00 23/01/2010 16:13
Caro Criztian,


Per quanto ho potuto vedere e approfondire, tutti i testi sembrano alludere all'idea di presenza visibile e percepibile attraverso i sensi



Questo è un discorso diverso, perché qualunque sia l'idea della presenza (reale o metaforica) non ci sarebbe ragione di tradurla con venuta. Voglio dire anche unìinterazione diretta e non impercepibile (se pure fosse, ma questo lo decide il contesto) non sarebbe comunque una "venuta" ma una "presenza".


Basta rileggere tutto l'elenco dei testi per notare che si tratta di interazione diretta sensoriale



Naturalmente, ma questa interezioni diretta o sensoriale non presuppone un presenza in carne e ossa. Nelle Scritture abbiamo attestazioni di femomeni esteriori, percepibili, della presenza divina (ad esempio la nuvola nel tempio) ma non implicano necessariamente una presenza fisica di Dio. Nel linguaggio scritturale Dio è presente nelle nuvole, nella tempesta, nella brezza quieta (I Re 19,12), nella sua parola, nello spirito, ecc... ma non si tratta di una presenza fisica, benché sia comunque reale, manifestata da certi eventi esteriori. Ad esemoio Giuseppe Flavio usa parousia a proposito della Shekinah che era la simbolica presenza di Dio nel tempio.

Dunque il termine indica tanto una presenza fisica che una spirituale o metaforica, caratterizzata comunque da eventi percepibili dai sensi.

Shalom
[Modificato da barnabino 23/01/2010 16:15]
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