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Utilità della regola dei due testimoni. La ‘regola dei due testimoni’ non è solo utile: è indispensabile. Quando si parla di crimini odiosi come gli abusi sui minori è fatale che raziocinio e lucidità siano sacrificati all'orrore, come si nota per esempio dagli interminabili dibatti mediatici sulla proporzionalità delle sanzioni: si dovrebbe introdurre la pena di morte per l'infanticidio? O la castrazione chimica per i pedofili? La mostruosità del caso può impedire di ragionare lucidamente, e di realizzare, per esempio, che se i maltrattamenti subiti dai bambini destano un giustificatissimo orrore, altrettanto orrore deve ingenerare la possibilità che un uomo sia accusato ingiustamente, per errore o premeditazione, di abusi mai commessi.

Se cioè gli atti di pedofilia sono aberranti, non meno aberrante è la situazione in cui si viene a trovare un uomo sottoposto a linciaggio sociale perché oggetto di congetture indimostrabili, e fasulle, di pedofilia. L’autore di ‘presunte’ molestie rimane anch’egli ‘presunto’ fino ad una prova decisiva dei fatti che gli si addebitano; questi magari non sono mai avvenuti, ma il 'marchio d'infamia' accompagnerà lo sventurato vita natural durante. È una situazione insostenibile, che può condurre, e infatti ha condotto in molti casi documentati, anche al suicidio. Quale dei due mali sia il peggiore, se gli abusi su un minore, o l'ingiusto marchio d'infamia, è un dilemma di difficile risoluzione. Qualcuno dirà - e lasciamo al lettore facoltà di condividere o meno tale opinione - che, mentre dai traumi ingenerati da abusi sessuali subiti nell'infanzia, con un paziente lavoro psicoterapeutico, si può spesso uscire, non così dicasi di chi è costretto a trascinarsi dietro fino alla morte il sospetto, non rispondente al vero, di essere un molestatore di bambini. Costui continuerà a incrociare per tutta la vita sguardi di mamme e papà sospettosi che 'nel dubbio' preferiranno impedire al falso molestatore di dare ai loro bambini persino una carezza sui capelli [60] .

È qui che interviene la 'regola dei due testimoni' enunciata nella legge mosaica, e ripresa da Cristo. Un bambino può sbagliarsi, o ingigantire episodi irrilevanti, e persino mentire, di sua iniziativa o imbeccato da un adulto che per qualche motivo lo induce a raccontare di abusi incerti o mai avvenuti [61] . Ma può accadere che a farlo siano due diversi minori? In teoria è ancora possibile, in pratica è inverosimile. Sottolineiamo comunque che anche l’idea secondo la quale le narrazioni di una vittima solitaria di abusi siano - in linea di principio - da mettere in dubbio è solo un atto doveroso: l’Organizzazione non ha mai invitato né gli anziani, né nessun altro ad accogliere con scetticismo tali resoconti. Ad esempio:


Normalmente i bambini sono troppo inesperti o ingenui in campo sessuale per inventarsi specifiche accuse di abusi, anche se alcuni bambini piccoli possono confondersi sui dettagli. Anche i ricercatori più scettici sono d’accordo che quasi sempre le accuse di abusi sono fondate. Prendete un libro che tratta proprio di false accuse di abusi sessuali (Sex Abuse Hysteria—Salem Witch Trials Revisited). Questo libro ammette: “I veri abusi sessuali all’infanzia sono diffusi, e la stragrande maggioranza delle accuse di abusi sessuali fatte da bambini . . . (forse il 95% o più) sono probabilmente fondate”. Per i bambini è difficilissimo riferire di aver subìto un abuso. Quando mentono al riguardo, quasi sempre è per negare l’abuso anche se in realtà questo c’è stato. – Svegliatevi! 8/10/93 pag.6.




Per quanto stupefacenti siano le accuse, l'anziano non dovrebbe mostrare incredulità in nessuna maniera. Né dovrebbe criticare l’accusatore in alcun modo. - circolare 01/12/2000 a tutti i corpi degli anziani in Inghilterra. [62]




Gli abusanti dicono al bambino che nessuno gli crederà, e purtroppo spesso questa è la verità. Nel caso in cui un bambino sia stato vittima di abusi, il fatto di essere creduto e di sentirsi capito dai genitori è un passo importantissimo verso la guarigione. – Svegliatevi! 10/2007 pag. 6, 7.



Non c’è dunque alcuna intenzione di sfiduciare la vittima. Si esprime semplicemente la convinzione per cui, in presenza di due persone che affermano l’una il contrario dell’altra, e in assenza di prove indipendenti, non esiste nessun discrimine per dare credibilità all’una o all’altra parte e questa procedura di fatto impedisce che un innocente sia sanzionato per effetto di accuse ingiuste. Ovviamente non è un sistema perfetto, essendo chiaro che l'infamia può perseguitare un uomo anche se ad averlo accusato è una singola persona. Ma si provi a immaginare ad un mondo ipotetico nel quale la 'regola dei due testimoni' non valesse, e in cui fosse possibile decretare la colpevolezza di un individuo sulla base di accuse lanciate da un’unica persona: sarebbe la terra franca della calunnia e della rappresaglia.



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NOTE IN CALCE

[60] Molte opere cinematografiche vertono su questo tema. Il film Girolimoni il mostro di Roma (1972, di Damiano Damiani, con Nino Manfredi) narra la storia vera di un fotografo romano, vissuto ai tempi di Mussolini, che fu arrestato dietro accuse infamanti di aver violentato e assassinato delle bambine, poi rilasciato e prosciolto definitivamente, e morto infine poverissimo e solo. Il film Furia (capolavoro di Fritz Lang del 1936, con Spencer Tracy) racconta di un uomo incarcerato dopo essere stato erroneamente incriminato del sequestro di una bambina, e che viene sottoposto a linciaggio da una folla inferocita, che dà fuoco alla prigione in cui è custodito. Il sospetto, film danese del 2012, di Thomas Vinterberg, parla di un uomo che paga le conseguenze delle bugie di una bambina. “Lucas perde il lavoro, … al supermercato viene malmenato e buttato fuori: la calunnia si è fatta cancro, Lucas è un mostro. Un pedofilo.” Secondo Natalia Aspesi de La Repubblica (22/11/2012) ‘pare più giusto credere a quel che dicono i bambini fino a quando non si smentiscono, mentre è facile non credere a ciò che dice in sua difesa un adulto che in quanto tale non può essere innocente’. Fabio Ferzetti (Il Messaggero, stessa data) ‘Nessuno, né a scuola né in paese, mette in dubbio le parole della piccola Klara, che tenta timidamente di ritrattare ma finisce per credere lei stessa alla propria storia. Nessuno verifica nulla. La paranoia dilaga’.

[61] È tristemente noto come, specie nel passato, false accuse di abusi sui figli siano state prodotte durante cause di divorzio o di affidamento.

[62] Citazione originale: “However surprising the allegations, the elder should not indicate disbelief in any way. Nor should he express any criticism of the complainant.”.
[Modificato da EverLastingLife 03/07/2018 11:00]