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Quello che non succederà mai fra i TDG

Ultimo Aggiornamento: 04/01/2008 00:12
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02/01/2008 17:45
 
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http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=231021

E' terribile, ma tutta questa malvagità mi fa pensare a quanto hanno ragione i TDG e a come è bello essere uno di loro.

Prego per tutti lì nel Kenya in particolare per le locali congregazioni. Che i massacri possano finire al più presto e che Geova abbia misericordia di chi porta il suo NOME.

02/01/2008 17:54
 
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Fra i TDG potranno esistere invidie e gelosie come fra tutti gli esseri umani, lotte e contese fra individui e contrasti di personalità. Ma mai e poi mai....dei TDG potrebbero essere coinvolti in una faccenda del genere, questo grazie al fatto che non permettono che la politica li divida. Ecco come è importante la neutralità cristiana, essa ci distingue come l'unico vero popolo che al di là delle chiacchiere mostra amore agape nei confronti del prossimo, chiunque esso sia, fratello, amico o nemico.

Se le chiese avessero insegnato altrettanto oggi 50 persone in più sarebbero ancora vive.

Ciao a tutti amici e nemici!
02/01/2008 18:06
 
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Dall'Annuario dei TDG 1992

Kenya e paesi vicini

A LONDRA 144 anni fa non si parlava d’altro: Johannes Rebmann, un esploratore tedesco, aveva riferito di aver visto una grande montagna nell’Africa orientale, una montagna così alta che la cima era ammantata di neve. Benché molti fossero colpiti da questa notizia sensazionale, i geografi scuotevano il capo. Neve all’equatore? Frutto dell’immaginazione di Rebmann, conclusero.

In anni successivi altri esploratori europei riportarono per sentito dire storie di uomini primitivi, minuscoli, che vivevano nelle foreste, uomini che nessun bianco aveva mai visto. Ancora una volta gli esperti rimasero scettici. Certo erano tutte favole.

Ma in entrambi i casi gli esperti si sbagliavano. Ulteriori esplorazioni confermarono l’esistenza del superbo Kilimangiaro, ammantato di neve tutto l’anno. Fu confermata anche l’esistenza dei pigmei: uomini alti in media poco più di 1 metro e 35.

L’Africa orientale è davvero un paese meraviglioso! Fra tutte le parti della terra, poche possiedono il brio, il colore, la bellezza e il fascino di questa regione dell’Africa. Vi sono non solo montagne incappucciate di neve, ma anche deserti infuocati. In questa zona abitano gli uomini più piccoli del mondo, ma anche i più alti: i vatussi e i dinka, fra cui non è insolito trovare uomini alti 2 metri e 15.

Popoli e lingue

È un paese estremamente vario. I 150 milioni di abitanti sono suddivisi in più di 350 gruppi etnici. Nella sola Tanzania ce ne sono circa 125. In Kenya ci sono una quarantina di gruppi etnici diversi, dai kikuyu, assai numerosi nel moderno distretto commerciale di Nairobi, ai masai, popolo dedito alla pastorizia che si nutre prevalentemente del latte e del sangue del proprio bestiame.

Non sorprende che nell’Africa orientale anche le lingue siano numerose. Per quanto si possano grosso modo raggruppare in alcune famiglie linguistiche principali, le sottofamiglie e le lingue locali ne fanno salire il numero ad alcune centinaia. Nella sola Etiopia si parlano più di cento lingue, inclusa "una lingua pura" che unirà non solo l’Africa orientale ma tutto il mondo. — Sof. 3:9.

Monti, laghi e fauna

La maggior parte dell’Africa orientale ha un clima tropicale, mentre l’entroterra, costituito da altopiani, è fresco in paragone con le regioni costiere che sono molto calde. La zona è attraversata da nord a sud dalla Great Rift Valley, frattura della crosta terrestre lunga 6.400 chilometri. Lungo questa valle ci sono vulcani estinti. Il più famoso è il Kilimangiaro, che, con un’altitudine di quasi 6.000 metri, è la montagna più alta dell’Africa. Più a nord c’è il monte Kenya, un paradosso topografico: la base poggia sull’equatore riarso dal sole, mentre le cime gemelle sono coperte di nevi perenni.

I laghi fra i monti ospitano un’enorme quantità e varietà di uccelli acquatici: pellicani, martin pescatori, oche, gru, aironi, cicogne, ibis e spatole, per menzionarne solo alcuni. L’alto contenuto di carbonato di sodio di questi laghi favorisce lo sviluppo di artemie e alghe azzurre di cui si nutrono i fenicotteri. Nell’Africa orientale si trovano quasi due milioni di questi eleganti uccelli. Uno degli spettacoli più straordinari di tutto il continente è un grande stormo di fenicotteri in volo: una pennellata rosa attraverso la volta azzurra del cielo.

Ovunque guardiate ci sono uccelli strani, fantastici e belli. Una nettarinia dal piumaggio iridescente centellina il nettare di un fiore. Un uccello tessitore di color giallo vivo costruisce il suo nido intrecciato in mezzo ai papiri. Un avvoltoio si libra senza sforzo fra le nuvole.

Naturalmente ci sono anche animali grossi. Venite nella prateria e vedrete elefanti, zebre, rinoceronti, bufali, giraffe, leoni, leopardi e più di 60 specie di antilopi. Potrete sentire il rombo simile al tuono di un branco di migliaia di gnu in corsa, vedere un cercopiteco che fa capolino da un’acacia o uno struzzo allampanato in cerca di cibo.

Sì, sia nella pianura della Dancalia, una delle zone più calde della terra, sia sul Ruwenzori, dove giocano i gorilla, sia sulle spiagge bianche, su cui si trascinano tartarughe centenarie, riscontrerete che l’Africa orientale è un paese che non ha uguali.

Un caleidoscopio di religioni

La popolazione dell’Africa orientale ha seguito in genere le religioni tribali, fatta eccezione per l’Etiopia, dove dal IV secolo E.V. ha dominato la Chiesa Ortodossa Etiopica. Ma con la Mecca appena di là del Mar Rosso e con gli alisei, che sospingevano i dhow (bastimenti a vela) arabi dal Golfo Persico alla costa dell’Africa orientale, l’Islam trovò presto dei seguaci. Nel XVIII e XIX secolo la redditizia tratta degli schiavi, che venivano reclutati principalmente nella zona tra i grandi laghi dell’Africa e il porto di Zanzibar, permise ai musulmani di penetrare più a sud e nell’entroterra. Oggi circa il 40 per cento della popolazione dell’Africa orientale è musulmano, anche se in alcune nazioni, come l’Uganda, il Kenya, il Ruanda e le Seicelle, la percentuale è molto minore.

Il XIX secolo portò anche esploratori e missionari europei, che posero le basi del colonialismo. L’impero britannico accampò diritti su quelli che divennero il Sudan Anglo-Egiziano e l’Africa Orientale Britannica. La Somalia fu divisa tra inglesi, francesi e italiani. Il Belgio amministrava il Ruanda e l’Urundi (oggi Burundi). Per periodi più brevi l’Italia dominò l’Eritrea e la Germania governò l’Africa Orientale Tedesca, ora Tanzania. I missionari della cristianità divisero la regione in sfere d’influenza, consentendo a una particolare "chiesa" di avere una specie di monopolio in una determinata zona. Si costruirono scuole, si allestirono ospedali, e la Bibbia fu tradotta in molte lingue.

Oggi due terzi della popolazione del Kenya sono cristiani nominali, mentre in tutta l’Africa orientale meno della metà lo sono. Alcune tribù hanno conservato le credenze animistiche tradizionali, e oggi costituiscono tra un quarto e un quinto della popolazione. Gli immigrati asiatici sono rimasti fedeli alle religioni orientali.

In tempi più recenti il nazionalismo africano si è rafforzato, e negli anni ’60 un paese dopo l’altro ha ottenuto l’indipendenza. Nella maggioranza dei casi ciò ha significato maggiore libertà di adorazione. Il nazionalismo ha inoltre aperto le porte a molti nuovi profeti, autoproclamatisi tali, che hanno africanizzato le religioni della cristianità e fondato centinaia di nuove sette, fra le quali regna molta rivalità e confusione. Quando le controversie religiose si sono trasformate in odio, si è scatenata la persecuzione contro i seguaci di alcune religioni.

Le chiese della cristianità, implicate nella politica coloniale e in speculazioni finanziarie, non hanno dato un esempio cristiano, e non hanno neanche determinato cambiamenti morali permanenti nella maggioranza dei loro seguaci. Era tempo che la verità della Bibbia risplendesse nell’Africa orientale.

I primi pionieri accendono una fiaccola

Circa 60 anni dopo che i famosi esploratori Livingstone e Stanley si erano incontrati sulle rive del lago Tanganica, e quando le sorgenti più meridionali del Nilo non erano ancora state scoperte, si fecero i primi tentativi di far pervenire la luce della verità biblica in questa parte dell’Africa. In quel tempo gli Studenti Biblici erano già molto attivi in altre parti del mondo, smascheravano la falsità religiosa e avvertivano l’umanità del significato degli avvenimenti contemporanei. In Africa si fece il primo passo sulla costa occidentale e presso il Capo di Buona Speranza, l’estremità meridionale del continente.

Nel 1931, l’anno in cui gli Studenti Biblici di tutto il mondo adottarono il nuovo nome scritturale, testimoni di Geova, la filiale della Watch Tower Society a Città del Capo cercò il modo di seminare semi di verità biblica sulla costa orientale del continente e, se possibile, nell’entroterra. Gray Smith e il suo fratello maggiore Frank, due coraggiosi ministri pionieri di Città del Capo, partirono alla volta dell’Africa Orientale Britannica per esplorare le possibilità di diffondere la buona notizia. Presero un’automobile, una De Soto che trasformarono in caravan (casa mobile), la caricarono su una nave insieme a 40 scatole di libri e salparono per Mombasa, il porto del Kenya. Una ferrovia costruita in quel periodo collegava Mombasa con l’Uganda, attraversando gli altopiani del Kenya. Perciò, da Mombasa, i due pionieri spedirono i preziosi libri col treno a Nairobi, la capitale che si trovava a un’altitudine di circa 1.600 metri e dove circa 20 anni prima non c’erano che pochi capannoni sgangherati per il materiale ferroviario.

I fratelli Smith partirono quindi per Nairobi, un viaggio di 580 chilometri. Oggi i viaggiatori percorrono questa distanza in sette ore circa su una strada moderna, lastricata, ma in quei tempi un viaggio del genere con un caravan carico era una vera e propria avventura. Il rapporto inviato a Joseph F. Rutherford, l’allora presidente della Watch Tower Society, e pubblicato nella Torre di Guardia (inglese) del 1° agosto 1931, ci dà un’idea del viaggio compiuto dai due fratelli e dell’opera di testimonianza a Nairobi:

"Caro fratello Rutherford,

"Molte volte mio fratello ed io ti abbiamo ringraziato per il privilegio concessoci di venire dal Sudafrica a dare testimonianza in questo paese vergine.

"Abbiamo puntualmente spedito il nostro caravan da Città del Capo a Mombasa con il piroscafo ‘Llamtepher’; e dopo una piacevole traversata abbiamo iniziato il più terribile viaggio in macchina che io abbia mai fatto. Ci sono voluti quattro giorni, viaggiando tutto il giorno, per percorrere 580 chilometri, da Mombasa a Nairobi, dormendo all’aperto circondati da animali feroci.

"Ad ogni chilometro ho dovuto scendere col badile per spianare la strada, colmare buche, e anche tagliare erba degli elefanti e alberi per colmare pantani e permettere così alle ruote di far presa. Viaggiavamo tutto il giorno e parte della notte, ansiosi di iniziare l’opera di testimonianza.

"Finalmente siamo giunti a Nairobi, la capitale del Kenya, e vicino all’equatore e all’Africa Centrale; e il Signore ha benignamente benedetto i nostri sforzi con risultati eccezionali. Entrambi abbiamo lavorato 21 giorni, inclusi tutti i sabati e le domeniche, e in questo breve tempo abbiamo distribuito 600 opuscoli e 120 serie complete di nove volumi. Hanno minacciato di chiamare la polizia, ci hanno chiamato bugiardi, ci hanno insultato, ordinato di andarcene da certi uffici, ma abbiamo continuato, e la nostra opera è quasi finita. È stata accesa una fiaccola che arderà nell’Africa più nera. A giudicare da ciò che udiamo, l’opera ha messo sottosopra la Nairobi religiosa.

"Sto per fare ritorno a Città del Capo; mio fratello, invece, si prepara a portare il messaggio attraverso il Congo e la Rhodesia del Nord fino a Città del Capo, dove ci incontreremo nuovamente pronti per il prossimo privilegio.

Con te nel servizio del Maestro,

F. W. Smith, colportore".

Durante la dominazione coloniale i contatti con la popolazione africana erano limitati, perciò i fratelli Smith diedero quasi tutta la letteratura a cattolici venuti da Goa, sulla costa occidentale dell’India, per costruire la ferrovia. Ma i sacerdoti cattolici, furiosi a motivo delle verità spiegate in quelle pubblicazioni bibliche, raccolsero e bruciarono tutti i libri su cui riuscirono a mettere le mani.

In seguito i fratelli Smith presero la malaria, malattia che aveva stroncato la vita a molti viaggiatori. Gray dopo quattro mesi di ospedale si ristabilì, mentre suo fratello Frank morì prima di raggiungere Città del Capo.

Altri pionieri coraggiosi

Nel frattempo, in Sudafrica, i pionieri Robert Nisbet e David Norman si preparavano a ripetere quella prima impresa. Robert Nisbet ricorda che, quando arrivò dalla Scozia alla filiale di Città del Capo, gli furono mostrate 200 scatole di letteratura pronte per essere inviate nell’Africa orientale, un quantitativo di libri cinque volte superiore a quello dei fratelli Smith!

Proteggendosi dalla malaria dormendo sotto la zanzariera e prendendo ogni giorno dosi di chinino, il 31 agosto 1931 iniziarono la loro campagna a Dar es Salaam, capitale del Tanganica. Non era un compito facile. Il fratello Nisbet racconta: "La luce accecante del sole sulle strade lastricate, il caldo umido intenso e la necessità di portare pesanti carichi di letteratura da una visita all’altra erano solo alcune delle difficoltà che dovemmo affrontare. Ma eravamo giovani e forti e contenti di farlo".

Visitando negozi, uffici e case private, in due settimane questi due pionieri distribuirono quasi mille libri e opuscoli. Fra questi c’erano molte cosiddette Serie Arcobaleno, che comprendevano 9 libri di diversi colori sgargianti e 11 opuscoli che spiegavano la Bibbia. Non ci volle molto perché la Chiesa Cattolica emanasse un avviso che vietava a tutti i cattolici di avere in casa letteratura del genere.

Da Dar es Salaam i due pionieri passarono a Zanzibar, isola distante circa 40 chilometri dalla costa, che era stata un importante centro della tratta degli schiavi. L’omonima città vecchia, con il suo dedalo di stradine strette e tortuose, era impregnata dell’aroma dei chiodi di garofano, dato che l’isola ne era la principale esportatrice. La popolazione, che allora si aggirava sui 250.000 abitanti, era composta prevalentemente da musulmani di lingua swahili. Poiché era in inglese, la maggior parte della letteratura fu distribuita fra gli indiani e gli arabi che parlavano inglese.

Dopo essere rimasti dieci giorni a Zanzibar, i pionieri si imbarcarono su una nave diretta a Mombasa, in Kenya, per raggiungere gli altopiani kenioti. Da Mombasa proseguirono in treno, predicando nel territorio lungo la linea ferroviaria fino al lago Vittoria, proprio a sud dell’equatore.

