00 02/01/2008 18:06
Dall'Annuario dei TDG 1992

Kenya e paesi vicini

A LONDRA 144 anni fa non si parlava d’altro: Johannes Rebmann, un esploratore tedesco, aveva riferito di aver visto una grande montagna nell’Africa orientale, una montagna così alta che la cima era ammantata di neve. Benché molti fossero colpiti da questa notizia sensazionale, i geografi scuotevano il capo. Neve all’equatore? Frutto dell’immaginazione di Rebmann, conclusero.

In anni successivi altri esploratori europei riportarono per sentito dire storie di uomini primitivi, minuscoli, che vivevano nelle foreste, uomini che nessun bianco aveva mai visto. Ancora una volta gli esperti rimasero scettici. Certo erano tutte favole.

Ma in entrambi i casi gli esperti si sbagliavano. Ulteriori esplorazioni confermarono l’esistenza del superbo Kilimangiaro, ammantato di neve tutto l’anno. Fu confermata anche l’esistenza dei pigmei: uomini alti in media poco più di 1 metro e 35.

L’Africa orientale è davvero un paese meraviglioso! Fra tutte le parti della terra, poche possiedono il brio, il colore, la bellezza e il fascino di questa regione dell’Africa. Vi sono non solo montagne incappucciate di neve, ma anche deserti infuocati. In questa zona abitano gli uomini più piccoli del mondo, ma anche i più alti: i vatussi e i dinka, fra cui non è insolito trovare uomini alti 2 metri e 15.

Popoli e lingue

È un paese estremamente vario. I 150 milioni di abitanti sono suddivisi in più di 350 gruppi etnici. Nella sola Tanzania ce ne sono circa 125. In Kenya ci sono una quarantina di gruppi etnici diversi, dai kikuyu, assai numerosi nel moderno distretto commerciale di Nairobi, ai masai, popolo dedito alla pastorizia che si nutre prevalentemente del latte e del sangue del proprio bestiame.

Non sorprende che nell’Africa orientale anche le lingue siano numerose. Per quanto si possano grosso modo raggruppare in alcune famiglie linguistiche principali, le sottofamiglie e le lingue locali ne fanno salire il numero ad alcune centinaia. Nella sola Etiopia si parlano più di cento lingue, inclusa "una lingua pura" che unirà non solo l’Africa orientale ma tutto il mondo. — Sof. 3:9.

Monti, laghi e fauna

La maggior parte dell’Africa orientale ha un clima tropicale, mentre l’entroterra, costituito da altopiani, è fresco in paragone con le regioni costiere che sono molto calde. La zona è attraversata da nord a sud dalla Great Rift Valley, frattura della crosta terrestre lunga 6.400 chilometri. Lungo questa valle ci sono vulcani estinti. Il più famoso è il Kilimangiaro, che, con un’altitudine di quasi 6.000 metri, è la montagna più alta dell’Africa. Più a nord c’è il monte Kenya, un paradosso topografico: la base poggia sull’equatore riarso dal sole, mentre le cime gemelle sono coperte di nevi perenni.

I laghi fra i monti ospitano un’enorme quantità e varietà di uccelli acquatici: pellicani, martin pescatori, oche, gru, aironi, cicogne, ibis e spatole, per menzionarne solo alcuni. L’alto contenuto di carbonato di sodio di questi laghi favorisce lo sviluppo di artemie e alghe azzurre di cui si nutrono i fenicotteri. Nell’Africa orientale si trovano quasi due milioni di questi eleganti uccelli. Uno degli spettacoli più straordinari di tutto il continente è un grande stormo di fenicotteri in volo: una pennellata rosa attraverso la volta azzurra del cielo.

Ovunque guardiate ci sono uccelli strani, fantastici e belli. Una nettarinia dal piumaggio iridescente centellina il nettare di un fiore. Un uccello tessitore di color giallo vivo costruisce il suo nido intrecciato in mezzo ai papiri. Un avvoltoio si libra senza sforzo fra le nuvole.

Naturalmente ci sono anche animali grossi. Venite nella prateria e vedrete elefanti, zebre, rinoceronti, bufali, giraffe, leoni, leopardi e più di 60 specie di antilopi. Potrete sentire il rombo simile al tuono di un branco di migliaia di gnu in corsa, vedere un cercopiteco che fa capolino da un’acacia o uno struzzo allampanato in cerca di cibo.

Sì, sia nella pianura della Dancalia, una delle zone più calde della terra, sia sul Ruwenzori, dove giocano i gorilla, sia sulle spiagge bianche, su cui si trascinano tartarughe centenarie, riscontrerete che l’Africa orientale è un paese che non ha uguali.

