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Da rilevare, oltre al tono generalmente tutt’altro che caritatevole, il reiterarsi di apprezzamenti dal ‘sapore’ clinico (patologia, devianza, disordine mentale, consigliabile interpellare uno psicologo etc.), con l’aggravante però di essere ritenuta non solo una malattia, ma anche una malattia voluta e favorita dal comportamento lascivo dei singoli. Come si è osservato nell’articolo precedente, niente del genere è riscontrabile nelle pubblicazioni della Società Torre di Guardia né tantomeno in dichiarazioni di testimoni di Geova ‘di spicco’, quali sorveglianti viaggianti o membri del Corpo Direttivo; molti sono invece i tentativi per parte del clero cattolico di ‘medicalizzare’ l’omosessualità, talvolta ricorrendo a raffronti a dir poco discutibili. Così A.M.Leonard, arcivescovo di Malinas-Bruselas, ha paragonato l’omosessualità all’anoressia (aggiungendo che i gay “soffrono di un blocco nel normale sviluppo psicologico”) (gaywave.it, 27/01/2010), il card. Tarcisio Bertone, segretario di stato Vaticano, alla pedofilia (repubblica.it, 13/04/2010), e Giacomo Biffi, arcivescovo di Bologna, addirittura alla necrofilia (corriere.it, archivio storico, 01/03/1994). Associazioni di settore (gaywave.it, gay.tv) hanno pure denunciato il caso del sacerdote John Hollowell, il quale nel corso di lunghe lezioni (diffuse anche in Rete) ha stigmatizzato – e incoraggiato i suoi studenti a stigmatizzare – la condizione dei gay come ‘malattia da curare’ o peggio.

Discorso a parte merita Tony Anatrella, che alla sua condizione di sacerdote gesuita aggiunge una solida esperienza da medico psichiatra. Le sue opinioni suonano certo meno grossolane e hanno il pregio di un accento professionale, ma ugualmente non brillano per benevolenza: l’omosessualità è “l'espressione di una tensione all'interno di una tendenza in discontinuità con l'identità sessuale” ed “è fondata su una fascinazione narcisistica di sé e del rapporto con l'altro”. Anatrella è inoltre convinto che “esistono due sole identità sessuali, quella maschile e quella femminile”. (La Voce di Fiore, “Omosessualità, parola da chiarire”, 21-02-2006).

Se i riferimenti a presunte tare psichiche si sprecano, non si lasciano desiderare nemmeno i giudizi di carattere squisitamente sociale. Si va da mons. Betori, arcivescovo di Firenze e a suo tempo segretario generale della CEI, che ha instaurato un paragone con “le truppe di Federico Barbarossa, che nel 1155 cinsero d'assedio la cittadella cristiana di Gubbio” (repubblica.it, articolo del 16/05/2007), a Vincenzo Franco, arcivescovo emerito di Otranto, che ha parlato di “condizione da rifiuti sociali, ingestibile e senza alcun commento” (giornalettismo.com, 13/08/2010). Giovanni Battista Pichierri, arcivescovo di Trani, definisce ‘mostruosa’ la possibilità che le coppie gay adottino bambini (versione elettronica de Il Giornale di Trani, articolo del 31/08/2010) e mons. Giuseppe Agostino, arcivescovo emerito di Cosenza, per il quale l’omosessualità è “una vera aberrazione”, dice che “lo Stato non ha il diritto di tutelare associazioni” gay proprio come non tutelerebbe quelle di ladri o rapinatori (pontifex.it). Infine, monsignor Serafino Sprovieri, vescovo emerito di Benevento, nel contestare le dichiarazioni di Mara Carfagna, che nel 2010 - da Ministro delle Pari Opportunità - aveva definito il gay pride ‘manifestazione gioiosa’, rivendica il “diritto a protestare per queste cose insensate e fuori ogni logica”; e chiosa: “siamo nella cloaca”. (pontifex.it)

La WTS condanna peraltro, e anche questo si è regolarmente dimostrato, i soli atti omosessuali, desistendo accuratamente da giudizi indirizzati all’attrazione omoerotica in sé. Anche qui non è difficile trovare traccia di opinioni antitetiche di fra il porporato della Chiesa Cattolica. Per esempio secondo Zenon Grocholewski, Gran Cancelliere della Pontificia Università Gregoriana, non dovrebbero essere ordinati sacerdoti con tendenze gay: un candidato al sacerdozio, pur senza praticare necessariamente l'omosessualità, ''se ha una tendenza (omosessuale) radicata, non puo' essere ammesso in seminario''. Perché mai? ''Perché l'omosessualita' è una deviazione, una irregolarità, una ferita per poter esercitare il sacerdozio, che consiste anche nell'essere un padre spirituale e nel sapersi relazionare con gli altri''.” (papanews.it).

