Angelo Serafino53, 18/11/2021 18:05:
Finalmente qualcuno mette un pò di carne al fuoco. Grazie.
Mi sembra molto chiaro il tentativo dello SFS di raggiare il problema facendo finta di niente. Vediamo nel dettaglio la fallacità del ragionamento:
1) Viene detto che il tormento è legato allo stato di
prigionia.
2) Viene chiaramente detto che
Nella Bibbia basanìzo ricorre in vari contesti. Per esempio un servo affetto da paralisi era “gravemente tormentato” (NM) o ‘soffriva terribilmente’ (CEI). (Mt 8:6; cfr. 4:24). Anche Lot “si tormentava ogni giorno nella sua anima” (CEI) o “si sentiva torturare l’anima” (PIB) a motivo delle azioni illegali della popolazione di Sodoma. (2Pt 2:8) Il termine è usato anche per descrivere la difficile navigazione di una barca. — Mt 14:24; Mr 6:48.. In questo passaggio viene quindi confermato il significato più immediato del verbo "
tormentare".
3) Dopo queste citazioni in maniera
inspiegabile lo SFS dice:
Alcuni commentatori citano passi biblici in cui ricorre la parola “tormento” per sostenere la dottrina della sofferenza eterna nel fuoco. Ma, come si è detto, ci sono motivi scritturali per ritenere che Rivelazione 20:10 non abbia questo significato.
Come si è detto cosa se prima viene confermato il significato che tutti conoscono di tormento?
4) Finalmente lo SFS cerca di dare una spiegazione biblica e dice
Infatti il versetto 14 mostra che il “lago di fuoco” in cui avviene il tormento significa in effetti “la seconda morte”.. Ma questo di suo non significa nulla dato che, viste tutte le premesse, banalmente la seconda morte diventa una condizione di tormento.
5) Alla fine lo SFS si decide a dare una spiegazione in qualche modo razionale:
E per quanto Gesù abbia parlato di un “ricco” che era “nei tormenti” (Lu 16:23, 28), alla voce LAZZARO (n. 2) viene spiegato che egli non stava descrivendo l’esperienza letterale di una persona reale, ma che stava facendo un’illustrazione. In Rivelazione ci sono diversi altri casi in cui “tormento” ha chiaramente significato illustrativo o simbolico, come risulta dal contesto. — Ri 9:5; 11:10; 18:7, 10.
Questo è il classico falso ragionamento che siete tutti soliti fare. Siccome Gesù stava parlando con un linguaggio simbolico, non si riferiva quindi ad una persona reale, quindi quello che dice non ha alcun valore esegetico di insegnamento e messaggio per tutti noi. Ma Gesù non parla mai di casi reali, anzi, è famoso proprio per il linguaggio iperbolico figurativo che è solito usare. Dunque secondo lo SFS bisognerebbe di fatto prendere tutto l'insegnamento di Gesù e gettarlo nel cestino, dato che non si riferisce mai a casi reali. Vi rendete conto di quanto è fallace questo modo di argomentare?
https://wol.jw.org/it/wol/d/r6/lp-i/2008247?q=La+metafora+della+pietra+di+paragone+nella+Bibbia&p=par
Dato che alla parola "tormento" viene associato il concetto di "pietra di inciampo", lo SFS ne illustra il significato dicendo:
la parola si riferiva anche al tormento patito da chi veniva messo alla prova con la tortura.
Dato che erano i carcerieri a tormentare i prigionieri, il termine derivato da “pietra di paragone” finì per indicare anche i carcerieri. Infatti la Bibbia riporta un’illustrazione di Gesù in cui uno schiavo ingrato viene consegnato ai “carcerieri”, chiamati in altre traduzioni “aguzzini” o “torturatori”. (Matteo 18:34; CEI, Nuova Riveduta, Nardoni) A proposito di questo versetto, un’enciclopedia biblica osserva: “Probabilmente la detenzione stessa era considerata un ‘tormento’ (e senza dubbio lo era), e i ‘tormentatori’ dovevano essere nient’altro che carcerieri”. (The International Standard Bible Encyclopaedia) Questo ci consente di comprendere un passo della Bibbia molto interessante.
Come è possibile vedere, la parola tormento a pieno titolo nella Bibbia viene usata per il suo significato classico, al più viene associata al concetto di prigionia che indica comunque una condizione di esistenza degradata, ma
mai è possibile associare alla parola tormento il concetto di annichilimento della persona tanto caro a voi. Del resto il concetto di morte che avevano gli antichi ebrei è sicuramente collegato al concetto di prigionia; le persone morte infatti venivano imprigionate nelle profondità della terra, esistendo sotto forma di ombre che non producevano alcuna attività, come le persone in coma, che continuano però esistere e ad avere la dignità di persone. Questo concetto di morte continua a valere anche nel NT, in quanto chi non è un vero cristiano (prima risurrezione), finisce nell'Ades o nel mare (Rivelazione 20). La differenza la fa Gesù Cristo, che con la risurrezione ha vinto la morte, non solo per se stesso grazie al Padre, ma per tutti noi che se crediamo in lui diventiamo immortali come lui (Gv. 11). Questo è il motivo per cui Giovanni vede le anime di persone morte in Cielo sotto l'altare, che sono tutto tranne che morte per come lo intendevano gli antichi ebrei (Rivelazione 6:9).
Per quanto tempo devo ripetere sempre le stesse cose, senza che nessuno di voi riesca a fornire delle controdeduzioni sensate? Non sarebbe il caso di accettare quello che dice veramente il NT e abbandonare le false credenze umane?