Testimoni di Geova Online Forum Questo forum nasce con lo scopo primario di analizzare e confutare le critiche rivolte ai cristiani testimoni di Geova e ristabilire la verità relativamente a luoghi comuni e disinformazione varia, diffusi in ambienti pubblici. Forum con partecipazione moderata

GHIRLANDA

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    barnabino
    Post: 67.472
    00 04/05/2010 15:41
    Caro Polymetis,

    Scusa l'osservazione, ma francamente in questa conversazione ti stai comportando da persona isterica. Guarda che questa non è la lotta metafisica tra le forze del bene e quelle del male, ma semplicemente una discussione su un affresco antico.

    Arrivi ad accusare Spener dicendo "nessuno ti ha dato il permesso di copiare parte del mio intervento in questa discussione" dimenticando che è impossibile postare un intero documento PDF che per altro va ben oltre il problema della croce degli Aurelii. Ora, sapevi bene che il problema (compreso quello degli accenti) era facilmente superabile con un file doc e txt a cui potevi allegare delle immagini.

    Infine dici: "[la cancellazione del post con la citazione] E' quello che esigo , punto e basta. Quello è un mio lavoro, una mia proprietà intellettuale, e gradirei che non fosse martoriato da un incompetente che ha pensato di poterne fare un bignami decurando le mie argomentazioni". Di nuovo, non capisco perché attribuire a Spener la categoria di "incompetente", magari potrebbe essere la foma in cui hai voluto presentare la risposta ad essere scorretta. Il fatto che tu, a quanto o capito, parta con una serie di insulti non invita certo alla lettura, né fa presumere che in mezzo alle tue personalissime considerazioni del tutto prive di interesse scientifico tu metta delle perle di consdirazioni sull'ipogeo degli Aurelii. Non pensi che sia il taglio che hai dato alla risposta, piuttosto che l'incompetenza di Spener, a dar luogo a spiacevoli (a quanto tu dici) fraintendimenti?

    Comunque spetta all'amministrazione stabilie se ci sono gli estremi per cancellare il post, certo tu stai dando una spettacolo davvero poco edificante e che ti espone al ridicolo.

    IMHO [SM=g27994]

    [Modificato da barnabino 04/05/2010 15:43]
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    Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte

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    Morby968
    Post: 4.765
    TdG
    00 04/05/2010 15:43
    Re:
    Polymetis, 04/05/2010 15.31:

    "Polymetis,
    estrapola tu quello che vuoi, come vuoi, inerente a questa benedetta ghirlanda. Gli altri argomenteranno in base al bignami che farai tu.
    Mi sembra logico, ragionevole e sensato. "

    Come già detto ne tratto a più riprese nelle prime 35 pagine. Mi sembra già un'indicazione precisa, visto che vi potete risparmiare la lettura delle restanti 95.




    Si ma nelle prime 35 pagine c'è anche altro. Se fossi tu ad estrarre le parti che interessano questa discussione, di sicuro non ci sarebbe nessun violentatore della tua proprietà intellettuale e saremmo tutti più contenti.
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    barnabino
    Post: 67.472
    00 04/05/2010 15:46
    Caro Nevio,


    nevio63 ha letto ancora solo le prime 40 pagine



    Bene, potresti per cortesia postare esattamente le righe in cui si parla della croce dell'Ipogeo degli Aurelii? Non una riga di più né una di meno...

    Shalom
    [Modificato da barnabino 04/05/2010 15:47]
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    Morby968
    Post: 4.765
    TdG
    00 04/05/2010 15:47
    Re:
    barnabino, 04/05/2010 15.46:

    Caro Nevio,


    nevio63 ha letto ancora solo le prime 40 pagine



    Bene, potresti per cortesia postare esattamente le righe in cui si parla della corce dell'Ipogeo degli Aurelii? Non una riga di più né una di meno...

    Shalom




    Barnabino, secondo me sarebbe il caso che lo facesse Polymetis. Roba sua, sua responsabilità.
    [Modificato da Morby968 04/05/2010 15:48]
  • nevio63
    00 04/05/2010 15:51
    Re:
    barnabino, 04.05.2010 15:46:

    Caro Nevio,


    nevio63 ha letto ancora solo le prime 40 pagine



    Bene, potresti per cortesia postare esattamente le righe in cui si parla della croce dell'Ipogeo degli Aurelii? Non una riga di più né una di meno...

    Shalom



    Caro barnabino, nelle pagine che ho letto, forse ancora solo introduttive al cuore della questio, non si fanno che accenni alla ghirlanda, piuttosto che a palo/croce, pero' si preparano i controargomenti a una demolizione, presumo, totale degli argomenti contestati al Poly. Insomma, il bello verra' dopo....


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    barnabino
    Post: 67.472
    00 04/05/2010 15:55
    Mi pare di aver capito che non ne abbia intenzione, infatti per adesso invece di spiegare chiaramente il punto di vista accademico sulla corce degli Aurelii ha usato il suo (poco) tempo a:

    1. Lamentarsi della formattazione del testo

    2. Infarcire il post frasi di inutili considerazioni sull'incompetenza altrui

    3. Chiedere la cancellazione di una parte del suo lavoro che non ne rappresenterebbe il pensiero

    4. Inveire contro Spener

    Io credo che se avesse voluto da questa stamattina ad ora in meno di dieci minuti sarebbe stato in grado di fare un banale copia-incolla con i punti essenziali (magari purgati dai soliti isterismi contro gli "sfigati della Bible Belt") e le immagini utili alla discussione. Dieci minuti? Che dico dico, cinque sarebbero bastati ed avanzati... sempre che la forma iniziale sia corretta.

    Shalom
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    barnabino
    Post: 67.472
    00 04/05/2010 16:06
    Caro Nevio,


    non si fanno che accenni alla ghirlanda



    Si, ma a parte questi accenni, cosa si dice rispetto al consunsus accademico sulla questione? E' questo in discussione: che Polymetis ha colpevolmente (volutamente o per ignoranza) nascosto che su quell'affresco non esiste alcuna evidenza che sia una croce cristiana, non solo affermando addirittura che "non è plausibile dire che non sia cristiano" quando invece emerge che la ricerca più recente afferma proprio quello.

    Capisci? Il problema non è che Polymetis ha detto che quella è una croce cristiana, ciascuno è libero di credere alle tesi che vuole, ma piuttosto di aver prima nascosto e poi ritenuto "non plausibile" una tesi che invece scopriamo non solo del tutto plausibile, ma anche ampiamente accettata a livello accademico e proprio dalla ricerca più moderna e addirittura cattolica, Bisconti non è uno "sfigato della Bible Belt" ma Prof. di Iconografia cristiana al Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana.

    Ecco, a mio avviso, il vero problema: la malafede ed il voler ricondurre ogni discussione ad un'epica e metafisica lotta tra bene e male.

    Shalom
    [Modificato da barnabino 04/05/2010 16:29]
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  • Spener
    00 04/05/2010 16:12
    Comunque... dopo questo tentativo di "depistaggio", ribadisco quanto avevo scritto (con le opportune modifiche [SM=g27987] ):

    ------
    I motivi che ti sono stati spiegati per i quali lo scritto di Polymetis non viene letto, sono assolutamente condivisibili. Alla lunghezza evidentemente inadeguata ad un qualsiasi forum, devo tristemente sommare anche la mera questione di forma.
    Mi ricordo chiaramente che Polymetis accostò in qualche maniera l'elaborazione del suo scritto ... alla parola "tesi". Per quanto l'accostamento sia stato solo a carattere dimensionale, trovo la formulazione di una singola frase con ambo le parole alla pari di un orrendo ossimoro [SM=x1408430]

    Per quanto riguarda il contenuto in discussione, cioè quella della Ghirlanda, ha perfettamente ragione Barnabino. Ricordo infatti ciò che scrisse Polymetis:

    01/02/2010 15.41
    Un'altra bella croce del 253 nell’Ipogeo degli Aurelii, con un uomo che addita la croce nel cielo

    02/02/2010 19.39
    in base a che cosa tu ti permetta di venirmi a parlare di interpretazioni dell’Ipogeo degli Aureli facendoti scudo con questo o quel ricercatore

    A fronte di queste dichiarazioni, che cinematograficamente richiamano molto la famosa affermazione: “solo i Sith vivono di assoluti” (per i cultori di Guerre Stellari) [SM=g27987] , le ponderate, equilibrate e sobrie risposte di Barnabino sono state:

    "Mi limito solo ad osservare che gli studi specifici più recenti (quelli del Bisconti e di Himmelmann) non ritengono quel dipinto una croce cristiana, il che rivela, come minimo, un modo di procedere quanto meno dilettantesco ed approsimativo, dato che il manuale del Bisconti è quello riferimento in Italia"

    "Io mi sono limitato a citare il manuale del Bisconti che presenta una sintesi del punto della situazione. Che ovvimente vi sia un dibattito tra specialisti non lo metto in dubbio, ma non ci interessa"


    Ora, dopo aver letto questo estratto di Polymetis (immaginadomi gli accenti là dove la formattazione li ha persi [SM=g27987] ), veniamo a sapere che Barnabino aveva ragione (almeno per quanto riguarda la questione Ghirlanda che è oggetto di questo thread).

    Saluti
    Spener

    [Modificato da Spener 04/05/2010 16:13]
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    Polymetis
    Post: 1.440
    00 04/05/2010 18:21

    “Beh... non saprei se odio o disprezzo. Certo se l'odio passa anche per le parole tu come definiresti uno che ti apostrofasse in questo modo?

    "Ma quale scienza... non fatemi ridere, non potete fare prediche a nessuno... siete i maggiori piazzisti sul mercato di compilazioni di pareri acritici, fondamentalisti, scientificamente eterodossi, opera di outsider e sfigati americani della Bible Belt laureati nelle università metodiste del Sud degli States..."”



    Io la definisco giustizia sociale. È giusto che chi sparge pseudo-scienza e fondamentalismo religioso venga etichettato per quello che è.


    “Premetto, trovo che scrivere 130 pagine (che forse avrebbe fatto meglio a salvare in formato txt, con le immagini a parte) per rispondere a qualche post su di un forum sia segno non proprio di buon senso ed equlibrio da parte di un utente, soprattutto su un argomento marginale come questo, come detto la fede dei TdG che Gesù sia morto in croce, su di un palo o su una forca non cambia di una virgola. “



    Sarà pure marginale, ma credo che i TdG non abbiano dubbi a questo proposito, come del resto non hanno dubbi su alcunché che sia propinato loro dallo Schiavo, motivo per cui abbattere anche una singola posizione equivale a mostrare che la loro cosiddetta guida in materia di storia antica non è per nulla affidabile.


