00 07/12/2018 15:04
Il calcio

L’attaccante e` estatico nella sua corsa.
Dinanzi a se´ vede il campo soltanto!
E proprio per questo ha curvato il suo corpo
focoso ad arco, proteso in avanti.
E come una stola l’anima vola,
la clavicola batte con grande baldanza
sul punto nel qual s’arrotonda la stola.
La membrana in fondo all’orecchio suo danza,
e danza anche l’uva in fondo alla gola,
e sulla difesa il pallone s’invola.
Lo colpiscono tutti, a caso e per ore,
gli danno persino veleno da bere,
il veleno di ferro di cui ha timore
e` quello pero` delle scarpe: il dolore.
E buttalo fuori!
Si crea una mischia nell’area, in difesa,
i terzini han le facce rigonfie per l’aria,
ma verso di loro attraverso distese
e piazze, e nevi, e fiumi, e mari,
lustrata ad hoc l’armatura sfarzosa,
inclinato che sembra che sia un meridiano,
saetta il pallone.
L’attaccante ha un’anima, vi arde passione,
nei ginocchi d’acciaio risuonan boati
ma gia` dalla gola zampillan fontane,
lui cade, poi urla: “Ci hanno ingannati!”
Il pallone e` sbattuto tra i muri e d’intorno,
fa fumo, si gonfia e ride da matti,
poi strizza l’occhietto e fa: “Buona notte!”,
poi apre l’occhietto e dice: “Buon giorno!”,
infierisce su lui come sui topi i gatti.
E di fila ben quattro gol han segnato,
ma le trombe per loro non hanno squillato,
li ha conteggiati, dal pallottoliere
li ha cancellati il mesto portiere
ha gridato: sia notte! La notte davvero
si posa e il sipario-diamante riecheggia.
Nella piccola luna dell’atmosfera
infila la chiave che pure nereggia.
L’ospedale e´ aperto. Finisce la festa,
l’attaccante riposa qui senza testa.
Legando con funi il testardo pallone,
stan sopra di lui due lance di rame,
e penetra l’acqua fin nelle incisioni,
dalla lapide cola, e vien d’oltretomba,
e l’uva si secca in fondo alla gola.
Attaccante, riposa, girato al contrario.
Tu sopra la terra riposi,
attaccante!
E` caduta, profonda, gia` l’alba sul mondo,
le fanciulle con l’alba fan danze e fan canti
vicino al ruscello profondo profondo.
Nella casa lilla` come in tempi passati
appassiscono in camera ancora i parati,
ogni giorno la mamma si fa piu` avvizzita. . .
Tu riposa, attaccante!
Noi viviamo la vita.

1926
[N. Zabolockij, “Futbol”, Ivi, pp. 74-75. Traduzione di Massimo Maurizio]
[Modificato da Chameleon. 07/12/2018 15:05]