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Logos e divinità

Ultimo Aggiornamento: 11/10/2014 09:24
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19/09/2014 14:36
 
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Giovanni 1,1

Da un articolo di Ravasi.

L’originale suona, infatti, così: En archê ên ho Lógos, kai ho Lógos ên pros ton Theón, kai Theòs ên ho Lógos. In realtà il retroterra a cui Giovanni attingeva è di matrice biblica. La categoria “parola” era, infatti, capitale nella teologia anticotestamentaria, come si evince dal fatto che l’evangelista rimanda all’“in principio”, la formula iniziale della Genesi: «In principio (bere’shît) Dio creò il cielo e la terra» (1,1).
C’è stato, quindi, il tentativo di tradurre in altre forme quel Lógos-parola divina che è nel cristianesimo una persona, Cristo. Giovanni, infatti, allude sia alla Sapienza divina, presentata nelle Scritture ebraiche, sia al dialogo costante, presente nella Bibbia, tra Dio e l’umanità. Il problema interpretativo teologico riguardava, per alcuni studiosi del secolo scorso e dell’Ottocento, la terza frase che era intesa così: «E un dio [o un essere divino] era la Parola».

Questo si basava sul fatto che in greco Theós, “Dio”, non ha l’articolo. Ma si dimenticavano almeno due elementi. La frase in greco ha come soggetto il Verbo, ho Lógos con l’articolo, mentre “Dio” (Théos) è il predicato, e quindi è senza articolo. Inoltre nel Nuovo Testamento ho Theós con l’articolo è denominato solo il Padre. Concludendo, abbiamo in questa frase una netta definizione della divinità di Cristo, per altro attestata da tutto il quarto Vangelo: «Il Verbo era Dio (Theós senza articolo)» nel senso pieno del termine. Per altro, già nella seconda frase si precisava che il Verbo era pros ton Theón, “presso Dio” (cioè presso il Padre, ho Theós, con l’articolo) oppure – secondo un’altra versione della preposizione pros – “era rivolto verso Dio” Padre.


Siccome non capisco nulla di greco vi chiedo:
-l'originale di Giovanni 1:1 corrisponde a quello detto in articolo e la sua traduzione letterale qual è
-in grassettato potete spiegarmi cosa afferma Ravasi sul piano grammaticale e quello che invece voi sostenete
19/09/2014 15:00
 
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Caro Parigi,


l'originale di Giovanni 1:1 corrisponde a quello detto in articolo e la sua traduzione letterale qual è



Mi pare che Ravasi sia contraddittorio, infatti prima dice:

"La frase in greco ha come soggetto il Verbo, ho Lógos con l’articolo, mentre “Dio” (Théos) è il predicato, e quindi è senza articolo"

Dunque qui Ravasi ammette pacificamente che "theos" in quella frase sia un predicato nominale e dunque descrive una qualità del Logos, esattamente come quando diciamo "Pippo è [un] cane" o "Giovanni è [un] medico".

Poi dice:

"Inoltre nel Nuovo Testamento ho Theós con l’articolo è denominato solo il Padre"

Dunque ammette anche che Dio Onnipotente (fino a prova contraria per Giovanni c'era un solo vero Dio, il Padre) in questo passo, è identificato non con il Logos ma con ho theos.

Però alla fine conclude dicendo:

"abbiamo in questa frase una netta definizione della divinità di Cristo"

Ma non era quello che dicevamo gli studiosi del "secolo scorso" (ma ci sarebbe pure Origene!) che lui stesso vuole "confutare"? Quando diciamo «E un dio [o un essere divino] era la Parola» vogliamo proprio dire questo, che Gesù era "divino", ma non era "Dio" onnipotente, ho theos.

