L' onere della prova è a carico di chi dichiara una certa cosa. Chi dichiara che Dio esiste assolutamente , dovrebbe essere in grado di portare prove empiriche della sua esistenza . Io credo nell ' esistenza dei puffi. Mi provi lei che i puffi non esistono, oppure taccia. È così che ragionate voi, no ? "
Quindi mentre l'ateo sa che non deve dimostrare niente perché non vede nessun Dio, per noi credenti é diverso.
Cosa risponderesti?
Questa è un'obiezione errata, perché si presenta l'onere di provare una cosa molto specifica e inequivocabile, mentre in realtà non si sta parlando dei Puffi o di Allah o del Re Thor, ma di una generica intelligenza ordinatrice.
A questa si può arrivare per deduzione logica, senza dover provare la pelle blu, le vergini o il martello in mano.
Dal punto di vista ateo, porre sul piatto il dover provare il puffo, Thor o altri significa richiedere un passo oltre al necessario - una descrizione iper dettagliata di qualcosa che è la forma estetica di colui che agisce e non l'azione stessa - e quindi mettere in difficoltà l'interlocutore con la richiesta di una prova specifica.
Ma noi dovremmo dire all'ateo: "A noi, nel nostro dibattito, poco ci importa di definire la forma. Non lo chiamiamo neanche Dio, facciamo che possa essere qualsiasi essere, anche un extraterrestre o una intelligenza impersonale".
L'ateo tuttavia negherà ad ogni costo anche l'extraterrestre o l'intelligenza impersonale, perché sa benissimo che il solo cedere all'ammissione di una qualsiasi intelligenza ordinatrice come
necessaria, può aprire un margine di necessità dell'esistenza di Dio, e quindi mettere a rischio la sua comfort zone.
[Modificato da Chameleon. 03/05/2020 00:34]