Il tema è tornato al centro del dibattito dopo la scelta dell'atleta paralimpica belga Marieke Vervoort di ricorrere all'eutansia e la sentenza della Consulta sul suicidio assistito di dj Fabo
La scelta di fare ricorso all'eutanasia dell'atleta paralimpica belga Marieke Vervoort riporta al centro il tema del fine vita anche nel dibattito del nostro Paese. Da quando aveva 14 anni, la campionessa soffriva di un'incurabile malattia muscolare degenerativa: nel 2008 aveva firmato i documenti per l'eutanasia, che in Belgio è legale, e il 22 ottobre scorso ha deciso di andarsene.
In Italia la discussione sulla legislazione in merito è, tra l'altro, stata riaccesa anche dalla recente sentenza della Consulta sulla vicenda di Dj Fabo, aiutato dal radicale Marco Cappato a raggiungere la Svizzera per poter ottenere l'eutanasia. Con una sentenza storica, lo scorso settembre, la Consulta ha, infatti, aperto al suicidio assistito. E stabilito che non è punibile chi agevola il suicidio nei casi come quelli del ragazzo, rimasto cieco e tetraplegico dopo un incidente stradale e attaccato ad un sondino per sopravvivere, vittima di atroci sofferenze per la sua patologia, ma pienamente consapevole della sua volontà di considerare quelle condizioni di vita non compatibili con la sua dignità.
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