Al riguardo suggerirei a Ravasi di leggere il testo di Arduini-Pizzorni che, mi pare il terzo o quarto, trattano proprio di questa questione...


in grassettato potete spiegarmi cosa afferma Ravasi sul piano grammaticale e quello che invece voi sostenete



Diciamo che il problema è unicamente riguardo al senso della parola "dio". Per Ravasi indica esclusivamente il solo vero Dio, Geova, e dunque chiamare un essere "dio" significa dire che è Geova, per noi "dio" ha uno spettro semantico più ampio, legato alla cultura giudaica, per cui chiamare un essere "dio" non lo identifica necessariamente con Geova, il Dio Onnipotente.

Shalom
[Modificato da barnabino 19/09/2014 15:01]
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19/09/2014 15:20
 
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Quindi nel greco dell'epoca il predicato nominale andava scritto senza articolo e non essendoci nel testo assumerebbe quel significato.
L'articolo è ho?
E a quali studiosi dell'ottocento si sta riferendo?
19/09/2014 15:41
 
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Caro Parigi,


Quindi nel greco dell'epoca il predicato nominale andava scritto senza articolo e non essendoci nel testo assumerebbe quel significato



Già, non mi pare che dica nulla di nuovo o originale, gli studiosi che cita interpretano quel "theos" come una qualità dei Logos ("divino") proprio per via dell'assenza dell'articolo.


L'articolo è ho?



Si, l'uso dell'articolo identifica il Logos come soggetto della frase e nel caso di "ho theos" il riferimento è alla consuetudine di identificare Dio Onnipotente con l'articolo determinativo.


E a quali studiosi dell'ottocento si sta riferendo?



Non ho idea a chi faccia riferimento, anche se la maggior parte di studiosi mi pare concorde nel considerare quel "theos" come una qualità del Logos.

Shalom
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19/09/2014 15:52
 
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Re:


Diciamo che il problema è unicamente riguardo al senso della parola "dio". Per Ravasi indica esclusivamente il solo vero Dio, Geova, e dunque chiamare un essere "dio" significa dire che è Geova, per noi "dio" ha uno spettro semantico più ampio, legato alla cultura giudaica, per cui chiamare un essere "dio" non lo identifica necessariamente con Geova, il Dio Onnipotente.


Esatto, il nocciolo della questione è proprio questo. Però non ho capito in cosa consiste l'incongruenza di Ravasi. Mi sembra infatti chiaro che theos applicato al Verbo assume il significato di complemento e quindi viene usato per indicare la qualità pienamente divina del Verbo. Anche per voi TdG alla fine è la stessa cosa, solo che gli attribuite una divinità comune che potevano avere anche le personalità eminenti giudaiche.
Il ragionamente che fate effettivamente fila, l'unico problema è che risultata un pò datato rispetto al tempo in cui è vissuto Gesù, dato che era di moda tra gli ebrei intorno al 500 a.C.


19/09/2014 15:53
 
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Grammaticalmente nella seconda parte il fatto che sostenga che il verbo(logos)sia con l'articolo e theon(di cui non comprendo la differenza con theos)senza articolo sia predicato può essere ammesso?
19/09/2014 16:29
 
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PARIGI23, 19/09/2014 15:53:


Grammaticalmente nella seconda parte il fatto che sostenga che il verbo(logos)sia con l'articolo e theon(di cui non comprendo la differenza con theos)senza articolo sia predicato può essere ammesso?


Ti ha già risposto Barnabino. Può essere omesso l'articolo perchè theon indica una qualità (divino) e non un soggetto preciso (Dio Padre). Adesso è chiaro?

[Modificato da VVRL 19/09/2014 16:32]
19/09/2014 16:32
 
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Caro Parigi,


Grammaticalmente nella seconda parte il fatto che sostenga che il verbo (logos) sia con l'articolo e theon (di cui non comprendo la differenza con theos) senza articolo sia predicato può essere ammesso?



Direi di si, l'articolo davanti a logos identifica il soggetto della frase (in greco infatti la successione della parole non è così significativa come un italiano, dove in genere il soggetto si mette all'inizio di una frase) e theos (theon perché è declinato all'accusativo) senza articolo è predicato. Non è la sola traduzione possibile, ma pare la più probabile dato il contesto.