Quindi in battello raggiunsero Kampala, capitale dell’Uganda, dove distribuirono molti libri e ottennero abbonamenti alla rivista L’Età d’Oro (ora Svegliatevi!). Un uomo che vide un amico leggere entusiasta il libro Governo percorse 80 chilometri per trovare i fratelli e procurarsi tutti i libri disponibili, oltre all’abbonamento alla rivista L’Età d’Oro.

Poi, passando da Jinja e Kisumu sul lago Vittoria, i due pionieri fecero ritorno a Mombasa. Qui distribuirono di nuovo molta letteratura e pronunciarono due discorsi biblici, a cui assisterono molte persone originarie di Goa. Di là tornarono via mare a Città del Capo, un viaggio di 5.000 chilometri. Complessivamente, i fratelli Nisbet e Norman distribuirono oltre 5.000 libri e opuscoli e fecero molti abbonamenti.

Via terra attraverso metà dell’Africa

Nel 1935, l’anno in cui grazie al progressivo intendimento biblico fu rivelato il radunamento di una grande folla che sarebbe vissuta su una terra paradisiaca, un gruppo di quattro Testimoni intraprese la terza campagna nell’Africa orientale. Erano Gray Smith, sopravvissuto alla prima campagna, con sua moglie Olga, e i due fratelli Nisbet, Robert e George. George era arrivato a Città del Capo in marzo.

Questa volta erano ben equipaggiati; per alloggio avevano due furgoni dotati di letti, cucina, riserva d’acqua, serbatoio extra di benzina e telaietti mobili con zanzariera. Ora si potevano raggiungere altre città, anche se a volte le piste erano invase da erbacce alte fino a tre metri. Questi pionieri spesso dormivano in zone disabitate e potevano vedere, udire e capire cos’era veramente l’Africa, con i suoi orizzonti sconfinati e la sua ricca fauna: di notte leoni che ruggivano, e di giorno zebre, gazzelle e giraffe che pascolavano pacificamente, oltre alla minacciosa presenza di rinoceronti ed elefanti.

Percorsero parte della strada che andava da Città del Capo al Cairo. In realtà si trattava di una pista polverosa e a tratti sassosa, interrotta da buche fangose e soffice sabbia e da fiumi da guadare. Giunti in Tanganica i quattro si separarono. I fratelli Nisbet si diressero verso Nairobi, mentre il fratello e la sorella Smith rimasero in Tanganica, che allora era sotto la dominazione britannica.

Poco dopo la polizia arrestò gli Smith e ordinò loro di ritornare in Sudafrica. Essi invece, seguendo i fratelli Nisbet, si diressero a nord verso Nairobi, dove ricevettero il permesso di soggiorno solo dopo aver versato alla polizia locale una cauzione rimborsabile di 160 dollari. I pionieri lavorarono sodo, distribuendo oltre 3.000 libri e circa 7.000 opuscoli, e ottenendo molti abbonamenti alla rivista L’Età d’Oro. Infine a motivo della crescente opposizione religiosa venne emanato l’ordine di espulsione. Dopo vigorose ma inutili proteste contro l’espulsione, tre dei pionieri iniziarono il viaggio di ritorno in Sudafrica, lasciando Robert Nisbet, malato di febbre tifoidea, in un ospedale di Nairobi. Egli però si riprese e fu anche in grado di tornare in Sudafrica.

In seguito Robert e George Nisbet ebbero il privilegio di frequentare la Scuola di Galaad e nel 1951 furono mandati come missionari a Maurizio, isola dell’Oceano Indiano. Robert Nisbet attualmente è in Australia, mentre suo fratello George ha prestato servizio nella filiale del Sudafrica sino alla morte, avvenuta nel 1989.

Come i missionari del I secolo menzionati nel libro di Atti, questi pionieri dimostrarono profondo amore per Geova e per i loro simili nonostante le difficoltà e i pericoli. Dei sei pionieri venuti nell’Africa orientale, quattro furono ricoverati in ospedale per lunghi periodi e uno morì. Eppure fu data testimonianza e la letteratura portò frutto. Per esempio, circa 30 anni dopo, in un remoto territorio rurale del Kenya, un Testimone trovò un uomo che aveva una copia del libro Riconciliazione, acquistato nel 1935. Anche quest’uomo ora è un Testimone.

02/01/2008 18:08
 
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Un altro pioniere nell’impero misterioso

Più o meno nello stesso periodo arrivò in Etiopia un altro coraggioso pioniere, Krikor Hatzakortzian, per portare luce spirituale nella sua lingua, l’armeno, come pure in greco e in francese. Si stava avventurando in un paese sotto molti aspetti insolito. Buona parte del paese consiste di un vasto altopiano triangolare che ha un’altitudine media di 2.000 metri. Ci sono imponenti vette e brulle montagne coniche con la cima piatta, coperta di vegetazione, circondate da vallate. Qui ha la sorgente il Nilo Azzurro, che passa attraverso gole spettacolari. Anche il Tacazzè scorre in una gola che ad alcuni viaggiatori ricorda il Grand Canyon del Nord America. Questo terreno montuoso separa l’Etiopia dai bassopiani sudanesi a ovest e dai deserti della Dancalia e dell’Ogadèn a est.

All’inizio della sua storia l’Etiopia era già un impero indipendente. Nel IV secolo, più o meno all’epoca del concilio di Nicea, l’imperatore Ezanà introdusse ufficialmente la fede della cristianità. La Chiesa Ortodossa Etiopica, con l’importanza che attribuisce al culto di Maria e alla croce e con i suoi legami con il giudaismo antico, è stata una potente forza nella storia etiopica e ha fatto dell’Etiopia un misterioso impero "cristiano" che resisté alle invasioni dei musulmani provenienti dai bassopiani. L’imperatore Hailè Selassiè I, il cui nome significa "potenza della Trinità", aveva titoli quali "Re dei re", "Leone di Giuda" ed "Eletto da Dio". Egli inoltre era obbligato dalla costituzione a difendere gli interessi della chiesa. Ma la popolazione veniva tenuta nelle tenebre spirituali e poteva facilmente essere spinta al fanatismo.

In questo ambiente nel 1935 il fratello Hatzakortzian si trovò senza un compagno pioniere ma pieno di fiducia in Geova. I seguenti brani di una lettera in cui faceva rapporto della sua attività, pubblicata nella Torre di Guardia (inglese) del 1° novembre 1935, ci danno un’idea della situazione:

"Non ritengo strano essere perseguitato per amore della giustizia, e mi aspetto di esserlo ancora. . . . Geova degli eserciti mi ha protetto in passato, e lo farà anche in futuro.

"A mezzogiorno stavo tornando a casa dal servizio, e un agente di Satana, sbucato all’improvviso dal suo nascondiglio, mi colpì due volte alla testa con un grosso bastone; mi colpì così forte che il bastone andò in pezzi. Ma grazie all’aiuto del Signore, e con sorpresa dei vicini, la ferita non era molto grave. Rimasi a letto solo due giorni. Un’altra volta i rappresentanti del nemico mi attaccarono armati di coltelli, ma nel momento stesso in cui stavano per accoltellarmi, spinti da qualche potere sconosciuto gettarono via i coltelli e mi lasciarono andare.

"Ma continuano a perseguitarmi. Questa volta hanno inventato false dichiarazioni sul mio conto, e mi hanno mandato nella capitale (Addis Abeba) per comparire davanti all’imperatore. Durante la mia permanenza (quattro mesi) qui nella capitale sono andato dappertutto e ho dato testimonianza di casa in casa, come pure negli alberghi e nei caffè. Finalmente mi hanno portato davanti all’imperatore. Egli mi ha ascoltato e, non trovando nessuna colpa, mi ha rimesso in libertà e mi ha comandato di tornare a casa. Sia lodato il Signore per questa vittoria!"

"La gente vive nel timore e nella perplessità, ma io mi rallegro nel Signore. Geova Onnipotente vi benedica riccamente e vi dia la forza di portare a termine l’opera che vi ha affidato.

Vostro fratello in Cristo

K. Hatzakortzian".

Durante gli anni turbolenti della seconda guerra mondiale non si ebbero più notizie del fratello Hatzakortzian, ma all’inizio degli anni ’50, quando i missionari addestrati a Galaad giunsero ad Addis Abeba, sentirono parlare di un uomo di Diredaua che, diceva la gente, "parla come voi". Haywood Ward si recò in quella cittadina e trovò un vecchio che non parlava inglese. Quando il missionario spiegò chi era, il vecchio scoppiò in lacrime, alzò gli occhi al cielo e mormorò qualche cosa in armeno pronunciando il nome di Geova. Era il fratello Hatzakortzian. Il giorno che aveva tanto atteso era giunto! Piangendo di gioia, abbracciò il fratello Ward. Quindi tirò fuori tutto orgoglioso delle vecchie scatole e mostrò riviste Torre di Guardia e libri logori, parlando tutto il tempo allegramente in una lingua che il suo visitatore non comprendeva.

Il fratello Ward fu felice di questo incontro e intendeva tornare, ma non gli fu possibile. Quando altri missionari andarono a cercare il fratello Hatzakortzian, trovarono alcune persone in lutto: il fratello Hatzakortzian era morto.

Per i missionari era una specie di "Melchisedec". (Ebr. 7:1-3) C’erano molte domande senza risposta: Chi era? Da dove era venuto? Dove aveva conosciuto la verità? Cosa gli era accaduto durante gli anni difficili della seconda guerra mondiale? Ad ogni modo fu uno dei primi pionieri coraggiosi venuti in Etiopia.

Finalmente si pongono nuove basi nel Kenya

Nel novembre 1949 Mary Whittington dall’Inghilterra immigrò nel Kenya con tre bambini per raggiungere il marito, che lavorava a Nairobi per le ferrovie dell’Africa orientale. Benché fosse battezzata solo da un anno, imparò ben presto ad agire senza l’aiuto di nessuno. Donna esile e disciplinata con forte spirito di pioniere, non si lasciò prendere dalla malinconia in un paese più vasto della nativa Inghilterra, anzi considerò quel grande campo un’opportunità per diffondere la verità della Bibbia.

Poiché in quei tempi nelle colonie vigeva la segregazione razziale, quando cominciò a predicare di casa in casa nel vicinato la sorella Whittington dovette limitarsi a parlare agli europei. I padroni di casa erano molto amichevoli; spesso la invitavano a entrare e accettavano letteratura biblica. Molte volte le chiedevano: "Dove tenete le vostre adunanze?" La sua risposta era che per quanto ne sapeva era l’unica testimone di Geova in tutto il paese!

Ben presto la sua integrità fu messa alla prova. Nel giro di tre mesi il marito venne informato dai suoi superiori che la polizia non vedeva di buon occhio l’attività di predicazione svolta da sua moglie. Se non smetteva, la sorella Whittington poteva essere espulsa dalla colonia. Il marito, a sua volta, le disse di predicare solo agli amici. Essa rispose che non aveva amici in Kenya e che la sua fedeltà cristiana le imponeva di continuare la sua opera. Il marito la informò che se veniva espulsa, non le avrebbe permesso di portare con sé i figli.

Alcuni mesi più tardi alcuni agenti di uno speciale corpo di polizia si recarono nell’ufficio del signor Whittington e chiesero copie delle pubblicazioni distribuite da sua moglie. La sorella Whittington fu lieta di fornirne alcune. Il funzionario che riportò queste pubblicazioni disse che le aveva lette con piacere. Non vietò alla sorella di predicare, ma ribadì che non doveva predicare alla popolazione africana. All’epoca questo non costituiva un problema, poiché c’era molto da fare tra i non africani che abitavano a Nairobi.

Presto comparve sulla scena una compagna, ma non proprio come la sorella Whittington si aspettava. La filiale della Watch Tower Society della Rhodesia del Nord la informò che una certa signora Butler si interessava della Bibbia. Olga Butler, originaria delle Seicelle, per più di dieci anni aveva ricevuto pubblicazioni della Società nel Tanganica e si era trasferita a Nairobi poco dopo la morte del marito. Furono presi contatti per posta, fu disposto di incontrarsi in un caffè nel centro di Nairobi e ben presto fu iniziato uno studio biblico, che dapprima venne tenuto in un giardino pubblico, dal momento che era ancora vietato frequentare persone di un’altra razza. Due anni più tardi Olga Butler venne battezzata nella vasca da bagno degli Whittington.

Tentativi per prestare aiuto

Al fine di aprire questo vasto campo e anche di alleviare l’isolamento della sorella Whittington, furono fatti tentativi per mandare dei missionari, ma il governo coloniale non acconsentì. Nel 1952 il presidente della Watch Tower Society, Nathan H. Knorr, e il suo segretario, Milton G. Henschel, si recarono a Nairobi e trascorsero una serata con un gruppetto di fratelli e sorelle del Kenya e dell’Uganda. Fu presentata un’altra domanda per inviare missionari, ma anche questa venne respinta.

Ulteriori difficoltà giunsero da un’altra fonte. Le sommosse dei mau mau causarono uno stato d’emergenza, per cui era illegale riunirsi in più di nove persone senza previa autorizzazione del governo. Nel 1956 fu chiesto il permesso di tenere adunanze cristiane, ma non venne concesso. In quegli anni alcuni Testimoni stranieri vennero in Kenya per brevi periodi, ma solo Mary Whittington, i suoi figli e Olga Butler rimasero per proclamare la buona notizia.

L’arrivo di diplomati di Galaad

Questa era la situazione quando, nel 1956, arrivarono a Nairobi i diplomati di Galaad William e Muriel Nisbet, originari della Scozia. William Nisbet era fratello dei primi due pionieri che vennero in Kenya negli anni ’30, dopo essere stati in Sudafrica. Per poter rimanere il fratello Nisbet dovette trovare lavoro, ma fu ugualmente in grado di presiedere il piccolo gruppo di studio biblico. Nel frattempo la sorella Nisbet e la sorella Whittington dedicavano tranquillamente tutte le mattine all’opera di casa in casa.

I Nisbet erano entusiasti di Nairobi. La città si stava trasformando in una metropoli moderna, ordinata. Il clima temperato e le colline di Ngong alla periferia ricordavano loro la nativa Scozia. In una giornata limpida, guardando verso sudest, si poteva vedere luccicare al sole la neve che incappucciava il Kilimangiaro, la montagna più alta dell’Africa. A nord si scorgeva il profilo frastagliato del monte Kenya, la montagna che aveva dato il suo nome al paese. E a due passi c’era il paradiso degli amanti degli animali: il Parco nazionale di Nairobi, con i suoi leoni, ghepardi, rinoceronti, bufali, giraffe, zebre e antilopi.

Comunque il principale interesse dei Nisbet era iniziare studi biblici. Uno di questi fu tenuto con la famiglia di un funzionario di un corpo speciale di polizia. Benché i Nisbet non lo sapessero, il funzionario aveva avuto l’incarico di svolgere indagini sui testimoni di Geova. Ma la sua investigazione finì in modo diverso dal previsto. Il funzionario non solo poté consegnare un rapporto favorevole sulla nostra attività, ma trovò anche un tesoro inestimabile: la verità. Col tempo i quattro componenti di questa famiglia divennero tutti Testimoni battezzati!

Anche altri studiavano. Purtroppo le leggi speciali erano ancora in vigore, e chiunque assistesse a riunioni di più di nove persone rischiava l’espulsione o anche tre anni di prigione. A malincuore i fratelli dovevano radunarsi in piccoli gruppi.

Il 1958, un anno memorabile

L’anno iniziò con l’arrivo a Nairobi di altri quattro diplomati di Galaad: i Clarke e gli Zannet. Come il fratello Nisbet, i due uomini dovettero svolgere un lavoro secolare, mentre le mogli facevano le pioniere. Si raggiunse un nuovo massimo, 35 proclamatori, quasi tutti stranieri.

