Punto 13) Leoni dice:
"
Paolo dice anche in Colossesi che "in lui dimora corporalmente la pienezza della divinità" non la "qualità divina" come manipola la TNM!".
Ovviamente, il passo di
Colossesi 2:9 richiederebbe una trattazione lunghissima, che siamo pronti a fare se solo Leoni dovesse chiederci spiegazioni più approfondite.
Un sintetico cenno al passo in questione, pertanto.
In Colossesi 2:9 si afferma che in Cristo "
katoikei pan to pleroma tes theotetos somatikos".
Alla lettera, si dovrebbe tradurre che in Cristo "abita ("dimora") tutta la pienezza della divinità corporalmente".
Infatti, qui è presente, nella sua unica ricorrenza neotestamentaria, il sostantivo
theotes, che significa "divinità".
Significa questo che Cristo, avendo la pienezza della
theotes, possa identificarsi come "Dio il Figlio, la Seconda Persona dell' Essere triPersonale"?
La nota CEI a Colossesi 1:19 ci fa comprendere che così non è.
Infatti, la nota in calce a Colossesi 1:19, dice testualmente:
"
La pienezza, che per iniziativa di Dio abita in Cristo, e la pienezza della divinità, della quale sono partecipi i battezzati (la CEI rimanda quindi a Colossesi 2:9-10). In Cristo sono presenti tutti i doni della salvezza e perciò egli ne è la fonte inesauribile". La nota CEI al versetto successivo, Colossesi 1:20, afferma che "
la redenzione attuata per mezzo della morte in croce di Cristo Gesù, è origine di una riconciliazione universale".
Le due note, unitamente al contesto, appaiono illuminanti!
Infatti, in Colossesi 1:18-20, si parla proprio di questo: per mezzo di Cristo, Dio ha operato la redenzione del genere umano, riconciliando a se tutte le cose per mezzo del sangue di Cristo (si confronti Romani 5:8-11).
E' in questo quadro, e non in un quadro ontologico, che dobbiamo "leggere" l' iniziativa di Dio di far abitare in Cristo tutta la pienezza della theotes, cioè della divinità.
Infatti, "
è piaciuto a Dio che abiti in lui tutta la pienezza" (Colossesi 1:19 CEI) della divinità ai fini della redenzione.
In questo senso, il dimorare corporalmente in Cristo della pienezza della divinità sta ad indicare due cose:
1) che il fatto che in Cristo abiti, dimori la pienezza della divinità "piacque a Dio":
Cristo non possiede, quindi, ontologicamente, la pienezza della divinità, ma essa abita, dimora in Cristo perchè è "piaciuto a Dio", per decisione di Dio;
2)perchè Dio ha deciso di fare in modo che la pienezza della divinità "dimori" in Cristo? Lo dicono le stesse note CEI e il contesto di Colossesi 1:18-20: ai fini della redenzione! Per cui, la pienezza della
theotes che "dimora corporalmente" in Cristo,
non significando che egli la possieda ontologicamente (sulla base del contesto, non si può evincere nulla di tutto ciò) significa solo che Dio "
dimora [corporalmente...] in Cristo in una maniera del tutto speciale" ai fini della redenzione e della riconciliazione di tutte le cose a Dio stesso!
Questa è una delle ragioni della traduzione "qualità divina" operata dalla TNM
che, comunque, in nota, segnala espressamente il significato di "divinità" del sostantivo.
Manipolazione? Non direi: forse una traduzione anche discutibile, se vogliamo, ma la nota in calce segnala il significato di "divinità".
Cosa che non fa la CEI, che invece opera questa manipolazione:
Gv. 1:18: "Dio nessuno lo ha visto: il Figlio Unigenito,
CHE E' DIO, ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato".
Ecco il testo greco, dove ci sono due lezioni testuali:
"
theon oudeis heoraken popote; monogenes theos [altra lezione testuale: monogenes huios] ho on eis ton kolpon tou patros ekeinos exegesato".
Alla lettera:
"Dio nessuno ha mai visto: l' Unigenito Dio [ o l' Unigenito Figlio] .....".
Ci sono, come detto, due lezioni testuali ben attestate:
a) Cristo preesistente definito "Unigenito Dio"; oppure;
b) Cristo preesistente definito "Unigenito Figlio".
O si sceglie l' una. o si sceglie l' altra lezione.
Che fa CEI?
Un minestrone: Gesù diventa "il Figlio Unigenito,
CHE E' DIO".
Note esplicative in calce, come fa la TNM?
Nessuna!