Shalom
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19/09/2014 16:38
 
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Caro VVRL,


Può essere omesso l'articolo perchè theon indica una qualità (divino) e non un soggetto preciso (Dio Padre)



Sbagliato, se consideriamo theos come predicato nominale ad indicare una qualità del Logos non è che "può" essere omesso, non si mette proprio.

Shalom
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19/09/2014 16:42
 
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barnabino, 19/09/2014 16:38:

Caro VVRL,


Può essere omesso l'articolo perchè theon indica una qualità (divino) e non un soggetto preciso (Dio Padre)



Sbagliato, se consideriamo theos come predicato nominale ad indicare una qualità del Logos non è che "può" essere omesso, non si mette proprio.

Shalom


[SM=g28002]
Secondo me la traduzione più corretta di Gv 1:1 dovrebbe essere:
"In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era divino.
Credo che questa traduzione potrebbe mettere tutti noi d'accordo. Che ne pensate?

19/09/2014 16:49
 
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Caro VVRL,


Però non ho capito in cosa consiste l'incongruenza di Ravasi. Mi sembra infatti chiaro che theos applicato al Verbo assume il significato di complemento e quindi viene usato per indicare la qualità pienamente divina del Verbo



L'incongruenza è che dice la stessa cosa che cerca di confutare, se infatti come lui stesso dice theos è una qualità del Logos allora è corretto dire che "il Logos è un essere divino", che poi lo sia pienamente, parzialmente o in senso figurato, ecc... non è discernibile con la grammatica, quello è compito dell'esegesi.


Il ragionamente che fate effettivamente fila, l'unico problema è che risultata un pò datato rispetto al tempo in cui è vissuto Gesù, dato che era di moda tra gli ebrei intorno al 500 a.C.



Il testo di Arduni-Pizzorni che ho finito di leggere durante le vacanze estive citato dimostra il contrario. Ma ne abbiamo già parlato dunque non vorrei tornare a discutere quest'emerita stupidaggine che voi oppositori continuate a ripetere come un mantra...

Shalom
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19/09/2014 16:57
 
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Caro VVRL,


Secondo me la traduzione più corretta di Gv 1:1 dovrebbe essere: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era divino.



Si, infatti la NWT2014 in nota scrive: or "was divine".


Credo che questa traduzione potrebbe mettere tutti noi d'accordo. Che ne pensate?



Si, anche se tradurre "un dio" è più letterale, perché letteralmente in greco "divino" sarebbe espressa da "theios".

Shalom
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19/09/2014 17:07
 
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Re:


L'incongruenza è che dice la stessa cosa che cerca di confutare, se infatti come lui stesso dice theos è una qualità del Logos allora è corretto dire che "il Logos è un essere divino", che poi lo sia pienamente, parzialmente o in senso figurato, ecc... non è discernibile con la grammatica, quello è compito dell'esegesi.


Guarda che Ravasi, alla fine, proprio questo sta dicendo, quando appunto afferma che si vuole rimarcare la piena divinità del Verbo. Io non ci vedo quindi nessuna incongruenza dato che per Ravasi La Parola è un essere divino. Poi come dici tu in che senso è divino è un altro discorso che esula dalla grammatica del testo.


Il testo di Arduni-Pizzorni che ho finito di leggere durante le vacanze estive citato dimostra il contrario. Ma ne abbiamo già parlato dunque non vorrei tornare a discutere quest'emerita stupidaggine che voi oppositori continuate a ripetere come un mantra...