Quello fu anche l’anno dell’assemblea internazionale "Volontà divina" che si tenne a New York, e a cui assisterono più di 250.000 persone provenienti da tutto il mondo. Fu emozionante per Mary Whittington essere fra loro e fare un breve rapporto dell’opera in Kenya. Ad accrescere la gioia dei fratelli quello stesso anno, un aereo pieno di Testimoni della Rhodesia diretti a New York fece sosta a Nairobi, consentendo un incontro spiritualmente stimolante.

All’assemblea di New York fu rivolto ai Testimoni capaci l’invito di trasferirsi nei paesi in cui c’era maggior bisogno di predicatori del Regno; uno di questi paesi era il Kenya. Perciò tra il dicembre 1958 e il settembre 1959 più di 30 fratelli e sorelle del Canada, degli Stati Uniti e dell’Inghilterra si trasferirono nel Kenya per dare una mano. Alcuni di questi nuovi arrivati andarono a Mombasa, sulla costa del Kenya, con le sue belle spiagge. Altri cominciarono a predicare nella provincia della Rift Valley, nella cittadina di Nakuru famosa per il lago omonimo, dimora di un milione di fenicotteri.

Il contributo dei Testimoni trasferitisi dove c’era maggior bisogno

Questo gruppo di zelanti Testimoni dimostrò un alto livello di maturità cristiana. Avevano lasciato amici, carriera e comodità, ma furono riccamente benedetti. Il Kenya era la loro moderna Macedonia. — Atti 16:9.

Parlando a nome di molti, l’inglese Ron Edwards disse: "Sin dall’inizio di quel periodo si formò tra noi che eravamo venuti a servire dove c’era maggior bisogno un fortissimo vincolo di amore e affetto. Senza dubbio ciò era dovuto alla nostra unità di intenti e alle circostanze simili. Avevamo più o meno la stessa età (dai 30 ai 40 anni) ed eravamo quasi tutti sposati, e prima di venire qui avevamo una vita familiare tranquilla. Tuttavia avevamo lasciato le nostre case e in risposta all’invito della Società ci eravamo imbarcati verso l’ignoto".

Nel corso degli anni molti dovettero andarsene per problemi di salute, motivi di lavoro e cose del genere. Alcuni però, come Alice Spencer, riuscirono a rimanere per molti anni. Essa sfidò il caldo di Mombasa per oltre 25 anni. E Margaret Stephenson, che ha più di 80 anni, ha vissuto nel Kenya per oltre 30 anni e presta tuttora servizio come pioniera regolare. Spinti da zelo missionario, questi fratelli e sorelle posero le basi su cui molti kenioti hanno edificato il loro amore per la vera adorazione.

Nonostante l’arrivo di questi Testimoni, l’opera era ancora ostacolata: la predicazione si svolgeva soprattutto fra gli europei, cioè fra gli stranieri bianchi, e nella comunità asiatica. Per quanto alcuni Testimoni stranieri avessero studiato il swahili, la loro testimonianza si limitava più che altro ai domestici.

Disposizioni per ulteriore espansione

Nel 1959 il fratello Knorr si recò di nuovo a Nairobi. Ormai il gruppetto di nove proclamatori era diventato una congregazione di 54 proclamatori divisa in due gruppi. Dato che ora c’erano diversi fratelli in grado di prendere la direttiva, il fratello Knorr dispose che i due gruppi si dividessero in quattro. Il fratello Nisbet doveva prestare servizio come sorvegliante di circoscrizione, pur conservando il suo lavoro secolare. In quei tempi si trovava fra gli stranieri un sorprendente numero di interessati.

Verso la fine della dominazione coloniale i testimoni di Geova furono i primi a contattare la popolazione indigena, come è dimostrato dalla seguente esperienza. Mentre acquistava delle scarpe in città, una sorella europea chiese alla commessa dove abitasse. La commessa disse: "A Gerico". La sorella rispose: "Conosco molto bene Gerico. Ci vado spesso". La commessa esclamò immediatamente: "Allora lei deve essere una testimone di Geova!"

L’opera del Regno stava facendo progressi nel Kenya. Ma prima di andare avanti, soffermiamoci a esaminare alcuni paesi vicini, nei quali pure si facevano sforzi per predicare la buona notizia.

Uganda: la "perla dell’Africa"

L’Uganda, a ovest del Kenya, è un paese ricco di vegetazione dove è possibile passeggiare lungo le rive verdeggianti del lago Vittoria, arrampicarsi sulle cime innevate del Ruwenzori (le leggendarie Montagne della Luna), fare una crociera sul Nilo o attraversare in macchina la maestosa foresta pluviale. Le precipitazioni abbondanti assicuravano buoni raccolti di cotone e di caffè, nonché verdura e frutta eccellente. Il caldo era tollerabile e l’estate perenne piaceva sia agli amministratori inglesi che ai commercianti asiatici. Essi si godevano gli spazi aperti: i loro club, i campi di golf, le piscine, i galoppatoi e i campi di cricket. Non sorprende che l’Uganda fosse chiamata la "perla dell’Africa".

La vita era tranquilla e piacevole quando, nell’aprile 1950, giunse in Uganda una giovane coppia di Testimoni inglesi, ansiosi di condividere la conoscenza della Bibbia con altri. Nel giro di un anno essi avevano aiutato una famiglia greca e una italiana a capire la verità.

Venne formata una piccola congregazione a Kampala, città costruita su sette colli come Roma. La predicazione un po’ alla volta si estese al campo africano, e certo fu di aiuto il fatto che l’inglese fosse la lingua ufficiale dell’Uganda. Per la prima volta un discorso pubblico fu tradotto in una lingua locale, il luganda, a beneficio di un pubblico composto da 50 africani. Nel 1953 c’erano sei proclamatori attivi.

Due anni più tardi il primo battesimo dell’Uganda ebbe luogo nel lago Vittoria presso Entebbe. Fra i cinque battezzati c’era lo zelantissimo George Kadu, che presta tuttora fedele servizio come anziano a Kampala.

Ci fu una crisi quando, a motivo di cattiva condotta, alcuni vennero disassociati o lasciarono il paese, altri inciamparono. Così alla fine del 1957 il fratello Kadu si ritrovò a essere l’unico proclamatore dell’Uganda. Ma sapeva di avere la verità e amava Geova.

Nel 1958 le proiezioni del film La Società del Nuovo Mondo all’opera e la pubblicazione dell’opuscolo "Questa buona notizia del regno" in lingua luganda diedero nuovo impulso all’opera. Inoltre dal Canada e dall’Inghilterra si trasferirono in Uganda Testimoni disposti a servire dove c’era maggior bisogno, e tre anni più tardi, nel 1961, fecero rapporto 19 proclamatori. Ma parleremo ancora di questo paese in seguito.

Sudan: il più vasto paese dell’Africa

Un ramo del Nilo, il fiume più lungo che esiste, dall’Uganda raggiunge il Sudan attraverso praterie, boscaglie, paludi e zone semidesertiche. Lungo le rive vivono allevatori di bestiame molto alti. Dopo circa 2.000 chilometri il fiume confluisce con il Nilo Azzurro, che proviene dagli altopiani etiopici a est. Qui, lungo il fiume, sorgono tre grandi città: Khartoum, Omdurman e Khartoum North.

Più in giù il Nilo forma una serie di cateratte ed entra in una regione ricca di storia. Qui si trovava l’impero di Cus, le cui rovine sono ancora visibili fra le sabbie del Sahara. Questa era l’Etiopia dei tempi biblici, da cui provenivano Ebed-Melec e anche il funzionario di corte battezzato dal discepolo Filippo. — Ger. 38:7-16; Atti 8:25-38.

Il Sudan, un tempo Sudan Anglo-Egiziano, è il paese più vasto dell’Africa, con un’estensione pari a un quarto di quella degli Stati Uniti d’America. La lingua principale è l’arabo. Il nord del paese è quasi interamente islamico, mentre nel sud ci sono più animisti e cristiani nominali. I sudanesi sono in genere straordinariamente ospitali e gentili.

Nel 1949 Demetrius Atzemis, diplomato di Galaad originario dell’Egitto, giunse per la prima volta nel Sudan. Come in Egitto, le rive del fiume nella zona di Khartoum erano verdeggianti a motivo dei campi coltivati a cetrioli, porri e cipolle. Alcuni viali vicino all’acqua offrivano piacevoli oasi d’ombra sotto gli enormi banani. Ma queste strette fasce di vegetazione lussureggiante cedevano ben presto il posto al deserto desolato. Il colore dominante era il marrone. Il cielo era marrone. Il terreno era marrone. Le case fatte di mattoni di fango erano marroni. E anche molti abiti erano marroni.

Inoltre il caldo era torrido. Di notte la temperatura raggiunge i 39°C. Al sole il termometro sale a 60°C. Poiché i tubi dell’acqua erano esposti al sole, una doccia "fredda" poteva scottare se prima non si faceva scorrere l’acqua per un po’.

In questo ambiente il fratello Atzemis si mise all’opera. Predicò principalmente a Omdurman, facendo 600 abbonamenti. Poi, prima di tornare in Egitto, andò in una cittadina industriale chiamata Wad Medani. In seguito una famiglia di tre persone si trasferì a Khartoum dal Cairo. Il fratello, un mercante di lana, dava testimonianza ai clienti, offrendo abbonamenti e letteratura prima di fare affari con loro.

Ben presto venne formata una piccola congregazione, e il numero dei proclamatori aumentò di mese in mese, raggiungendo il massimo di 16 nell’agosto 1951. L’avvenimento dell’anno successivo fu un discorso a cui assisterono 32 persone. A beneficio degli stranieri presenti venne tradotto in tre lingue.

Nel 1953 il fratello Atzemis ritornò dal Cairo; questa volta rimase per cinque mesi e organizzò l’opera in modo da coprire in maniera sistematica il territorio di Khartoum. Fu ricompensato quando i tre fratelli Orphanides accettarono la verità. Solo un mese dopo essere stato contattato George Orphanides offrì buona parte della sua casa come luogo di adunanza. Questo fratello alla fine diventò sorvegliante della congregazione e, insieme a suo fratello Dimitri, portò con vigore il messaggio del Regno ad altri. Nell’aver cura delle pecore George sapeva essere molto deciso, perseverante e allo stesso tempo estremamente ospitale. Prestò servizio per molti anni, fino al 1970, quando dovette lasciare il paese. Dimitri riuscì ad aiutare molti a conoscere la verità. Nonostante il caldo inesorabile e le periodiche tempeste di sabbia, questi fratelli perseverarono con un ottimo spirito. Una volta George disse: "Benché non abbiamo riconoscimenti mondani, con il riconoscimento celeste e con l’aiuto dello spirito di Geova ci godiamo ogni giorno di vita, cercando di compiere il nostro ministero secondo le parole di Paolo riportate in 2 Timoteo 4:2-5".

Il fratello Atzemis ritornò altre volte, e nel 1955 la Società fu in grado di mandare a Khartoum un altro missionario, Emmanuel Paterakis, che riuscì a restare per dieci mesi. Nel frattempo diversi proclamatori avevano lasciato il paese. Nel giugno 1956 fu presentata la domanda per il riconoscimento legale ma, a motivo dell’influenza dei sacerdoti copti e dei mullah islamici, venne respinta. Per breve tempo i Testimoni furono sorvegliati, ma non ci fu molta persecuzione, e l’opera di predicazione non si fermò mai.

Sorelle fedeli

Nel I secolo donne devote divennero colonne spirituali della congregazione. La stessa cosa si è verificata nel XX secolo nel Sudan. (Atti 16:14, 15; 17:34; 18:2; 2 Tim. 1:5) Nel 1952 un’energica sorella greca, che aveva sposato un sudanese nel Libano, venne nel paese di origine del marito per incentivare l’opera di predicazione. Questa sorella, Ingilizi Caliopi, diventò ben presto pioniera regolare e poi pioniera speciale. Era esuberante, dinamica e perseverante, qualità necessarie per predicare fra i copti ortodossi, gente molto emotiva, che si turbava facilmente e aveva timore dei preti e dei parenti.

Fra coloro che aiutò a conoscere la verità c’era Mary Girgis, la quale pure diventò pioniera speciale. La storia della vita di Mary è stata pubblicata nella Torre di Guardia del 1° agosto 1977. Mary viveva nella storica città di Omdurman, antica capitale del Sudan. Aveva appena finito di pregare quando, nel 1958, la sorella Caliopi bussò per la prima volta alla sua porta. La sorella Caliopi trovò una donna turbata dalle spaventose bestie descritte in Rivelazione. Cosa potevano significare? Era atterrita anche dal "fuoco dell’inferno". Si chiedeva se Dio volesse questo. Ma la domanda che la assillava maggiormente era: Dov’è la verità?

La sorella Caliopi rispose a tutte queste domande. Mary si rallegrò sentendo che Gesù ora è Re. Ma il marito, Ibrahim, le disse: "Non ascoltare questa donna. Dev’essere cattiva. Quando è caduta dall’autobus l’altro giorno, la gente ha detto: ‘Ben le sta perché ha cambiato religione’".

Ibrahim prese lo stesso i due libri "Sia Dio riconosciuto verace" e "Questo significa vita eterna". Poco dopo, mentre assisteva a una funzione nella chiesa copta, Ibrahim si preoccupò sentendo il prete rimproverare gli uomini che permettevano alla moglie di studiare e predicare una religione diversa. Era facile capire di chi stesse parlando! Ibrahim lasciò la chiesa. Ora lui e la sua famiglia divennero oggetto di persecuzione. Un giorno qualcuno scagliò oltre il muro un sasso che lo colpì in faccia e gli fece cascare gli occhiali, ma non ferì seriamente né lui né il bambino che aveva in braccio!

Nel 1959 la polizia accusò Mary Girgis di andare per le case con l’intento di rubare. La cosa finì in tribunale. Due querelanti si schierarono contro di lei, ma naturalmente non avevano prove. Il caso venne archiviato.

In un altro processo i sacerdoti mossero accuse di sionismo. In tribunale la nostra sorella magnificò il nome di Geova davanti a quattro giudici. Il presidente emise una sentenza favorevole dicendo: "Vada pure, signora, a predicare dove e quanto vuole nel Sudan. La legge del paese è dalla sua parte e la proteggerà".

La sorella Girgis e la sorella Caliopi, fino alla morte, sono state un ottimo esempio per i più giovani. Nel corso degli anni queste due zelanti sorelle hanno aiutato molti altri. Anche Ibrahim Girgis accettò la verità ed è stato un fedele Testimone fino alla morte.

I tentativi per ottenere il riconoscimento legale fallirono, perciò l’opera continuò a non essere riconosciuta, e ogni tanto ci fu persecuzione. Ciò nonostante si ebbero continui aumenti: 27 proclamatori fecero rapporto nel 1960 e 37 nel 1962. Nel 1965 la sorveglianza dell’opera venne affidata alla filiale del Kenya, appena aperta, e fu disposto di tenere un’assemblea di circoscrizione ogni anno. L’anno dopo 81 persone assisterono alla Commemorazione della morte di Cristo. Parleremo ancora di questo paese.

02/01/2008 18:10
 
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Gioie e problemi

In 30 anni di predicazione nel Tanganica i nostri fratelli ebbero pochi problemi con le autorità. Quasi sempre la polizia era molto rispettosa e pronta ad aiutare, a volte offrendo persino impianti acustici per le nostre assemblee. Nel maggio 1963, quando Milton G. Henschel della sede mondiale della Società a Brooklyn venne a Dar es Salaam, si tenne un’assemblea nella Karimjee Hall, la più bella sala del paese. Vi assisterono 274 persone, incluso il sindaco della capitale, e 16 furono battezzate. Era stata appena aperta una filiale nel vicino Kenya per poter curare meglio gli interessi del Regno in Tanganica, ora Tanzania.

