uno stralcio di un'intervista al Prof. Giulio Tarro, nato a Messina il 9 luglio 1938, si è laureato con lode in Medicina e Chirurgia all'Università di Napoli nel 1962. Già professore di Virologia Oncologica dell'Università di Napoli, primario emerito dell'Ospedale "D. Cotugno", è stato "figlio scientifico" di Albert B. Sabin. Per primi hanno studiato l'associazione dei virus con alcuni tumori dell'uomo presso l'Università di Cincinnati, Ohio. Tarro ha scoperto la causa del cosiddetto "male oscuro di Napoli", isolando il virus respiratorio sinciziale nei bambini affetti da bronchiolite. In questa intervista Giulio Tarro risponde in modo molto articolato sull'emergenza Covid19.
«L'alta mortalità è dovuta non certo a un virus più cattivo, ma alla sottostima del numero dei contagiati, soprattutto nel Nord Italia. In Italia, i contagiati da Covid19 non sono quelli conteggiati dalla Protezione civile, basandosi solo sui pochi tamponi diagnostici effettuati dalle Regioni. Assolutamente no. Le stime più attendibili prospettano, al pari delle periodiche epidemie influenzali dai sei ai dieci milioni di contagiati da Covid19, solo in Italia. A questo dato sicuramente non marginale, se ne deve aggiungere un altro. Credo e lo dico convintamente, che vi sia un'eccessiva enfasi nella divulgazione dei numeri. In base ai dati dell'Istituto Superiore di Sanità di cartelle cliniche relative ad esami autoptici eseguiti su presunte vittime da Covid19 abbiamo che in 909 casi solo 19 sono da attribuirsi come causa diretta e reale al Sars-CoV2. Sottolineo che col tempo, rispetto alle analisi iniziali, dove vi era un'attenta analisi delle cartelle cliniche dei pazienti, si è forse fatto confusione tra persone con coronavirus e persone morte di coronavirus».
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La sua posizione sulle vaccinazioni è controversa. Dicono sia un "No Vax", è vero?
«Nella vita io ho studiato per cercare vaccini, quindi declino fermamente questo appellativo. Tuttavia, l'obbligo vaccinale di massa non ha alcun senso ed è a mio avviso controproducente. È chiaro che la vaccinazione, in generale, è un fatto positivo per la salute delle popolazioni ma bisognerebbe fare un'anamnesi di ogni caso, capire quale è la storia di ogni paziente. Noi siamo invece al cospetto di campagne di massa e di medici che per principio dicono che i vaccini non hanno effetti collaterali. Ma è assurdo. Il vaccino è di per sé un farmaco e può avere effetti collaterali, anche gravi».
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Il mondo è alla ricerca spasmodica di un vaccino. È una soluzione?
«Nell'affrontare le epidemie servono due cose: competenza e ordine, soprattutto nelle vaccinazioni. La soluzione non sarà il vaccino anche perché in questo momento non ce l'abbiamo. Per un vaccino efficace e "privo di rischi" ci vogliono "almeno diciotto mesi" e non è detto che in questo caso funzioni perché non esiste un solo Covid19. Un virus può mutare in appena cinque giorni. Sulla sostanziale differenza del virus presente qui da noi con quello di Wuhan, già a fine febbraio c'era uno studio, riportato anche nella dichiarazione del dottor D'Anna, che evidenziava come ben cinque nucleotidi del ceppo padano risultassero differenti rispetto al ceppo cinese di Wuhan. Il vaccino, per principio, è un metodo di prevenzione. Quello contro l'Aids lo aspettiamo da 30 anni e non siamo riusciti a trovarlo. Siamo in presenza di un virus estremamente mutevole.