Comunque sarei curioso di sapere quali sono le conclusioni di A-P.
Capisco che tu mi abbia sempre invitato a leggere questo libro, però se sacessi un resoconto magari ne potrebbero beneficiare quanto meno i tuoi fratelli. Comunque non è mia intenzione ricominciare da capo per litigare; come vedi quando ci sono punti di convergenza tra le nostre idee non ho difficoltà ad ammetterlo. [SM=g10765]

19/09/2014 17:21
 
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Caro VVRL,


Guarda che Ravasi, alla fine, proprio questo sta dicendo, quando appunto afferma che si vuole rimarcare la piena divinità del Verbo. Io non ci vedo quindi nessuna incongruenza dato che per Ravasi La Parola è un essere divino



L'incongruenza è nel fatto che poco prima egli critichi quegli studiosi che in virtù dell'essenza dell'articolo davanti a theos tradurrebbero "un essere divino" sostenendo che la traduzione più corretta sia: "Il Verbo era Dio (Theós senza articolo)".


Poi come dici tu in che senso è divino è un altro discorso che esula dalla grammatica del testo



Appunto, traducendo theos senza articolo con "Dio" (ovvero esattamente come Dio con l'articolo) esula dalla grammatica per entrare nella teologia.


Comunque sarei curioso di sapere quali sono le conclusioni di A-P. Capisco che tu mi abbia sempre invitato a leggere questo libro, però se facessi un resoconto magari ne potrebbero beneficiare quanto meno i tuoi fratelli



Si tratta di una ventina di pagine molto interessanti in cui si citano testi dal II secolo a.C. al III secolo d.C., te ne suggerisco la lettura. La conclusioni a cui arrivano i due autori sono: "si può concludere è che l’ambiente religioso e culturale di Giovanni permetteva di usare il termine theos non esclusivamente per l'Iddio Onnipotente degli ebrei, ma anche per figure mediatrici o agenti divini, senza per questo disattendere il monoteismo giudaico. [...] Gesù nel quarto Vangelo è presentato come un mediatore o agente divino, il Logos intermediario della creazione che ha rivelato Dio agli esseri umani. In quest’ottica, per un giudeo, Gesù (o il Logos) poteva legittimamente essere definito "un dio" pur senza essere il «solo vero Dio» degli ebrei, YHWH".

Come detto questo va molto al di là della grammatica, siamo nel campo dell'esegesi storica del testo.

Shalom
[Modificato da barnabino 19/09/2014 17:28]
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19/09/2014 17:35
 
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barnabino, 19/09/2014 17:21:

Caro VVRL,


Guarda che Ravasi, alla fine, proprio questo sta dicendo, quando appunto afferma che si vuole rimarcare la piena divinità del Verbo. Io non ci vedo quindi nessuna incongruenza dato che per Ravasi La Parola è un essere divino



L'incongruenza è nel fatto che poco prima egli critichi quegli studiosi che in virtù dell'essenza dell'articolo davanti a theos tradurrebbero "un essere divino" sostenendo che la traduzione più corretta sia: "Il Verbo era Dio (Theós senza articolo)".


Poi come dici tu in che senso è divino è un altro discorso che esula dalla grammatica del testo



Appunto, traducendo theos senza articolo con "Dio" (ovvero esattamente come Dio con l'articolo) esula dalla grammatica per entrare nella teologia.


Comunque sarei curioso di sapere quali sono le conclusioni di A-P. Capisco che tu mi abbia sempre invitato a leggere questo libro, però se facessi un resoconto magari ne potrebbero beneficiare quanto meno i tuoi fratelli



Si tratta di una ventina di pagine molto interessanti in cui si citano testi dal II secolo a.C. al III secolo d.C., te ne suggerisco la lettura. La conclusioni a cui arrivano i due autori sono: "si può concludere è che l’ambiente religioso e culturale di Giovanni permetteva di usare il termine theos non esclusivamente per l'Iddio Onnipotente degli ebrei, ma anche per figure mediatrici o agenti divini, senza per questo disattendere il monoteismo giudaico. [...] Gesù nel quarto Vangelo è presentato come un mediatore o agente divino, il Logos intermediario della creazione che ha rivelato Dio agli esseri umani. In quest’ottica, per un giudeo, Gesù (o il Logos) poteva legittimamente essere definito "un dio" pur senza essere il «solo vero Dio» degli ebrei, YHWH".

