00 20/03/2010 17:58
Capisco di aver scritto un libro in due parole, ma pensavo di avere comunque delle basi in comune.
O no??!!

In effetti mi pare che tu ancora non eri venuto nel forum quando ho trattato questo argomento.

Allora abbi pazienza a per la piccola lungaggine di seguito , poiché la ritengo essenziale per esprimere chiaramente il concetto basilare.

Levitico 17:10,11….

Se un uomo peccava in modo grave tale da meritarsi il salario della morte..Romani 6:23; Dio gli concedeva una possibilità di salvezza.

In pratica aveva predisposto per legge, che tale uomo poteva riscattare la sua vita dalla morte mediante il sacrificio di un animale posto su un altare di espiazione .

Tale animale secondo il contesto era esemplare come agnello che non avesse ne macchie sul mantello, ne malformazioni..
Ora non è che a Dio interessasse la perfezione estetica; in realtà l’esigenza era per significare la perfezione morale o spirituale, questa intesa secondo le sue alte norme morali divine.

L’animale veniva così a sostituire la vita della persona su un altare.

Era dunque evidente che a tale animale o Agnello, gli veniva conferito dal vero Dio un valore corrispondente a quello umano, anche se entro certi limiti.
E non era un valore immaginario, poichè l’animale come anima inferiore è realmente una immagine dell’uomo per la sua capacità di provare le medesime emozioni.
Questo avendo reso credibile il suo valore sacrificale in rappresentanza di un uomo.
Addirittura in rappresentanza di Cristo, l’Agnello senza macchie di peccati.

Quindi si può certamente dire che tra il peccatore israelita e l’agnello che conduceva in sacrificio, si considerava una partecipazione sacrificale, una comunione ai fini della salvezza per lo stesso uomo.

Ovviamente a fini di questa comunione non era richiesto che l’uomo si bevesse il sangue del’animale offerto in sacrificio, anzi si vietava di farlo.
In pratica non era considerata una comunione carnale tra l’uomo e l’agnello, per diventare come una sola vita o anima o persona mediante trasfusione della vita dell’uno nell’altro.

del resto è quanto mai chiaro che dal divieto di berne, viene fatto comprendere che Dio non considera lecita una tale comunione carnale.

In realtà il sacrificio dell’agnello è il sacrificio di una vita distinta da quella del peccatore,.

Cioè la vita dell’Agnello considerata pura, in cambio della vita del peccatore considerata impura, macchiata dal peccato.

Dunque quale era il fine del sacrificio?

Risponde l’apostolo Paolo dicendo che i cristiani hanno con l’Agnello ( qui figurato da Cristo) un battesimo di morte in comune, questo significando che l’agnello paga il salario del peccato; però in mancanza di suoi personali errore.

Pertanto la morte ha un debito verso l’Agnello, quel debito è la vita del peccatore che così non viene spazzata via.

Ma a sua volta il peccatore in questo modo ha un debito verso l’agnello, e cioè mettere a morte i suoi aspetti negativi della sua personalità non prestando più il suo corpo al peccato.

Questo fa si che lo stesso Agnello , una volta che il peccatore o i peccatori hanno compiuto tale rinnovazione , e che è lo sforzo di tutta l’umanità pentita e riconciliata con Dio; ebbene tale agnello dopo i tre giorni, dopo i tre millenni, può uscire dalla sua tomba per risorgere alla vita.

Riassumendo ; In Levitico 17, Dio si limita solamente a farti riflettere che l’agnello reale ha e rappresenta un valore umano condiviso con l’uomo , giustificando e rendendo credibile, quanto era vissuto sull’altare del sacrificio.

Questo perché come ho prima scritto, l’animale scelto, mostra chiaramente di avere vita simile a quella umana, sia in senso organico, che come anima pensante, in relazione alle emozioni.

Infatti il termine nefesh, (anima)con cui si chiama il suo sangue , secondo gli stessi rabbini ebraici, sta a indicare l’istintività emotiva.
Del resto il sangue come il cuore manifestano, o somatizzano nel loro pulsare le emozioni della mente, sia nel caso dell’animale, che tanto più n quello dell’uomo.
Sono l’anticamera adrenalizzante prima di ogni azione o operare.

In base a questa similitudine di vita, Dio considera illecito il bersi il sangue dell’agnello, intendendolo bere in senso letterale o quasi, dato che il suo sangue altro che non rappresenta, che la sua personalità emotiva.
Poiché l’anima in realtà è il tuo stesso corpo e il tuo sangue, è la sede dei tuoi pensieri , come pure somatizzata e memorizzata ne tuoi vari organi vitali.
Dio dunque considera illecito bere il sangue di un altro per il fine di averne salvezza o vita.