Si dispose di pubblicare La Torre di Guardia in swahili. Il primo numero uscì il 1° dicembre 1963. Quello stesso anno un corso della Scuola di Ministero del Regno provvide la guida e l’istruzione necessarie ai sorveglianti delle 25 congregazioni della Tanzania. Nei mesi di settembre e ottobre del 1964 si tennero assemblee di distretto, con un totale di 1.033 presenti.

Ma c’erano problemi. Non erano mai stati ammessi nel paese missionari dei testimoni di Geova e tutti i tentativi per ottenere il riconoscimento legale erano stati respinti.

Una brutta piega

Anche se la situazione rimase tranquilla per quasi tutto il 1963 e il 1964, si ebbe notizia che era stata inviata una lettera a tutti i funzionari di polizia per avvertirli che i testimoni di Geova erano stati messi al bando e dovevano essere arrestati. Un altro colpo ci fu il 25 gennaio 1965. Un comunicato stampa annunciava che la Watch Tower Society era illegale. Eppure qualcuno dubitava che si trattasse di un comunicato ufficiale. In questa atmosfera si dispose di tenere un’assemblea di circoscrizione a Tanga dal 2 al 4 aprile 1965.

Fu affittata una sala, si presero disposizioni per gli alloggi e molti Testimoni vennero in treno dalle piantagioni di sisal. Sul treno essi predicarono ai compagni di viaggio, uno dei quali era un agente di polizia. All’arrivo egli fece arrestare e portare al posto di polizia tutti i Testimoni, che però di lì a poco furono rilasciati.

Il 3 aprile, secondo giorno dell’assemblea, la radio annunciò che il governo aveva vietato l’opera dei testimoni di Geova e di tutti gli enti ad essi associati. L’assemblea si concluse comunque senza incidenti. Nessun divieto del genere fu pubblicato nella gazzetta ufficiale. Giunsero notizie dal vicino Malawi (ex Niassa) e dalla Zambia (ex Rhodesia del Nord) che il divieto era stato emanato e poi ritirato. Questo fu confermato dall’agenzia di stampa Reuters, ma infine avvenne l’inevitabile. L’11 giugno 1965 la gazzetta ufficiale annunciò che la Watch Tower Society e tutti gli enti ad essa associati erano stati dichiarati illegali.

Ora la polizia era all’erta, e i tentativi per tenere un’assemblea di circoscrizione nel sud del paese fallirono. Seguirono alcuni arresti. A volte venivano confiscate le pubblicazioni, ma ogni tanto venivano restituite. I fratelli ritennero più saggio radunarsi in piccoli gruppi. Nelle zone in cui i missionari della cristianità istigavano la polizia, la situazione diventò più tesa.

Malintesi persistenti

Poco prima che l’opera venisse proibita, William Nisbet era venuto dal Kenya e per otto settimane aveva cercato inutilmente di farsi ricevere dalle autorità a Dar es Salaam, nel tentativo di ottenere il riconoscimento per i testimoni di Geova. Gli fu data la possibilità di parlare con il segretario del ministro degli Interni. A quanto pare a motivo di una campagna di disinformazione svolta dalle missioni della cristianità, molti funzionari governativi associavano i testimoni di Geova con illegali gruppi religiosi estremisti della Zambia e del Malawi.

Un ingiustificato timore dei testimoni di Geova incombeva sui funzionari come vuote nubi temporalesche. I funzionari confondevano i testimoni di Geova con i gruppi indigeni denominati "Torre di Guardia", o Kitawala, che non avevano niente a che fare con i Testimoni. Queste sette praticavano l’adulterio e la stregoneria e spesso si ribellavano ai governi costituiti. Inoltre abusavano del nome divino e di alcune nostre pubblicazioni. Costoro erano da temere, non i veri testimoni di Geova amanti della pace. La visita del fratello Nisbet e la documentazione scritta preparata dalla Watch Tower Bible and Tract Society chiarirono questi malintesi di alcuni funzionari.

Prima di lasciare Dar es Salaam, il fratello Nisbet presentò la domanda per il riconoscimento dell’Associazione Internazionale degli Studenti Biblici. Che sorpresa, sei mesi dopo l’interdizione ufficiale, ricevere un telegramma dai fratelli di Dar es Salaam, che diceva che in data 6 gennaio 1966 l’Associazione Internazionale degli Studenti Biblici era stata riconosciuta secondo l’ordinanza che regola le imprese. Eppure i testimoni di Geova e la Watch Tower Society rimasero al bando. Il 24 novembre 1966 un comunicato governativo annunciò che l’Associazione Internazionale degli Studenti Biblici era stata sciolta perché le sue congregazioni non avevano ottenuto il riconoscimento secondo l’ordinanza che regola le società.

I fratelli della Zambia e del Malawi che erano venuti a dare aiuto in Tanzania ora dovettero lasciare il paese. Si sentì molto la loro mancanza, ma in Tanzania la vera adorazione non era affatto morta. Nel 1966 ben 1.720 persone assisterono alla Commemorazione della morte di Cristo e ci furono 836 attivi predicatori del Regno.

02/01/2008 18:11
 
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L’opposizione ottiene l’effetto contrario

Ma presto si manifestò la consueta persecuzione da parte delle chiese della cristianità. Il dipartimento per l’immigrazione invitò i McLuckie ad andarsene entro il 25 luglio 1962. La polizia avvertì un altro fratello straniero che non poteva predicare e che il suo permesso di soggiorno non sarebbe stato rinnovato. I sacerdoti cattolici fecero prediche e scrissero lunghi articoli sui giornali locali mettendo in guardia la popolazione contro i Testimoni.

Ciò ottenne l’effetto contrario. Molti non avevano mai sentito parlare dei testimoni di Geova. Ma ora, incuriositi, cominciarono a informarsi. Il progresso della verità biblica non poteva essere arrestato nelle Seicelle! Il 15 luglio 1962, una settimana prima della partenza della famiglia McLuckie, si battezzò la prima coppia originaria delle Seicelle, Norman e Lise Gardner. La famiglia in procinto di partire la considerò un’ottima ricompensa per il denaro e gli sforzi spesi per iniziare l’opera in quelle isole lontane.

Cinque mesi dopo giunsero a Mahé due Testimoni del Sudafrica, entrambi in pensione, con l’intenzione di stabilirvisi e di sostenere l’opera di predicazione. Dopo un po’ essi misero un’inserzione sul giornale locale invitando chi desiderava studiare la Bibbia a mettersi in contatto con loro. L’indomani ricevettero una lettera che li avvertiva che il loro visto era stato annullato. Nei quattro mesi trascorsi nelle Seicelle avevano distribuito molte pubblicazioni bibliche e avevano dato un’ottima testimonianza. Ora però non c’erano più Testimoni nelle isole, poiché anche i Gardner se n’erano andati.

L’opera riprese pochi mesi dopo allorché i Gardner tornarono da una breve trasferta a Khartoum nel Sudan. Durante quel periodo avevano goduto dell’ottima compagnia di fratelli fedeli nel Sudan, e anche nel Kenya e nella Rhodesia del Sud. Essi si stabilirono nell’isola di Cerf, a circa mezz’ora di battello da Mahé, dove c’erano solo una decina di famiglie. Il fatto di essere isolati non favoriva la loro attività di testimonianza, ma, essendo gli unici proclamatori delle Seicelle, ce la misero tutta e mantennero una media di 30 ore al mese nel ministero di campo.

Nel 1965 si organizzarono le prime visite dei sorveglianti di circoscrizione. Altre cose buone accaddero quell’anno. Ben 75 persone assisterono alla proiezione di un film biblico. Tre interessati si unirono ai Gardner nell’attività di predicazione e si battezzarono quell’anno. Furono disposte adunanze regolari.

Per quanto i Gardner amassero molto l’isola di Cerf, il loro amore per il prossimo era più forte, perciò nel 1966 si trasferirono nell’isola principale, Mahé, al fine di stabilire un centro per promuovere la vera adorazione. Accanto alla loro casa venne costruita una Sala del Regno, che aprì la via a ulteriore espansione.

Stephen Hardy e sua moglie Barbara, missionari inglesi che svolgevano il servizio in Uganda, fecero ripetute visite di circoscrizione alle Seicelle. Durante una visita, il 6 dicembre 1968, ci furono 6 proclamatori attivi e 23 presenti alla dedicazione della nuova Sala del Regno.

Nel 1969 fu fatto un tentativo per ottenere il riconoscimento dell’opera e il visto d’ingresso per i missionari. Entrambe le domande vennero respinte senza indicarne la ragione.

La crescita era lenta, poiché alcuni giovani emigravano in cerca di lavoro e molti altri esitavano per timore dell’uomo, cosa abbastanza comune fra una popolazione poco numerosa. Anche l’analfabetismo, la generale indifferenza e l’immoralità diffusa erano veri ostacoli per molti. Ma altri — come l’impiegato statale con una famiglia numerosa che studiava la Bibbia ogni giorno durante l’intervallo di mezzogiorno — fecero rapido progresso. Nel 1971, 40 persone assisterono alla Commemorazione della morte di Cristo e 11 erano attive nel ministero di campo. Il messaggio della futura terra paradisiaca continuava a risuonare nelle belle Seicelle.

02/01/2008 18:14
 
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Riconoscimento legale e filiale nel Kenya

Ora torniamo al Kenya per riprendere la sua storia. Il paese era appena diventato indipendente dalla dominazione britannica quando, durante l’ultima assemblea tenuta come un picnic nel febbraio 1962, Harry Arnott, il sorvegliante di zona in visita, fece uno storico annuncio ai 184 presenti. Quella sarebbe stata l’ultima assemblea illegale nel Kenya. Ai testimoni di Geova era stato appena concesso il riconoscimento ufficiale! Le cinque piccole congregazioni di Nairobi ora potevano unirsi in una bella sala vicino al centro della città. Come furono contenti i fratelli di scoprire che ora erano una congregazione più grande con 80 proclamatori! Alla Commemorazione, la loro prima adunanza libera, ci furono 192 presenti.

Gli avvenimenti si susseguirono rapidamente. Peter e Vera Palliser della filiale della Zambia furono incaricati di dare aiuto in Kenya. I Palliser e i McLains, diplomati di recente, si trasferirono nella prima casa missionaria a Nairobi South, e il 1° febbraio 1963 fu aperta la filiale. All’epoca in Kenya e in Uganda c’erano circa 150 proclamatori, il che richiedeva poco lavoro d’ufficio, forse uno o due giorni la settimana. Come ufficio era sufficiente una stanzetta di due metri e mezzo per tre nell’appartamento.

Ma presto altri paesi, come la Tanzania e l’Etiopia, furono affidati alla filiale del Kenya, e così il lavoro fu più che raddoppiato. Si presero disposizioni affinché alcuni fratelli potessero celebrare matrimoni. Si organizzarono assemblee di circoscrizione in sale pubbliche o scuole, e venne il fratello Henschel per impartire la direttiva necessaria al funzionamento della nuova filiale.

Si scopre un campo isolato

Ci volle impegno per superare la segregazione razziale rimasta dai giorni del colonialismo. Circolavano storie secondo cui era pericoloso addentrarsi nei quartieri africani, anche di giorno. Ma i nuovi missionari e i fratelli venuti a servire dove c’era maggior bisogno erano ansiosi di espandere la propria attività. Come primo territorio si scelse una zona abitata da ferrovieri.

Era la stagione delle piogge e grosse zolle di fango si attaccavano alle scarpe degli zelanti predicatori. Erano le prime volte che tentavano di usare presentazioni bibliche in swahili preparate con cura. La reazione? Molte donne ascoltavano con il volto privo di espressione, spiegando a gesti che non capivano l’inglese. Che sollievo scoprire, quando rincasavano dal lavoro i mariti che parlavano inglese, che le mogli conoscevano poco anche il swahili!

Per i fratelli stranieri fu una bella impresa imparare il swahili, poiché poche parole sono simili a quelle di qualsiasi lingua europea. Ma la grammatica è logica, e ben presto ogni cosa trova il proprio posto. La pronuncia è facile e il vocabolario è più ricco di quello di quasi tutte le lingue africane.

Certo mentre imparavano non tutto filava liscio. Una sorella voleva parlare del "serikali ya Mungu" (governo di Dio) ma invece parlò dei "suruali ya Mungu" (pantaloni di Dio). Un fratello si trovò in difficoltà quando confuse il comune saluto "Habari gani?" (Che c’è di nuovo?) con "Hatari gani?" (Che pericolo c’è?). Una missionaria, pensando che non sarebbe riuscita ad ammazzare una gallina, voleva chiedere a un pioniere speciale: "Vuoi ammazzare questa gallina per me?" Invece di "kuua" (ammazzare) venne fuori "kuoa", e quindi: "Vuoi sposare questa gallina per me?" Durante una parte con domande e risposte un missionario chiamò tutti i fratelli "Dudu" (insetto) anziché "Ndugu" (fratello).

Per molti bambini, naturalmente, quegli stranieri erano una novità. Qualcuno toccava le mani dei fratelli per vedere se il bianco veniva via. Decine di bambini seguivano i proclamatori di casa in casa. Le storie di ostilità nei confronti degli stranieri risultarono infondate. Al contrario, molti erano sinceramente assetati di verità biblica. Nella maggioranza dei casi i visitatori erano invitati a entrare e accomodarsi, a volte veniva persino offerto loro tè o cibo. Era un’esperienza completamente nuova!

I nostri proclamatori stranieri dovettero imparare anche a essere selettivi nell’offrire studi biblici: così tanti erano ansiosi di accettare che era impossibile studiare con tutti. Prima della fine dell’anno venne formata una seconda congregazione a Nairobi, nel produttivo territorio in cui i quartieri erano contraddistinti da nomi di località mediorientali. I Testimoni si sentivano a casa loro predicando a "Gerusalemme" o a "Gerico", e in breve avevano tutti gli studi che potevano tenere.

L’interessante è che circa una decina di coloro che conobbero la verità allora e si associavano con le prime due congregazioni di Nairobi servono ancora fedelmente dopo circa 30 anni.

Il primo libro in swahili, Dal paradiso perduto al paradiso riconquistato, fu pubblicato nel giugno 1963. Era uno strumento adatto per persone di ogni livello d’istruzione che cercavano la verità. Poi si cominciò a ciclostilare il Ministero del Regno in swahili, e la Torre di Guardia in swahili veniva stampata nella Zambia.

Nel frattempo Alan e Daphne MacDonald, diplomati della Scuola di Galaad, giunsero nell’isola di Mombasa sulla costa del Kenya, mentre i McLains furono i primi missionari inviati a Kampala, in Uganda. Così William e Muriel Nisbet si trasferirono nella filiale. Come erano felici di potersi dedicare di nuovo insieme al servizio a tempo pieno! Per sette anni, per poter rimanere nel paese, il fratello Nisbet aveva dovuto svolgere un lavoro secolare. I Nisbet ora iniziarono l’opera di circoscrizione nel Kenya e di tanto in tanto compirono anche quella di distretto nella vicina Tanzania.

Espansione nelle città minori del Kenya

A Mombasa i MacDonald trovarono una piccola congregazione composta di Testimoni stranieri venuti a servire dove c’era maggior bisogno, e anche da un gruppetto di Testimoni africani trasferitisi dalla Tanzania a Mombasa per motivi di lavoro. Ora che si poteva predicare liberamente, questi fratelli non persero tempo a organizzare la loro prima adunanza. Erano trenta. Quasi tutti i testimoni africani però non erano legalmente sposati. Perciò una domenica uno dei rappresentanti della Società autorizzati a celebrare matrimoni sposò 14 coppie. La domenica successiva furono tutti ribattezzati.