    “Infatti, quello che si criticava è proprio questo, ha consultato le fonti solo dopo che gli è stato mostrato che le sue dichiarazioni apodittiche sulla croce degli Aurelii erano scorrette. Scorrette non perché quella non potrebbe essere una croce, ma perché Polymetis lo ha dato per scontato, nasconcendo al lettore che invece esisteva sull'argomento una vasto dibattito con pareri per nulla concordi sulla possibilità di una croce cristiana.”



    Non c’è nessun obbligo di riportare tutte le posizioni quando si redige uno scritto, visto che su qualsiasi argomento sono potenzialmente infinite. Quello che ci si aspetta da uno scrittore è che riporti la posizione corretta, o se si vuole quella più accreditata. E’ diverso infatti il target divulgativo di un intervento su un forum da una dissertazione accademica. Se si fa una pubblicazione scientifica, può essere anche utile, qualora la discussione sia centrata su un singolo punto, far conoscere le varie posizioni su quel punto. Se invece la discussione non è di tipo accademico, né il particolare in questione è l’oggetto della dissertazione, bensì solo un elemento fra gli altri, allora mettersi a citare tutti i pareri su ogni particolare oltre che superfluo è pure impossibile. Ho seguito l’esempio di tutte le enciclopedie, anche antichistiche, citate nel mio post, come la Treccani d’Arte Antica, che, pur essendo questa tesi risalente agli anni Trenta, non l’hanno nominata. Questo perché se un lemma è sulla crocifissione, non c’è tempo di andare a vedere tutte le interpretazioni per ogni singolo dato, giacché non è il singolo dato l’oggetto del lemma, bensì si riportano i vari punti.
    Inoltre c’è una contraddizione nel tuo post, non puoi accusarmi di nascondere dei dati e al contempo dire che non ero a conoscenza di questi dati, c’è una palese contraddizione.


    “Le croci cristiane precostantiniane sono, come sappiamo, rarissime anche se nessuno mette in dubbio che nel III secolo cominciano ad apparire nelle catacombe come crux quadrata. La loro presenza è stata ampiamente ridimensionata dalla ricerca laica. Non vi sono in effetti evidenze che la croce prima del IV secolo fosse ampiamente diffuso come simbolo cristiano.”



    La più antica croce nelle catacombe è del II secolo, e non è vero che la ricerca le ha di recente ridimensionate, semmai la ricerca le ha di recente messe in luce. È un pregiudizio diffuso infatti che la croce venga dopo Costantino, al che con molta fatica sempre più studiosi hanno messo in luce che questo non è vero. CI sono una ventina di croci pre-costaniane a Roma, il Bisconti, che tu hai citato in maniera decurtata, le elenca. Ho provveduto nel pdf, nella parte dedicata a quest’argomento e che è stata tralasciata, a dare la riproduzione fotografica nel pdf di tutti i signa crucis citati da questo studioso.
    Inoltre, nessuno ha mai detto che prima del IV secolo la croce fosse un simbolo diffuso, e francamente non vedo proprio che cosa dovrebbe importarcene della diffusione. Quel che conta è che ci sono, e che smentiscono la tesi della WTS che la croce sia un simbolo post-costantiniano, e che solo a partire dal IV secolo alcuni iniziarono a credere che Cristo morì in croce (come se non bastasse già la schiacciante prova patristica, ho raccolto all’incirca 35 testimonia patristici della forma cruciforme dello stauros nel mio pdf, alcuni inediti a questi dibattiti internauti.)
    La croce poi, oltre che nelle croci vere e proprie, è spesso dissimulata in altri simboli, come ancore od asce, ed è sempre il tuo amato Bisconti a dircelo nel lemma “ancora” del suo dizionario. Ho citato nella parte dedicata a dispensa alcuni esempi piuttosto espliciti.


    “Inoltre la croce era un simbolo ampiamente utilizzato anche da non cristiani e pertanto non basta che vi sia la presenza di una "croce" per sostenere che sia "cristiana" ma vi devono essere”



    Non a caso si citano solitamente croci provenienti da cimiteri o catacombe cristiane, o che siano di forme non comuni al paganesimo romano, come le croci latine, che non hanno una simbologia pagana come invece le svastiche o le croci greche.


    “Proprio questo rende di difficile interpretazione il ciclo di dipinti dell'ipogeo (o mausoleo) degli Aurelii di via Manzoni che di per sé difficilmente possono essere letti come autenticamente "cristiani", per alcuni autori infatti sono temi pagani o gnostici, ed anche i difensori di un sito cristiano devo ammettere che si tratta comunque di "cristianesimo eterodosso" evidentemente per l'impossibilità di iscriversi totalmente nel repertorio di immagini cristiane.”



    Sempre il nostro amato Bisconti, che non sia mai che venga considerato assoluto solo quando fa comodo a te, parla di un esempio di sincresi privata, nel senso che si tratterebbe banalmente di cristiani ancora innamorati del loro patrimonio culturale e storico romano, che dunque, pur essendo cristiani, vogliono rappresentare alcune scene squisitamente romane sulla loro tomba. Il sottoscritto, che è cristiano ma ha una statua di Atena sul comodino, li capisce benissimo. Sono simili al tempio malatestiano di Rimini tanto per intenderci, una chiesa cristiana fatta da un innamorato dell’antichità classica, e che dunque è piena di opere “pagane”.


    “Chi nega le croci pre-costantiniane non nega certo l'esistenza in assoluto di qualunque uso della croce, anche in ambito cristiano (rimando a Graydon Syder, Ante Pacem, pp.58-64) piuttosto ne evidenzia la rarità rispetto ad altri simboli, l'ambiguità del suo utilizzo e soprattutto che non fosse in alcun modo recepito come simbolo del cristianesimo, cosa che divenne solo con Costantino attribuendogli un significato nuovo e diverso, significato che è quello che possiede tutt'ora. “



    È vero che non è “il simbolo del cristianesimo”, ma è certamente un simbolo. Basta leggere le accuse del pagano Cecilio riportate da Minucio Felice, o quelle cui deve rispondere Tertulliano, per sapere che i pagani etichettavano i cristiani come “crucis religiosi”, cioè si scandalizzavano del fatto che i cristiani venerassero la croce.


    “Ma guarda, ora si scopre che uno dei massimi esperti di archeologia cristiana porta argomentazioni "non conclusive". Ora, nessuno mi pare che abbia mai detto che ci siamo argomentazioni "conclusive", abbiamo solo detto che al momento il mondo accademico è orientato a considerare quella croce come non cristiana o perfino (come nel caso di Bisconti) una ghirlanda della decorazione. “



    In primis, quando ho scritto che le argomentazioni sono “non conclusive” non stavo parlando di Bisconti ma di quello da cui Bisconti dipende, cioè Himmelmann. In secondo luogo, come già detto trovo veramente infantile il tuo modo di discutere, che evidentemente non ha ancora compreso come funziona la dialettica accademica. Nel dibattito universitario le posizioni altri vengono citate per essere discusse, non come pietre che cadono dal cielo, anche perché se ad una tesi basta essere sulla bocca di un accademico per essere vera, allora direi che ci sono molte verità contraddittorie. Inoltre, è veramente ridicolo il modo in cui tu ti approcci alla fonti, è evidentemente che non sei abituato a dialogare con le fonti specialistiche e ad esercitarti su di esse in chiave critica. Qui non si parla di alcun dogma come la formula chimica dell’acqua, si parla dell’interpretazione di una ghirlanda ipotetica che non si vede. Il fatto che Himmelmann sia un buon archeologo, non lo mette al riparo dall’essere discusso. È noto infatti che, se anche fosse il miglior archeologo del pianeta, potrebbe errare, giacché di migliori archeologi del pianeta che negli anni ci hanno deliziato con le loro uscite clamorose è piena la storia della ricerca. Qualche esempio di eccelsi? Andrea Carandini, l’archeologo più potente e rinomato di Roma, si mise un giorno a sostenere che Romolo fosse un personaggio storico, e di aver trovato la sua reggia sul Palatino. Luciano Canfora, insigne firma tra i grecisti, si mise a dire che Senofonte in realtà rubò delle opere di Tucidide e le pubblicò a suo nome, addirittura arrivò a capeggiare la tesi di un suo allievo, e a fargliela pubblicare, secondo cui Gesù Cristo non fu mai esistito e in realtà si tratterebbe di una divinizzazione di Giulio Cesare. L’illustre antichista Semerano, si mise a dire che l’indoeuropeo non è mai esistito e che il greco e il latino derivano dal babilonese e dall’accadico, R. Graves si mise a sostenere che l’autrice dell’Odissea fosse una donna, e per la precisione Nausicaa, la figlia di Alcinoo, un altro insigne archeologo si mise a sostenere che la città di Troia in realtà fosse Atlantide, e che Atlantide fosse la capitale dell’impero ittita… Con queste cose si potrebbe andare avanti all’infinito, questo a dire che nessuno è esente da critiche. Quanto a quello che scrivi, cioè che il mondo accademico sarebbe orientato a considerare quella croce come una ghirlanda, evidentemente non t’è ancora chiara l’entità numerica delle fonti che hai citato e qual è invece il numero di quelle, il decuplo, che ho citato io. La tua è una affermazione non dimostrata. Inoltre, come ripeto, questa tesi della ghirlanda è degli anni trenta. Coloro che in questi anni hanno scritto e pensato che fosse una croce, da illustri enciclopedie a professori come Testini, l’hanno fatto dunque in piena consapevolezza. A meno che, essendo stata questa ipotesi come ripeto già proposta 80 anni fa, Barnaba non voglia accusare anche loro, che su questi ambiti facevano ricerca monografica, di essere incompetenti. Se così fosse, allora evidentemente sono in buona compagnia, e pare che il non accettare che questa croce sia una ghirlanda non abbia nulla a che fare con la competenza.


    “Che vi possano essere più letture è ovvio, a me francamente sembra davvero una ghirlanda, vista la forma ed il colore identica a quello delle ghirlande”



    Il colore è un indicatore inutile, esiste forse un colore giusto per una croce? Può aver finito di fare il festone dall’altro lato, e poi aver tracciato la croce. Tra l’altro se si osserva la foto non c’è posto nell’angolo di sinistra per un festone come quello di destra. Per di più, quelle ghirlande hanno una sola linea. Da dove sbuca il braccio orizzontale della croce? Nel festone accanto, non ci sono linee che intersechino orizzontalmente il festone.


    “ma al di là di questo quello che è colpevole da parte di Polymetis è di aver omesso (se lo consoceva, cosa di cui dubito fortemente, e dunque rende il suo comportamente anche più grave) che sulla questione non esiste alcun consensus, anzi, al contrario!”