In sntesi, non è illecito avere una propria vita, ma quella di un altro si.

In parole povere tu puoi bere il sangue di Cristo per averne vita, questo intendendolo solamente nel senso che ti nutri del suo stesso sentimento che spinge ad agire, essendo questa la conseguenza di essersi nutriti del corpo spirituale dei suoi insegnamenti o della sua Parola che è la Parola del Padre.
Ma tutto questo è negato viverlo nel senso di possedere proprio la vita di Cristo, vuoi carnale o celeste, pensando con ciò di averne vita eterna.

In realtà a questo scopo possedere la carne o il corpo carnale o celeste di Cristo non ti gioverebbe a nulla;Giovanni: 6:63

Violare questo comando per lo scopo di mantenersi in vita, in realtà fa andare incontro alla morte se coscienti che è peccato perché è vietato dalla parola di Dio di berlo.

Il perché è peccato; nei dettagli lo trovate nello stesso comando di stare lontani dall’idolatria scritto in Atti:15:29.

Poiché il divieto sul sangue..e sulla fornicazione; sono aspetti di uno stesso concetto immorale, che è quello di dare importanza agli aspetti oggettivi della vita, al di sopra di quelli spirituali.

In pratica chi pone come importanza la vita biologica al di sopra dei concetti di male e di bene, e al di sopra di Dio, come fa Confa, anche se solo nel caso delle trasfusioni, potenzialmente diviene figlio di tutti coloro che a nome di questa pratica sono trascesi in ulteriori forme di oggettivazione e strumentalizzazione della vita e quindi della persona umana. Tutto questo si chiama idolatria

Ma lo stesso si può dire di chi rifiuta la trasfusione perché fa sacra la vita fine a se stessa, cioè dando anche solo nei fatti, più importanza a questa, che alla immagine di Dio posta in modo relativo nelle anime inferiori, ( Rivelazione 4:7,8); ma tanto più nel vaso umano, questo a prescindere se persona buona o cattiva, viva o morta, anche se da morta lo conserva solo come significato per i vivi e quindi per Dio.

Cioè il valore di sacralità del sangue dipende dal fatto che rappresenta una anima, a prescindere da tutto. Questo ai fini del possesso per il fine alimentare della sopravvivenza.

Questo giustamente compreso, ma se nel caso umano lo facciamo limitato solo al suo sangue, ciò pone una contraddizione.
Perché è come se non si fosse compreso il perché della sacralità del sangue, il perché il divieto di bersi letteralmente il sangue di Cristo.
Poiché a comprenderlo, per conseguenza logica questo includerebbe pure il divieto di impossessarsi letteralmente pure del suo corpo..poichè non stiamo più parlando di un agnello letterale, dato che solo in questo caso essendo un anima inferiore ciò mi rende lecito il possesso del suo corpo o della sua anima, visto che è la stessa cosa, ma rispettando comunque nel suo limite il valore approssimativo che ha come immagine di una anima umana

Poiché un animale è una anima in senso generico o approssimativo, proprio perché ha dell'uomo, della sua anima, i medesimi aspetti psichici emotivi, istintivi o no che siano.

Da questo ne viene la sacralità, cioè dovuta sempre alla somiglianza con l'altare umano.
In realtà il rispetto mostrato, dovuto all'animale, è quello dovuto all'uomo a partire dal suo sangue. Pena la morte.

Diversamente il mondo in generale considera l’importanza della vita più da un punto di vista organico, per questo motivo sacrifica sull’altare dell’idolatria il significato e il valore della persona posta a immagine di Dio, in bene o in male secondo la sua scelta.

Per il mondo di oggi la vita e le persone sono più un concetto materialistico industriale, non a caso l’ultimo impero della bestia selvaggia è definibile come “ cosa disgustante”, proprio perché ne hai i pieni tratti evolutivi dell’idolatria, dove la statua oggi è un robot geneticamente innestato a cellule umane, la macchina robotizzata umana di Matrix, e i suoi ricambi industriali di tipo umano.

Siamo dentro questo tempo ed è perciò per i più è difficile rendersi conto di quello che in realtà si sta vivendo, divenendo perciò piatti sotto questi profili morali.

Comunque io personalmente comprendo la limitazioni umane, accecati come si è dall’operato dei demoni, del loro frutto proibito per avere vita eterna o immortalità.

(Eva ha voluto prendere una scorciatoia per avere, non la vita eterna, ma addiritura l'immortalità, al punto che Dio non poteva più metterla morte; " effettivamente non morirete").

Poi abbiamo una ulteriore sacralità che viene dall’essere buono o cattivo, ma che non centra più nulla con l’aspetto del microtrapianto cellulare o trasfusione del tessuto sanguigno, ciò significando l'alimentarsi.


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