Il territorio di Mombasa costituiva una vera sfida per i fratelli, dato che vi erano rappresentate così tante religioni. Gli zoroastriani adoratori del fuoco sostenevano che la loro religione risaliva ai giorni di Nimrod. Le diverse sette dell’induismo includevano non solo i sikh dal tipico turbante ma anche i seguaci del giainismo, che non avrebbero mai calpestato una formica o ucciso una mosca. Poi c’erano molti musulmani e cristiani nominali. Mombasa era piena di templi, moschee e grandi chiese. Per presentare l’eterna buona notizia ci volevano flessibilità e abilità.

In seguito arrivarono altri missionari che furono mandati nelle città di provincia, quali Nakuru, Kisumu, Kitale, Eldoret, Kericho, Kisii, Thika e Nyeri. Entro la fine degli anni ’60 alcuni kenioti avevano intrapreso il servizio di pioniere speciale ed erano ben preparati per predicare nei centri minori.

Il piccolo diventa mille

Ora cominciava davvero la crescita. Quando l’opera venne riconosciuta ufficialmente, in Kenya c’erano 130 proclamatori. Due anni dopo il numero era quasi raddoppiato, e nel 1970 il piccolo era letteralmente diventato mille. — Isa. 60:22.

Coloro che imparavano la verità dovevano fare notevoli cambiamenti per eliminare cose come immoralità, ubriachezza, stregoneria e analfabetismo. Molti inoltre erano cresciuti con un eccessivo amore per i possedimenti terrieri, il bestiame, l’istruzione o il denaro. Bisognava eliminare anche l’orgoglio e la preoccupazione di salvare la faccia. Perciò, anche se l’interesse c’era, ci volevano anni prima che rivestissero la nuova personalità cristiana al punto di dedicarsi all’Iddio Onnipotente.

In genere il progresso dei giovani era più rapido di quello degli anziani, poiché sapevano leggere e non erano così imbevuti di tradizioni. Un esempio calzante è quello di un adolescente di nome Samuel Ndambuki, confuso e disgustato dall’ipocrisia delle religioni della cristianità. A 13 anni aveva iniziato una vita ribelle caratterizzata da fumo, furto, menzogna, immoralità e droga. Otto anni più tardi, nel 1967, due ex compagni di classe gli parlarono della buona notizia tratta dalla Bibbia. Rimase colpito dal modo in cui questi giovani usavano le Scritture. Come erano diversi i testimoni di Geova con il loro insistere sulla condotta pura! Samuel fece enormi cambiamenti, che furono notati dai vicini. Nonostante i suoi progressi nella condotta, ci fu molta opposizione alla sua nuova fede, ma egli continuò a migliorare e entro l’anno fu battezzato. L’anno dopo iniziò il servizio di pioniere regolare, poi divenne pioniere speciale, prestò servizio alla Betel e compì l’opera di circoscrizione. Oggi è un padre di famiglia e ha aiutato diverse persone a venire alla conoscenza della verità, ponendo le basi per la congregazione di Ukambani, che continua a crescere.

Un altro esempio è quello di Raymond Kabue di Nairobi, che conobbe la verità insieme a un fratello carnale e a un altro gruppo di giovani. Pieno di zelo tornò a casa nell’Aberdare Range e predicò alla popolazione locale. Come risultato, sorse una congregazione che produsse molti pionieri regolari e speciali. Uno dei suoi figli diventò pioniere e un altro prestò servizio alla Betel.

Suo fratello Leonard aiutò Ruth Nyambura, una donna che aveva letto tutta la Bibbia senza trovare risposta alle proprie domande. Quando andò a trovarla, essa aveva preparato una lista di domande. Con l’aiuto di un fratello straniero, il fratello Kabue fu in grado di rispondere a tutte le domande, inclusa quella sul significato del numero 666 che si trova in Rivelazione 13:18. Quella donna sincera fu una delle primissime persone di lingua swahili che accettarono la verità. Questo avvenne nel 1965. Avendo il marito non credente, Ruth rispecchia la situazione di molte altre fedeli sorelle del Kenya, dove, a differenza di altri paesi africani, nelle congregazioni le donne sono spesso più numerose degli uomini. Essa ha allevato sette figli nella verità, è stata per qualche tempo pioniera regolare, e tuttora è una fedele proclamatrice.

Una delle sue figlie, Margaret MacKenzie, nel 1974 perse tragicamente il marito in un incidente e rimase con tre figli piccoli. Secondo le consuetudini tribali, i parenti del marito non credenti avevano disposto che al funerale venisse rapita per "sposare" suo cognato. Ma essa fu avvertita e se la svignò, rinunciando così a tutti i suoi diritti sulla casa che aveva aiutato a costruire e sul campo che aveva aiutato a coltivare. I parenti riuscirono a portarle via il bambino, lasciandola solo con due figlie. Non fu facile provvedere alle figlie e allo stesso tempo avere sufficiente cura di loro in senso spirituale, ma con l’aiuto di Geova la sorella MacKenzie ci riuscì. Essa prendeva molto sul serio lo studio familiare e il ministero di campo. Nel 1987 ebbe la gioia di vedere entrambe le figlie, una di 14 e l’altra di 15 anni, battezzarsi a un’assemblea di circoscrizione. Inoltre il figlio tornò a casa dopo 11 anni di assenza e ha fatto progresso al punto di servire Geova.

Incrementata l’opera del Regno

La filiale fece un vero sforzo per incrementare l’opera del Regno. Volantini e libri furono tradotti in kikamba, kikuyu e luo. Altri libri furono pubblicati in swahili: ‘Cose nelle quali è impossibile che Dio menta’, La Verità che conduce alla Vita Eterna e "La tua Parola è una lampada al mio piede". L’edizione della Torre di Guardia in swahili diventò di 24 pagine. Così aumentò la distribuzione di letteratura.

Le pubblicazioni erano molto apprezzate dalla popolazione asiatica, che di solito accoglieva bene i Testimoni europei e prendeva subito la letteratura anche se generalmente rimaneva attaccata alla sua religione. Tuttavia c’erano eccezioni. Una adolescente non rinunciò alla verità nonostante la dura opposizione familiare e le pressioni della comunità sikh. Il padre la scacciò di casa e minacciò persino di ucciderla. Essa andò ad abitare con una famiglia di Testimoni e, dopo uno studio approfondito della Bibbia, dedicò la sua vita a Geova, iniziò il servizio di pioniere e in seguito frequentò la Scuola di Galaad. Ora che è sposata, Goody Poulsen è ancora una zelante pioniera e ottiene buoni risultati specie fra gli asiatici.

Risolto un problema relativo ai matrimoni

In tutto il Kenya molti non erano sposati legalmente. Alcuni si sposavano seguendo la consuetudine tribale, secondo la quale era molto facile ottenere il divorzio; altri convivevano in base a un accordo consensuale. Questo non soddisfaceva le alte norme di Geova. — Ebr. 13:4.

Perciò diversi fratelli furono autorizzati a celebrare matrimoni secondo la legge che regola i matrimoni cristiani tra africani. Questi fratelli viaggiavano molto poiché gli interessati prendevano posizione per la vera adorazione e giungevano al punto di voler legalizzare il proprio matrimonio, divenendo così idonei, nella maggioranza dei casi, come proclamatori della buona notizia. Questo poneva anche la base per una vita familiare migliore poiché eliminava il timore che il matrimonio sarebbe stato sciolto se non fossero nati figli o se non si fosse finito di pagare il prezzo della sposa. Negli anni che seguirono, ben più di 2.000 coppie beneficiarono di questo provvedimento.

Una nuova filiale

All’assemblea di distretto del 1970 fu annunciato che la Società aveva acquistato nuovi locali per la filiale in Woodlands Road a Nairobi. L’ufficio di una sola stanza a Nairobi South era stato trasferito in un appartamento della zona, ma ora negli otto paesi affidati alla filiale facevano rapporto quasi 3.000 proclamatori. Questo comportava l’invio di più letteratura, maggior lavoro di traduzione e più corrispondenza.

Il nuovo edificio, che sorgeva su un’area di 6.000 metri quadrati in una zona tranquilla ma nello stesso tempo vicino al centro della città, era nella posizione ideale per ulteriore espansione. I molti alberi e gli spazi erbosi con bordure di fiori multicolori e siepi ne facevano un piccolo paradiso.

Il programma della dedicazione si tenne il sabato 26 giugno 1971. In seguito furono apportate modifiche all’edificio per renderlo più adatto come ufficio e abitazione. Vennero aggiunte altre camere da letto. La bella area nella parte inferiore della proprietà fu usata per costruire una grande Sala del Regno, la prima di Nairobi. L’avrebbero usata due congregazioni, e rimaneva ancora un grande prato su cui si sarebbe potuto costruire in seguito. Questa Sala del Regno venne ultimata quasi contemporaneamente a quelle di Mombasa, Kisumu e Nakuru.

L’aumento suscita la gelosia del clero

Man mano che sempre più persone interessate abbandonavano le chiese, il clero era sempre più infuriato. Furono fatti tentativi per screditare i testimoni di Geova. Un parlamentare male informato disse alla Camera che i Testimoni non mandano i bambini a scuola e non permettono ai propri aderenti di ricevere cure ospedaliere. Egli fece ben presto la figura dello stupido, quando fu corretto dal presidente della Camera, che aveva ricevuto informazioni accurate da un funzionario imparentato con un Testimone.

Quindi continuò a prevalere un atteggiamento democratico, favorevole alla libertà. All’inizio del 1972 il fratello Knorr fece un’altra visita a Nairobi, e più tardi quell’anno si tenne una grande assemblea a Mombasa, con 2.161 presenti al discorso pubblico. Le prospettive erano luminose, e tutto sembrava calmo e pacifico.

Improvvisamente al bando nel 1973

Che shock il 18 aprile 1973 sentire alla radio l’annuncio che i testimoni di Geova erano considerati un pericolo pubblico ed erano stati messi al bando nel Kenya. È vero, c’erano stati un po’ di disordini e pubblicità sfavorevole qua e là, ma non c’erano mai state accuse ufficiali né interventi della polizia. Improvvisamente la vera istruzione biblica era illegale!

Furono fatti tentativi per incontrare alti funzionari e chiarire le cose. Un appello formale venne presentato l’8 maggio ma fu respinto sei giorni dopo. Nel frattempo il più alto funzionario competente annullò il riconoscimento dell’Associazione dei Testimoni di Geova. Successivamente venne rifiutato un incontro con il presidente. Il 30 maggio fu inoltrato l’appello contro l’annullamento, al quale la sede centrale dei testimoni di Geova a Brooklyn fece seguito con una lettera personale inviata dal presidente della Watch Tower Society.

Il 5 luglio quello dei testimoni di Geova fu uno dei principali argomenti dibattuti all’Assemblea Nazionale del Kenya. Venivano ancora confusi con un movimento politico minore e incolpati di mancare di rispetto ai governi secolari e di rifiutare le cure ospedaliere. Furono persino chiamati testimoni del Diavolo. Naturalmente tutto questo dimostrava fino a che punto la gente potesse essere malinformata, come coloro che mossero accuse contro il Figlio di Dio, Gesù Cristo. — Mar. 3:22; Luca 23:2.

Poi il governo si affrettò a espellere i 36 missionari, che dovettero partire l’11 luglio 1973. Era senza dubbio un momento triste per la storia della teocrazia nel Kenya. In fretta e furia si dovette cedere dell’attrezzatura delle dieci case missionarie sparse in tutto il paese, gli effetti personali dovettero essere imballati e messi in un magazzino per essere spediti in altri paesi.

Tuttavia la filiale continuò a funzionare. Si fecero i preparativi per intentare una causa e dimostrare che il bando era una violazione della costituzione del Kenya, che garantiva la libertà di adorazione.

02/01/2008 18:16
 
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Revocato il bando!

Funzionari ragionevoli ben presto riconobbero che tutta la faccenda non si conciliava con il desiderio che il Kenya fosse considerato un paese democratico, equo, moderato, aperto ai turisti e sostenitore dei diritti umani. Perciò, nell’agosto 1973, il governo ebbe il coraggio di revocare il bando. Un comunicato governativo sembrava indicare che in realtà il bando non c’era mai stato. I fratelli erano esultanti!

Per i Testimoni rimasti alla filiale il lavoro non era facile. Diversi Testimoni che non facevano parte della famiglia Betel vennero ad aiutare, fra cui Helge Linck, Stanley Makumba e Bernard Musinga. Solo pochi di loro avevano familiarità con il lavoro d’ufficio e sapevano cosa fare. Dovettero imparare a tenere la corrispondenza, la contabilità e le registrazioni.

Date le circostanze ebbero giustamente la priorità le assemblee. Una serie di assemblee di circoscrizione tenuta in ottobre provvide nuovo incentivo e guida ai fratelli nel campo. Inoltre si ripresero i preparativi per l’assemblea internazionale di distretto in programma dal 26 al 30 dicembre a Nairobi. Dopo il bando, il tema dell’assemblea "Vittoria divina" era il più appropriato e opportuno. Anche se ciò richiese molto duro lavoro entro breve tempo, che gioia fu vedere arrivare visitatori dall’estero per dare ulteriore incoraggiamento ai fratelli locali! Il massimo dei presenti fu di 4.588, e 209 furono i battezzati.

I giornali fecero una buona pubblicità e fu trasmessa un’intervista televisiva, della durata di 28 minuti, con Grant Suiter, venuto dalla sede centrale della Watch Tower a Brooklyn. Tutto questo dimostrava che i testimoni di Geova erano ancora vivi e attivi. Seguirono altre assemblee di circoscrizione, e gli anziani furono stimolati dall’addestramento che ricevettero alla Scuola di Ministero del Regno.

Per i Testimoni questo bando improvviso era stato un’esperienza sconvolgente e una prova della loro fede. Ma ebbe il salutare effetto di vagliare chi non aveva un’intima relazione con il suo amorevole Creatore e non aveva edificato la propria fede sul vero fondamento, Gesù Cristo, il nostro Modello. (1 Cor. 3:11) Divenne evidente che i fratelli kenioti dovevano imparare ad addossarsi più lavoro e più responsabilità, non contando unicamente sui missionari e sui fratelli di altri paesi, venuti a servire dove c’era maggior bisogno. Dovevano pure dedicarsi di più allo studio personale della Bibbia e alla fervente preghiera.

Presto altri missionari poterono venire in Kenya ad aiutare, inclusi John e Kay Jason, che avevano già prestato servizio per 26 anni nella Zambia come missionari, nella circoscrizione e alla Betel. Geova aveva dimostrato che in Kenya c’era ancora moltissimo da fare, e i Testimoni si accinsero con determinazione a portare avanti l’opera.

Espansione con nuovo slancio

Ci fu progresso anche nella spiritualità. Fino a quel momento i proclamatori avevano dato testimonianza principalmente con le riviste. Ora veniva dato particolare risalto all’importanza di usare la Bibbia, secondo le indicazioni del Ministero del Regno. Come era incoraggiante vedere anche i bambini aprire la Bibbia e dare testimonianza nel ministero di campo, con grande stupore del padrone di casa e dei proclamatori più anziani.

Per la prima volta il Ministero del Regno affrontò anche l’argomento delle tradizioni non cristiane. Fece notare che per quanto ci fossero tradizioni buone e utili, ce n’erano altre basate su insegnamenti sbagliati, come quello dell’immortalità dell’anima, che avrebbero potuto coinvolgere il cristiano nella falsa religione. Perciò i fratelli e le sorelle un po’ alla volta si liberarono da pratiche impure come quelle che avevano relazione con le veglie per i defunti, i riti funebri, il timore del malocchio, i portafortuna, le cerimonie tribali d’iniziazione e le circoncisioni cerimoniali.