    Entrambe queste opzioni sono illogiche. Se l’ho omesso perché non sapevo, allora non sono colpevole di scorrettezza, ma di incompetenza. Tuttavia, come ho già replicato, altre fonti successive all’ipotesi ottuagenaria della ghirlanda hanno omesso di accennare a questa possibilità, ergo evidentemente non è segno di incompetenza non citare questa tesi, ed è indice semmai del fatto che è così diffusa l’idea che sia una croce che tutti ne parlano tranquillamente in questi termini. Le fonti che ha citato Barnaba infatti sono e restano un’esigua minoranza. Se invece conoscevo quest’ipotesi, ma non l’ho citata, ancora una volta non mi si può accusare di alcunché, infatti non è indice di disonesta non riferire ipotesi minoritarie su ogni singolo particolare all’interno di una trattazione che non ha quel particolare come oggetto primario. Avrei semplicemente fatto che i redattori della Treccani, compilare cioè un dossier di croci, riportando l’ipotesi più diffusa, senza perdermi in fronzoli.


    “Non è solo la questione della ghirlanda, naturalmente, ad essere in gioco, ma che Himmelmann e Bisconti (che non ha alcun interesse a negare lapresenza di una croce cristiana, visto anche che lavora al il PIAC, non certo uno "sfigato della Bible Belt") abbiamo ripreso e approfondito con altre scoperte quella tesi è invece molto indicativo, se vogliamo vedere un progresso negli studi scientifici.”



    Nei testi in questione non ci sono “nuove scoperte”. Bisconti non dice proprio nulla per giustificare la sua tesi, e Himmelmann fa semplicemente le considerazioni che ho riportato. Non si tratta dunque di nuove scoperte, ma di un mettere insieme dei dati che già c’erano in maniera diversa. Nessuno cioè s’è messo a grattare dai muri per vedere se ci sia del pigmento verde residuo.


    “Ma, ripeto, qualunque significato abbia è significativo che Polymetis abbia omesso colpevolmente di avvertire il lettore che la sua lettura è ampiamente minoritaria e antiquata.”



    Non s’è data alcuna dimostrazione da parte tua che la mia tesi sia minoritaria od antiquata.

    “o direi che sono citazioni piuttosto ridicole dato che i lavori che sostengono che quella è una croce cristiana dipendono chiaramente dal Wilpert”



    L’hai visto in una sfera di cristallo? Inoltre, cosa c’entra da chi dipendono? Il punto è che esse mostrano quale sia il parere dei più, al punto di finire sulla Treccani. O per lo meno, se anche sbagliassero tutti, mostrano che evidentemente non è indice di incompetenza credere che quella croce sia una croce, e non una ghirlanda, ipotesi degli anni trenta e dunque già in circolo.
    Vorrei poi rimarcare per l’ennesima volta che una croce è quello che si vede, la ghirlanda invece è l’interpretazione. Ergo si devono portare prove pro-ghirlanda, non prove pro-croce.


    “Bene, potresti per cortesia postare esattamente le righe in cui si parla della croce dell'Ipogeo degli Aurelii? Non una riga di più né una di meno... “



    La richiesta non ha senso, perché non parlato solo della ghirlanda in sé e per sé, ma mi sono dato per introdurre l'argomento, e dunque per valutare la possibilità che quella sia una croce, al problema più generale della croce nelle catacombe e del simbolo della croce nell'arte pre-costantiniana. Dunque i brani sulla croce e quelli che trattano di iconografie ed epigrafia in generale sono un tutto che si tiene legato in sé stesso. Inoltre, le tue accuse non riguardano solo il fatto di che cosa sia quella croce\ghirlanda, ma anche l'uso che io ho fatto dei testi, per questo c'è tutta una sezione di ispezione fenomenologica su come si citano i testi e su quali siano i criteri per dare dell'incompetente a qualcuno, nonché su come si fa ricerca.

    Ad maiora
    ---------------------
    Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
    Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
    Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
    (Κ. Καβάφης)
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    barnabino
    Post: 67.472
    00 05/05/2010 01:43
    Caro Polymetis,


    Io la definisco giustizia sociale. È giusto che chi sparge pseudo-scienza e fondamentalismo religioso venga etichettato per quello che è



    Ah... tu stai mentendo e lo sai. La giustiza sociale non ha bisogno di quel tono, il sarcasmo e il tentativo di sminuire costantemente l'interlocutore non fanno parte del registro della giustizia sociale ma di qualcosa di più profondo e che ti brucia. Il tono è più quello dei polemisti pagani che attribuivano ai cristiani ogni tipo di delitto.


    Sarà pure marginale, ma credo che i TdG non abbiano dubbi a questo proposito



    I TdG non hanno dubbi sul fatto che non si debba adorare o venerare alcuna immagine del crocifisso, il resto è lasciato alla libera ricerca, non esiste alcun "dogma" rispetto all'oggetto su cui morì Gesù, nessuno ti obbliga a credere che sia morto su un palo, e d'altronde la cosa è assolutamente insignificante da un punto di vista teologico e dottrinale.


    Non c’è nessun obbligo di riportare tutte le posizioni quando si redige uno scritto



    Certo, e tu, guarda caso, ometti proprio quella più impotante, più aggiornate e antagonista alla tua... non ci sarà nessun obbligo, ma non farlo, in un lavoro specifico, è davvero disonesto e dilettantesco, dato che scrivere un lavoro di iconografia paleocristiana e ignorare il Bisconti mi pare davvero il colmo.


    come la Treccani d’Arte Antica, che, pur essendo questa tesi risalente agli anni Trenta, non l’hanno nominata



    Noi TdG citiamo lavori ottocenteschi e tu quelli del ventennio? Secondo te ottantanni di ricerca e nuove scoperte sarebbero passati invano?


    La più antica croce nelle catacombe è del II secolo, e non è vero che la ricerca le ha di recente ridimensionate, semmai la ricerca le ha di recente messe in luce



    Davvero? E chi le avrebbe di recente messe in luce? Il lavoro dilettantesco di Loconsole? Perché non provi a vedere quello che scrivono Bisconti o ancora meglio il Carletti sulla smania di vedere croci cristiane dappertutto.


    È un pregiudizio diffuso infatti che la croce venga dopo Costantino, al che con molta fatica sempre più studiosi hanno messo in luce che questo non è vero. CI sono una ventina di croci pre-costaniane a Roma, il Bisconti, che tu hai citato in maniera decurtata, le elenca.



    Una ventina di croci tra le decine di migliaia di iscrizioni delle catacombe, e tutte del III secolo, mi pare indicativo della diffusione e portata di quel simbolo. Il Bisconti non ha difficoltà a riconoscerle che la croce poteva essere usata prima di Costantino, eppure non individua quella dell'ipogeo degli Aurelii come croce cristiana. Comunque il Bisconti che elenca 13 tra la prima metà del III secolo ed il IV secolo.


    Quel che conta è che ci sono, e che smentiscono la tesi della WTS



    Quello che conta è che è una balla che della croce degli Aurelii "non è plausibile dire che non sia cristiano".


    Non a caso si citano solitamente croci provenienti da cimiteri o catacombe cristiane



    Appunto, il problema dell'ipogeo degli Aurelii è definire l'ambiente cristiano.


    parla di un esempio di sincresi privata, nel senso che si tratterebbe banalmente di cristiani ancora innamorati del loro patrimonio culturale e storico romano, che dunque, pur essendo cristiani, vogliono rappresentare alcune scene squisitamente romane sulla loro tomba



    E chi ha mai detto il contrario? Il problema dell'ipogeo degli Aurelii è capire se è pagano, gnostico, sincretico. Una cosa è certa, anche i difensori della tesi "cristiana" ammettono che doveva trattarsi di cristianesimo eterodosso. Già questo dovrebbe farti capire il problema dell'attribuzione, al di là della ghirlanda.


    Nel dibattito universitario le posizioni altri vengono citate per essere discusse



    Bene, allora fanne oggetto di discussione a livello accademico con l'autore. Io, francamente, dovendo basarmi solo su delle fotografia e non da esperto di iconografia cristiana mi limito ad osservare che il Bisconti è arrivato ad una conclusione che omettere (o ignorare, o sottovalutare) mi pare scorretto.


    il fatto che Himmelmann sia un buon archeologo, non lo mette al riparo dall’essere discusso



    Bene, pubblica un lavoro e vediamo i risultati della tua ricerca come verranno accolti. Al momento devo registare che la tesi di Himmelmann è condivisa da altri archeologi che non fanno parte della Bible Belt né solo sfigati. Posso dedurne qualcosa dal fatto che ti non li abbia neppure citati? Perché mai archeologi del PIAC si metterebbero a sostenere una tesi senza alcun riscontro?


    Per di più, quelle ghirlande hanno una sola linea



    Certo, ed il Bisconti non se ne sarebbe accorto... a me sembrano molto simili, invece. Perché non posti una foto delle ghiralande in questione? Per quanto ricordo io al di là del colore anche la forma è simile.


    Se l’ho omesso perché non sapevo, allora non sono colpevole di scorrettezza, ma di incompetenza



    Appunto


    Tuttavia, come ho già replicato, altre fonti successive all’ipotesi ottuagenaria della ghirlanda hanno omesso di accennare a questa possibilità



    Ipotesi che è stata però recentemente confortata da altri riscontri del Bisconti, non solo ti ho citato anche una recentissima tesi di laurea di Alison Poe ("The Frescoes of the Hypogaeum of the Aurelii in Rome") e poi Graydon F. Snyder, Paul Corby Finney, scettico anche il Dinker,


    Le fonti che ha citato Barnaba infatti sono e restano un’esigua minoranza



    Ma sono quelle più aggiornate


    Se invece conoscevo quest’ipotesi, ma non l’ho citata, ancora una volta non mi si può accusare di alcunché, infatti non è indice di disonesta non riferire ipotesi minoritarie su ogni singolo particolare all’interno di una trattazione che non ha quel particolare come oggetto primario



    La trattazione era la croce precostantiniana, dato l'esiguo numero di esempi è disonesto citare un esempio facendolo passare come certo quando gli studi più recenti non sono in grado di dire con certezza se sia uan croce cristiana, non cristiana o solo una ghirlanda.


    Vorrei poi rimarcare per l’ennesima volta che una croce è quello che si vede, la ghirlanda invece è l’interpretazione



    Tu non hai parlato solo di un oggetto a forma di croce, che potrebbe essere qualunque cosa, ma chiaramente hai fatto intendere che si trattasse di una croce cristiana interpretando a tua volta come ti faceva comodo.

    Shalom
    [Modificato da barnabino 05/05/2010 01:58]
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    maria24
    Post: 91
    Città: TORTOLI'
    Età: 58
    00 05/05/2010 04:51
    MA CHE IMPORTANZA HA LA CROCE?
    Se Dio non ama le immagini ci sarà un motivo?

    Invece di correre dietro alla croce non sarebbe meglio mettere in atto le parole di Gesù e non girare la faccia per non vedere il viandante che aveva bisogno di aiuto.

