Ho aggiunto delle citazioni accademiche in questa sezione dell'articolo (si tratta di commenti sull'idea che la Bibbia non condannerebbe gli atti omosessuali così come intesi oggi):
testimonidigeova.freeforumzone.com/d/9861488/CRISTIANESIMO-E-OMOSESSUALIT-/discussione.aspx?#idm1...
Eccole di seguito, sono tre:
"E' significativo che nel contesto di queste preoccupazioni i passi di Lev 18,22 e 20,13 proibiscano e marchino come «abominevole» (to'eba) l'unione di un uomo con un altro («come si fa con una donna») e che nel capitolo 20 essa venga punita alla pari degli altri accoppiamenti proibiti. Alcuni Autori, per la verità, dicono che la condanna riguarderebbe soltanto l'omosessualità praticata nei culti pagani. Ma, se così fosse, un tale precetto non sarebbe stato messo nel contesto di norme, che riguardano i figli d'Israele e non invece eventuali pericoli derivanti da culti estranei. L'insieme, quindi, mira a evitare nella comunità degli israeliti ciò che si ritiene particolarmente pericoloso e dannoso per essa. Perciò, se la formulazione del sesto comandamento del Decalogo secondo il testo originale dice solo di «non commettere adulterio» (Es 20,14), sarebbe palesemente errato dedurne che esso permetta qualsiasi altro tipo di congiungimento carnale. (...) Sarebbe in ogni caso insostenibile la tesi secondo cui, fuori del culto, l'omosessualità sarebbe stata permessa in base a questi testi, così come sarebbe ridicolo dire che i vari tipi di adulterio proibiti in Lev 18 e 20 erano solo quelli dei culti pagani mentre gli altri sarebbero stati permessi" - Enzo Cortese, L'omosessualità nell'Antico Testamento, ne (L'Osservatore Romano, 8-3-1997). Enzo Cortese, sacerdote, Professore di Antico e Nuovo Testamento e Teologia presso lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme.
"[L'omosessualità] viene indubitabilmente annoverata in un catalogo di comportamenti giudicati riprovevoli. (...) L'omosessualità insieme a una serie di altri vizi (cfr [Romani] 1,29: «ogni sorta di malvagità») risulta conseguenza di un fatale scambio operato dall'uomo tra il Creatore e le sue creature. Alcuni autori hanno tentato di sminuire la portata radicale di questa condanna, ritenendo che Paolo pensi o a una depravazione in quanto connessa soltanto con l'idolatria, o all'omosessualità contraria alla natura propria di coloro che sono eterosessuali, oppure ancora pensando che l'espressione «contro natura» equivalga a «contro i comuni schemi delle convenzioni sociali» oppure infine che non si tratti di un vero peccato ma soltanto di uno degli aspetti meno gradevoli della società pagana. Interpretazioni del genere sono sostanzialmente artificiose, poiché perdono di vista il fatto che l'Apostolo sta argomentando in base a una prospettiva che non è di tipo culturale ma creaturale; infatti il tema di tutta la sezione epistolare 1,18-32 consiste nella successione e mutua integrazione di tre argomenti strettamente connessi: (1) l'effettiva possibilità di una conoscenza naturale di Dio da parte di tutti gli uomini (2) urta di fatto contro la perversione umana dell'idolatria che inverte tragicamente i ruoli della creatura e del Creatore, e (3) pertanto Dio consegna e quasi abbandona gli uomini a ogni sorta di malvagità che inevitabilmente ne conseguono." - R.Penna, Omosessualità e Nuovo Testamento, ne (L'Osservatore Romano, 12-3-1997). Romano Penna, biblista, Ordinario di Origini Cristiane nella Facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense.
"Qualunque cosa si possa dire sugli orientamenti e sulle disposizioni individuali, Paolo avrebbe solo potuto ritenere ogni comportamento erotico omosessuale come contrario al piano previsto dal Creatore per la vita umana. Così da dover essere abbandonato al momento della conversione". - D.F. Wright, in Dictionary on Paul and His Letters, a cura di G.F. Hawthorne e R.P. Martin, Inter-Varsity Press, Downers Grove-Leicester 1993, p. 414. David F. Wright, storico, docente di Storia Ecclesiastica dell'Università di Edimburgo.
[Modificato da EverLastingLife 12/09/2020 12:50]