Un caleidoscopio di religioni

La popolazione dell’Africa orientale ha seguito in genere le religioni tribali, fatta eccezione per l’Etiopia, dove dal IV secolo E.V. ha dominato la Chiesa Ortodossa Etiopica. Ma con la Mecca appena di là del Mar Rosso e con gli alisei, che sospingevano i dhow (bastimenti a vela) arabi dal Golfo Persico alla costa dell’Africa orientale, l’Islam trovò presto dei seguaci. Nel XVIII e XIX secolo la redditizia tratta degli schiavi, che venivano reclutati principalmente nella zona tra i grandi laghi dell’Africa e il porto di Zanzibar, permise ai musulmani di penetrare più a sud e nell’entroterra. Oggi circa il 40 per cento della popolazione dell’Africa orientale è musulmano, anche se in alcune nazioni, come l’Uganda, il Kenya, il Ruanda e le Seicelle, la percentuale è molto minore.

Il XIX secolo portò anche esploratori e missionari europei, che posero le basi del colonialismo. L’impero britannico accampò diritti su quelli che divennero il Sudan Anglo-Egiziano e l’Africa Orientale Britannica. La Somalia fu divisa tra inglesi, francesi e italiani. Il Belgio amministrava il Ruanda e l’Urundi (oggi Burundi). Per periodi più brevi l’Italia dominò l’Eritrea e la Germania governò l’Africa Orientale Tedesca, ora Tanzania. I missionari della cristianità divisero la regione in sfere d’influenza, consentendo a una particolare "chiesa" di avere una specie di monopolio in una determinata zona. Si costruirono scuole, si allestirono ospedali, e la Bibbia fu tradotta in molte lingue.

Oggi due terzi della popolazione del Kenya sono cristiani nominali, mentre in tutta l’Africa orientale meno della metà lo sono. Alcune tribù hanno conservato le credenze animistiche tradizionali, e oggi costituiscono tra un quarto e un quinto della popolazione. Gli immigrati asiatici sono rimasti fedeli alle religioni orientali.

In tempi più recenti il nazionalismo africano si è rafforzato, e negli anni ’60 un paese dopo l’altro ha ottenuto l’indipendenza. Nella maggioranza dei casi ciò ha significato maggiore libertà di adorazione. Il nazionalismo ha inoltre aperto le porte a molti nuovi profeti, autoproclamatisi tali, che hanno africanizzato le religioni della cristianità e fondato centinaia di nuove sette, fra le quali regna molta rivalità e confusione. Quando le controversie religiose si sono trasformate in odio, si è scatenata la persecuzione contro i seguaci di alcune religioni.

Le chiese della cristianità, implicate nella politica coloniale e in speculazioni finanziarie, non hanno dato un esempio cristiano, e non hanno neanche determinato cambiamenti morali permanenti nella maggioranza dei loro seguaci. Era tempo che la verità della Bibbia risplendesse nell’Africa orientale.

I primi pionieri accendono una fiaccola

Circa 60 anni dopo che i famosi esploratori Livingstone e Stanley si erano incontrati sulle rive del lago Tanganica, e quando le sorgenti più meridionali del Nilo non erano ancora state scoperte, si fecero i primi tentativi di far pervenire la luce della verità biblica in questa parte dell’Africa. In quel tempo gli Studenti Biblici erano già molto attivi in altre parti del mondo, smascheravano la falsità religiosa e avvertivano l’umanità del significato degli avvenimenti contemporanei. In Africa si fece il primo passo sulla costa occidentale e presso il Capo di Buona Speranza, l’estremità meridionale del continente.

Nel 1931, l’anno in cui gli Studenti Biblici di tutto il mondo adottarono il nuovo nome scritturale, testimoni di Geova, la filiale della Watch Tower Society a Città del Capo cercò il modo di seminare semi di verità biblica sulla costa orientale del continente e, se possibile, nell’entroterra. Gray Smith e il suo fratello maggiore Frank, due coraggiosi ministri pionieri di Città del Capo, partirono alla volta dell’Africa Orientale Britannica per esplorare le possibilità di diffondere la buona notizia. Presero un’automobile, una De Soto che trasformarono in caravan (casa mobile), la caricarono su una nave insieme a 40 scatole di libri e salparono per Mombasa, il porto del Kenya. Una ferrovia costruita in quel periodo collegava Mombasa con l’Uganda, attraversando gli altopiani del Kenya. Perciò, da Mombasa, i due pionieri spedirono i preziosi libri col treno a Nairobi, la capitale che si trovava a un’altitudine di circa 1.600 metri e dove circa 20 anni prima non c’erano che pochi capannoni sgangherati per il materiale ferroviario.

