo gli amici di Radio Maria - parla della vita presente e non ha nessuna valenza futura, escatologica.

    Radio Maria cita, per (tentare inutilmente di) dimostrarlo, i versetti 35-36:

    "35 Ho visto un malvagio trionfante,
    gagliardo come cedro verdeggiante;
    36 sono ripassato ed ecco non c'era più,
    l'ho cercato e non si è più trovato.
    " (CEI)

    Ma andiamo a vedere bene appena due versetti dopo, il versetto 38 del Salmo 37:

    "38 Ma i peccatori tutti insieme saranno eliminati,
    la discendenza dei malvagi sarà sterminata.
    " (CEI)

    Attenzione: qui non si parla del singolo individuo, ma si parla al futuro dei malvagi eliminati tutti insieme, perfino della loro discendenza stroncata: quindi i malvagi non ci sarebbero stati più e per sempre, essendo sterminata perfino la loro discendenza, si confrontino i versetti 10 e 28.

    Quando è accaduto tutto questo nell' antica Israele?

    Oppure sono versetti profetici che hanno una valenza escatologica?


    Vediamo anche i versetti 28-29

    "28 Perché il Signore ama il diritto
    e non abbandona i suoi fedeli.
    Gli ingiusti saranno distrutti per sempre
    e la stirpe dei malvagi sarà eliminata
    .
    29 I giusti avranno in eredità la terra
    e vi abiteranno per sempre
    .
    " (CEI)

    Idem come sopra: si parla al futuro degli ingiusti distrutti tutti insieme e per sempre, così come la futura eliminazione della loro stirpe, così come la futura vita eterna dei giusti, per sempre.

    Quando è accaduto tutto questo nell' antica Israele?

    Oppure sono versetti profetici che hanno una valenza escatologica?


    I versetti 35-36 citati dal Cadei:

    " 35 Ho visto un malvagio trionfante,
    gagliardo come cedro verdeggiante;
    36 sono ripassato ed ecco non c'era più,
    l'ho cercato e non si è più trovato.
    " (CEI)

    non sono altro che una descrizione poetica di quanto già specificato nel versetto 10:

    "10 Ancora un poco e il malvagio scompare:
    cerchi il suo posto, ma lui non c'è più.
    " (CEI).

    In sostanza il Salmo 37 mette a confronto il giusto e l' empio, dando anche precisi consigli ai giusti su come agire:

    "7 Sta' in silenzio davanti al Signore e spera in lui;
    non irritarti per chi ha successo,
    per l'uomo che trama insidie.
    8 Desisti dall'ira e deponi lo sdegno,
    non irritarti: non ne verrebbe che male
    " (CEI)

    ma evidenziando chiaramente la diversa sorte escatologica del giusto e dell' empio!

    Il Salmo 37 parla solo della prospettiva terrena dei giusti, perchè non era ancora stato rivelato il disegno divino di radunare tutte le cose in Cristo, le cose nei cieli e le cose sulla terra (Efesini 1:9-10), che verrà esplicitato solo in sede di Rivelazione neotestamentaria..




    Per concludere


    "16 ora invece essi aspirano a una patria migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non si vergogna di essere chiamato loro Dio. Ha preparato infatti per loro una città. " (Ebrei 11:16 CEI)


    i patriarchi destinato al cielo?




    a presto........


    [Modificato da Aquila-58 05/06/2017 19:26]
  • Aquila-58
    00 06/06/2017 19:38
    viceadmintdg1, 21/05/2017 22.59:


    La stessa Lettera agli Ebrei (Eb 11,9-10.13-16) sottolinea molto bene la differenza tra la patria terrestre e quella celeste:

    Per fede [Abramo] soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso... Nella fede morirono tutti costoro, pur non avendo conseguito i beni promessi, ma avendoli solo veduti e salutati di lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sopra la terra. Chi dice così, infatti, dimostra di essere alla ricerca di una patria (greco: patrìda). Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una migliore, cioè a quella celeste (greco: epuranìu). Per questo Dio non disdegna di chiamarsi loro Dio: ha preparato infatti per loro una città.