    In questo modo a me sembra una scusa per distrarci dalla vita quotidiana e dai doveri cristiani.

    Credo che sia venuto il momento di essere concreti.

    Da maria24 [SM=g1871112]
  • dispensa.
    00 05/05/2010 18:07
    Sintesi sull'ambiente di origine della croce e pure delle corone.

    Per capire come ebbero origine le catacombe, si deve far riferimento alla decima legge delle XII
    Tavole del diritto funerario romano. Secondo questa legge, le sepolture dovevano essere collocate
    fuori delle mura delle città per preservare la sanctitas delle abitazioni: "Hominem mortum in Urbe
    ne sepelito neque urito" - Che nessun corpo sia sotterrato o bruciato all'interno della città. Adriano,
    in ragione di tale legge, impose la pena di 40 scudi d'oro a coloro che avessero praticato questo tipo
    di sepoltura in città. Così, le strade consolari erano fiancheggiate dai sepolcri dei patrizi, i quali in
    genere venivano cremati e le cui ceneri erano conservate in urne. I pagani usavano chiamare i
    luoghi di sepoltura comune con il vocabolo greco “necropoli”, la “città dei morti”. I cristiani invece
    preferirono il nome di coemeterium, parola inventata da loro e che deriva dal verbo greco
    “koimào” che significa “dormire”. I loro cadaveri venivano avvolti in un lenzuolo o sindone, senza
    la cassa, e la sepoltura era estremamente semplice e povera.

    Nel libro di A. Baruffa intitolato “Le Catacombe di s.Callisto” (Libreria Editrice Vaticana, 1991, pp.17-18) possiamo leggere quanto segueCosì dal nome di una località dell’Appia Antica, il termine ‘catacombe’ venne a indicare i cimiteri paleocristiani sotterranei. […] Una convinzione molto comune e ancor radicata tra la gente ritiene che le catacombe fossero dei luoghi misteriosi, sconosciuti all’autorità del tempo. Non pochi si immaginano che i cristiani vi si nascondessero restandovi giorno e notte per non farsi arrestare. Sono idee fatte circolare da qualche romanzo e riprese da alcuni film pseudostorici, ma tutto questo non è esatto. Le catacombe altro non erano che semplici cimiteri sotterranei, tanto noti alle autorità romane che furono confiscati per ben due volte. La prima confisca venne ordinata dall’imperatore Valeriano nel 258 e durò due anni. […] La seconda confisca delle catacombe venne decretata da Diocleziano nel 303 e durò sette anni. La loro restituzione alla Chiesa di Roma venne fatta da Massenzio, vinto in seguito da Costantino nella battaglia al Ponte Milvio (28 ottobre 312)”.
    Precisa ancora A. Baruffa: “Durante il primo secolo i cristiani di Roma non ebbero cimiteri propri. La maggior parte dei seguaci della nuova fede fu sepolta in aree cimiteriali comuni, all’aperto e accanto ai pagani” (ibidem, p. 11).

    Non luoghi “cristiani”, dunque, non luoghi della “chiesa delle origini”! Bensì luoghi delle origini del Cattolicesimo, dove si trovano immagini dipinte e scolpite incompatibili con la religione di Cristo.

    Nelle Catacombe di Callisto si può, poi, ammirare la mitica personificazione del mare (‘Oceano’) dipinto sulla volta, e, come sopra ricordato, la raffigurazione del personaggio di Orfeo, tanto caro ai pagani, assurto per questi “protocattolici” nientemeno che a simbolo di Cristo!
    Ma non mancano Ulisse e le Sirene: chissà quale tipo di legame poteva essere ravvisato fra il mitico Ulisse e il Vangelo di Cristo?
    A. Baruffa, nel suo menzionato libro (p. 90), citando D.Mazzoleni, cerca di spiegare questo travaso dell’iconografia mitologica pagana nell’iconografia cattolica, ricordando che “la pittura cristiana” [esiste una ‘pittura cristiana’?!] “non nasce improvvisamente dal nulla,

    La spiegazione così argutamente fornita da Mazzoleni, citato da Baruffa, consente di comprendere, fra l’altro, come mai tra le immagini scolpite sulla facciata della cattedrale di Saint-Trophime ad Arles (ma anche di altri templi cattolici) trovino ospitalità personaggi mitologici come Ercole e i Molionidi.


    RAPPRESENTAZIONI FALLICHE

    Alcune rappresentazioni falliche e del sesso femminile sono passate indenni
    attraverso i fulmini di San Bernardo, la Controriforma, gli .abbellimenti. barocchi e i
    pudori del secolo scorso. Quelle che rimangono rendono la testimonianza di un culto delle
    forze generatrici e del valore apotropaico dato a queste rappresentazioni. Gli esempi
    presentati sono quasi sempre di provenienza francese, ma anche in Italia non mancano
    casi interessanti.
    A Pavia, sulla facciata principale della Basilica di San Michele, monsignor Gianani
    ravvisava le immagini dell.impudica Tamar e della casta Susanna in due donne, una
    dall.atteggiamento sconcio e l.altra in posa pudica. Figure ormai cancellate o quasi,
    all.esterno.
    Sempre a Pavia, a San Lanfranco, vediamo sulla facciata tre formelle di terracotta che
    raffigurano due organi sessuali femminili e uno maschile. Per vederle distintamente,
    occorrono un.illuminazione adatta e un binocolo o un teleobiettivo.
    A Baselica San Pietro (presso Albaredo Arnaboldi, nell.Oltrepò Pavese, a 15 km da
    Pavia), sul campanile, un.altra formella minuscola, di pietra bianca, rappresenta una
    copula in piedi.


    CROCE
    Agli inizi dell’era cristiana comunque il segno non era quello che conosciamo oggi: Tertulliano ricorda che veniva fatto con un solo dito, probabilmente il pollice, in forma di “T” o di “X” (iniziale di Cristo in greco).
    Prudenzio parla di un segno tracciato con brevi tratti uguale a quello praticato sulla fronte; con Gaudenzio
    si conosce il triplice segno della croce: sul cuore, sulle labbra, sulla fronte.


    Besançon: “Dell’immensa letteratura patristica ho esaminato solo quattro autori, due primitivi, Ireneo e Origene, e due classici, Gregorio di Nissa e Agostino, che esprimono due posizioni diverse. I primi indicano le ragioni della futura iconoclastia, gli altri gettano le basi non solo dell’iconofilia, ma di una metafisica dell’arte sacra e profana”


    Sarà tuttavia Costantino in occidente il vero spartiacque. Osserva Besançon: “Con la pace della Chiesa e la conversione di Costantino inizia l’arte propriamente detta. (...). Esisteva un’arte pagana imperiale: una lieve inflessione è bastata per farne un’arte cristiana. Il filosofo diventa Cristo, l’apostolo o il profeta

    Negli affreschi che decorano l'ipogeo degli Aureli (Roma) compare il Cristo barbato, vestito col pallio e in atto d'insegnare, che iconograficamente si ricollega all'immagine del filosofo pagano, del Maestro. Sulla fine del sec. III in un sarcofago frammentario (Roma, Museo Nazionale) il Cristo, che appare con il volto di un vecchio barbuto dai capelli lunghi, assume i caratteri del Giove pagano. Da questo tipo iconografico ha origine la rappresentazione del Cristo Re che si afferma a partire dall'età teodosiana. Nell'arte paleocristiana si trova anche il tipo iconografico del Cristo giovane e imberbe, ispirato all'ideale ellenico del dio giovane e bello: così è raffigurato in una statuetta del Museo Nazionale Romano, nelle catacombe dei Giordani, in un mosaico dell'abside di S. Aquilino (Milano, S. Lorenzo) e ancora nell'arte musiva ravennate (mosaico absidale di S. Vitale) , nelle miniature carolinge e ottoniane; mentre in epoca successiva si trova solo il Cristo barbato. Nel mondo bizantino trova particolare diffusione la rappresentazione del Cristo Pantocrator (mosaici di Dafni, della Cappella Palatina di Palermo, di Monreale, di Cefalù). In Occidente si afferma invece il tipo del Cristo in maestà, che con la mano destra benedice e con la sinistra tiene il Libro della Legge; è assiso in trono, racchiuso entro una “mandorla” e attorniato dai simboli degli Evangelisti. Generalmente questa immagine si trova nel catino absidale o nel timpano dei portali delle chiese romaniche e gotiche (affresco dell'abside di S. Angelo in Formis, timpano di Moissac, di Autun, del portale dei Re a Chartres). È infine da ricordare l'immagine del Cristo Giudice, che compare nelle scene del Giudizio Universale.
    Bibliografia
    C. Cecchelli, Iconografia del Cristo nell'arte paleocristiana e bizantina, Ravenna, 1956; L. Réau, Iconographie de l'art chrétien, Parigi, 1957; H. Pfeiffer, L'immagine di Cristo nell'arte, Roma, 1986.


    P.S.come ha detto delle catacombe Giovanni Paolo II: “Per questo
    non erano luoghi tristi, ma decorati con affreschi, mosaici e sculture, quasi a rallegrare i meandri
    oscuri ed anticipare con le immagini di fiori, uccelli ed alberi la visione del paradiso atteso alla fine
    6
    dei tempi.


    [Modificato da dispensa. 05/05/2010 18:08]
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    barnabino
    Post: 67.472
    00 05/05/2010 19:08

    Negli affreschi che decorano l'ipogeo degli Aureli (Roma) compare il Cristo barbato, vestito col pallio e in atto d'insegnare, che iconograficamente si ricollega all'immagine del filosofo pagano, del Maestro.

    C. Cecchelli, Iconografia del Cristo nell'arte paleocristiana e bizantina, Ravenna, 1956



    Si, anche il Cecchelli ritiene quegli affresci cristiani, ma gli autori moderni sostengono la difficoltà di ricollegarle tanto ad un ambiente ortodosso (escluso dalla maggior parte) che cristiano tout-court. La tesi della Poe, sulla scia di altri autori, ritiene che si tratti di affresci con temi pagani, d'altronde proprio perché i cristiani cominciarono ad adottare stili pittorici pagani non è facile capire se si tratti per l'appunto di cristiani che adottano immagini pagane o di pagani veri e propri.

    Shalom
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    Polymetis
    Post: 1.440
    00 11/05/2010 15:34
    Per Barnabino


    “Ah... tu stai mentendo e lo sai. La giustiza sociale non ha bisogno di quel tono, il sarcasmo e il tentativo di sminuire costantemente l'interlocutore non fanno parte del registro della giustizia sociale ma di qualcosa di più profondo e che ti brucia. Il tono è più quello dei polemisti pagani che attribuivano ai cristiani ogni tipo di delitto.”