Shalom


Si, credo che hai rigione tu, effettivamente per Ravasi dire "un dio" o "essere divino" è come sminuire la piena divinità del Verbo. In senso grammaticale non credo che ci siano i presupposti per poter arrivare a questa conclusione, però non sono un esperto e non mi posso pronunciare.
[SM=g1944981]
19/09/2014 17:42
 
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Re:


Si tratta di una ventina di pagine molto interessanti in cui si citano testi dal II secolo a.C. al III secolo d.C., te ne suggerisco la lettura. La conclusioni a cui arrivano i due autori sono: "si può concludere è che l’ambiente religioso e culturale di Giovanni permetteva di usare il termine theos non esclusivamente per l'Iddio Onnipotente degli ebrei, ma anche per figure mediatrici o agenti divini, senza per questo disattendere il monoteismo giudaico. [...] Gesù nel quarto Vangelo è presentato come un mediatore o agente divino, il Logos intermediario della creazione che ha rivelato Dio agli esseri umani. In quest’ottica, per un giudeo, Gesù (o il Logos) poteva legittimamente essere definito "un dio" pur senza essere il «solo vero Dio» degli ebrei, YHWH".


Certo, le conclusioni sarebbero queste come da te anticipato. Sarebbe bello vedere le argomentazioni che sviluppa per arrivare a tale conclusione. Mi sa che effettivamente bisogna leggerlo tutto. Dove lo posso trovare?
19/09/2014 19:35
 
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Più che sviluppare una tesi presentano dei testi che dimostrano come nel giudaismo del I secolo non sarebbe stato contrario al monoteismo giudaico chiamare "dio" una delle tante figura mediatrici o un agenti divini. Comunque il testo io l'ho trovato qui

www.ibs.it/code/9788854867574/arduini-francesco-pizzorni-stefano/bibbia-prima-del-do...

L'autore gestisce anche un blog a cui puoi rivolgerti

isagogica.altervista.org/

Vedi, comunque, quanta poca importanza abbia la grammatica in questa discussione, come hai detto bene tutto ruota attorno al timore di diminuire la "piena divinità" del concilio di Nicea e successivi aggiornamenti...

Shalom
[Modificato da barnabino 19/09/2014 19:53]
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19/09/2014 21:25
 
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Re: Giovanni 1,1
PARIGI23, 19/09/2014 14:36:


«Il Verbo era Dio (Theós senza articolo)» nel senso pieno del termine. Per altro, già nella seconda frase si precisava che il Verbo era pros ton Theón, “presso Dio” (cioè presso il Padre, ho Theós, con l’articolo) oppure – secondo un’altra versione della preposizione pros – “era rivolto verso Dio” Padre.


Siccome non capisco nulla di greco vi chiedo:
-l'originale di Giovanni 1:1 corrisponde a quello detto in articolo e la sua traduzione letterale qual è
-in grassettato potete spiegarmi cosa afferma Ravasi sul piano grammaticale e quello che invece voi sostenete




caro Parigi, il greco omette l' articolo determinativo con sostantivi come theos e anthropos quando sono indeterminati, è una regoletta semplice semplice della grammatica greca.

Quindi potremmo tradurre Gv. 1:1c "e la Parola era divina".


Un pò di esegesi (ma forse siamo OT, me ne scuso), visto che Ravasi afferma che
«Il Verbo era Dio (Theós senza articolo)» nel senso pieno del termine".

Questo però significa, per noi leggere la Bibbia con gli "occhiali" di Nicea, perchè il passo giovanneo non afferma nulla di ciò, nella realtà.
Infatti, che diamine significa dire ""Il Verbo era Dio nel senso pieno del termine" nel I secolo?
Nulla, è una frase buttata lì per impressionare e nulla più.
Converrà però andare con ordine.

Noi siamo d' accordo che il Cristo preesistente era divino.

