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"Omnia adversus veritatem de ipsa veritate constructa sunt. Queste sono le parole con le quali, alla fine del II secolo, l’apologeta Tertulliano descrisse magistralmente chi attingendo dalle “Sacre Scritture” alcune informazioni, poi le riorganizzava snaturandone il significato e presentandole in maniera da avvalorare insegnamenti lontani da quelli che in verità veicolava, e veicola, il testo biblico.

Si tratta di un modus operandi noto sin dall’alba del cristianesimo, a partire dall’eretico Marcione sino ad arrivare ai giorni nostri con il sig. Mauro Biglino il quale, attraverso un’indiscutibile arte oratoria, offre lezioni che mettono in dubbio la traduzione e l’esegesi dei manoscritti biblici, così come presentate dall’ecumene accademica, arrivando ad insinuare, nemmeno tanto velatamente, l’accusa di una certa malafede da parte di teologi e religiosi che non insegnerebbero la verità su Dio e sulla storia “sacra”.

È quantomeno curioso come sia lo stesso Biglino ad affermare che “dell’Antico Testamento se ne devono occupare scienziati, storici, archeologi, filologi, linguisti, sociologi, psicologi, antropologi, [ma] di quel libro non se ne devono occupare i teologi” per la ragione poc’anzi esposta. Decisamente curioso. Visto che lo stesso Biglino non riveste nessuna delle figure da lui stesso elencate (non possedendo alcun titolo accademico), si potrebbero archiviare le sue affermazioni senza degnarle di alcuna seria considerazione, cosa che peraltro fa la quasi totalità degli studiosi. Se però questo “silenzio” viene usato per avvalorare le sue tesi, ritengo personalmente necessario romperlo per rispondere ad alcune domande formulate da persone sinceramente interessate all’argomento."

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