    La tua interpretazione psicanalitica è destituita di ogni fondamento. Tu credi di poter leggere nella presunta irritazione di un interlocutore una sola eziologia, cioè che gli argomenti avrebbero colto nel segno e dunque ci sarebbe una reazione fatta di meri insulti e rabbia. Mai pensato che invece sia l’irritazione causata dal vedere il proprio campo profanato nei più svariati modi, in mille occasioni, e con le argomentazioni più speciose? L’irritazione che i TdG suscitano non dipende dalla profondità delle loro argomentazioni, ma dal fatto che esse sono così insensate che mancano di quel minimo di serietà indispensabile per una qualunque discussione. Sono così fuori dal mondo da spiazzare l’interlocutore, che non ha idea di dove far cominciare la risposta, perché si rende conto che al suo interlocutore mancano tutte le basi, tutti i preamboli, e che dunque per rispondere alle sue sparate dovrebbe su ogni cosa scrivere un trattato. L’irritazione che i TdG suscitano è la stessa che hanno i medici quando vedono i santoni operare pseudo-guarigioni imbrogliando la gente con cristalli e pendoli, e non dipende dall’abilità dei ciarlatani ma dal vedere la loro materia profanata. Credo di avere una calma olimpica, e non aver mai mostrato irritazione, semmai compiacimento, compiacimento nel rimettere al loro posto chi crede di poter discutere di argomenti antichistica senza alcuna preparazione, e che erge castelli di carte su singoli argomenti, come stai facendo tu, quando invece per tutte le posizioni che sostieni, e soprattutto per l’argomento principale da cui diramava la discussione sull’Ipogeo, cioè la crocifissione di Cristo, il mondo accademico è unanimemente contrario alla tua posizione. Non credo affatto che quella croce sia una ghirlanda, ma anche se lo fosse, sarebbe quello che in gergo sarebbe il goal della bandiera, cioè il goal che fa la squadra che viene battuta dieci e zero, giacché l’unica cosa certa e che nessun tuo giro di parole può smuovere è che ogni accademico di questo pianeta ritiene che Cristo sia morto in croce, che c’è un consensus generale e totale su questo tema, e che la WTS è in pieno delirio quando scrive che soltanto tre secoli dopo la morte di Gesù alcuni iniziarono a credere che Cristo morì su una croce.


    “I TdG non hanno dubbi sul fatto che non si debba adorare o venerare alcuna immagine del crocifisso, il resto è lasciato alla libera ricerca, non esiste alcun "dogma" rispetto all'oggetto su cui morì Gesù, nessuno ti obbliga a credere che sia morto su un palo, e d'altronde la cosa è assolutamente insignificante da un punto di vista teologico e dottrinale.”



    Se così fosse, mi si mostri qualche TdG dissidente. Alzi la mano chi crede che Cristo morì su una croce, e ovviamente non sia un disassociato o un prossimo a disassociarsi….
    La WTS ha invece messo la mano sul fuoco su questo tema, scrivendo in Ragioniamo, testuali parole che “il peso dell’evidenza mostra” che Cristo morì su un palo, e non su una croce? Ma quale peso dell’evidenza? Non sono riusciti a partorire una sola argomentazione, se non le loro farneticazioni lessicologiche sul significato della parola stauros in greco koinè, che a loro avviso, come scrivono in Perspicacia, non indicherebbe affatto un croce, il che la dice tutta sull’abissale ignoranza di chi scrive questi articoli.


    “Certo, e tu, guarda caso, ometti proprio quella più impotante, più aggiornate e antagonista alla tua... non ci sarà nessun obbligo, ma non farlo, in un lavoro specifico, è davvero disonesto e dilettantesco, dato che scrivere un lavoro di iconografia paleocristiana e ignorare il Bisconti mi pare davvero il colmo.”



    Sei tu che ti sbagli. Io non stavo affatto scrivendo di iconografia paleocristiana, stavo scrivendo della croce di Cristo in una discussione su come Cristo è morto. Questa testimonianza della croce, riportata comunemente in ogni enciclopedia dalla Treccani all’Enciclopedia cattolica, era nella mia trattazione, al pari di quello che rappresenta nei lemmi di queste enciclopedie, una testimonianza tra le molte altre sia a livello letterario sia a livello epigrafico. Come già spiegato nell’altra discussione inoltre, questa tesi della ghirlanda non è affatto nuova o aggiornata. Come ripeto, e come riporto nell’indicazione bibliografica data nel pdf, questa idea della ghirlanda risale agli anni ’30, al Bendinelli, eppure un mucchio di enciclopedie successive, dall’Enciclopedia Cattolica alla Treccani d’Arte Antica, hanno riportato questa come croce, senza preoccuparsi di citare altre posizioni o interpretazioni. Queste enciclopedie fanno la stessa cosa che tu imputi a me come erronea, cioè nel presentare una moltitudine di argomenti, di diversa natura, letteraria ed artistica, non possono mettersi a discuterli tutti, e dunque semplicemente riportano l’interpretazione che a loro pare corretta.


    “oi TdG citiamo lavori ottocenteschi e tu quelli del ventennio? Secondo te ottantanni di ricerca e nuove scoperte sarebbero passati invano?”



    Non hai capito nulla della mia frase, non ho detto che la Treccani d’Arte Antica è degli anni trenta, ma che la tesi della ghirlanda risale agli anni trenta, e tuttavia opere di consultazione posteriori, come Testini o la Treccani d’Arte Antica, o la Treccani normale, o la prestigiosa Enciclopedia Cattolica, riportano tranquillamente questa croce come una croce. Rileggi la mia frase che hai quotato: “come la Treccani d’Arte Antica, che, pur essendo questa tesi risalente agli anni Trenta, non l’hanno nominata”
    Inoltre, come già scritto, in un lavoro dove si presentano molte testimonianze, non è neppure plausibile mettersi a controllarle tutte. Come già spiegato avevo letto di questa croce nell’Ipogeo degli Aureli già molte volte e in molte fonti enciclopediche, dunque non era un dato strano, mai sentito, o da controllare, bensì quando comunemente accettato e letto. E, se anche avessi controllato, sarei molto più probabilmente finito su delle pubblicazioni che la danno come croce che su pubblicazioni che la danno come ghirlanda. Tu stesso sei finito per puro caso su quella citazione di Bisconti, e l’hai pure scritto, io ad esempio avrei potuto aprire a caso il manuale sulle catacombe dell’archeologo Carlo Pavia del 1999, dunque perfettamente aggiornato, e anche lì avrei trovato scritto che quella è una croce.


    “Davvero? E chi le avrebbe di recente messe in luce? Il lavoro dilettantesco di Loconsole? Perché non provi a vedere quello che scrivono Bisconti o ancora meglio il Carletti sulla smania di vedere croci cristiane dappertutto.”



    E’ molto semplice. L’ipotesi più antica è per l’appunto che la croce sia un simbolo esistente solo post-Costantiniano, e affermazioni del genere si trovano ancora in dei lavori poco attenti. Invece, contro questa tendenza, pian piano s’è rimarcato che delle croci, sebbene di numero inferiore ad altri simboli, ci sono, e dunque non è affatto corretto supporre che la croce sia stata inventata a livello iconografico come simbolo nell’epoca costantiniana, tesi che invece è una sorta di vox populi. Quello che dice il Bisconti, è per l’appunto che delle croci esistono. Il che, da capo, è già una confutazione delle tesi dei TdG sul fatto che questo simbolo sia arrivato solo tre secoli dopo la morte di Cristo. Non si vede infatti che senso abbia per te negare che questa croce degli Aureli sia davvero una croce. Non serve a negare che i cristiani credessero che Cristo fosse morto in croce, perché questo è certificato già dal II secolo grazie alla letteratura patristica, né serve a negare che il simbolo della croce esistesse, perché se anche non esistesse la croce figurativa degli Aureli, tuttavia esisterebbero delle croci incise nelle altre catacombe, quelle che Bisconti elenca per l’appunto. Citiamo il suo lemma: “In via preliminare, è necessario porre la questione sulla identità o sulla alterità dei due soggetti iconografici della croce e della crocifissione. Si tratta infatti di due elementi che comunemente sono intesi in rapporto evolutivo (dalla croce alla crocifissione), dall’allusione criptica alla dichiarazione esplicita del sacrificio di Cristo. In verità, i due soggetti, praticamente coincidenti sul piano della complessa riflessione patristica (CAVALCANTI-CASATELLI NOVELLI 1994, pp. 529-535), sul piano iconografico, pur indubbiamente connessi, appartengono a due distinti ambiti semantici, rispettivamente simbolico e rappresentativo. Il simbolo, per sua natura veicolo di significati ad esso attribuiti piuttosto che significativo di per sé, assomma una maggiore potenzialità evocativa, in funzione dell’interpretazione dell’osservatore. Il simbolo della croce, in quanto tale, include in sé anche il valore rappresentativo della crocifissione, ma la sua portata va oltre, conservando gli antichi significati e consentendone la rielaborazione in ambito cristiano. (…) Per avere i primi esempi certi è necessario giungere almeno alla prima metà del III secolo; nel noto graffito del museo degli Innocentiores sotto la memoria apostolorum (ICUR V, 12889, databile tra il 230 e il 258) tra le prime due lettere (I e X) dell’acrostico cristologico ΙΧΘΥΣ è inserita una crux immissa di dimensioni maggiori; al medesimo periodo, agli inizi del III secolo, sono da assegnare anche l’epigrafe di ῾Ρουφῖνα, rinvenuta nelle cripte di Lucina nel cimitero di Callisto a Roma (ICUR IV, 9499), quelle di Gaudentia (ICUR III, 7619) e di Valerianus (ICUR III, 6958), entrambe delle catacombe di Domitilla. Altri esempi pre-costantiniani di signum crucis sono stati rivenuti nel cimitero di Novaziano (ICUR VII, 20579), e di Pietro e Marcellino (ICUR VI, 16822) e di Priscilla (ICUR XI, 26022; 26070;26501, in associazione con il segno dell’ancora). Tre cruces quadratae sono dipinte in minio sulla tegola di chiusura di un loculo, sempre nel cimitero di Priscilla (ICUR, IX,26310c). In ambito figurativo (i.e. pittorico, non inciso N.d.R.) non sono finora note rappresentazioni precostantinane del simbolo della croce, dal momento che la cosiddetta croce nell’ipogeo degli Aureli di Viale Manzoni è stata giustamente interpretata come tratto finale di una ghirlanda.” (Bisconti, Temi di Iconografia paleocristiana, Roma, 2002, Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana)