Ad esempio, sottoscrivo ciò che afferma la nota in calce della Bibbia CEI al Salmo 45:7 (45:6 CEI):

"Il tuo trono, o Dio, dura per sempre; scettro di rettitudine è il tuo scettro regale".

La nota della cattolicissima e trinitarissima Bibbia CEI (Conferenza Episcopale Italiana) al passo succitato, afferma:

"Il tuo trono, o Dio: così con la versione dei LXX. Altra possibile versione dall' ebraico: "il tuo trono, o divino (riferito al re davidico, considerato figlio di Dio in un modo tutto particolare, vedi Salmo 2:7). La lettera agli Ebrei (1,8-9) applica a Gesù i vv. 7-8)".

Noi la pensiamo allo stesso modo di quanto esposto poc' anzi nella nota della Bibbia della Conferenza Episcopale Italiana?

Per noi Gesù è Dio nello stesso senso per cui lo è per l' autore della lettera agli Ebrei, che applica l' epitalamio regale, il Salmo 45, specificatamente i vv. 7-8 (CEI) al Cristo preesistente nella medesima epistola agli Ebrei!

Quindi noi non neghiamo affatto la divinità di Cristo, ma gli diamo lo stesso valore che lo scrittore biblico ispirato gli dava con l' applicazione cristiana del Salmo regale...

Sia per noi che per i trinitari l'assenza dell'articolo ha valore qualitativo, la differenza è solo il "senso" da dare. Per noi è una qualità del logos (era un dio, era divino) per i trinitari la natura del logos....

Per i trinitari il valore qualitativo non indica, ovviamente, che il Logos fosse l' ho theos di Gv. 1:1b (sarebbe sabellianismo puro...) e naturalmente neppure per noi, ma l' indeterminatezza, quindi il valore qualitativo, per loro -come ho già accennato - indica la natura divina del Logos.

Il punto è: possiamo "leggere" così Gv. 1:1, scritta sotto ispirazione nel I secolo?

Oppure il theos conferito al Logos va inteso in senso giudaico, che ammette anche un senso rappresentativo o funzionale, cioè a dire il Logos è theos perchè svolge una Funzione divina, ricopre un Ufficio Divino (La Parola, il Verbo) e in quanto tale è qualitativamente theos, in quanto rappresenta Dio, parla e agisce in suo nome e per suo conto?

Beh, l' autore della Lettera agli Ebrei sembra darci ragione e noi restiamo fermamente ancorati alla Sacra Scrittura.

Del resto, questo senso non immanente di theos era chiaramente accettato dagli ebrei anche nel I secolo: Stefano, davanti al Sinedrio, che aspettava una mezza frase sbagliata del discepolo per...lapidarlo, disse tranquillamente che sul Monte Sinai era stato l' angelo a dare a Mosè i sacri oracoli (Atti 7:38), ma in Esodo 19:18-20 ; 20:1 viene detto tranquillamente che era YHWH, Dio a dare i sacri oracoli...
Nessuno del Sinedrio batte neppure ciglio!
L' angelo è chiamato YHWH, Dio ovviamente non in senso immanente ma rappresentativo, funzionale.

La stessa cosa è per il Cristo preesistente, vista l' applicazione dell' epitalamio regale a Cristo in Ebrei 1:8-9.

Con questo non si vuole in nessuna maniera parificare Cristo agli angeli, ci mancherebbe, giacchè il Cristo preesistente è il monogenes huios, l' Unigenito Figlio che è nel seno del Padre (Gv. 1:18), un semitismo che sta ad indicare una posizione non solo di straordinario favore, ma inarrivabile per chiunque, eccetto che per il Padre, Geova, il "solo vero Dio" (Gv. 17:3 ; Gv. 5:43-45).

