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Trump conferma: “La capitale di Israele è Gerusalemme. È giusto riconoscerlo”

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    Giandujotta.50
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    01 15/12/2017 09:59
    Re: Re:
    (SimonLeBon), 14/12/2017 23.32:



    Vuoi andare tu a fare una visita a Gerusalemme, in questi giorni?
    Si è spostata solo l'ambasciata USA, ma gli effetti politici sono abbastanza evidenti...

    Simon




    anzi, nemmeno ancora spostata!
    il presidente biondo che fa impaurire il mondo ha detto che ci vorranno almeno 6 mesi.
    se al solo annuncio ci sono già stati morti, figuriamoci quando faranno davvero i bagagli!

    staremo a vedere quanto sarà lunga la miccia che accenderà il botto finale.... mesi...anni...chissà.....
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    (SimonLeBon)
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    01 15/12/2017 18:40
    Trump come Nerone osserva soddisfatto le fiamme sulla pace
    Trump come Nerone osserva soddisfatto le fiamme sulla pace




    Abraham B. Yehoshua

    Dopo non essere riuscito a costruire un muro fra gli Stati Uniti e il Messico, ad abolire l’Obamacare, a impedire l’arrivo di truppe iraniane nella Siria di Assad e a fermare la corsa al nucleare della Corea del Nord, che di recente ha lanciato un missile balistico ancora più potente e sofisticato dei precedenti in grado di colpire gran parte degli Stati Uniti, dopo i numerosi licenziamenti e la vergognosa gestione dell’amministrazione della Casa Bianca, Donald Trump ha deciso di fare qualcosa che non richiede uno sforzo particolare: ha riconosciuto Gerusalemme capitale di Israele, senza specificare se la Gerusalemme alla quale si riferisce è quella di prima della guerra del ’67 o quella dopo, alla quale è stata annessa la zona abitata dagli arabi denominata Al Quds, nonché villaggi e vaste aree palestinesi mai appartenuti al suo agglomerato urbano.



    LEGGI ANCHE - I leader islamici: “Gerusalemme Est diventi la capitale della Palestina” (G. Stabile)

    Questa insensata e gratuita decisione è paragonabile al lancio di una torcia accesa nel già scoppiettante e pericoloso falò del conflitto mediorientale.

    Dubito che prima di attizzare il fuoco il presidente degli Stati Uniti, che in campagna elettorale si vantava, utilizzando una rozza terminologia da palazzinaro, di voler portare palestinesi e israeliani a concludere “un affare”, abbia dato un’occhiata alla mappa di Gerusalemme e capito ciò che vede.


    Gerusalemme è la capitale di Israele fin dalla sua fondazione nel 1948. Tutto il mondo lo sa. Il presidente egiziano Anwar Sadat, quando firmò la pace, si recò a Gerusalemme senza dubitare nemmeno per un istante che la città fosse la legittima capitale dello stato ebraico. E Abu Mazen ha tenuto in questa città colloqui con i primi ministri israeliani. La domanda, quindi, è perché mai gli Stati Uniti dovrebbero approvare qualcosa che è noto a tutti e come mai le rappresentanze diplomatiche dei Paesi che mantengono relazioni con Israele si trovino a Tel Aviv invece che a Gerusalemme.

    Per trovare una risposta a questa domanda dobbiamo tornare al 1947, quando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite decise di porre fine al mandato britannico in terra di Israele-Palestina e di dividere la regione in due stati, uno ebraico e l’altro palestinese. Gerusalemme, da sempre città nella quale ebrei e palestinesi vivevano in quartieri distinti, non sarebbe stata divisa ma avrebbe goduto di uno statuto speciale, per garantire a tutti il libero accesso ai luoghi sacri delle tre grandi religioni monoteistiche – la moschea Al Aqsa, il Santo Sepolcro e il Muro del Pianto – entro le mura della Città Vecchia (un’area che occupa soltanto un chilometro quadrato). I palestinesi non accettarono questa risoluzione, mossero guerra agli israeliani e nel 1948 scoppiò un cruento conflitto durante il quale gli eserciti di sette Paesi arabi invasero lo stato di Israele per distruggerlo sul nascere.