I fratelli Smith partirono quindi per Nairobi, un viaggio di 580 chilometri. Oggi i viaggiatori percorrono questa distanza in sette ore circa su una strada moderna, lastricata, ma in quei tempi un viaggio del genere con un caravan carico era una vera e propria avventura. Il rapporto inviato a Joseph F. Rutherford, l’allora presidente della Watch Tower Society, e pubblicato nella Torre di Guardia (inglese) del 1° agosto 1931, ci dà un’idea del viaggio compiuto dai due fratelli e dell’opera di testimonianza a Nairobi:

"Caro fratello Rutherford,

"Molte volte mio fratello ed io ti abbiamo ringraziato per il privilegio concessoci di venire dal Sudafrica a dare testimonianza in questo paese vergine.

"Abbiamo puntualmente spedito il nostro caravan da Città del Capo a Mombasa con il piroscafo ‘Llamtepher’; e dopo una piacevole traversata abbiamo iniziato il più terribile viaggio in macchina che io abbia mai fatto. Ci sono voluti quattro giorni, viaggiando tutto il giorno, per percorrere 580 chilometri, da Mombasa a Nairobi, dormendo all’aperto circondati da animali feroci.

"Ad ogni chilometro ho dovuto scendere col badile per spianare la strada, colmare buche, e anche tagliare erba degli elefanti e alberi per colmare pantani e permettere così alle ruote di far presa. Viaggiavamo tutto il giorno e parte della notte, ansiosi di iniziare l’opera di testimonianza.

"Finalmente siamo giunti a Nairobi, la capitale del Kenya, e vicino all’equatore e all’Africa Centrale; e il Signore ha benignamente benedetto i nostri sforzi con risultati eccezionali. Entrambi abbiamo lavorato 21 giorni, inclusi tutti i sabati e le domeniche, e in questo breve tempo abbiamo distribuito 600 opuscoli e 120 serie complete di nove volumi. Hanno minacciato di chiamare la polizia, ci hanno chiamato bugiardi, ci hanno insultato, ordinato di andarcene da certi uffici, ma abbiamo continuato, e la nostra opera è quasi finita. È stata accesa una fiaccola che arderà nell’Africa più nera. A giudicare da ciò che udiamo, l’opera ha messo sottosopra la Nairobi religiosa.

"Sto per fare ritorno a Città del Capo; mio fratello, invece, si prepara a portare il messaggio attraverso il Congo e la Rhodesia del Nord fino a Città del Capo, dove ci incontreremo nuovamente pronti per il prossimo privilegio.

Con te nel servizio del Maestro,

F. W. Smith, colportore".

Durante la dominazione coloniale i contatti con la popolazione africana erano limitati, perciò i fratelli Smith diedero quasi tutta la letteratura a cattolici venuti da Goa, sulla costa occidentale dell’India, per costruire la ferrovia. Ma i sacerdoti cattolici, furiosi a motivo delle verità spiegate in quelle pubblicazioni bibliche, raccolsero e bruciarono tutti i libri su cui riuscirono a mettere le mani.

In seguito i fratelli Smith presero la malaria, malattia che aveva stroncato la vita a molti viaggiatori. Gray dopo quattro mesi di ospedale si ristabilì, mentre suo fratello Frank morì prima di raggiungere Città del Capo.

Altri pionieri coraggiosi

Nel frattempo, in Sudafrica, i pionieri Robert Nisbet e David Norman si preparavano a ripetere quella prima impresa. Robert Nisbet ricorda che, quando arrivò dalla Scozia alla filiale di Città del Capo, gli furono mostrate 200 scatole di letteratura pronte per essere inviate nell’Africa orientale, un quantitativo di libri cinque volte superiore a quello dei fratelli Smith!

Proteggendosi dalla malaria dormendo sotto la zanzariera e prendendo ogni giorno dosi di chinino, il 31 agosto 1931 iniziarono la loro campagna a Dar es Salaam, capitale del Tanganica. Non era un compito facile. Il fratello Nisbet racconta: "La luce accecante del sole sulle strade lastricate, il caldo umido intenso e la necessità di portare pesanti carichi di letteratura da una visita all’altra erano solo alcune delle difficoltà che dovemmo affrontare. Ma eravamo giovani e forti e contenti di farlo".

Visitando negozi, uffici e case private, in due settimane questi due pionieri distribuirono quasi mille libri e opuscoli. Fra questi c’erano molte cosiddette Serie Arcobaleno, che comprendevano 9 libri di diversi colori sgargianti e 11 opuscoli che spiegavano la Bibbia. Non ci volle molto perché la Chiesa Cattolica emanasse un avviso che vietava a tutti i cattolici di avere in casa letteratura del genere.

Da Dar es Salaam i due pionieri passarono a Zanzibar, isola distante circa 40 chilometri dalla costa, che era stata un importante centro della tratta degli schiavi. L’omonima città vecchia, con il suo dedalo di stradine strette e tortuose, era impregnata dell’aroma dei chiodi di garofano, dato che l’isola ne era la principale esportatrice. La popolazione, che allora si aggirava sui 250.000 abitanti, era composta prevalentemente da musulmani di lingua swahili. Poiché era in inglese, la maggior parte della letteratura fu distribuita fra gli indiani e gli arabi che parlavano inglese.