    Ora che hai messo il Bisconti sul piedistallo e lo hai divinizzato, dicendo che non ci si può sottrarre ad esso perché è il più aggiornato, impara la lezione di questo manuale, che ci dice due cose molto interessanti, che tu per anni, in passate discussioni, hai tentato di negare. 1)Le croci delle catacocombe, pur essendo anche altro rispetto alla crocifissione di Cristo, in quanto vogliono veicolare ulteriori significati, come la salvezza, tuttavia sono croci proprio perché riprese con quella forma in quanto legate alla crocifissione di Cristo. Bisconti lo precisa quando scrive che le croce e la crocifissione sono “sul piano iconografico, indubbiamente connesse”, e che “la croce, in quanto tale, include in sé anche il valore rappresentativo della crocifissione.” Questo serva come risposta ai tentativi deliranti che facevi qualche anno fa di declassare ogni croce catacombale che ti veniva presentata come un rifemento ai tau di Ezechiele o amenità simili. Bisconti dice proprio il contario, e cioè che certamente la croce, data la forma, vuole veicolare anche ulteriori significati rispetto alla crocifissione, come per l’appunto la simbologia del tau di Ezechiele che viene ripresa e cristianizzata, e tuttavia il simbolo cruciforme è ripreso proprio perché è connesso alla croce di Cristo. Dando questa lettura Bisconti non fa che rifarsi a quello che dicono i Padri, e cioè costoro dicono che i cristiani si sono interessati al tau di Ezechiele e l’hanno rivalutato come simbolo cristologico proprio perché, a causa della sua forma, vi vedevano un riferimento alla croce. I TdG invece pensano in un modo inverso e non attestato da nessuna fonte, cioè che i cristiani abbiano prima trovato il tau di Ezechiele, e poi si siano inventati la forma della croce per farla combaciare con la profezia del tau. Questo ordine di ragionamento, oltre a non essere confermato da nessuna fonte patristica, è proprio l’interpretazione che Bisconti esclude, dicendo che invece la croce è strettamente connessa e vuole racchiudere in sé la crocifissione, anche se si apre ad altri significati, cioè il kerygma. 2)Il brano di Bisconti ci insegna che le croci precostantiniane esistono eccome.
    Ergo, da capo, viene davvero da chiedersi in che cosa consista questa tua insistenza nel negare che la croce degli Aureli sia una croce, e che cosa tu ci potresti mai guadagnare. La tua posizione come già detto quella di chi tenti di fare un goal della bandiera dopo essere stato sconfitto su tutti i fronti, e infatti ti sei dato a questa singola ossessione della ghirlanda smettendola di rispondere a tutte le altre argomentazioni che portavo sulla crocifissione, giacché su tema principale eri stato demolito punto per punto, cosa che era ovvia avvenisse del resto. Sarebbe mai stato possibile infatti che tutto il mondo accademico sbagliasse sul modo in cui morì Cristo mentre un TdG dilettante, che non sa neppure leggere e capire il greco, ne sapesse più di loro? L’esito della disputa sulla crocifissione era scontato, al che hai tentato una diversione, facendo credere al pubblico che esistesse una discussione su una croce nell’Ipogeo degli Aureli, e smettendo di rispondere a qualunque altro argomento. Tuttavia, se anche questa croce fosse una ghirlanda, cosa di cui dubito seriamente, le tesi di Barnabino o dei TdG non ne trarrebbero alcun beneficio, resterà infatti sia confermato che la croce è un simbolo pre-costantiniano (grazie alle altre croci citate da Bisconti), sia che i primi cristiani credevano che Cristo morì in croce, cosa già confermata indipendentemente dall’iconografia tramite la letteratura.


    “vedere quello che scrivono Bisconti o ancora meglio il Carletti”



    Se parli dell’articolo dell’Osservatore Romano reperibile on-line, non dice nulla che possa piacerti. È vero che propone di scartare dal dossier di croci alcune poche sicure come quella di Ercolano, ma non dice nulla sugli Aureli, e in compenso come Bisconti elenca un mucchio di croci pre-costantiniane nelle catacombe di Roma, mandando in frantumi le tesi dei tdG. Soprattutto perché Carletti spiega chiaramente a cosa sia dovuto il ritardo della comparsa dell’iconografia della crocifissione: non alla tesi segreta che tu coltivi inconsciamente, e cioè che la croce sarebbe rara perché i primi cristiani non credevano che Cristo morì in croce (assurdità!), bensì come giustamente dice. “Il motivo di questo "ritardo" va ricercato nella istintiva ripulsa delle prime comunità ad accogliere tra i suoi segni identitari, quello che ancora nei primi tre secoli rappresentava il più infamante e ignominioso dei supplizi, riservato agli schiavi e agli stranieri, e non a caso definito da Cicerone e Tacito rispettivamente crudelissimum teterrimum supplicium (In Verrem, 2, 5, 165) e supplicium servile (Historiae, 2, 72). “


    “Una ventina di croci tra le decine di migliaia di iscrizioni delle catacombe, e tutte del III secolo, mi pare indicativo della diffusione e portata di quel simbolo.”



    Non è la prima volta che leggo questo riferimento alla 20 croci “tra migliaia di iscrizioni”, ma bisogna rendersi conto che il secondo membro del paragone e fuorviante. Infatti quando si legge che tra le migliaia di iscrizioni catalogate nell’ICUR solo poche sono le croci, occorre ricordarsi che stiamo parlando delle croci pre-costantiniane, mentre le migliaia di iscrizioni dell’ICUR vanno fino al VII secolo, ed è ovvio al loro interno, se prendiamo per riferimento tutto l’arco temporale che copre l’ICUR, ci sono centinaia di croci. La proporzione va dunque fatta solo con le iscrizioni pre-costantiniane, non con tutto l’ICUR. Inoltre, non dimentichiamo che quando si dice che ci sono una ventina di croci (Wilpert le elenca in un suo vitatissimo articolo del 1908) ci si riferisce solo alla croci propriamente dette, non alla croce dissimulata in altri simboli come l’ancora e l’ascia, perché così facendo i numeri salgono. La parziale scarsità delle croci si spiega col fatto che i cristiani, proprio perché la croce per loro veicolava anche l’idea del Crocifisso, si vergavano ad usare il simbolo della croce, ritenendo la crocifissione qualcosa si infamante e di servile. Da qui il parco uso delle croci, e la derisione dei pagani verso i cristiani accusati di essere cruces religiosi, adoratori della croce. Tertulliano e Minucio Felice infatti dovranno rispondere a quest’accusa, dimostrando così che effettivamente un uso della croce tra i cristiani c’era, e che esso era deriso dai pagani. Proprio a motivo di tale derisione si spiega la morigeratezza e la scarsità delle rappresentazioni, giacché tale simbolo, anziché avvicinare e procacciare nuovi convertiti presso i pagani, li scandalizzava, essendo l’immagine del servile supplicium. Motivo per cui si preferiscono altri simboli, come il pesce, o l’ancora, che ha anche la funzione di dissimulare la croce. Non sei d’accordo? Citiamo Dio, ops, volevo dire Bisconti: “Attraverso l’aggiunta di un asta orizzontale, specialmente se collocata all’incirca a metà dell’asta verticale, dove cioè non avrebbe alcun riscontro nella realtà, nascerebbe l’ancora-croce, simbolo della passione e morte in croce di Cristo, connessa ad un altro gruppo allegorico, quello del pesce, soprattutto il delfino, ad essa attorcigliato, che rappresenterebbe il crocifisso, frequente nelle arti minori”. (p. 106)
    Ovviamente, come argomento ad hominem, qualsiasi tua citazione di altri studiosi contrari a queste tesi di Bisconti sulla croce in generale e sull’ancora-croce, verrebbe da me respinta con la stessa argomentazione in base alla quale tu, infantilmente, ti rifiuti di discutere la posizione di Bisconti sulla croce\ghirlanda e di prendere in considerazione le altre citazioni di segno opposto da me proposte, cioè con l’argomentazione che Bisconti è il maximus, il più aggiornato, il migliore. Se tu, in base all’assurda pretesa che Bisconti sarebbe il migliore ed il più aggiornato puoi pretendere di liquidare qualsiasi altra citazione di segno opposto io faccio sulla ghirlanda, per il medesimo motivo io liquiderò altre citazioni da te fatte interpretino in maniera riduttiva la croce in generale nelle catacombe o il tema dell’ancora-croce.


    “Il Bisconti non ha difficoltà a riconoscerle che la croce poteva essere usata prima di Costantino, eppure non individua quella dell'ipogeo degli Aurelii come croce cristiana.”



    Infatti non è a Bisconti che fa problema ammettere che la croce veniva usata prima di Costantino, e a te e ai TdG in generale che fa problema. Ho delle magnifiche discussioni di qualche anno fa tenute su Agape che posso resuscitare se osi negarlo, delle patetiche discussioni risalenti a quando ancora coltivavi la speranza che la posizione della WTS fosse seria, e nelle quali cercavi di etichettare ogni croce delle catacombe come non vere croci bensì riferimenti a fantomatici tau di Ezechiele, non riuscendo tra l’altro a spiegare con questo metodo le croci latine.


    “Comunque il Bisconti che elenca 13 tra la prima metà del III secolo ed il IV secolo.”



    Quando ho detto che ci sono una ventina di croci intendevo che ne sono state contate una ventina, non che Bisconti ne citi una ventina. Infatti non dice che sta per fare un elenco completo, cita solo le più importanti.


    “tra la prima metà del III secolo ed il IV secolo”



    Cita anche croci del II secolo con queste parole: “Due segni (X X) al termine di un’iscrizione palmirena datata al 136 sono comunemente interpretati come la più antica testimonianza del signum crucis in ambito cristiano (DACL III, 2, 1948, cc. 3045-3031): ma non è del tutto sicura la pertinenza dell’epigrafe ad una committenza cristiana”. (p. 159)
    Qui vediamo Bisconti che, da membro del mondo accademico addentrato nel dibattito sul tema scrive che comunemente, cioè secondo la maggioranza degli studiosi, le croci più antiche sarebbero del II secolo, cioè di questa iscrizione di Palmira, tuttavia la cosa non ha convinto tutti. Infatti, quando arriva alle iscrizioni catacombali romane del III secolo, non dice che sono “i primi esempi” ma “i primi esempi certi di signum crucis”. Bene, dal Dio di Barnabino, cioè Bisconti, abbiamo appreso un’altra nota interessante, e cioè che la comunità scientifica generalmente ritiene che la croce come simbolo abbia la sua prima attestazione iconografica a Palmira nel II secolo. Dico rappresentazione iconografica perché che la croce sia un simbolo del cristianesimo a livello di letteratura è confermato a livello indipendente dalla storia dell’arte dalla storia della letteratura patristica, dove vediamo già nel II secolo Giustino, Ireneo, Tertulliano Cipriano, gli Oracoli Sibillini e compagnia cantante discorrere della croce come simbolo. Di nuovo ribadisco dunque il tentativo di Barnaba di negare che quella croce nell’Ipogeo degli Aureli sia una croce non serve ad un emerito nulla e non smuove in nulla il quadro già tracciato dalla patristica a proposito del fatto che i cristiani nel II secolo erano già persuasi che Cristo morì in croce, loro che con gli antichi romani ci vivevano, che le crocifissioni le vedevano, e che i Vangeli li leggevano nella loro lingua madre, il greco. Ma evidentemente Barnaba e la WTS pretendono di saperne più di costoro e di insegnare a dei greci e a dei romani antichi come le crocifissioni avvenivano. Come si possa arrivare a simili livelli di presunzione non mi è dato sapere. Spero che sia chiaro, anche dall’ultima citazione su Palmira tratta dal Bisconti, a quali inconvenienti vada incontro Barnaba se cerca di divinizzare ed assolutizzare una fonte per metterla al riparo dalla mie critiche sulla croce nell’Ipogeo degli Aureli. Rischia, assolutizzando l’autorità di una fonte, di vincere una battaglia al costo di perdere una guerra, a causa di tutto il reso delle cose che questa fonte sostiene. Qualsiasi ulteriore citazione di parere contrario, come quelle di chi sostiene che le croci di Palmira siano tutte baaliste, sarà da me liquidata con un “ma Bisconti dice che la comunità scientifica generalmente pensa in modo contrario”. A questo modo di discutere infantile e privo di contenuto porta il modus operandi che Barnabino ha adottato nel discutere sulla croce degli Aureli.