    Gli ebrei respinsero l’attacco, mantennero i territori loro assegnati dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e conquistarono una parte di quelli destinati allo stato palestinese. Non riuscirono però a conquistare i quartieri palestinesi di Gerusalemme Est, che rimasero in mano ai giordani unitamente alla Cisgiordania, mentre la Striscia di Gaza passò sotto il controllo dell’Egitto. Poiché i palestinesi e i Paesi arabi si rifiutarono di riconoscere lo stato ebraico, la regione rimase divisa per diciannove anni, fino alla guerra del giugno 1967, secondo le linee del cessate il fuoco riconosciute dall’armistizio arabo-israeliano siglato a Rodi nel 1949. Israele, nel frattempo, proclamò la zona ovest di Gerusalemme sua capitale e sebbene l’armistizio tra Israele e la Giordania prevedesse il libero accesso degli ebrei ai loro luoghi sacri nella Città Vecchia, i giordani, di fatto, lo impedirono. Così, fino al 1967, non ci furono palestinesi nella Gerusalemme ebraica né israeliani in quella giordano-palestinese.

    Date le circostanze (la mancata implementazione della decisione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1947 in merito a Gerusalemme e lo stato di continua tensione tra palestinesi e israeliani) i Paesi che strinsero relazioni diplomatiche con Israele preferirono stabilire le loro rappresentanze a Tel Aviv, finché la questione di Gerusalemme non si fosse risolta. Pur accettando infatti che Gerusalemme Ovest fosse la capitale di Israele, ne rinviarono il riconoscimento formale a dopo la normalizzazione dei rapporti tra giordano-palestinesi e israeliani. Nel giugno 1967, con la guerra dei Sei giorni, la situazione si capovolse.

    Israele occupò le zone palestinesi di Gerusalemme, le incorporò e dichiarò la città unita sua capitale. Per la comunità internazionale, naturalmente, fu ancora più difficile accettare questo status. Se lo avesse fatto, infatti, avrebbe approvato l’annessione a Israele di 250 mila palestinesi privi di cittadinanza, un’eventualità che avrebbe vanificato (e che continua a vanificare) qualunque possibilità di riconciliazione e di pace tra Israele e i palestinesi. Per questo, a partire dal 1967, tutti i presidenti statunitensi, democratici e repubblicani, hanno sempre badato ad affermare che il riconoscimento finale, de iure, di Gerusalemme come capitale di Israele, avverrà solo dopo la firma di un accordo di pace.

    ...

    www.lastampa.it/2017/12/14/esteri/trump-come-nerone-osserva-soddisfatto-le-fiamme-sulla-pace-pTvoG3OvqI7Dv8hlbzo0WL/pag...
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    (SimonLeBon)
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    01 15/12/2017 18:41
    Re: Trump come Nerone osserva soddisfatto le fiamme sulla pace
    Trump-Nerone è un bell'accostamento, un "ritorno al futuro".

    Simon
  • Lungosonno
    00 15/12/2017 19:21
    riassuntini Italici
    disinformativi come di norma

    come vedere il branco di impiegati
    sparlare dei vertici senza saper nulla in merito

    non lo trovate vergognoso?..Mmmmmm

    Qualcuno,a parte gli scribacchini de no altri,cioè le varie Agenzie&Co
    conosce da chi proviene tale volontà?


    [Modificato da Lungosonno 15/12/2017 19:34]
  • Lungosonno
    00 15/12/2017 23:39
    Il Messaggio è stato ritenuto non adatto e quindi censurato dai moderatori.
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    (SimonLeBon)
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    00 18/12/2017 20:19
    Re:
    Lungosonno, 15/12/2017 19:21:

    riassuntini Italici
    disinformativi come di norma

    come vedere il branco di impiegati
    sparlare dei vertici senza saper nulla in merito

    non lo trovate vergognoso?..Mmmmmm

    Qualcuno,a parte gli scribacchini de no altri,cioè le varie Agenzie&Co
    conosce da chi proviene tale volontà?



