PARIGI23, 19/09/2014 14:36:
«Il Verbo era Dio (Theós senza articolo)» nel senso pieno del termine. Per altro, già nella seconda frase si precisava che il Verbo era pros ton Theón, “presso Dio” (cioè presso il Padre, ho Theós, con l’articolo) oppure – secondo un’altra versione della preposizione pros – “era rivolto verso Dio” Padre.
Siccome non capisco nulla di greco vi chiedo:
-l'originale di Giovanni 1:1 corrisponde a quello detto in articolo e la sua traduzione letterale qual è
-in grassettato potete spiegarmi cosa afferma Ravasi sul piano grammaticale e quello che invece voi sostenete
caro Parigi, il greco omette l' articolo determinativo con sostantivi come theos e anthropos quando sono indeterminati, è una regoletta semplice semplice della grammatica greca.
Quindi potremmo tradurre Gv. 1:1c "
e la Parola era divina".
Un pò di esegesi (
ma forse siamo OT, me ne scuso), visto che Ravasi afferma che
«Il Verbo era Dio (Theós senza articolo)» nel senso pieno del termine".
Questo però significa, per noi leggere la Bibbia con gli "occhiali" di Nicea, perchè il passo giovanneo non afferma nulla di ciò, nella realtà.
Infatti, che diamine significa dire ""Il Verbo era Dio nel senso pieno del termine" nel I secolo?
Nulla, è una frase buttata lì per impressionare e nulla più.
Converrà però andare con ordine.
Noi siamo d' accordo che il Cristo preesistente era divino.
Ad esempio, sottoscrivo ciò che afferma la nota in calce della Bibbia CEI al Salmo 45:7 (45:6 CEI):
"
Il tuo trono, o Dio, dura per sempre; scettro di rettitudine è il tuo scettro regale".
La nota della cattolicissima e trinitarissima Bibbia CEI (Conferenza Episcopale Italiana) al passo succitato, afferma:
"Il tuo trono, o Dio: così con la versione dei LXX. Altra possibile versione dall' ebraico: "il tuo trono, o divino (riferito al re davidico, considerato figlio di Dio in un modo tutto particolare, vedi Salmo 2:7). La lettera agli Ebrei (1,8-9) applica a Gesù i vv. 7-8)".
Noi la pensiamo allo stesso modo di quanto esposto poc' anzi nella nota della Bibbia della Conferenza Episcopale Italiana?
Per noi Gesù è Dio
nello stesso senso per cui lo è per l' autore della lettera agli Ebrei, che applica l' epitalamio regale, il Salmo 45, specificatamente i vv. 7-8 (CEI) al Cristo preesistente nella medesima epistola agli Ebrei!
Quindi noi non neghiamo affatto la divinità di Cristo, ma gli diamo lo stesso valore che lo scrittore biblico ispirato gli dava con l' applicazione cristiana del Salmo regale...
Sia per noi che per i trinitari l'assenza dell'articolo ha valore qualitativo, la differenza è solo il "senso" da dare. Per noi è una qualità del logos (era un dio, era divino) per i trinitari la natura del logos....
Per i trinitari il valore qualitativo non indica, ovviamente, che il Logos fosse l' ho theos di Gv. 1:1b (sarebbe sabellianismo puro...) e naturalmente neppure per noi, ma l' indeterminatezza, quindi il valore qualitativo, per loro -come ho già accennato - indica la natura divina del Logos.
Il punto è: possiamo "leggere" così Gv. 1:1, scritta sotto ispirazione nel I secolo?
Oppure il theos conferito al Logos va inteso in senso giudaico, che ammette anche
un senso rappresentativo o funzionale, cioè a dire il Logos è theos perchè svolge una Funzione divina, ricopre un Ufficio Divino (La Parola, il Verbo) e in quanto tale è qualitativamente theos, in quanto rappresenta Dio, parla e agisce in suo nome e per suo conto?
Beh, l' autore della Lettera agli Ebrei sembra darci ragione e noi restiamo fermamente ancorati alla Sacra Scrittura.
