Il monosillabo Iah si ricollega di solito ai più profondi sentimenti di lode, a cantici, preghiere e suppliche, e in genere ricorre quando si parla di gioia per una vittoria o una liberazione o si riconosce la possente mano e la potenza di Dio. Gli esempi di quest’uso particolare sono numerosi. Nei Salmi l’espressione “Lodate Iah!” ricorre come dossologia, cioè come espressione di lode a Dio, a partire da Salmo 104:35. In alcuni salmi ricorre solo all’inizio (Sl 111, 112), in altri nel corso del salmo (135:3), in altri ancora solo alla fine (Sl 104, 105, 115-117), ma spesso sia all’inizio che alla fine (Sl 106, 113, 135, 146-150). Nel libro di Rivelazione alcuni personaggi celesti sottolineano ripetutamente la loro lode a Geova con questa espressione. — Ri 19:1-6.
Anche gli altri casi in cui ricorre “Iah” riguardano l’esaltazione di Geova in cantici e suppliche. Un esempio è il cantico di Mosè. (Eso 15:2)
In Isaia si nota una doppia enfasi ottenuta unendo i due nomi “Iah Geova”. (Isa 12:2; 26:4) Ezechia, nell’esultare per la miracolosa guarigione ottenuta in punto di morte, espresse poeticamente i suoi elevati sentimenti ripetendo il nome Iah. (Isa 38:9, 11) Viene fatto un paragone fra i morti, che non possono lodare Iah, e quelli che sono decisi a vivere una vita di lode a lui. (Sl 115:17, 18; 118:17-19) Altri salmi ancora esprimono devota riconoscenza per la liberazione, la protezione o la correzione ricevuta. — Sl 94:12; 118:5, 14.
Perspicacia vol. 1, p. 1231
[Modificato da barnabino 14/01/2011 19:23]
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