Il problema è la nostra assolutizzazione dei valori dell'
hic et nunc.
"Noi occidentali siamo i migliori, noi del 2018 siamo il top raggiunto nella Storia" e così via.
Si ragiona in base a "più libertà sono concesse, più si mette questa vita sopra tutto, e più un pensiero che fa capo a tali valori mi piace".
Quando si dice che Dio agisce nella Storia, si va ad indicare che Dio compie le sue volontà adattandosi agli schemi culturali presenti in un dato momento storico.
Si pensi a Giobbe che viene ricompensato con altrettanti animali e figli: oggi uno di noi concepirebbe come un abominio il sostituire i figli persi con altri figli, giacché non è come far tornare in vita le stesse persone. Ma nella concezione dell'epoca, quell'azione era vista come ampiamente compensativa.
Stessa cosa per l'occhio per occhio, dente per dente.
O forse pretendiamo che Dio doveva incidere delle tavolette con scritta la "Dichiarazione universale dei diritti umani" per gente che non aveva le basi storiche per "arrivarci"?
O che doveva fornire regole per aspetti che all'epoca non erano ancora contemplati?
La Storia dell'uomo è anche Storia di evoluzione culturale e di costumi. Dio comunicava nella "lingua" e secondo gli aspetti antropologici del tempo, così come non poteva descrivere nella Bibbia il DNA se quegli uomini, in assenza di microscopio e di studi, non sapevano minimamente cosa fossero i mattoni del DNA.
Quegli uomini conoscevano solo battaglie e legnate da una parte e abbondanza di cibo e figli dall'altra?
E Dio comunicava con quel linguaggio.
Chiedere soluzioni adatte e considerate migliori dall'uomo occidentale del XXI° secolo significa pretendere che Dio ricompensasse gli israeliti con buoni pasto dell'Esselunga invece che con la manna...
Oppure, diventando ancora più pragmatici: se voglio premiare un cane, non gli dò 10.000 euro in contanti, ma una scatoletta di carne che vale un euro e di cui il cane può almeno capire e apprezzare il valore.
[Modificato da Chameleon. 05/03/2019 19:38]