    E tu a parta i luoghi comuni, hai qualche alternativa?

    Simon
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    (SimonLeBon)
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    00 18/12/2017 20:20
    Erdogan sfida Trump: Ankara aprirà l’ambasciata a Gerusalemme est, capitale della Palestina
    Erdogan sfida Trump: Ankara aprirà l’ambasciata a Gerusalemme est, capitale della Palestina


    marta ottaviani

    Il Presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, rilancia: Ankara aprirà l’ambasciata a Gerusalemme est, capitale della Palestina. Dopo il vertice di mercoledì scorso della Cooperazione dei Paesi Islamici, che ha riconosciuto la parte est della città capitale dello Stato palestinese, il capo di Stato della Mezzaluna è pronto ad alzare la posta, lanciando un vero e proprio guanto di sfida al Presidente americano, Donald Trump, che il 7 dicembre scorso ha riconosciuto Gerusalemme capitale dello Stato di Israele.



    Erdogan ha reso note le sue intenzioni ieri, durante un comizio a Karaman, località dell’Anatolia centrale. Il capo di Stato ha dichiarato: «Abbiamo già riconosciuto Gerusalemme Est capitale della Palestina, ma non siamo ancora stati in grado di aprire la nostra ambasciata lì perché Gerusalemme al momento è sotto occupazione. Ma, a Dio piacendo, in un giorno vicino apriremo anche la nostra ambasciata». Erdogan ha poi accusato Trump di aver organizzato «un’operazione sionista», che non tiene conto della posizione della comunità internazionale e delle decisioni delle Nazioni Unite. Il presidente turco è ormai noto per la durezza delle sue esternazioni sulla vicenda, soprattutto nei confronti dello Stato Ebraico, definitivo di recente «terrorista», «killer di bambini» e «invasore» Parole di fuoco, che però non sembrano avere un effetto sulle relazioni commerciali fra Turchia e Israele che, dal 2002, ossia da quanto Erdogan ha preso per la prima volta la guida del Paese come primo ministro, non hanno fatto altro che crescere. I dati del Ministero dell’Economia, parlano da soli. Se nel 2002, l’interscambio commerciale fra Turchia e Israele era appena 1,3 miliardi di dollari, nel 2015 è stato di 4,3. ha sfondato il muro dei 4,5 miliardi di dollari e, stando alle recenti dichiarazioni del viceministro dell’Economia turco, Ibrahim Senel, nei primi 10 mesi di quest’anno ha fatto registrare un incremento del 13%.

    ...

    www.lastampa.it/2017/12/17/esteri/erdogan-sfida-trump-ankara-aprir-lambasciata-a-gerusalemme-est-capitale-della-palestina-ehT734RbyacPgRxKy1PMVM/pag...
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    (SimonLeBon)
    Post: 50.126
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    00 18/12/2017 20:21
    Re: Erdogan sfida Trump: Ankara aprirà l’ambasciata a Gerusalemme est, capitale della Palestina
    Gerusalemme, "possesso di doppia pace", diventa simbolo della discordia e della guerra.

    Stiamo a vedere anche in questo caso come proseguono gli avvenimenti, dopo decenni di scontri, violenza e morte.

    Simon
  • Lungosonno
    00 18/12/2017 20:25
    Re: Re:
    (SimonLeBon), 18/12/2017 20.19:



    E tu a parta i luoghi comuni, hai qualche alternativa?

    Simon




    non è una quastione di alternative
    il mio intervento non è per le "alternative"o per delle alternative

    e dovresti saperlo essendo appartato dal mondo

    piuttosto vuole essere un 'incoraggiamento a guardare dalla parte giusta
    perchè fintanto si leggono questi giornalisti....

    c'è davvero poco da comprendere rispetto i motivi di certe scelte








    [Modificato da Lungosonno 18/12/2017 20:53]
  • Lungosonno
    00 18/12/2017 21:00
    posso dirti di considerare almeno la volontà della comunità ebraica d'America

    [SM=g1871112]
    [Modificato da Lungosonno 18/12/2017 21:06]
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