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Alcune questioni sollevate da un documento firmato da più di 1.500 leader religiosi del Regno Unito contro il “passaporto vaccinale

Man mano che avanza la campagna di vaccinazione a livello internazionale, Governi, università, imprese di trasporti o dello spettacolo…, tutti cercano di trovare misure per superare definitivamente le restrizioni imposte dal virus Covid-19.

In questo contesto, vari Governi stanno promuovendo l’introduzione di un passaporto di immunizzazione che permetterebbe ai cittadini di viaggiare o di accedere a determinati servizi.

In Florida (Stati Uniti), il governatore Ron DeSantis ha minacciato la compagnia di navi da crociera Norwegian, la terza più grande al mondo, di proibire l’utilizzo dei porti del suo Stato se imporrà il vaccino a clienti ed equipaggio.

Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità si è mostrata contraria a imporre le prove di vaccinazione per i viaggi.

“Considerando che esiste un numero limitato di dosi di vaccini, la vaccinazione obbligatoria dei viaggiatori porterebbe a una mancanza di disponibilità di vaccini per fasce prioritarie considerate ad alto rischio”, sostiene.

Alcune università degli Stati Uniti, anche cattoliche, hanno annunciato che gli allievi che vorranno immatricolarsi il prossimo anno accademico dovranno mostrare il certificato di vaccinazione.

Protesta dei leader religiosi britannici

In questo contesto, suscita interesse la lettera aperta indirizzata al Primo Ministro britannico Boris Johnson firmata da 1.533 leader e rappresentanti religiosi del Regno Unito di diverse confessioni cristiane, inclusi alcuni cattolici. In essa ci si oppone a quello che viene chiamato erroneamente “passaporto vaccinale”, lì noto anche come “freedom pass” (passaporto della libertà).

Nel testo si legge che “l’introduzione di passaporti vaccinali costituirebbe una forma immorale di coercizione e di violazione del principio del consenso informato”.

“La gente può avere vari motivi per non poter o non voler ricevere vaccini disponibili, incluse, nel caso di alcuni cristiani, serie questioni di coscienza legate all’etica della produzione o dei test dei vaccini”, aggiungono.

“Si rischia di creare due livelli di società: un apartheid medico, in cui una sottoclasse di persone che ha rifiutato i vaccini viene esclusa da aree significative della vita pubblica”.

“Questo schema potrebbe porre fine alla democrazia liberale come oggi la conosciamo, e creare uno stato di controllo in cui il Governo utilizza la tecnologia per controllare aspetti della vita dei cittadini”, affermano i leader religiosi.

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