Del resto, questo senso
non immanente di theos era chiaramente accettato dagli ebrei anche nel I secolo: Stefano, davanti al Sinedrio, che aspettava una mezza frase sbagliata del discepolo per...lapidarlo, disse tranquillamente che sul Monte Sinai era stato l' angelo a dare a Mosè i sacri oracoli (Atti 7:38), ma in Esodo 19:18-20 ; 20:1 viene detto tranquillamente che era YHWH, Dio a dare i sacri oracoli...
Nessuno del Sinedrio batte neppure ciglio!
L' angelo è chiamato YHWH, Dio ovviamente non in senso immanente ma rappresentativo, funzionale.
La stessa cosa è per il Cristo preesistente, vista l' applicazione dell' epitalamio regale a Cristo in Ebrei 1:8-9.
Con questo non si vuole in nessuna maniera parificare Cristo agli angeli, ci mancherebbe, giacchè il Cristo preesistente è il monogenes huios, l' Unigenito Figlio che è nel seno del Padre (Gv. 1:18), un semitismo che sta ad indicare una posizione non solo di straordinario favore, ma inarrivabile per chiunque, eccetto che per il Padre, Geova, il "solo vero Dio" (Gv. 17:3 ; Gv. 5:43-45).
Considerato questo senso non immanente e accettato dal giudaismo di theos, la TNM rende con "un dio" non per creare monolatria o un "dio" minore, ma per differenziare l' ho theos di Gv. 1:1b dal Logos/theos di Gv. 1:1c, cosa che a nostro parere non permette di fare la tradizione CEI, del tutto legittima e corretta, ma che finisce per diluire l' ho theos di Gv. 1:1b e il Logos/theos di Gv:1:1c in un unico Dio, c
osa che non può significare nulla nel I secolo, senza l' apporto indispensabile dell' intero apparato metafisico che condusse poi a Nicea e successivi concilii e sinodi (se noi diteismo, ipotesi però completamente da scartare, giacchè Giovanni non lo era di sicuro....).
Pertanto, la resa della TNM, sulla base del possibile valore qualitativo di theos in Gv. 1:1c , è corretta: anzi, onore alla TNM che, con la sua resa, permette di differenziare i due soggetti di Gv. 1:1.
Poi, dopo la traduzione, subentra ovviamente l' esegesi, certamente non può accadere il contrario...
Dicevo del I secolo, di quel che può esprimere quel theos senza l' intero apparato metafisico che portò alla formulazione di una trinità immanente.
I trinitari, ovviamente non riconoscono Cristo come rappresentante divino, Dio in senso funzionale o rappresentativo, ma parlano (sarebbe meglio dire: speculano...) di natura divina espressa proprio dalla mancanza dell' articolo determinativo.
Questo per noi non ha alcun senso, giacchè per poter immaginare una natura divina in senso trinitario dobbiamo necessariamente pensarla nel senso immanente (giacchè il vostro dogma è il dogma della trinità immanente) e quindi qui entra in scena - gioco forza -
la processione divina del Figlio dal Padre, cosa che non è dimostrabili nè con Gv. 1:1 nè con alcun altro passo (ad esempio, dove si parla di processioni riguardo al Figlio nella Sacra Scrittura? Me lo sai indicare?).
Per cui il loro parlare di natura divina non ha alcun senso se non si dimostra
una processione immanente del Figlio dal Padre, con il Padre medesimo che dona al Figlio la sua propria sostanza
per via di generazione.
Sono concetti metafisici ma assolutamente necessari per poter parlare di natura divina in senso trinitario e immanente
Senza questi concetti metafisici nella loro interezza, che però non trovano riscontro alcuno nella Scrittura Sacra, impastarsi la bocca di natura divina equivale a parlare del nulla.
Questo è il nostro pensiero, giusto per rimarcare, mi scuso per l' OT.
[Modificato da Aquila-58 19/09/2014 21:35]