Un altro importante passo avanti fu quello di stabilire che nelle città ogni congregazione doveva usare una sola lingua: swahili o inglese. Prima le adunanze di congregazione si svolgevano in entrambe le lingue e, a motivo della continua traduzione da una lingua all’altra, era possibile trattare solo metà del materiale. Ora i fratelli potevano godere l’intero programma in una delle due lingue.

"Macedonia" diventa un termine familiare

Nel frattempo una visita del sorvegliante di zona, il fratello Wilfred Gooch della filiale di Londra, aiutò a riorganizzare le cose nel Kenya e a porre le basi per la prima campagna sistematica nel territorio isolato dell’Africa orientale. In Kenya, per esempio, tre quarti della popolazione viveva in territorio isolato.

I proclamatori risposero con grande entusiasmo, e dal 1975 in poi le parole di Atti 16:9 a proposito della Macedonia sono diventate di dominio pubblico. Si sono sentiti anche non Testimoni dire: "Oggi i Testimoni tengono la loro adunanza in Macedonia". Ogni anno vengono dedicati tre mesi all’opera nell’odierna "Macedonia".

Inoltre la filiale incoraggiò tutti i proclamatori a usare le ferie annuali per predicare nei villaggi di origine. In risposta una sorella scrisse: "Dopo che sono arrivata a casa, ho parlato a tutti della buona notizia di Geova e subito ho trovato molti studi biblici, otto dei quali sono miei parenti. Sei hanno iniziato ad assistere alle adunanze, che si tengono a sedici chilometri di distanza".

Il risultato di tutta questa testimonianza fu che ogni mese gli interessati scrivevano centinaia di lettere per richiedere pubblicazioni o uno studio biblico. Questo rese necessario aumentare il personale che sbrigava la corrispondenza alla filiale.

Un’altra importante novità dell’anno fu la Scuola di Ministero del Regno per gli anziani di sette paesi dell’Africa orientale. I fratelli non solo ricevettero molta istruzione spirituale, ma si resero anche conto di diverse cose. Per molti fratelli era la prima volta nella vita che aiutavano a fare i lavori di casa — lavare i piatti e preparare da mangiare — faccende che di solito erano lasciate interamente alle donne. Ma gli anziani si dimostrarono umili e adattabili. Per alcuni sorveglianti era pure un’idea assolutamente nuova che il padre dovesse giocare con i figli. Un anziano disse: "Dopo tutti questi anni, i miei figli saranno sorpresi quando al mio ritorno mi vedranno partecipare ai loro giochi".

Così il 1975 terminò con il nuovo massimo di 1.709 proclamatori in Kenya. Più di 300 furono i battezzati. Ma come procedeva l’opera del Regno nella vicina Tanzania?

Mutate circostanze in Tanzania

A differenza di quanto era avvenuto nel Kenya, il bando imposto ai testimoni di Geova il 3 aprile 1965 non venne revocato. Questa situazione, insieme alle mutate circostanze familiari ed economiche, portò nuovi sviluppi. Uno dopo l’altro i fratelli stranieri che erano venuti per servire dove c’era maggior bisogno dovettero andarsene. Anche quasi tutti i pionieri speciali della Zambia dovettero tornare al loro paese, spesso per ragioni economiche legate al rapido aumento della famiglia. Per esempio, un pioniere speciale venuto nel 1961 con due figli, nel 1967 ne aveva sette.

Fece eccezione all’esodo dei pionieri Lamond Kandama, che aveva conosciuto la verità nel 1932 in Zambia. Nel 1940 e 1941 venne arrestato e imprigionato a motivo della sua fede. Nel 1959, all’età di 47 anni, iniziò il servizio di pioniere e venne inviato in Tanzania. Anche qui fu arrestato. Infine venne mandato nel Kenya, dove ha ricevuto diversi incarichi, e ora che ha quasi 80 anni, serve ancora come pioniere speciale ed è ancora scapolo. Che ottimo esempio di fedele perseveranza!

"Pecore" in tribunale

Nei due decenni successivi ci furono decine di arresti e processi in tutta la Tanzania. I Testimoni non se ne stupivano. Gesù aveva detto: "Se il mondo vi odia, sapete che prima di odiare voi ha odiato me. . . . Lo schiavo non è maggiore del suo signore. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi". (Giov. 15:18, 20) Perciò sopportarono gioiosamente, senza prendersela troppo.

I fratelli, per natura pacifici e pronti a cooperare, spesso fecero senza volere il gioco di accusatori pieni di odio. Gli oppositori simulavano amicizia o interesse, e i Testimoni ingenuamente li invitavano in casa loro e mostravano con orgoglio la loro biblioteca teocratica. A volte addirittura prestavano a costoro pubblicazioni per lo studio biblico, che poi venivano presentate in tribunale come prova contro di loro. I fratelli ammettevano prontamente di far parte dei testimoni di Geova, cosa che in termini giuridici significava sostenere un’associazione illegale. Poiché al posto di polizia alcuni fratelli si erano dichiarati colpevoli, non fu concesso loro di testimoniare in tribunale. Sempre perché erano pronti a cooperare, essi permettevano alla polizia di fare irruzione in casa loro e di arrestarli, anche senza mandato. Altri pensavano di dover rispondere a ogni domanda quando venivano interrogati, incriminandosi subito da soli.

I Testimoni furono accusati di appartenere a un’associazione illegale semplicemente perché assistevano ad adunanze di studio biblico, predicavano la buona notizia o possedevano letteratura biblica. I tribunali imponevano multe e condanne da tre a nove mesi di prigione.

Per esempio, anche se in Tanzania i Testimoni non erano molti, all’incirca 1 su 10.000 abitanti nell’anno di servizio 1973, il loro zelo non passava inosservato. Il 7 settembre 1974, mentre in casa di Isaack Siuluta a Dar es Salaam si teneva un’adunanza cristiana, la polizia circondò la casa. Quarantasei dei presenti furono arrestati, incluse due pioniere. La polizia rimandò a casa le altre donne. Ogni pubblicazione per lo studio biblico trovata nelle borse o fra le mani dei presenti venne poi usata come corpo del reato durante il processo.

L’udienza fu tenuta il 29 novembre. Le prove presentate dimostrarono che i Testimoni erano pacifici e ligi alla legge. Eppure il giudice decretò che, "essendo il loro aspetto religioso una semplice facciata", erano tutti colpevoli. Vennero condannati a multe o a sei mesi di prigione per il possesso di pubblicazioni per lo studio biblico o per aver assistito alle adunanze di un’associazione illegale.

In prigione i Testimoni si incoraggiarono a vicenda studiando la Bibbia e tenendo discorsi biblici, come quello dal tema "Ogni giorno fate di Geova la vostra gioia". Dopo sei mesi furono rimessi tutti in libertà. L’opera del Regno in Tanzania non si fermò; nell’anno di servizio 1975 fece rapporto un massimo di 1.609 proclamatori.

Dapprima ci volle un po’ perché la filiale del Kenya si rendesse conto delle difficoltà di questi fratelli inesperti in campo legale. Poi furono dati a tutte le congregazioni utili consigli circa i diritti legali che si hanno in caso di arresto e di processo. Questi consigli vennero pubblicati in un swahili semplice e furono di grande aiuto.

In anni successivi ci furono diversi processi nei quali i fratelli vennero prosciolti. Alcuni giudici dichiararono che i testimoni per l’accusa non avevano prove di alcuna "predicazione legata a una società proibita" e che "il semplice possesso di libri non costituiva una prova dell’appartenenza a un’associazione illegale". Tutto questo fornì una convincente testimonianza contro il grande Avversario di Geova. — Prov. 27:11.

Geova la forza

L’ondata di persecuzione contro i Testimoni del vicino Malawi ebbe effetti negativi, specie nella zona di confine intorno a Tukuyu. Mentre da una parte incitò gli oppositori, dall’altra fece aprire gli occhi ad alcuni. Una guardia carceraria disse: "Nel Malawi hanno sprecato energie perseguitando e uccidendo questa gente. La stessa cosa avviene qui. Non faranno mai compromessi. Non fanno che crescere".

Comunque la persecuzione non aveva la stessa intensità in tutto il paese. C’erano congregazioni che potevano costruire Sale del Regno nuove, radunarsi apertamente e persino cantare con entusiasmo. Nella maggioranza dei casi i Testimoni ricevevano le pubblicazioni per posta senza pericolo. La filiale del Kenya continuò a mandare sorveglianti viaggianti perché incoraggiassero i fratelli e suoi rappresentanti perché si incontrassero con gli anziani e visitassero alcune congregazioni. Altre pubblicazioni in swahili rafforzarono la fede dei fratelli della Tanzania. Alcuni Testimoni iniziarono il servizio di pioniere e furono in grado di prendere il posto dei pionieri speciali tornati in Zambia.

L’avvenimento più atteso da molti fratelli della Tanzania era il viaggio annuale per assistere alle assemblee di distretto nel Kenya. Di solito non era difficile raggiungere il Kenya in corriera. Infatti, nell’ottobre 1968 e anche in anni successivi, gruppi di un’ottantina di fratelli noleggiarono una corriera per compiere il viaggio di circa 1.500 chilometri dalla Tanzania meridionale al Kenya. Un bel sacrificio, poiché dovevano risparmiare per mesi per partecipare a questo grande evento dell’anno. Alcune guardie confinarie della Tanzania erano ragionevoli e dissero persino ai fratelli: "Andate e pregate anche per noi". Nel 1970 ci vollero quattro corriere per trasportare i 350 Testimoni della Tanzania meridionale che si recarono all’assemblea di Nairobi.

Testimonianza sul lavoro

I fratelli della Tanzania erano intrepidi e ingegnosi nell’attività di predicazione. I Testimoni, che lavoravano per imprese pubbliche insieme a molti operai che non erano Testimoni, stabilivano tra loro che un fratello facesse la parte dell’interessato e cominciasse a porre ad alta voce domande bibliche agli altri Testimoni, che erano ben felici di rispondere. In questo modo ben presto altri operai prendevano parte alla conversazione, e si poteva dare testimonianza biblica per ore, naturalmente senza interrompere il lavoro.

Quando il libro La Verità che conduce alla Vita Eterna fu pubblicato in swahili, diventò così popolare che in breve tempo anche i nemici della buona notizia lo riconoscevano benissimo dalla copertina blu. Per questa ragione la Società decise di pubblicare un’edizione diversa del libro Verità in swahili con una copertina di colore meno appariscente.

La verità rende liberi

In alcune parti del paese creò problemi il clero della cristianità. Sui pendii del monte Meru, a ovest del Kilimangiaro, un gruppo di sei persone studiava con zelo le verità della Bibbia. Al termine di uno studio un pastore luterano organizzò un tumulto per disturbare dall’esterno il luogo dove si studiava. Qualche giorno dopo questi interessati, quando ritornarono da un’adunanza di congregazione distante una ventina di chilometri, si trovarono in un mare di guai. Il padre era andato a casa di uno studente brandendo una scure e con l’intenzione di ucciderlo. La casa di un altro era stata danneggiata, la capra era sparita, il figlio se n’era andato. Un altro studente ancora venne percosso e gli fu rubato il bestiame. Si lasciarono forse dissuadere dal ricercare la verità della Bibbia? Tutt’altro! Ognuno di loro scrisse una lettera in cui dichiarava di aver abbandonato la chiesa.

Ben presto fecero tutti progresso al punto di diventare proclamatori non battezzati, ma c’era un ostacolo: dovevano presentare il certificato di matrimonio. I certificati però erano ancora nelle mani dei "pastori", che rifiutavano di consegnarli. La questione dovette essere portata in tribunale. I "pastori" sostenevano che queste persone appartenevano a un’associazione illegale, ma il magistrato si irritò con loro, li condannò a pagare una multa e fece consegnare i certificati ai legittimi proprietari.

02/01/2008 18:19
 
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Sostenuti da Geova

I Testimoni che continuarono a predicare a tempo pieno in quella situazione turbolenta furono notevoli esempi di fede. Una di loro era Anna Nabulya, un’anziana sorella di Masaka. Per lei una delle cose più belle fu frequentare la Scuola del Servizio di Pioniere in Kenya. Veniva in classe con il suo abito ampio di foggia ugandese a grandi fiori ed era affascinata dalla profondità dei soggetti spirituali e dalle informazioni pratiche presentate.

I parenti della sorella Nabulya insistevano che non tornasse in Uganda ma che rimanesse con loro in Kenya, evitando così difficoltà economiche, pericoli e disagi. Essa fu irremovibile: voleva predicare in Uganda, dove la gente aveva bisogno del confortante messaggio della buona notizia. Essa diceva: "Anche se sono debole e vecchia, userò le poche forze che ho per aiutare i miei simili ad avere una buona relazione con Geova". Perciò tornò in Uganda e servì fedelmente la sua gente e il suo Dio fino alla morte.

Un altro esempio di fede fu un pioniere che predicò coraggiosamente a tutti i militari e agli agenti di polizia che c’erano nel suo territorio isolato. Quando non aveva i soldi per comprare la legna da ardere per cucinare, bruciava sedie e altri pezzi del suo mobilio finché non arrivavano il denaro e l’indispensabile provvista di letteratura biblica. La gente del suo territorio era così affamata di cibo spirituale che in un giorno solo egli poteva facilmente distribuire 40 o 50 libri.

I Testimoni continuavano a essere molestati, arrestati e interrogati, ma perseverarono. Geova diede ai suoi servitori "la lingua degli ammaestrati", ed essi diedero con coraggio testimonianza alle autorità. — Isa. 50:4.

A Kampala sorelle vedove furono fonte di incoraggiamento per molti Testimoni. Esse non solo avevano sofferto per la morte del marito, ma avevano anche perso i loro possedimenti materiali. Eppure mettevano gli interessi di Geova al primo posto, impegnandosi nel ministero e instillando sentimenti di devozione nei loro figli. Aiutarono anche i vicini a conoscere la verità, e in seguito ebbero la gioia di vedere alcuni figli dei loro studenti biblici diventare pionieri. (Vedi La Torre di Guardia [inglese] del 15 febbraio 1985, pagine 27-31). Geova benedisse la zelante opera di questi fedeli, e il numero dei proclamatori del Regno aumentò.

02/01/2008 18:21
 
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Repulisti nel Kenya

Negli anni che seguirono il 1975 ci fu un repulisti nelle congregazioni. Quelli che avevano accettato la verità non avendo in mente altro che la data del 1975, in cui si sarebbe dovuta verificare la fine di questo malvagio sistema di cose, si allontanarono quando quell’anno passò. Secondo una stima in quel periodo ci furono 77 nuovi, ma altri 49 diventarono inattivi. Quelli che avevano trascurato le adunanze e lo studio personale caddero preda dei lacci di Satana quali immoralità, ubriachezza e materialismo. Triste a dirsi, in certi anni più del 3 per cento di tutti i proclamatori dovette essere disassociato.

Naturalmente molte congregazioni erano piccole e mancavano di una buona direttiva. Infatti, nel 1978, delle 90 congregazioni del Kenya, 49 avevano meno di 10 proclamatori, e solo 12 ne avevano più di 40. Perciò la responsabilità teocratica di solito pesava sulle spalle di uno o due fratelli. Anche i disastri naturali resero più pesante il carico degli anziani. La zona a est di Nairobi fu colpita da una tale siccità che si dovettero organizzare soccorsi.