Altro ecclesiastico a cui decisamente non fa difetto la schiettezza è Gustaaf Joos, cardinale belga. Pur asserendo, con apparente obiettività, che “la Chiesa respinge l'omosessualità, non l'omosessuale”, è convinto che “di tutti coloro che si definiscono lesbiche o gay, al massimo il 5 o il 10% sono effettivamente tali, tutto il resto sono solo pervertiti sessuali". E, per sovrammercato, una minacciosa postilla: “Sono disposto a scriverlo col mio stesso sangue”, dice. Ma nemmeno il giudizio riservato a quel 10% ‘superstite’ è, ahimé, particolarmente lusinghiero: si tratterebbe infatti di “persone che hanno un problema serio e [che] devono conviverci” (fattisentire.org, 28/01/2004). Viene da chiedersi perché mai i detrattori sprechino tante energie setacciando il greto dei fiumi d’inchiostro della WTS alla ricerca di ‘pagliuzze’ omofobe, quando con un investimento molto meno oneroso in termini di tempo e fatica è possibile rinvenire di queste ‘pepite’ negli altisonanti proclama del clero cattolico.

In qualche caso le pepite si presentano in forma di massicci conglomerati, come per don Marcello Stanzione, fondatore dell'associazione cattolica Milizia di San Michele Arcangelo, con il quale chiudiamo questa edificante rassegna stampa: commenti di rara perentorietà, che sconfinano nel politico, oltre che – ancora – in tentativi di denuncia sociale e – ancora – di interpretazione psico-patologica del fenomeno gay. “La falsa idea che l’omosessualità sia una opzione normale della realtà sessuale è una opinione erronea oggi molto diffusa grazie ad una propaganda quasi quarantennale di potentissime lobby omosessualiste. Attraverso internet, la televisione, i giornali e una cattiva educazione sessuale si è riusciti a creare una opinione pubblica non ostile alla pratica omosessuale in base alla quale chi sostenga il contrario viene liquidato come intollerante, retrogrado, sessuofobo, roba da medioevo, da mandare appunto dietro le sbarre perché reo del crimine do omofobia e di conseguenza diviene il bersaglio favorito dai mass media. La verità è che l’omosessualità è una condizione patologica che ostacola lo sviluppo integrale della personalità. E’ interessante che in tempi di psicologismo imperante, la lobby omosessualista fa tutto il possibile affinché non si sappia in giro che i tre grandi pionieri della psicanalisi e della psichiatria - Freud, Jung e Adler - erano concordi nel considerare l’omosessualità come una grave patologia comportamentale. Attualmente il concetto di omosessualità come malattia mentale è scomparso dai manuali psichiatrici e questo è stato un vero e proprio colpo di mano antiscientifico ed ideologico della lobby omosessualista perché in tal modo si vuole ingannare le masse inducendo l’idea che l’omosessualità sia una realtà naturale, normale, innata di una persona e determinante il comportamento sessuale, facendo credere che tali si nasca. In realtà è stato provato esattamente il contrario: i fattori genetici ormonali non svolgono un ruolo determinante nello sviluppo dell’omosessualità perché essa è un fenomeno prettamente psico-affettivo e come tale va curato.” E conclude: “Gli omosessuali purtroppo sono sempre esistiti e sempre esisteranno ma non hanno alcun diritto e le loro rivendicazioni sociali devono essere tenute in nessun conto.” (pontifex.it)


Insomma, il quadro è decisamente chiaro e inequivocabile: fra omosessuali ‘turpi’, paragonati a cani o barbari, fra associazioni d’idee con pedofilia e necrofilia, gay da psicanalizzare o ‘chiudere in gattabuia’, e ai quali negare di preferenza anche i più elementari diritti umani, ce n’è per tutti i gusti. Speriamo che questo deprimente florilegio di ‘encomi’ induca gli osservatori imparziali a distogliere l’attenzione dai testimoni di Geova, il cui apostolato, ispirato all’interesse per il prossimo, non ha mai avuto in programma il sommergere i gay di oltraggi, e a soffermarla laddove – i fatti parlano chiaro – esiste invece più di una ragione di sospettare la presenza di ideologie intolleranti e oltranziste.