Caro Barnabino
Dobbiamo partire da un assunto di base, la libertà dell'individuo.
Se tu intendi che in una famiglia atea, un figlio vorrebbe interessarsi di religione, e per questo motivo viene vessato dal genitore, o scoraggiato in tutti i modi, anche con metodi coercitivi non per forza violenti, ma psicologici ti do ragione, le cose stanno sullo stesso piano.
Ma analizziamo la questione per gradi.
Ogni religione crede di avere la sua verità rivelata.
Le religioni più aggressive sotto questo punto di vista sono quelle monoteistiche, o per lo meno, sono le religioni che pensano di parlare per Dio o di fare la sua volontà.
Questo di per se pone gli individui che credono a questo ad auto convincersi di essere nel giusto, un giusto superiore.
Motivo per cui, a seconda delle sfumature filosofiche della loro chiave di lettura biblica, coranica o talmudica, poi, imporranno tale visione anche ai propri figli, e, nel caso di un governo di stampo teocratico, ai propri sudditi.
Pertanto, in un paese occidentale, dove ad esempio fare la modella o compiere altre attività legali e comuni, per una ragazza che nasce in una famiglia che ha una sua vocazione spirituale con una certa visione, questa sarà preclusa o scoraggiata, di sicuro non sostenuta dalla famiglia, pur essendo un'attività legale.
Perchè?
Perchè tale questione cozza con la visione religiosa.
Quindi, in tal caso, la costituzione democratica in questo senso ha un bug di fondo, ovvero consente per paradosso la libertà di culto, a culti che però al loro interno, non consentono all'individuo quella libertà propria di esprimersi e crescere secondo le sue aspirazioni, inclinazioni o ambizioni.
Per par condicio, la stessa identica cosa è sbagliata anche quando un genitore laico impone un'attività sportiva o culturale al proprio figlio perchè questa è una sua passione.
Ma mentre in questo caso tale vicenda rimane legata al singolo, nel campo religioso, i precetti e le imposizioni di condotta sono massificate, ed applicate in maniera standardizzata a tutti coloro che rientrano in questa sfera educativa.
Cosa può imporre lo stato nella sfera del "giusto e dello sbagliato"?
Anche se questi potrebbero essere dei concetti astratti, e mutevoli, in base al tipo di società esistente.
A Sparta se eri handicappato volavi giù dalla rupe.
Tuttavia, se prendiamo le varie testimonianze scritte, le leggi che hanno sempre contraddistinto il civil vivere dell'uomo che si sono sviluppate fino ai giorni nostri, dopo 2500 anni, dall'antica Grecia, passando per il diritto romano, il medio evo e la rivoluzione francese con i diritti dell'uomo e del cittadino, possiamo dire che oggi, abbiamo un codice di legge laico molto valido e dagli elevati standard che regolamentano la vita di tutte le persone su questioni oggettive che regolamentano una società.
Quindi, immagino che tutto ciò che vada oltre il civil vivere, non debba essere imposto per punto preso, perchè tali questioni, come ad esempio le passioni culturali, i gusti sessuali ed altro, sono cose che riguardano il solo individuo.
Poi, se vai in una zona governata da una teocrazia e professi un'altra fede o ti definisci ateo o agnostico o hai orientamenti comportamentali "non conformi" al costume comune di quell'area, sappiamo come ti trattano e che fine fai.
Non a caso, molti vorrebbero vivere alla occidentale maniera.
Comunque, tanto per tornare al tema della disassociazione.
Vi immaginate se la Chiesa Cattolica, o altre religioni che esistono da 2000 anni o più secoli, applicassero lo stesso regolamento della disassociazione (o scomunica), evitando rapporti sociali e commerciali nei confronti di tutti coloro che non frequentano più la loro religione, oppure che cambiano fede o che non sono più credenti?
Immagino che le conseguenze sociali ed economiche per le varie minoranze sarebbero devastanti, e ci si appellerebbe a delle corti secolari.
[Modificato da pierons 19/05/2019 16:45]