Simon:
Se da un lato a noi tdG non sembra opportuno venire a patti col monoteismo, dall'altro è indubbio che la novità del cristianesimo nascente non consisteva nel ruolo del Padre bensi' proprio in quello del figlio.
I primi cristiani si trovarono di fronte a due possibili soluzioni nel tentativo di integrare la figura del Figlio all'interno del monoteismo ebraico: la prima e la più semplice era di farne un essere divino comunque subordinato al Padre, mentre la seconda possibilità era quella trinitaria.
La prima ipotesi non fu per nulla disprezzabile e fu condivisa da numerosi cristiani dell'antichità che, pur considerando il Figlio della stessa natura del Padre, lo mantenevano in una posizione decisamente inferiore al Padre, anche per non scandalizzare il monoteismo ebraico. Significative sono le testimonianze di:
· Clemente Alessandrino, Stromata, V, 14 (Sapienza creata per prima);
· Taziano, Discorso ai Greci, V (Opera primigenia del Padre);
· Giustino, Apologia I, 13 (Il Figlio di Colui che è Dio lo poniamo al secondo posto):
· Giustino, Apologia I, 32 (La prima potenza dopo Dio Padre è il Verbo, il Figlio);
· Origene, Contro Celso, VIII, 15 (Il Figlio non è più potente del Padre ma inferiore a Lui);
· Origene, I Principi, I, 3, 5 (Il Figlio è inferiore rispetto al Padre ... infatti è secondo dopo il Padre);
· Tertulliano, Contro Prassea, VI (Sapienza seconda persona creata);
· Eusebio di Cesarea, Storia Ecclesiastica, I, 2, 6 (Sola creatura di Dio preesistente al mondo).
Il problema purtroppo esplose con Ario (anziano della chiesa di Antiochia, già avanti negli anni ma ancora sanguigno estroso, buffo, polemico, caratteriale, talora un po' tignoso e quasi sempre molto goliardico), che oltre a fare del Logos una figura subordinata al Padre, negò che fosse della stessa sostanza del Padre: se fosse stato della stessa sostanza del Padre ci sarebbero stati due dei ed il monoteismo ebraico sarebbe stato violato.