    “Quello che conta è che è una balla che della croce degli Aurelii "non è plausibile dire che non sia cristiano".



    Notate la strategia argomentativa del tutto perdente. Questa risposta quota la mia frase “Quel che conta è che (le croci pre-costantiniane) ci sono, e che smentiscono la tesi della WTS”. Barnaba non potendo negare la mia frase, risponde con una battuta, quasi ammettendo surrettiziamente che la WTS ha sì sbagliato a dire che la croce è un simbolo risalente a tre secoli dopo la morte di Cristo, tuttavia, afferma, anch’io avrei detto una cosa inesatta, avrei cioè detto una castroneria dicendo che non è plausibile che quell’Ipogeo non sia cristiano. SU cosa voglia dire “non plausibile”, e sul perché la mia affermazione sia del tutto corretta, ho già risposto nella discussione clone dedicata al palo, motivo per cui mi sia lecito rimandare qui quello che ho già scritto là. Si vada al paragrafo che inizia con “Ma io infatti ribadisco che non è plausibile che non sia cristiano”, e si legga la risposta a quel quote, si salti poi il quote successivo, e si legga la risposta al terzo quote, cioè il paragrafo che inizia con “E che cosa c’entra con la frase che stavi…”.
    Se invece si è già letta quella risposta prima di questa nella discussione sul festone, vengano ignorate queste mie indicazioni.


    “Appunto, il problema dell'ipogeo degli Aurelii è definire l'ambiente cristiano.”



    Ci si basa sul sommo Bisconti per questo, gli altri sono out… Non lo sapevi? Inchinati al sommo e azzittisciti, come osi avere pareri diversi dall’eccelso?


    “E chi ha mai detto il contrario? Il problema dell'ipogeo degli Aurelii è capire se è pagano, gnostico, sincretico. Una cosa è certa, anche i difensori della tesi "cristiana" ammettono che doveva trattarsi di cristianesimo eterodosso. Già questo dovrebbe farti capire il problema dell'attribuzione, al di là della ghirlanda.”



    Questa frase è scritta in modo ambiguo, fa pensare che chi sostiene che sia cristiano debba per forza pensare che sia non ortodosso. Non è così, il Bendinelli nella sua monumentale presentazione che fece per l’Accademia dei Lincei ad esempio scrive che è meno eterodosso di quanto s’era creduto. Il carattere eterodosso ed eretico viene tirato in ballo per spiegare alcune scena che sembrano dalla mitologia greca, ma questa necessità sparisce qualora come Bisconti si parla non di eterodossia ma si sincresi privata, cioè di gente perfettamente ortodossa che però è nostalgica del paganesimo e dunque immette a motivo estetico delle decorazioni per esaltare la cultura romana, che poi era la loro cultura. Sarebbe come se un filosofo cristiano, e tra parentesi è il mio progetto, si facesse incidere sulla lapida oltre alla croce un uccello, la nottola di Minerva, simbolo tanto grandioso quanto pagano della dedicazione alla filosofia. Questo non vuol dire che io adori Minerva, esattamente come che una persona vissuta nell’impero romano dipinga sulle pareti una scena che sembra tratta dall’Odissea, non significa che sia pagana, ma solo un’innamorata della cultura del suo popolo. Non sarà poi superfluo ricordare che ogni mito pagano è stato dai cristiani letto in chiave allegorica e dunque trova la sua potenziale collocazione anche in contesto cristiano, ad esempio Ulisse come metafora del ritorno ad Itaca attraverso i mari in tempesta, vista come la casa del Padre, la meta ultima, il paradiso (Kavafis laicizzerà questo tema cristiano nella sua poesia Itaca).


    “Bene, allora fanne oggetto di discussione a livello accademico con l'autore. Io, francamente, dovendo basarmi solo su delle fotografia e non da esperto di iconografia cristiana mi limito ad osservare che il Bisconti è arrivato ad una conclusione che omettere (o ignorare, o sottovalutare) mi pare scorretto.”



    Che modo ridicolo di discutere. Quando si inizia una discussione occorre esserne all’altezza e saper stare al discorso. Ma che modo assurdo è di dialogare? Inoltre, pare che tu abbia messo Bisconti su un piedistallo così alto che pubblicare qualcosa che lo contesti non servirebbe a nulla, anche perché sarebbe l’esatta riproposizione delle cose che sto dicendo qui, cioè l’inconclusività delle prove presentate da Himmelmann sulla cui intepretazione Bisconti si basa. Tuttavia questa tua richista è indice della mentalità da outsider che dicevo, cioè ragioni ancora come gli aristotelici padovani del seicento, trovi una citazione e ti arrocchi su quella, senza non solo voler sentire altre citazioni, ma soprattutto senza voler sentire altre contro argomentazioni. Punti i piedi su una citazione, e stop, il che renderebbe inutile ogni mia discussione coi TdG qualora citassi qualsiasi manuale accademico sui più svariati temi, dalla crocifissione di Cristo alla caduta di Gerusalemme nel 587, dove è noto che i TdG hanno posizioni che non sono sostenute da nessuno. Ma chissà perché in quei casi non ti inchini ai manuali, fosse anche il dizionario di antichità classiche di Oxford, e diventi uno zelante della carta stampata solo quando ti fa comodo. Tra l’altro come ripeto la tua argomentazione si regge sul nulla, perché presume che l’opinione di Bisconti valga più di quelle da me citate perché più recente, ma come ripeto questa non è una tesi nuova. Bisconti la riprende da una pubblicazione di 25 anni da dell’Himmelmann, e quest’ultimo da una posizione del Bendinelli degli anni Trenta. Non si tratta dunque di aggiornamento, e non c’è nessun motivo per doversi basare sul parere di Bisconti anziché su quello di Testini visto che l’intuizione che quella croce possa essere una ghirlanda è più antica di entrambi i manuali. Inoltre, in assenza di prove, ci si dovrebbe attenere a quello che si vede, cioè ad una croce, mentre la ghirlanda resta un’interpretazione. E visto che è una croce fino a prova contraria, questo spinge anche a considerare l’Ipogeo come cristiano. E non si risponda, come dei poveri dilettanti, che la croce è anche un simbolo pagano. Una croce del genere nel paganesimo non avrebbe alcun precedente, anche perché latina, e soprattutto per l’uso della croce che faceva il paganesimo romano, un uomo che indica una croce in cielo non significherebbe proprio nulla.


    “Al momento devo registare che la tesi di Himmelmann è condivisa da altri archeologi che non fanno parte della Bible Belt né solo sfigati. Posso dedurne qualcosa dal fatto che ti non li abbia neppure citati? Perché mai archeologi del PIAC si metterebbero a sostenere una tesi senza alcun riscontro?”



    Anche qui mostri di avere delle strane idee su che cosa voglia dire pubblicare, e sul genere di tesi che vengono pubblicate. Non si pubblicano solo dei pareri basati su dei teoremi matematici, si pubblicano delle tesi che lo studioso in questione vuole sostenere. Tu stai costruendo un uomo di paglia. Io non ho detto che questa tesi non ha alcun riscontro, ho detto al contrario che non ha argomentazioni stringenti dalla sua parte. Il fatto che Bisconti l’abbia pubblicata significa solo che ne è convinto, non significa che ogni cosa pubblicata da chicchessia sia incontrovertibile, altrimenti ne verrebbero delle conseguenze interessanti: 1)Tu dovresti accettare tutto quello che Bisconti dice, e non solo quello che afferma su questa ghirlanda. Potrei cioè risponderti, se tu mi dici che quest’ipogeo è pagano, con la stessa frase senza senso con cui mi hai risposto tu, cioè che Bisconti dice che è cristiano ed aggiungere “Perché mai archeologi del PIAC si metterebbero a sostenere una tesi senza alcun riscontro?”. Questo vale a dire che tu stesso riguardo a quest’Ipogeo, e alla funzione della croce nelle catacombe in generale, sostieni e hai sostenuto posizioni diverse da Bisconti, ergo se la tua risposta alle mie osservazioni è solamente un pedante e ripetitivo “Bisconti hoc dixit”, ti esponi ad una retorsio argumentii paurosa, facendo sì che io non voglia più discutere nella sua tesi sulla croce trincerandomi dietro la medesima argomentazione. 2)Se tutto quello che viene pubblicato nel mondo accademico fosse corretto, allora la verità sarebbe contraddittoria, perché vari studiosi sostengono cose spesso in contrasto. Vale a dire che occorre sapere mediare tra due estremi. Gli accademici non pubblicano come “senza alcun riscontro”, ma neppure pubblicano teoremi di geometria euclidea, per questo esiste il dibattito scientifico. 3)L’ultima conseguenza dell’argomentare come fai tu, cioè che se degli accademici pubblicano qualcosa, allora dei riscontri conclusivi ci debbano per forza essere, è che i TdG dovrebbero bruciare le loro Torre di Guardia, e tu dovresti smetterla di sostenere che Cristo morì su un palo, visto che non c’è nessun accademico di questo mondo che non sia una mummia a sostenerlo, solo i TdG.


