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Come divenni cane
Questo poi è proprio intollerabile!
Sono tutti morsi di rabbia.
Io non mi arrabbio come fate voi:
io, come un cane, al volto della luna nudafronte,
darei sotto
a ululare tutto.

Nervi, probabilmente…
Meglio uscire,
fare due passi.
Ma anche in strada non mi calmo alla vista di nessuno.
Bisogna rispondere,
è una conoscente.
Lo voglio,
ma sento che non ci riesco in forma umana.

Ma che mi sta succedendo?
Fosse un sogno?
Mi palpo:
sono lo stesso di prima,
la faccia è quella solita che conosco.
Tocco le labbra
ma sotto un labbro
c’è una zanna.

Subito mi copro in faccia come per soffiarmi il naso.
E via verso casa a lunghi passi.
Circospetto, doppio il posto di polizia,
e d’un tratto un rintronante:
“Guardia!
La coda!”

Ci passo la mano e rimango.
Peggio questo
di qualunque zanna,
e, senza neppure accorgermene nel mio frenetico galoppo,
da sotto la giacca
mi si è srotolato il codone
che mi sventaglia dietro,
enorme, canino.

E adesso?
Uno si mette a urlare e ammassa folla.
E poi un secondo, più un terzo, più un quarto.
Calpestano una vecchietta.
Quella, a segni di croce, strilla qualcosa sul diavolo.

E quando coi baffoni-scopette rizzati,
la folla mi si fece incontro,
smisurata,
imbestialita,
io mi misi carponi
e presi ad abbaiare:
“Bau! bau! bau!”

(1915)