Dopo essere rimasti dieci giorni a Zanzibar, i pionieri si imbarcarono su una nave diretta a Mombasa, in Kenya, per raggiungere gli altopiani kenioti. Da Mombasa proseguirono in treno, predicando nel territorio lungo la linea ferroviaria fino al lago Vittoria, proprio a sud dell’equatore.

Quindi in battello raggiunsero Kampala, capitale dell’Uganda, dove distribuirono molti libri e ottennero abbonamenti alla rivista L’Età d’Oro (ora Svegliatevi!). Un uomo che vide un amico leggere entusiasta il libro Governo percorse 80 chilometri per trovare i fratelli e procurarsi tutti i libri disponibili, oltre all’abbonamento alla rivista L’Età d’Oro.

Poi, passando da Jinja e Kisumu sul lago Vittoria, i due pionieri fecero ritorno a Mombasa. Qui distribuirono di nuovo molta letteratura e pronunciarono due discorsi biblici, a cui assisterono molte persone originarie di Goa. Di là tornarono via mare a Città del Capo, un viaggio di 5.000 chilometri. Complessivamente, i fratelli Nisbet e Norman distribuirono oltre 5.000 libri e opuscoli e fecero molti abbonamenti.

Via terra attraverso metà dell’Africa

Nel 1935, l’anno in cui grazie al progressivo intendimento biblico fu rivelato il radunamento di una grande folla che sarebbe vissuta su una terra paradisiaca, un gruppo di quattro Testimoni intraprese la terza campagna nell’Africa orientale. Erano Gray Smith, sopravvissuto alla prima campagna, con sua moglie Olga, e i due fratelli Nisbet, Robert e George. George era arrivato a Città del Capo in marzo.

Questa volta erano ben equipaggiati; per alloggio avevano due furgoni dotati di letti, cucina, riserva d’acqua, serbatoio extra di benzina e telaietti mobili con zanzariera. Ora si potevano raggiungere altre città, anche se a volte le piste erano invase da erbacce alte fino a tre metri. Questi pionieri spesso dormivano in zone disabitate e potevano vedere, udire e capire cos’era veramente l’Africa, con i suoi orizzonti sconfinati e la sua ricca fauna: di notte leoni che ruggivano, e di giorno zebre, gazzelle e giraffe che pascolavano pacificamente, oltre alla minacciosa presenza di rinoceronti ed elefanti.

Percorsero parte della strada che andava da Città del Capo al Cairo. In realtà si trattava di una pista polverosa e a tratti sassosa, interrotta da buche fangose e soffice sabbia e da fiumi da guadare. Giunti in Tanganica i quattro si separarono. I fratelli Nisbet si diressero verso Nairobi, mentre il fratello e la sorella Smith rimasero in Tanganica, che allora era sotto la dominazione britannica.

Poco dopo la polizia arrestò gli Smith e ordinò loro di ritornare in Sudafrica. Essi invece, seguendo i fratelli Nisbet, si diressero a nord verso Nairobi, dove ricevettero il permesso di soggiorno solo dopo aver versato alla polizia locale una cauzione rimborsabile di 160 dollari. I pionieri lavorarono sodo, distribuendo oltre 3.000 libri e circa 7.000 opuscoli, e ottenendo molti abbonamenti alla rivista L’Età d’Oro. Infine a motivo della crescente opposizione religiosa venne emanato l’ordine di espulsione. Dopo vigorose ma inutili proteste contro l’espulsione, tre dei pionieri iniziarono il viaggio di ritorno in Sudafrica, lasciando Robert Nisbet, malato di febbre tifoidea, in un ospedale di Nairobi. Egli però si riprese e fu anche in grado di tornare in Sudafrica.

In seguito Robert e George Nisbet ebbero il privilegio di frequentare la Scuola di Galaad e nel 1951 furono mandati come missionari a Maurizio, isola dell’Oceano Indiano. Robert Nisbet attualmente è in Australia, mentre suo fratello George ha prestato servizio nella filiale del Sudafrica sino alla morte, avvenuta nel 1989.

Come i missionari del I secolo menzionati nel libro di Atti, questi pionieri dimostrarono profondo amore per Geova e per i loro simili nonostante le difficoltà e i pericoli. Dei sei pionieri venuti nell’Africa orientale, quattro furono ricoverati in ospedale per lunghi periodi e uno morì. Eppure fu data testimonianza e la letteratura portò frutto. Per esempio, circa 30 anni dopo, in un remoto territorio rurale del Kenya, un Testimone trovò un uomo che aveva una copia del libro Riconciliazione, acquistato nel 1935. Anche quest’uomo ora è un Testimone.