    “Certo, ed il Bisconti non se ne sarebbe accorto... a me sembrano molto simili, invece. Perché non posti una foto delle ghiralande in questione? Per quanto ricordo io al di là del colore anche la forma è simile”



    Ritorna il problema del presumere che qualcuno non possa sbagliare e non gli si possa obiettare nulla. Se si guarda il festone simmetrico si nota che è ad una sola linea, e non si capisce da dove verrebbe la linea che nella presunta ghirlanda di sinistra costituisce il braccio verticale della croce. La foto puoi vederla tu stesso:



    “Ma sono quelle più aggiornate”



    No, l’ipogeo è sempre quello, i dati su cui lavorare sempre quelli, e l’ipotesi è la medesima di ottant’anni fa. Quello che cambia è solo la scelta di campo di questo o quello studioso, a seconda che voglia vedere l’Ipogeo come cristiano o meno, solo che i sostenitori della croce si rifanno a quello che vedono, quelli pro-ghirlanda devono interpretare.


    “La trattazione era la croce precostantiniana, dato l'esiguo numero di esempi è disonesto citare un esempio facendolo passare come certo quando gli studi più recenti non sono in grado di dire con certezza se sia uan croce cristiana, non cristiana o solo una ghirlanda.”



    Veramente la discussione non era affatto sulla croce pre-costantiniana, ma sulla crocifissione di Cristo, o per essere più precisi sulla tua assurda tesi che Celso e Luciano sarebbero stati dei testimoni pro-palo, cosa che ovviamente ho demolito in due minuti. Tra le varie testimonianze sulla crocifissione romana, c’era anche una trattazione sulla croce nell’iconografia cristiana, trattazione non creata ex novo, ma che riprendeva esempi noti che sono riportati nelle maggiori enciclopedie antichistiche, come la Treccani d’Arte Antica. Mi sono semplicemente limitato a riportare quello che avevo trovato, e letto più volte, in queste auree opere. Come già detto non è metodologicamente possibile mettersi a controllare ed approfondire, in una discussione che parla di altro, ogni testimonianza citata. Anche perché, come ripeto, che questa sia o meno una croce non smuove di una virgola lo scenario, cioè che il simbolo della croce nelle catacombe c’è, e che i cristiani ben prima di Costantino credevano che Cristo fosse morto in croce. Tutto questo tuo insistere su questo particolare irrilevante è per l’appunto un tentativo di depistaggio, un tentativo, per altro illogico, di fare un goal della bandiera dopo aver perso 10 a 0.


    “non solo ti ho citato anche una recentissima tesi di laurea di Alison Poe ("The Frescoes of the Hypogaeum of the Aurelii in Rome") e poi Graydon F. Snyder, Paul Corby Finney, scettico anche il Dinker”



    Di questi autori, di cui è lecito sapere tu non sappia nulla oltre il nome, non mi hai riportato le tesi, cioè non mi hai detto se le citi come sostenitori del fatto che l'Ipogeo sia pagano, o se li citi come sostenitori del fatto che quella croce sia una ghirlanda.

    “Tu non hai parlato solo di un oggetto a forma di croce, che potrebbe essere qualunque cosa, ma chiaramente hai fatto intendere che si trattasse di una croce cristiana”



    Questo perché essendo l’essenza del concetto di croce nella forma incrociata dei suoi membri, gli oggetti a forma di croce sono croci.

    Ad maiora



    ---------------------
    Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
    Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
    Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
    (Κ. Καβάφης)
  • Spener
    00 11/05/2010 16:27
    Ovviamente, come argomento ad hominem, qualsiasi tua citazione di altri studiosi contrari a queste tesi di Bisconti sulla croce in generale e sull’ancora-croce, verrebbe da me respinta con la stessa argomentazione in base alla quale tu, infantilmente, ti rifiuti di discutere la posizione di Bisconti sulla croce\ghirlanda e di prendere in considerazione le altre citazioni di segno opposto da me proposte, cioè con l’argomentazione che Bisconti è il maximus, il più aggiornato, il migliore. Se tu, in base all’assurda pretesa che Bisconti sarebbe il migliore ed il più aggiornato puoi pretendere di liquidare qualsiasi altra citazione di segno opposto io faccio sulla ghirlanda, per il medesimo motivo io liquiderò altre citazioni da te fatte interpretino in maniera riduttiva la croce in generale nelle catacombe o il tema dell’ancora-croce.


    ... senza contare che la supercazzora brematurata ha perso i contatti col talapia tapioco!



    [Modificato da Spener 11/05/2010 16:28]
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    Morby968
    Post: 4.765
    TdG
    00 11/05/2010 16:30
    Re:
    Spener, 11/05/2010 16.27:


    ... senza contare che la supercazzora brematurata ha perso i contatti col talapia tapioco!





    Ehm... sarebbe "tarapia" e non "talapia".
    Inoltre anche super...vabbè, lasciamo stare!
    [SM=x1408403]

  • OFFLINE
    barnabino
    Post: 67.472
    00 11/05/2010 17:37
    Caro Polymetis,

    Premetto: non si capisci in base a cosa dici che quella non possa essere una ghirlanda. In base a preferenze personali? Come mai il Bisconti che ha scritto due lavori specialistici sul tema non si sarebbe accorto delle banalità che dici, per di più senza aver mai visto gli affreschi? Mistero.


    Non credo affatto che quella croce sia una ghirlanda, ma anche se lo fosse, sarebbe quello che in gergo sarebbe il goal della bandiera



    No, sarebbe la conferma che in generale fai un uso a diro poco "disinvolto" e poco onesto delle fonti, omettendo "dettagli" tutt'altro che privi d'importanza come il fatto che:

    1. Non vi è alcun accordo sull'origine cristiana, pagana gnostica o sincretica di quegli affreschi

    2. I testi più aggiornati ritengono quella croce una decorazione e non una croce kerigmatica

    Omettendo queste due verità incontrovertibili è impossibile per il lettore decidere la natura di quell'affresco. Nel tuo post invece davi per scontato che quella fosse una "bella croce" cristiana si diffuse successivamente.


    La WTS ha invece messo la mano sul fuoco su questo tema, scrivendo in Ragioniamo, testuali parole che “il peso dell’evidenza mostra” che Cristo morì su un palo, e non su una croce? Ma quale peso dell’evidenza?



    La convinzione dui un'evidenza storica, indipendentemente dal dibattito che vi può essere, non ha nulla a che vedere con il fatto che questo non sia un punto fondamentale della teologia dei TdG, credere che Gesù sia morto su un palo o una croce è assolutamente indifferente per la nostra fede. Un domani potrebbe emergere il peso di una diversa evidenza, per noi non cambierebbe nulla rispetto all'uso e al significato dello stauros. Riesci a capirlo o devo farti un disegnino? Nessun TdG verrà mai disassociato perché crede che Gesù è morto su un oggetto fatto a forma differente di un palo.


    Bisconti elenca un mucchio di croci pre-costantiniane nelle catacombe di Roma, mandando in frantumi le tesi dei tdG



    Ne cita due o tre del III secolo e le altre successive. Non mi pare esattamente "un mucchio".


    Il motivo di questo "ritardo" va ricercato nella istintiva ripulsa delle prime comunità ad accogliere tra i suoi segni identitari, quello che ancora nei primi tre secoli rappresentava il più infamante e ignominioso dei supplizi



    Qualunque sia il motivo, i cristiani non adottarono la croce né come simbolo che come motivo iconografico da venerare prima di Costantino e la usarono in modo molto sporadico (si contano sulla punta delle dita) e con un significato tutto da determinare.


    Tuttavia, se anche questa croce fosse una ghirlanda, cosa di cui dubito seriamente, le tesi di Barnabino o dei TdG non ne trarrebbero alcun beneficio



    Infatti, il benefico è quello di dimostrare che la tua disonestà intelettuale o incompetenza nel presentare della fonti senza avvertore dei problemi relativi alla loro lettura.


    Cita anche croci del II secolo con queste parole: “Due segni (X X) al termine di un’iscrizione palmirena datata al 136 sono comunemente interpretati come la più antica testimonianza del signum crucis in ambito cristiano (DACL III, 2, 1948, cc. 3045-3031): ma non è del tutto sicura la pertinenza dell’epigrafe ad una committenza cristiana”. (p. 159)



    Anche in questo caso non è affatto certa la committenza cristiana, anzi molti studioso sono convinti del contrario e per motivi molto validi, lo stesso segno si incontra anche il iscrizioni palesemente pagane.


    Quando ho detto che ci sono una ventina di croci intendevo che ne sono state contate una ventina



    Di quante siamo certo che siano del III secolo? E comunque restano davvero un numero infimo rispetto agli altri temi iconografici.


    interpretino in maniera riduttiva la croce in generale nelle catacombe o il tema dell’ancora-croce



    Dunque, la croce nuda (non il crocifisso) non erano usate per la vergogna della morte infamante, mentre la croce-ancora era usata tranquillamente? Boh...


    La foto puoi vederla tu stesso



    E quella sarebbe la foto che hai usato per la perizia? Ma siamo matti? Per capire se è una ghirlanda dovresto vedere l'affresco nel suo insieme, e non un dettaglio.

    Shalom
    [Modificato da barnabino 12/05/2010 10:31]
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    Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte

    FORUM TESTIMONI DI GEOVA
  • dispensa.
    00 11/05/2010 23:53
    Tertulliano parla di croci che in realtà sono pali sacri chiamati croce e venerati dai pagani

    Se a tertullinao si rimproverava di adorare asini tertulliano gli risponde che loro stessi adoravano animali.

    Se a tertulliano gli veniva rimproverato di adorare croci pali, tertulliano li ritorce che loro erano i primi che adoravano pali sacri.

    Significa che tertulliano adorava asini?? No!

    Significa che tertullinao adorava croci o pali?? No!

    Ma un palo chiamato croce tertulliano lo aveva, nello spirito, soffrendo a modo suo sul palo insieme al Cristo.

    Io mi vanterò di questo palo, come potrò vantarmi di esser stato obiettore di coscienza, e quindi del carcere, non me ne vergogno, ma che mi inginocchio alla figura del carcere è demenziale.
  • dispensa.
    00 12/05/2010 10:58
    Barny non riesco a trovare i tuoi commenti, compare il tuo nome ma nessun post

    ciao
  • The Line
    00 12/07/2010 19:11

    Sto leggendo un libro del Biamonte:


    Alla pag. 249, in merito all'Ipogeo degli Aureli, l'autore scrive:

    "La decorazione pittorica parietale, oltre alla leggiadra raffigurazione di uccelli sul fondo di un arcosolio, presenta i consueti motivi delle ghirlande e dei candelabri vegetali, sui quali sono rappresentati personaggi in tunica e pallio muniti di rotolo e verga. In passato si riteneva che uno di essi stesse additando una croce. In realtà è stato recentemente provato che si tratta di una ghirlanda pendula con terminazione cruciforme, come si può vedere in altri esempi pittorici conservati all'ipogeo".

    Le sottolineature sono mie.

    Poi continua:

    "D'altronde, come è stato notato, la raffigurazione di una croce in epoca precostantiniana sarebbe davvero cosa molto singolare".

    [SM=g2037509]

    Sia mai che Barnabino avesse ragione??!

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