Tuttavia non tutto appariva nero. Ci furono anche molte cose buone, positive. Nel 1977 i presenti alla Commemorazione furono 5.584. La letteratura andava a ruba. La visita di Lloyd Barry del Corpo Direttivo stimolò lo zelo di tutti per il Regno. E la nuova disposizione del Comitato di Filiale, operante dal 1976, incentivò l’opera.

Una Betel più grande

Nel febbraio 1979 fu raggiunto il nuovo massimo di 2.005 proclamatori. Il numero dei proclamatori rese necessario aumentare la famiglia Betel, così che l’edificio della filiale diventò troppo piccolo. Perciò il Comitato di Filiale chiese al Corpo Direttivo il permesso di aggiungere altre quattro camere alla Betel. Con sorpresa del comitato, la risposta arrivò in una grossa busta che conteneva il progetto per l’aggiunta di un edificio completamente nuovo con 16 camere da letto in più!

Gli scavi iniziarono nel dicembre 1978, e nel giugno 1979 parte dell’attraente nuovo edificio della filiale era già in uso. Nel gennaio 1980 Don Adams venne dalla sede centrale per il programma della dedicazione e parlò a 2.205 fratelli radunati nello stadio comunale di Nairobi. Dopo di che, per quanto piovigginasse, circa un migliaio di fratelli visitarono i nuovi locali della Betel, e molti si fecero per la prima volta un’idea del funzionamento della loro filiale. Quell’anno terminò con assemblee più piccole, fra cui un’assemblea in inglese tenuta a Nakuru, alla quale assisterono fratelli provenienti dall’Uganda dilaniato dalla guerra.

L’anno seguente si fece un altro grosso passo avanti. Nella filiale del Kenya arrivarono moderne macchine da stampa. Ora moduli, programmi, carta intestata, il Ministero del Regno e persino riviste si potevano stampare sul posto. Erano finite le lunghe attese per riceverli dall’estero! Nel 1980 se ne erano stampati 120.000, due anni più tardi la produzione salì a 935.000 e nel 1990 a più di 2.000.000.

Nel 1983 a Nairobi c’erano più di 1.000 proclamatori, e in tutto il Kenya 3.005. In aprile il 28 per cento di tutti i proclamatori svolse il servizio a tempo pieno. Inoltre altri missionari erano venuti ad aiutare.

Le pubblicazioni accelerano la diffusione della parola

Le pubblicazioni della Società sono popolari nel Kenya. Alcune scuole usano Il mio libro di racconti biblici per le lezioni di religione. Le riviste assunsero una veste tipografica più attraente, tanto che in due anni, 1984-85, la distribuzione aumentò di più del 50 per cento e i proclamatori distribuirono in media più di dieci riviste al mese. Alcune edizioni ebbero un effetto immediato sul pubblico. Per esempio un uomo avvicinò un proclamatore che dava testimonianza per strada. L’uomo indicò la rivista che presentava in copertina l’articolo "Si fumerà sempre?", e annunciò: "Io sono un ex fumatore". Cosa lo aveva indotto a smettere di fumare? Proprio quell’articolo che aveva letto qualche giorno prima!

Il 1982 fu contrassegnato dall’arrivo dell’opuscolo formato rivista Vivere sulla terra per sempre!, che si dimostrò particolarmente adatto al campo africano. Lo volevano anche persone istruite, e alcuni addirittura lo portavano via dalla borsa dei proclamatori. Questo è accaduto a un Testimone cui era rimasto solo uno di questi preziosi opuscoli nella borsa. Voleva tenerlo per una persona che aveva appena iniziato lo studio biblico. Un viaggiatore individuò l’opuscolo e lo voleva; nessun’altra pubblicazione gli andava bene. Il Testimone spiegò che era riservato a chi fosse disposto a studiare la Bibbia regolarmente. "Non è un problema", disse il viaggiatore deciso. "Per me va benissimo". Il risultato? Il proclamatore iniziò un nuovo studio biblico!

Questo opuscolo dà una chiara testimonianza riguardo a Geova e ai suoi propositi, al governo del Regno e alle giuste norme della Bibbia. Poiché si è rivelato uno strumento molto efficace, è stato tradotto in altre 35 lingue parlate nell’Africa orientale, 14 nel Kenya e 21 nei paesi vicini. In alcune di queste lingue questo opuscolo è l’unica pubblicazione disponibile oltre la Bibbia. Infatti un missionario della cristianità ha detto di questa pubblicazione in lingua masai: "È la cosa migliore che sia mai capitata ai masai".

Lo spirito di pioniere

Qualcos’altro trasformò il campo nel Kenya: il crescente spirito di pioniere fra i Testimoni. Era passato il tempo in cui i pionieri erano considerati degli eccentrici o dei falliti. Era evidente che Geova benediceva riccamente i pionieri concedendo loro di avere gioiose esperienze e produrre frutti del Regno. Qualcuno faceva il pioniere pur essendo cieco o senza una gamba. Non era insolito che un genitore con otto o più figli a carico fosse nelle file dei pionieri.

Nell’aprile 1985 circa il 37 per cento di tutti i proclamatori svolse il servizio a tempo pieno. Con l’aiuto di tutti quei pionieri, quell’anno furono dedicate al servizio di campo più di un milione di ore.

Nel Ruanda si ricupera con zelo il tempo perduto

Le cose si muovevano anche nel Ruanda. La verità biblica vi era arrivata relativamente tardi, eppure molti avevano fame del vivificante messaggio. Nel febbraio 1980 la pubblicazione del libro La Verità che conduce alla Vita Eterna in kinyarwanda fu un forte incentivo per i proclamatori, che allora erano 165. A Kigali nel 1980 venne costruita una Sala del Regno semplice ma spaziosa, e presto assistevano alle adunanze più di 200 persone, che si affollavano anche nel cortile.

L’interesse per la verità dimostrato dalla popolazione non piaceva ai nemici della buona notizia. Nell’ottobre 1979 in un elenco delle religioni riconosciute nel Ruanda non erano stati inclusi i testimoni di Geova. Si fecero tentativi per ottenere il riconoscimento ufficiale. Nel marzo 1980 Ernest Heuse, un belga che aveva svolto il servizio nello Zaire, venne a Kigali per incontrarsi con le autorità. Benché avesse presentato una ricca documentazione, il riconoscimento ufficiale non venne concesso.

La testimonianza del Regno, però, continuava a fare progressi. Nel 1982 all’assemblea di distretto ci furono 750 presenti e 22 battezzati, e in marzo 302 fecero rapporto del tempo dedicato al ministero di campo. Alle quattro assemblee di circoscrizione ci furono in totale più di 1.200 presenti e 40 battezzati. Fu tenuta la Scuola di Ministero del Regno, che impartì il necessario addestramento ai responsabili delle piccole congregazioni. Lo zelo non diminuì; i proclamatori dedicavano in media al servizio più di 20 ore ogni mese. Due pioniere speciali andarono in un nuovo territorio e nel giro di tre mesi tenevano lo studio con 20 persone, che frequentavano tutte le adunanze. Il Ruanda era in fermento per il messaggio!

Sempre più persone facevano domande sulle verità bibliche. Ciò era dovuto in gran parte al materiale tratto dalla rivista Svegliatevi! che veniva letto regolarmente alla radio. L’etere risuonava della verità biblica che smascherava le falsità insegnate dalle varie religioni. Non stupisce che ben presto i giornali religiosi, molto influenti in Ruanda, attaccassero i testimoni di Geova. Come al solito, questo suscitò maggiore interesse per la verità. All’incirca nello stesso periodo, però, i Testimoni cominciarono a essere fermati e interrogati, e venivano multati perché facevano parte di una società non riconosciuta.

Affanno mediante decreto

Nel novembre 1982 i tre pionieri speciali che avevano firmato la domanda per ottenere il riconoscimento ufficiale vennero invitati a presentarsi a Kigali, e al loro arrivo furono arrestati e imprigionati senza processo, cioè senza poter fare ricorso alla legge. La Sala del Regno fu chiusa. L’opera di predicazione si doveva svolgere nella clandestinità.

Una lettera inviata dal ministero della giustizia a tutte le prefetture (distretti) annunciava che i Testimoni erano stati messi al bando. Seguirono altri arresti. Quasi tutti i pionieri stranieri dovettero lasciare il paese. Per i fratelli locali fu un periodo di prova, un tempo di purificazione. Proprio al momento giusto si iniziò a pubblicare La Torre di Guardia in kinyarwanda, che provvide altro cibo spirituale.

I tre pionieri speciali, Gaspard Rwakabubu, Joseph Koroti e Ferdinand I’Mugarula, ebbero molto da fare nella grande prigione di Kigali. Tennero regolarmente studi biblici con altri detenuti, e alcuni di questi conobbero così la verità. Passarono mesi senza processo. Finalmente, nell’ottobre 1983, si tenne un processo. I tre fratelli furono accusati di appropriazione indebita di denaro altrui e di ribellione al governo, e di altri reati assolutamente inesistenti. Durante l’intero procedimento giudiziario non furono presentati come prove neppure una cifra né un documento finanziario, né furono prodotti testimoni per sostenere le accuse.

I fratelli vennero condannati a due anni di prigione e non fu concesso loro un solo giorno di grazia. (Nel frattempo gli assassini beneficiarono di un’amnistia). A Gisenyi altri cinque Testimoni sopportarono fedelmente quasi due anni di prigionia senza una sentenza della corte.

Nel 1985 una breve tregua permise ad alcuni fratelli del Ruanda di assistere all’assemblea di distretto a Nairobi e di incontrarsi con i fratelli del Corpo Direttivo. Ma nel marzo 1986 gli arresti erano già frequenti in tutto il paese. Molti furono arrestati in casa loro. Non furono risparmiati né bambini né donne incinte. In alcune zone i Testimoni vennero catturati perché i loro nomi erano negli elenchi dei ricercati. Alla fine più di 140 Testimoni furono gettati in prigione: quasi un terzo di tutti i Testimoni attivi del paese!

Confidare in un braccio di carne o nell’Onnipotente?

Il 24 ottobre 1986 la questione dei Testimoni finalmente giunse in tribunale. Alcuni erano in prigione da più di sei mesi. Infatti un bambino era nato in prigione e appropriatamente fu chiamato Shikama Hodari (Rimani Saldo). Le condanne, da 5 a 12 anni, furono vergognosamente crudeli. Un’interessata, che non era ancora una proclamatrice, fu condannata a dieci anni di prigione.

Questi casi divennero noti sulla scena internazionale e furono persino oggetto di conversazione fra capi di stato in Europa e in Africa. Molti dall’estero inviarono lettere di protesta ai funzionari responsabili nel Ruanda. Un annuncio alla radio menzionò che in certi giorni giungevano al governo 500 lettere a favore dei testimoni di Geova.

Tutto questo offriva ottime opportunità di dare testimonianza in prigione. I Testimoni diedero un notevole esempio di solidarietà: pregavano insieme e studiavano la Parola di Dio insieme. Molti detenuti si incuriosirono e cominciarono a studiare la Bibbia, e ora, ex criminali e prostitute stanno facendo progressi sulla via della vita eterna.

I Testimoni mantennero uno spirito gioioso nonostante le lunghe condanne ricevute. Solevano dire: "Noi abbiamo avuto 12 anni, ma Satana ne avrà 1.000!" E dicevano anche: "Qui abbiamo più libertà dei nostri fratelli fuori, perché noi possiamo cantare alle adunanze, loro no".

Una piacevole sorpresa

Il 1° luglio 1987, 25° anniversario dell’indipendenza del Ruanda, il presidente della repubblica in un discorso alla radio si scusò per le violazioni dei diritti umani e annunciò che tutti coloro che erano stati condannati il 24 ottobre 1986 sarebbero stati rimessi in libertà. Che decisione coraggiosa e lodevole! Pochi giorni dopo, tutti e 49 i fratelli e le sorelle che erano stati condannati furono rilasciati.

Tuttavia rimaneva da vedere cosa sarebbe accaduto a quelli che non erano stati ancora condannati. Passarono diverse settimane, ma alla fine furono tutti chiamati in tribunale e fu detto loro che sarebbero stati più utili al paese andando a casa, coltivando la terra e facendo altri lavori utili.

Naturalmente questo fu motivo di grande gioia. Dopo essere stati rimessi in libertà, più di 30 proclamatori non battezzati e altri che studiavano e avevano fatto rapidi progressi durante la prigionia si presentarono per il battesimo. Grazie a questa "scuola", la prigione, tutti maturarono rapidamente. Appena battezzati quasi tutti iniziarono il servizio di pioniere ausiliario. E tutti i Testimoni rimessi in libertà trovarono di nuovo un lavoro secolare. — Vedi Salmo 37:25, 28.

Pascasie fu una di coloro che superarono felicemente le prove. Suo marito, spaventato dal bando contro i testimoni di Geova, la portò al posto di polizia per farla arrestare. Benché non fosse ancora battezzata, fu imprigionata insieme alle sorelle. Venne condannata a dieci anni. Nonostante il dolore di dover lasciare i figli a casa, essa riconobbe che bisognava essere disposti a soffrire per la vera adorazione. In prigione fece progresso spirituale e fu tra coloro che si battezzarono appena liberati. Ma che gioia ancora maggiore quando tornò a casa e trovò che il marito era pronto a studiare la Bibbia con i testimoni di Geova! La sua fermezza è stata davvero ricompensata, perché il marito è diventato suo fratello spirituale, e così la famiglia è unita nella vera adorazione.

All’inizio del 1990, in un’altra parte del paese, una causa pendente dal 1985 è stata riesumata e quattro fratelli sono stati condannati a 10 anni di prigione ciascuno. Questo non ha avuto ripercussioni in altre zone, dove si sono potuti tenere corsi della scuola per i pionieri e assemblee di circoscrizione. Per la prima volta c’è stata la visita di un sorvegliante di zona, e grazie al cibo spirituale più abbondante in kinyarwanda è aumentata anche la spiritualità. Inoltre, dopo sei mesi di prigione, i quattro fratelli sono stati rimessi in libertà grazie a un decreto presidenziale.

Verso la fine del 1990 un’improvvisa invasione ha portato la guerra civile anche in Ruanda. La neutralità dei nostri fratelli in armonia con il principio di Giovanni 17:14, "non fanno parte del mondo", ha permesso a ex oppositori di rendersi conto che il popolo di Geova non è nemico di nessuno. All’inizio del 1991 la carestia ha provocato ulteriori problemi e ha reso necessario un programma di soccorsi per il Ruanda, specie nel sud del paese. Di recente sono state tenute liberamente assemblee di circoscrizione. I fratelli del Ruanda sperano che un giorno saranno concessi loro la completa libertà religiosa e il riconoscimento ufficiale, ma nel frattempo continuano ad aiutare i molti che ricercano la verità fra la crescente popolazione del paese.



Il Kenya si prepara per l’ulteriore espansione

Dato che l’organizzazione di Geova avanzava in tutta la terra e in tutta l’Africa orientale si notava un aumento costante, era venuto il momento di impiegare nuove tecnologie anche in Kenya. Che eccitazione c’era alla filiale quando nel 1984 arrivarono dalla filiale della Germania i due primi personal computer della IBM!

All’inizio tutti erano sconcertati da queste nuove macchine, ma con l’aiuto di Geova e con qualche semplice manuale di istruzioni, in breve tempo i computer erano al lavoro. Grazie ai computer è stato possibile inserire il testo, che sarebbe stato trasferito su dischetti da inviare alle filiali estere per la stampa. Questo ha offerto grandi nuove possibilità. Non si dovevano più spedire avanti e indietro tra Gran Bretagna e Kenya due o tre bozze prima di poter stampare La Torre di Guardia in swahili. Ora La Torre di Guardia in swahili viene stampata contemporaneamente alla Torre di Guardia inglese, e tutte le congregazioni del Kenya possono studiare lo stesso materiale la stessa settimana.

