00 29/06/2019 18:39
Quello che deve fare un'avvocato competente è studiare le relazioni degli assistenti sociali e le perizie dei psicologi o psichiatri e vedere in relazione alla famiglia quelli che sono i motivi addotti che hanno portato al giudice tutelare a porre restrizioni nei rapporti col figlio.
Se ci sono motivi non va!idi evidenziando i punti critici e rapportandosi alla realtà oggettiva della famiglia,l'avvocato può, anche avvalendosi della giurisprudenza relativa ai casi simili.
L'approccio sbagliato, secondo me,è di cercare dagli interlocutori un compromesso, ma in tal caso non viene messa in evidenza l'ingiustizia,
e con la pratica del "rimando" da parte dei servizi sociali,le cose continuano come prima.
Il punto di forza dei genitori è che sia i servizi sociali che gli psichiatri o psicologi non possono di fatto formulare un'analisi negativa nei confronti della famiglia fornendo come prova il corportamento dei genitori verso il figlio relativo a pochi ebisodi
conosciuti da loro,e sul fatto di quelli formamulare un'analisi oggettiva .
L'analisi soggettiva,cioè sulla base di ipotesi, non può diventare oggettiva,cioè sulla base di prove.