Cassazione, crocifisso in aula se la comunità scolastica è d'accordo
Eventualmente con i simboli altre fedi religiose e cercando un'intesa tra tutti
ANSA
L’aula di una classe “può accogliere la presenza del crocifisso quando la comunità scolastica interessata valuti e decida in autonomia di esporlo, eventualmente accompagnandolo con i simboli di altre confessioni presenti nella classe e in ogni caso ricercando un ragionevole accomodamento tra eventuali posizioni difformi”.
È quanto ha stabilito la corte di Cassazione (sentenza n. 24414, pubblicata oggi) che a Sezioni Unite, si è occupata dell’affissione del crocifisso nelle aule scolastiche.
L’obbligo di affissione è incostituzionale, come specifica la Cassazione enunciando un principio di diritto. “In base alla Costituzione repubblicana, ispirata al principio di laicità dello Stato e alla salvaguardia della libertà religiosa positiva e negativa,
non è consentita, nelle aule delle scuole pubbliche, l’affissione obbligatoria, per determinazione dei pubblici poteri, del simbolo religioso del crocifisso”.
“L’articolo 118 del regio decreto 965 del 1924 - si legge nella sentenza - che comprende il crocifisso tra gli arredi scolastici, deve essere interpretato in conformità alla Costituzione e alla legislazione che dei principi costituzionali costituisce svolgimento ed attuazione, nel senso che la comunità scolastica può decidere se esporre il crocifisso in aula con valutazione del fatto che sia frutto del rispetto delle convinzioni di tutti i componenti della medesima comunità, ricercando un ‘ragionevole accomodamento’ tra eventuali posizioni difformi”.
In particolare, la questione esaminata dalla Cassazione riguardava la compatibilità tra l’ordine di esposizione del crocifisso, impartito dal dirigente scolastico di un istituto professionale statale sulla base di una delibera assunta a maggioranza dall’assemblea di classe degli studenti, e la libertà di coscienza in materia religiosa del docente che desiderava fare le sue lezioni senza il simbolo religioso appeso alla parete.
Il docente dissenziente, si legge in una nota della Suprema Corte, “non ha un potere di veto o di interdizione assoluta rispetto all’affissione del crocifisso, ma deve essere ricercata, da parte della scuola, una soluzione che tenga conto del suo punto di vista e che rispetti la sua libertà negativa di religione”.
“Le Sezioni Unite hanno rilevato che la circolare del dirigente scolastico, consistente nel puro e semplice ordine di affissione del simbolo religioso, non è conforme al modello di una comunità scolastica dialogante che ricerca una soluzione condivisa nel rispetto delle diverse sensibilità”. Per questo è decaduta la sanzione disciplinare inflitta al professore. “L’affissione del crocifisso - al quale si legano, in un Paese come l’Italia, l’esperienza vissuta di una comunità e la tradizione culturale di un popolo - non costituisce un atto di discriminazione del docente dissenziente per causa di religione. Non è stata quindi accolta la richiesta di risarcimento danni formulata dal docente, in quanto non si è ritenuto che sia stata condizionata la sua libertà di espressione e di insegnamento”, conclude la nota della Cassazione.
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[Modificato da Angelo Serafino53 10/09/2021 10:21]