Considerato questo senso non immanente e accettato dal giudaismo di theos, la TNM rende con "un dio" non per creare monolatria o un "dio" minore, ma per differenziare l' ho theos di Gv. 1:1b dal Logos/theos di Gv. 1:1c, cosa che a nostro parere non permette di fare la tradizione CEI, del tutto legittima e corretta, ma che finisce per diluire l' ho theos di Gv. 1:1b e il Logos/theos di Gv:1:1c in un unico Dio, cosa che non può significare nulla nel I secolo, senza l' apporto indispensabile dell' intero apparato metafisico che condusse poi a Nicea e successivi concilii e sinodi (se noi diteismo, ipotesi però completamente da scartare, giacchè Giovanni non lo era di sicuro....).

Pertanto, la resa della TNM, sulla base del possibile valore qualitativo di theos in Gv. 1:1c , è corretta: anzi, onore alla TNM che, con la sua resa, permette di differenziare i due soggetti di Gv. 1:1.

Poi, dopo la traduzione, subentra ovviamente l' esegesi, certamente non può accadere il contrario...

Dicevo del I secolo, di quel che può esprimere quel theos senza l' intero apparato metafisico che portò alla formulazione di una trinità immanente.
I trinitari, ovviamente non riconoscono Cristo come rappresentante divino, Dio in senso funzionale o rappresentativo, ma parlano (sarebbe meglio dire: speculano...) di natura divina espressa proprio dalla mancanza dell' articolo determinativo.

Questo per noi non ha alcun senso, giacchè per poter immaginare una natura divina in senso trinitario dobbiamo necessariamente pensarla nel senso immanente (giacchè il vostro dogma è il dogma della trinità immanente) e quindi qui entra in scena - gioco forza - la processione divina del Figlio dal Padre, cosa che non è dimostrabili nè con Gv. 1:1 nè con alcun altro passo (ad esempio, dove si parla di processioni riguardo al Figlio nella Sacra Scrittura? Me lo sai indicare?).

Per cui il loro parlare di natura divina non ha alcun senso se non si dimostra una processione immanente del Figlio dal Padre, con il Padre medesimo che dona al Figlio la sua propria sostanza
per via di generazione
.

Sono concetti metafisici ma assolutamente necessari per poter parlare di natura divina in senso trinitario e immanente

Senza questi concetti metafisici nella loro interezza, che però non trovano riscontro alcuno nella Scrittura Sacra, impastarsi la bocca di natura divina equivale a parlare del nulla.


Questo è il nostro pensiero, giusto per rimarcare, mi scuso per l' OT.
[Modificato da Aquila-58 19/09/2014 21:35]
19/09/2014 21:30
 
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Re: Re:
VVRL, 19/09/2014 16:42:


[SM=g28002]
Secondo me la traduzione più corretta di Gv 1:1 dovrebbe essere:
"In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era divino.
Credo che questa traduzione potrebbe mettere tutti noi d'accordo. Che ne pensate?





d' accordissimo!
Sono anche più radicale, e se fossi io il redattore della nuova TNM, tradurrei tranquillamente:
"In principio era la Parola, e la Parola era presso Dio e la Parola era Dio",
senza alcun problema, giacchè la sostanza non cambierebbe di una virgola: dobbiamo "leggere" (a nostro parere, ovviamente) quel theos in senso biblico e giudaico, giacchè per noi non ci sono le condizioni, come ho spiegato sopra, per leggerlo in senso immanente.
[Modificato da Aquila-58 19/09/2014 21:30]
19/09/2014 22:05
 
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Re: Giovanni 1,1
PARIGI23, 19/09/2014 14:36:


Inoltre nel Nuovo Testamento ho Theós con l’articolo è denominato solo il Padre.




Scusate, giusto per segnalare un' altra incongruenza di Ravasi (dal suo punto di vista trinitario, ovviamente)
Non è per andare OT, ma per rimarcare la cosa:
Strana questa affermazione di Ravasi "Inoltre nel Nuovo Testamento ho Theós con l’articolo è denominato solo il Padre".


Gv. 20:28:

"Ho kurios mou kai ho theos mou",

alla lettera significa

"Il Signore di me e il Dio di me"



[SM=g2037509]
[Modificato da Aquila-58 19/09/2014 22:11]
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