00 22/07/2011 19:30


3. Le pubblicazioni dei testimoni di Geova descrivono l’omosessualità come una malattia? Suggeriscono l’idea che un omosessuale possa ‘guarire’ e ‘diventare eterosessuale’?

Non c’è negli scritti della Società alcuna “ambizione” di mutare la natura omosessuale in eterosessuale, nonostante gli squallidi tentativi di qualche dissidente di dimostrare il contrario. E questo malgrado il fatto, che piaccia o meno, che la questione dell’orientamento sessuale sia ancora molto dibattuta, e tutt’altro che risolta, fra gli esperti nelle scienze mediche, antropologiche, psicologiche. La domanda di fondo è: omosessuali si nasce o si diventa? L’omosessualità è ‘scritta’ nei geni, o è un comportamento acquisito, o ancora un mix di entrambi i fattori? Negli anni sono state riportate svariate testimonianze al riguardo; spesso si tratta di dichiarazioni rilasciate da studiosi e dagli stessi omosessuali. Ad esempio:


Il dott. Martin Goldberg, professore aggiunto di psichiatria clinica presso la Scuola di Medicina dell’Università della Pennsylvania, scrive in Consultant del marzo 1972 che alcuni ‘fatti’ da molto tempo accettati sugli omosessuali in realtà sono miti. Uno di questi è che gli omosessuali siano di solito uomini. Un’altra supposizione è che l’omosessualità sia causata da qualche disturbo organico od ereditario. Ma il dott. Goldberg dichiara: “Per quello che so, non è stata stabilita nessuna convincente prova di una vera causa organica od ereditaria . . . La maggioranza dei moderni psichiatri considera l’omosessualità come un modello di comportamento che si acquista”. — Svegliatevi! dell’8/11/72, pag. 29.




Gli esperti sono quasi tutti d’accordo: la precisa causa dell’omosessualità è sconosciuta. (...) Darrel Johnson, che scrive per la rivista Gay-Vue, mostra che è così: “La persona ha evidentemente la possibilità di conformarsi a uno qualsiasi o a tutti i modelli sessuali. Per tale motivo, a un certo punto nel corso della vita finisce per sceglierne uno”. Warren Blumenfeld, coordinatore del Centro degli studenti omosessuali degli U.S.A., paragona addirittura la scelta fra i “modelli sessuali” all’acquisto di un’automobile; egli dice: ‘A qualcuno piace la Cadillac, a un altro una macchina sportiva’. — Svegliatevi! dell’8/12/76, pag. 11, 12.




L’omosessualità non è una malattia o un disturbo psicofisico congenito, bensì un ‘comportamento appreso’ che nella grande maggioranza dei casi può essere ‘disimparato’. “Lo affermano i due noti sessuologi americani William Masters e Virginia Johnson, dopo uno studio di oltre 15 anni su 300 soggetti omosessuali di ambo i sessi” in un loro libro di imminente pubblicazione. Essi affermano che, perché il loro trattamento psichiatrico di alcune settimane abbia successo nei soggetti omosessuali, “il desiderio di cambiare è molto importante”. — Svegliatevi! dell’8/3/80, pag. 29.




Un volume di aggiornamento dell’Encyclopædia Britannica riferisce: “Non è stato però identificato nessun gene specifico che predisponga all’omosessualità, e il lavoro fatto finora dovrà essere confermato da altri”. (1994 Britannica Book of the Year) In più, la rivista Scientific American osserva: “I comportamenti umani sono assai difficili da definire e, in pratica, ciò che si vuol fare risalire a una base genetica si può spiegare come effetto di fattori ambientali”. — Svegliatevi! del 22/3/95, pag. 8.




Un bollettino medico della Harvard University (The Harvard Medical School Mental Health Letter) sostiene: “È estremamente improbabile che i livelli ormonali prenatali influenzino . . . la sessualità umana.” — Svegliatevi! dell’8/2/95, pag. 15, 16.




L’articolo cita […] le parole del dott. Richard Pillard: “Ritenere che l’orientamento sessuale abbia una componente genetica è come dire: ‘Non è una colpa, e tanto meno colpa tua’”. Rafforzando ulteriormente questo argomento dell’“assenza di colpa”, Frederick Whitam, ricercatore in materia di omosessualità, fa notare che “la gente, quando si sente dire che l’omosessualità ha una base biologica, in genere tira un sospiro di sollievo. Le famiglie e gli omosessuali vengono sollevati dai sensi di colpa. Questo significa anche che la società non deve preoccuparsi se, ad esempio, gli insegnanti sono gay”.

A volte le cosiddette prove secondo cui le tendenze omosessuali sarebbero determinate da fattori genetici vengono presentate dai mezzi di informazione come se fossero concrete e decisive anziché speculative e insufficienti. La rivista New Statesman & Society modera l’entusiasmo generato da alcuni slanci retorici: “Il lettore, confuso, può aver facilmente trascurato la frammentarietà delle prove concrete, o addirittura la totale assenza di un fondamento per l’affermazione scandalosa sotto il profilo scientifico secondo cui la promiscuità sarebbe ‘codificata nei geni maschili e cablata nei circuiti cerebrali maschili’”. In un libro sul codice genetico David Suzuki e Joseph Levine esprimono la propria preoccupazione per le attuali ricerche in campo genetico: “Se da una parte è possibile sostenere che i geni influiscono sul comportamento in senso generale, dimostrare che uno specifico gene — o una coppia di geni, o anche un gruppo di geni — controlli effettivamente aspetti specifici delle risposte di un animale al suo ambiente è tutt’altra cosa. A questo punto è lecito chiedere se qualcuno ha mai trovato, nel senso stretto di localizzare e manipolare a livello molecolare, qualche tratto di DNA che influenzi comportamenti specifici in maniera prevedibile”. — Cracking the Code. — Svegliatevi! del 22/9/96, pag. 5.