00 02/08/2010 15:09
PUNTO 2: LO STATO DELLE ANIME NEL "LUOGO MIGLIORE" E IL "RICONGIUNGIMENTO" CON IL CORPO


In I Apolo 18,2-3 infatti si dice che alle anime dannate rimane la sensibilità e subiscono una punizione eterna, e non si tratta certamente delle “anime” nel senso dei risorti, giacché parlando di queste anime nel medesimo passo si dice che sono quelle invocate dai maghi



Questo passo non è chiaro, infatti qui Giustino non sta parlando dello stato intermedio, ma piuttosto vuole dimostrare la sua tesi, ovvero che per i malvagi si prospetta la "punizione eterna", che chiaramente per Giustino non è quella dell'anima ma corporale, successiva alla risurrezione. Per persuadere i suoi interlocutori della bontà dalla sua tesi sostiene che i loro stessi filosofi e scrittori affermano che le anime conservamo la loro sensibilità e sopravvivono in qualche luogo, e dunque quanto più è ragionevole che i morti sottoterra possano essere risorti e puniti corpo e anima nella Geenna, come dice più avanti.

Io credo che al di là dei toni apologetici che gli permettono di utilizzare i topoi della traduzione greca dobbiamo leggere i passi sempre nella prospettiva finale di Giustino, ovvero che castigo e premio eterno spettano all'uomo nella sua integrità, per così dire alla nefesh e non alla psyche.

Anche quello che dice Giustino delle "anime dei morti" è piuttosto enigmatico e io non trarrei conclusioni dogmatiche. Nel caso dell'episodio di Endor (su cui i pareri nell'antichità erano discordi) non è ben chiaro dove siano le "anime" evocate dai negromanti. A quanto pare Giustino sembra credere che tutte le anima dei giusti del passato alla morte fossero cadute in potere degli angeli malvagi, che se ne imposessavano, e che questo fosse un pericolo reale per tutti i cristiani, Gesù compreso.


No, falso. 1)Se fossero in un sonno incosciente, non si vede che senso avrebbe metterle le une in un luogo migliore e le altre in uno peggiore se non possono accorgersi dove stanno. 2)Giustino dice chiaramente che queste anime non sono incoscienti ma mantengono sensibilità



Giustino, semplicemente, non chiarisce né approfondisce il problema, che evidentemente ritiene secondaria rispetto alla salvezza finale ed la speranza millennarista. Non sappiamo a quale periodo esattamente si riferisse con l'attesa del giudizio né in quale consizioni le anime sarebbero sopravvissute. Il sonno potrebbe essere semplicemente una situazione migliore del finire preda di angeli malvagi. Ambrogio stesso ritiene che i cristiani morti attendano in uno stato di sonno (exc. fr. 2,93) mentre ai soli santi sia riservata la vita "sollavati sulle nubi dell'aria incontro a Cristo". La condizione di sonno non è di per sé un male perché è in attesa della risurrezione, in essa vi sono anche gli empi, ma per essi la consizione è negativa poiché risorgeranno per la punizione.


Prima c’è solo l’anima, poi c’è l’anima insieme al corpo. Siccome l’anima lasciò il corpo (testuali parole in Dial VI, 2), non si vede quale problema metafisico ci sia in una loro eventuale riunione



Non c'è alcun problema metafisico, semplicemente Giustino non sostiene da nessun parte il processo inverso, ovvero che al momento della risurrezione l'anima riprenda il corpo, semmai parla de "i morti e sepolti". Le parole di Giustino anche altrove non fanno alcun accenno alla risurrezione come "ricongiungimento" dell'anima al corpo, anche perché nella prospettiva milennaristica il giudizio definitivo ed eterno e la risurrezione generale (la seconda risurrezione) avverrà alla fine dei mille anni. Dunque molto delle dichiarazioni di Giustino sono da valutare in base alla sua idea generale, ben diversa dallo schema "ortosso" che tu presenti.


Se rigetti l’idea che l’anima si ricongiunga al corpo perché non è mai detto esplicitamente, allora per la stessa ragione dovresti negare che le anime vengano annichilite prima della resurrezione dell’uomo, giacché neppure di questo si fa alcun accenno, e anzi, non è neppure deducibile da alcunché



Io infatti preferisco concludere con un non liquet perché di fatto sono possibili entrambe le soluzioni.


Inoltre, che l’anima si ricongiunga o meno col corpo, è del tutto irrilevante. Ciò che conta è che l’anima è esistita fino al giorno del giudizio, e dunque lo stato intermedio c’è stato



Non sappiamo se per Giustino anche l'anima deve essere annientata temporaneamente e risorgere quando quelli "morti e sottoterra" riprenderanno il corpo. Certo Dunnett non parla esplicitamente dela morte come "inesistenza" ma semmai come sonno e stato inconscio. Anche in Atenagora (benché credesse nell'immortalità dell'anime) e in Ambrogio, per citarne alcuni, l'anima attende in una condizione di sonno. Questa potrebbe essere la stessa concezione di Giustino o avvicinarso molto ad essa.


No, dice “i morti e quelli sotto terra”, i due insiemi non coincidono, perché non tutti i morti sono sotto terra, alcuni sono già del tutto decomposti e trasformati in erba



Che i due insiemi coincidano o meno poco importa: Giustino non fa alcun accenno alle "anime" che si trovano in un "luogo migliore" o "peggiore", né che sono addirittura sono già in "cielo" o "nel seno di Abraamo" e tornano sulla terra per riprendersi i corpi. L'immagine è dei morti che si trovano in uno stato di incoscenza, non di anime che decidono di riprendersi il corpo una volta che Dio lo ha ricostituito.


E poi chi è che riprende il corpo? Se qualcuno riprende il corpo, vuol dire che esiste prima del suo corpo, e lo prende. Il verbo sembra suggerire questo



Il passo potrebbe anche essere reso nel senso che i cristiani si aspettano che i morti e sepolti riceveranno di nuovo i loro corpi, ma nulla viene detto circa l'anima. Che i morti riprendano, o ricevano da Dio, il corpo che avevano prima di morire rigenerato miracolosamente da Dio, di per sé, non implica alcun'anima si ricongiunga ad esso. Dio può semplicemente averla annientata e ricostituita al momento della risurrezione, o ancora poteva essere immaginata in uno stato inconscio o di sonno risvegliarsi con la risurrezione.

Shalom

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