    I tdG sono purtroppo nell'impossibilità di verificare questo, perché la Bibbia TNM traduce questo passo in maniera non affidabile: eliminando le due parole patria (TNM= un luogo loro proprio) celeste (TNM= un luogo che appartiene al cielo), crea confusione.



    Lascio la parola a chi desidera replicare...




    Non si capisce il senso di questa obiezione, francamente.


    Il sostantivo patris, che secondo il Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento di Balz e Schneider (volume II, pagina 856), significa “patria, città paterna, villaggio natio”, è presente in Ebrei 11:14, ma non nel versetto 16, dove alla lettera, dal testo greco, leggiamo:

    adesso invece (a) migliore si protendono, cioè celeste

    (Ebrei 11:16)


    Abraamo non ricevette l’ eredità promessa nella sua vita (Ebrei 11:13), ma aspettava già “la città dalle salde fondamenta” (Ebrei 11:10 CEI), che altro non è che il Regno di Dio retto dal Messia.

    Ecco perché nè lui nè gli altri patriarchi pensavano di tornare alla vecchia patria da cui erano usciti, piuttosto soggiornavano, vivendo in tende, come stranieri e pellegrini sulla terra, dichiarando di essere tali, ma quale terra?

    Nella terra promessa, che consideravano come una regione straniera, come viene detto in Ebrei 11:9, perché attendevano la vera eredità, il Regno di Dio, che “vedevano da lontano” (Ebrei 11:13).

    Ricordiamo che Abraamo stesso "vide" con gli occhi della fede il giorno di Cristo e se ne compiacque (Giovanni 8:56).

    Abraamo e i patriarchi non faranno parte del celeste Regno Messianico e della Nuova Gerusalemme, perchè quell' eredità spetterà al "seme di Abraamo" che ha in eredità " qualcosa di meglio", l’ appartenenza per l’ appunto al Regno o Governo celeste (Ebrei 11:39-40) spettante ai coeredi di Cristo (Romani 8:15-17).

    Essi “si protendono” non al cielo, perchè l' aggettivo epouranios presente in Ebrei 11:16, in quel contesto, non indica necessariamente qualcosa che si trova in cielo ma che è di origine celeste.

    Ce lo conferma anche il Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento, riguardo all aggettivo epouranios, “celeste” , a pagina 1363-1364 (volume I):

    "un ulteriore livello si ha dove l' aggettivo assume il significato di proveniente dal cielo, qualificando così tale origine".

    Il protendersi alla “città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso” (Ebrei 11:10 CEI) non significa “protendersi” al cielo, aspirare ad esso, ma protendersi ad un dominio che ha la sua origine celeste, che dal cielo dominerà la terra intera.

    Il dominio di Cristo e dei santi sulla terra, che era già stato profetizzato in Daniele 7:13-14, 18,27.

    Ricordo che Dio stesso promise ad Abraamo in eterno la terra di Canaan

    15 Tutta la terra che tu vedi, io la darò a te e alla tua discendenza per sempre. “ (Genesi 13:15),

    cosa ribadita da Stefano dinanzi al Sinedrio:

    In essa non gli diede alcuna proprietà, neppure quanto l'orma di un piede e, sebbene non avesse figli, promise di darla in possesso a lui e alla sua discendenza dopo di lui “ (Atti 7:5 CEI),


    la terra di Canaan, la terra dove scorreva latte e miele, promessa in eterno ad Abraamo, altro non era che la prefigurazione del prossimo paradiso terrestre...


    [Modificato da Aquila-58 06/06/2017 19:50]
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    viceadmintdg1
    Post: 10.113
    ViceAdmin
    00 08/06/2017 10:05
    L'ultimo intervento della trasmissione di maggio è di Rocco Politi.

    Circa l'attendilita' delle critiche dei fuoriusciti rimandiamo, come di consueto, al seguente articolo del nostro sito TdGOnline:

    I FUORIUSCITI DEI TESTIMONI DI GEOVA: TRA FENOMENOLOGIA E STATISTICA – Cosa dicono gli esperti?
    [Modificato da viceadmintdg1 08/06/2017 10:06]