Seabiscuit, 21.01.2021 14:42:
continuo a non capire cosa ci trovi di simbolico.
(...)
3) il comando sul astenersi dal sangue non ha nulla di simbolico
Mi riferisco al comando espresso sempre in Levitico, relativo all’attitudine e alla condotta nei riguardi degli animali, in quanto creature viventi: anche questo mi sembra un comando con una
valenza, un
significato, una
portata simbolica:
Levitico 17:13-16 TNM
13 “‘Se un israelita o uno straniero che risiede tra voi va a caccia e prende un animale selvatico o un uccello che si può mangiare, ne deve versare il sangue e coprirlo di terra. 14 Infatti la vita di ogni tipo di carne è il suo sangue, perché la vita* è nel sangue. Di conseguenza ho detto agli israeliti: “Non dovete mangiare il sangue di nessun tipo di carne, perché la vita di ogni tipo di carne è il suo sangue. Chiunque lo mangi sarà stroncato”.*
Come per gli altri 3 comandi citati nel post iniziale, anche questo che concerne il trattamento da riservare al sangue di un animale ucciso mi pare abbia più
rilievo sul piano simbolico,
piuttosto che sul piano pratico
(sottolineo
piuttosto perché non escludo la possibilità di un eventuale risvolto pratico, sanitario, salutistico)
Il suo significato, o senso profondo, si comprende meglio grazie anche alla nuova versione della TNM che rende con “
vita” ciò che prima era reso con “
anima”.
Così, se prima si poteva intendere, tra le varie interpretazioni, che il senso del divieto fosse piuttosto legato ad un problema pratico, per così dire, di “vampirismo anìmico”, per cui consumando il sangue si sarebbe integrato nel proprio corpo le varie “anime” degli animali uccisi.... perché letteralmente “
l’anima della carne è nel sangue”....
... ora, con la nuova versione, si comprende meglio che
l’essenza del divieto ha una
valenza fortemente simbolica, figurativa; e questo in relazione al rispetto e alla sacralità della vita in generale,
perché agli occhi di Dio il sangue rappresenta la vita o, detto altrimenti, nelle Sacre Scritture
la vita è simbolizzata dal sangue.. Infatti possiamo dire che il sangue è il vettore della vita, ossia l’aspetto visibile, tangibile e concreto di qualche cosa che è più “sottile”, astratto e intangibile come “la vita”.
Quindi, consapevoli di questo, quando si uccide un animale per cibarsene e si versa il suo sangue a terra, attraverso questo atto simbolico, a valenza rituale, in pratica si attesta e si rinnova la nostra gratitudine verso il Datore di Vita che ci ha fornito il cibo e -nel contempo- concretamente si mostra rispetto e sacralità per la vita stessa, piuttosto che verso il sangue di per sé.
O no?
[Modificato da I-gua 22/01/2021 05:54]