Insieme al costante aumento di proclamatori è notevolmente aumentata anche la spiritualità. I Testimoni hanno dedicato più tempo al servizio di campo, avendo un occhio semplice rivolto agli interessi del Regno. Molti hanno fatto maggiori sforzi per aiutare i numerosi figli mediante lo studio biblico familiare. Sono stati nominati nuovi anziani, e sempre più fratelli giovani si sono impegnati per divenire idonei quali servitori di ministero. Molti hanno dimostrato integrità quando hanno dovuto affrontare la prova della neutralità cristiana. Sempre più fratelli sono disposti a fare sacrifici per avere la loro Sala del Regno.

L’assemblea "Manteniamo l’integrità!" del 1985

Alla fine del 1985 il Kenya fu tra le nazioni prescelte per ospitare una speciale assemblea internazionale a cui avrebbero assistito visitatori stranieri. Ne vennero quasi 2.000. Pur ammirando il paesaggio e la fauna del Kenya, i visitatori dissero all’unanimità che i momenti più belli della loro visita erano stati l’assemblea e il ministero di campo, che avevano svolto con i fratelli locali.

La popolazione di Nairobi rimase molto colpita vedendo tutti quei wazungu (bianchi o europei) con i loro accompagnatori locali. A loro volta i visitatori furono impressionati dall’interesse per la Bibbia manifestato dai kenioti e dalle folle di ragazzini che li seguivano.

Anche all’assemblea i visitatori rimasero incantati dalle migliaia di bambini attentissimi. Più di 8.000 persone gremirono il Jamhuri Park di Nairobi: la più grande assemblea mai tenuta. La presenza di due fratelli del Corpo Direttivo, Theodore Jaracz e Albert Schroeder, fu una grande gioia per l’uditorio.

Negli anni successivi il personale della filiale aumentò e giunsero nel Kenya altri missionari. I missionari furono ricompensati con molti figli spirituali. Per esempio, con l’aiuto dei missionari la congregazione di Eldoret in quattro anni passò da 45 a 129 proclamatori. Con il crescente spirito di pioniere gli interessi del Regno continuarono ad aumentare. Nel 1987 furono dedicate al servizio di campo più di un milione e mezzo di ore, e c’erano più di 4.000 proclamatori attivi, con una media mensile di 16,4 ore.

I presenti alla Commemorazione erano saliti a 15.683, e ci furono 466 battezzati. Ogni mese ci furono in media 1.000 pionieri, di cui oltre 500 erano pionieri regolari. Si costruirono nuove Sale del Regno e si fecero i piani per costruire un nuovo locale per le assemblee alla periferia di Nairobi. Per la prima volta ci furono più di 10.000 proclamatori sotto la sorveglianza della filiale, fra cui 1.000 pionieri regolari. Poi accadde qualcosa di sconcertante.

Un altro bando

Poco dopo che si erano tenute le assemblee di circoscrizione che incoraggiarono a perseverare nelle prove, e mentre si facevano i preparativi per le assemblee di distretto "Confidiamo in Geova!", questa fiducia fu messa veramente alla prova. Il 19 novembre 1987 la Gazette del Kenya pubblicò un comunicato ufficiale in data 9 novembre che annunciava lo scioglimento dell’Associazione dei Testimoni di Geova dell’Africa orientale, benché questa operasse da più di 25 anni. Il decreto concedeva 21 giorni per liquidare la società e distribuire il patrimonio fra gli associati. Quel pomeriggio stesso una lettera inviata dal segretario generale confermò quella decisione, senza fornire alcuna spiegazione.

L’indomani mattina un giornale riportava la notizia in un articoletto a pagina 5 senza darle alcun rilievo, come invece era avvenuto nel 1973. Ma le agenzie di stampa straniere telefonarono immediatamente e poi pubblicarono la sconcertante notizia. Senza por tempo in mezzo si fecero tentativi per contattare funzionari del governo, ma questi o erano preoccupati per qualche visita di stato o non volevano parlarne.

Si consultò un avvocato e, dopo molte preghiere, fu presentato un appello. Il 27 novembre un giudice sentenziò che la causa poteva essere giudicata, e questo riportò l’Associazione nella legalità in attesa che il caso venisse risolto. Perciò le adunanze e le attività di predicazione continuarono apertamente in tutto il Kenya, offrendo momentaneamente un po’ di sollievo.

Ma che dire delle assemblee? Ci volle fede per continuare i preparativi, ma che gioia ricevere i permessi necessari! Dopo qualche difficoltà furono stipulati i contratti per i locali delle assemblee, e in dicembre si tennero tutte e tre le assemblee di distretto "Confidiamo in Geova!" Il numero dei presenti e dei battezzati in tutto il paese fu rispettivamente di 10.177 e 288.

Successivamente le condizioni sembravano normali. I Testimoni erano ben consapevoli che, per quanto riguardava il futuro della filiale e dell’opera nel Kenya, ora le cose erano nelle mani di Geova.

La situazione dal punto di vista legale è rimasta immutata per anni, poiché la causa è stata continuamente rimandata. Questo ha provocato molti incidenti a livello locale, dove funzionari, ignari che l’opera fosse ancora legale, hanno arrestato fratelli, ritardato permessi o perfino rifiutato autorizzazioni per tenere assemblee. Nel frattempo il clero della cristianità ha interferito più che mai nella politica, cosa che ha aiutato molti a vedere la differenza fra il clero e i Testimoni amanti della pace e ligi alla legge.

Ne è derivato un altro aumento di proclamatori del Regno. Nel 1991, nel periodo della Commemorazione, c’erano quasi 6.000 proclamatori nel paese, e 19.644 persone hanno assistito alla celebrazione. A Nairobi e a Nanyuki, che si trova all’equatore, sono state costruite Sale delle Assemblee. L’aumento dei proclamatori ha dato più lavoro alla filiale, perciò il numero dei membri della famiglia Betel è salito a 38, e ora è urgente l’ampliamento dell’edificio esistente.

Pensiamo al futuro confidando in Geova

Lo spazio non consente di menzionare molti altri sviluppi importanti ed esperienze emozionanti avvenuti nell’Africa orientale. Innumerevoli altri fedeli servitori del vero Dio si sono spesi a favore della buona notizia e hanno sofferto. Molti si sono addossati gravose responsabilità e, come l’apostolo Paolo, hanno provato per anni ansietà per tutte le congregazioni. (2 Cor. 11:28) Le difficoltà economiche, legali e politiche continuano. La soluzione definitiva di tutti questi problemi verrà solo mediante il Regno di Geova, e nel frattempo rimane molta messe da raccogliere.

In questa parte della terra la popolazione negli ultimi 20 anni è raddoppiata. Nell’agosto 1991 tutti i paesi affidati alla filiale hanno raggiunto il massimo complessivo di 15.970 proclamatori. La filiale dice: "Sappiamo che Geova conosce le sue pecore e preghiamo che ‘la parola di Geova continui a diffondersi rapidamente’ prima della fine sempre più vicina e del tempo in cui questa splendida parte della terra, con tutte le sue meraviglie, farà parte di un vero paradiso, che si estenderà a tutta la terra". — 2 Tess. 3:1.



03/01/2008 16:13
 
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Re:
La Primula Rossa, 02/01/2008 17.45:

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=231021

E' terribile, ma tutta questa malvagità mi fa pensare a quanto hanno ragione i TDG e a come è bello essere uno di loro.

Prego per tutti lì nel Kenya in particolare per le locali congregazioni. Che i massacri possano finire al più presto e che Geova abbia misericordia di chi porta il suo NOME.



Guarda che quei poveretti sono morti non perchè parteggiavano per un partito o un'altro.
E penso che i Testimoni di Geova non siano affatto immuni da quella morte in quanto :"Bande di ragazzi armati vanno di casa in casa e obbligano a gridare ODM (che è il partito che ha perduto le elezioni).Se lo gridano, passano oltre, ma se si rifiutano, entrano in casa, rubano tutto e poi danno fuoco."
Quindi non strumentalizziamo certe notizie e pregherò non solo per i Tdg ma anche per i cattolici, protestanti e tutti coloro che amano la giustiza... [SM=x1408431]
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Quando scoprirai che la tua anima, il tuo cuore, ogni scintilla d'ispirazione, ogni puntino del vasto cielo azzurro con le sue splendide fioriture di stelle, i monti, la terra, l'assiolo e le campanule, sono tutti tenuti avvinti da un'unico legamento ritmico, da un'unica corda di gioia, d'unità, di Spirito, allora saprai che tutte queste cose non sono che onde del tuo cosmico mare.
(Paramahansa Jogananda, Meditazioni metafisiche)
03/01/2008 18:40
 
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Cara BDS,


Quindi non strumentalizziamo certe notizie e pregherò non solo per i Tdg ma anche per i cattolici, protestanti e tutti coloro che amano la giustiz



Tu hai ragione, e naturalmente tutti noi preghiamo PER TUTTI coloro che sono coinvolti in simili assurde lotte, ma purtroppo non possiamo negare che tra coloro che fanno razzie e che uccidono vi sono proprio cattolici e protestanti divisi da odi etnici e razziali.

Tu sei una TdG, non sei orgogliosa del fatto che nessun TdG fa parte di quelle bande che terrorizzano perone innocenti? Non vogliamo certo sentirci "superiori" o "giusti" per questo, ma credo che sia giusto anche vedere i nostri meriti, dove vi sono... delle volte non capisco questo tuo "disfattismo" o "sminuire" tutto quello che i TdG fanno rispetto ad altre religioni. E' innegabile che vi sia una differenza, seppure non vogliamo demonizzare tutti i componenti di altre religioni è evidente come le divisioni politiche portino conflitti anche all'interno delle religioni cristiane.

Shalom

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Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte

FORUM TESTIMONI DI GEOVA
03/01/2008 19:16
 
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Caro Barnabino, non sono disfattista e non voglio certo sminuire quello che fanno i Tdg, ma non mi piacciono i paragoni. Dire questo ai tdg non succederà mai è la cosa più sbagliata che ci possa essere, l'evento imprevisto capita a tutti e come si sa piove sia sul giusto che sull'ingiusto.Tanto più che hai letto la lettera del fratello no?
Forse tra quei terroristi possono esserci anche cattolici o protestanti, ma io non ne farei una questione di religione ma di partiti politici.
Poi dire che i Tdg sono belli e bravi, lascia sempre il tempo che trova, in quanto a priori se "sgarri" non sei più tdg. Punto.
E' logico che di conseguenza i tdg sono sempre belli e buoni. Perchè solo i "belli" e i "buoni" possono far parte dei TdG. Non vedo dove si trovi il punto di forza.
Anche a Sparta non c'erano portatori di Handicap, logico, li ammazzavano prima.
Ma non per questo si poteva dire che la popolazione di Sparta era la più sana!
Non sono BDS
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Quando scoprirai che la tua anima, il tuo cuore, ogni scintilla d'ispirazione, ogni puntino del vasto cielo azzurro con le sue splendide fioriture di stelle, i monti, la terra, l'assiolo e le campanule, sono tutti tenuti avvinti da un'unico legamento ritmico, da un'unica corda di gioia, d'unità, di Spirito, allora saprai che tutte queste cose non sono che onde del tuo cosmico mare.
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03/01/2008 19:29
 
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Cara BDS,


Dire questo ai tdg non succederà mai è la cosa più sbagliata che ci possa essere



Io sono abbastanza certo che i nostri fratelli manterranno la fede, restando neutrali anche davanti al martirio, piuttosto che uccidere un altro essere umano solo perché di un'altra etnia


l'evento imprevisto capita a tutti e come si sa piove sia sul giusto che sull'ingiusto



Sicuramente, ma la vittoria del cristiano non è sfuggire alla persecuzione ma non cedere al male.


io non ne farei una questione di religione ma di partiti politici



Devi comunque ammettere che NESSUN TdG sostiene con azioni o gesti o denaro partiti politici, laddove le chiese, spesso, li supportano per interesse personale o politico.


Poi dire che i Tdg sono belli e bravi, lascia sempre il tempo che trova



Guarda, lungi da me un pensiero del genere. Ma una cosa ti posso assicurare: tra quelli che fanno razzie e uccidono NON VI E' NEPPURE UN TDG. O tu pensi il contrario? Secondo te è solo un caso?

E allora, perchè non sei orgogliosa di far parte di un popolo di questo tipo? [SM=g10266]


Perchè solo i "belli" e i "buoni" possono far parte dei TdG.



Guarda, dentro di me ed intorno a me vedo tanta debolezza ed imperfezione ma anche tanto desiderio di amare Dio. No, i TdG nons ono "belli e buoni e istruiti" come i cattolici che ci vogliono reclamizzare Polymetis o le pubblicità dell'otto per mille, sono esseri imperfetti che però amano la legge di Dio. Con tutte le loro imperfezioni!


Anche a Sparta non c'erano portatori di Handicap, logico, li ammazzavano prima.



Io ho visto tra i miei fratelli portare gli uni le debolezze ed i pesi degli altri, anche in senso fisico oltre che spirituale ed emotivo. Dio non allontana i deboli e neppure gli handicappati, e non lo facciamo noi. No, io nella congregazione vedo persone anziane, malati, istruiti e no, poveri e ricchi ma tutti con un ideale.

Nessuna rupe, nessuno muore prima. Ma nella nostra debolezza, dice PAolo siamo forti, dove la forza ci viene da Dio e non dall'uomo!

Shalom








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03/01/2008 19:41
 
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Re:

Guarda, dentro di me ed intorno a me vedo tanta debolezza ed imperfezione ma anche tanto desiderio di amare Dio. No, i TdG nons ono "belli e buoni e istruiti" come i cattolici che ci vogliono reclamizzare Polymetis o le pubblicità dell'otto per mille, sono esseri imperfetti che però amano la legge di Dio. Con tutte le loro imperfezioni!


Anche a Sparta non c'erano portatori di Handicap, logico, li ammazzavano prima.



Io ho visto tra i miei fratelli portare gli uni le debolezze ed i pesi degli altri, anche in senso fisico oltre che spirituale ed emotivo. Dio non allontana i deboli e neppure gli handicappati, e non lo facciamo noi. No, io nella congregazione vedo persone anziane, malati, istruiti e no, poveri e ricchi ma tutti con un ideale.

Nessuna rupe, nessuno muore prima. Ma nella nostra debolezza, dice PAolo siamo forti, dove la forza ci viene da Dio e non dall'uomo!

Shalom




Per piacere Barnabino quella di Sparta e dell'handicap era solo una metafora, certo che è così non voglio certo dire che tra i tdg non esistono persone deboli o anziani!Non mi riferivo a loro!
Ma, facciamo un'esempio, se avessi voluto andare a votare, ad esempio, sarei stata disassociata no?
Perciò dico che è facile dire che tra i tdg non esistono rivalità politiche, le scelte politiche muoiono sul nascere!Anzi, direi di più, non PUOI avere interessi politici.
...e non dirmi che non è vero, come il tuo solito!
Non sono BDS

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03/01/2008 19:51
 
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Io sono abbastanza certo che i nostri fratelli manterranno la fede, restando neutrali anche davanti al martirio, piuttosto che uccidere un altro essere umano solo perché di un'altra etnia


Non intendo dire quello! E' logico che se ami il tuo Creatore rispetti il comando di non uccidere! Lo fanno anche gli obbiettori.
L'avrei fatto anch'io e prima di essere tdg!
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Quando scoprirai che la tua anima, il tuo cuore, ogni scintilla d'ispirazione, ogni puntino del vasto cielo azzurro con le sue splendide fioriture di stelle, i monti, la terra, l'assiolo e le campanule, sono tutti tenuti avvinti da un'unico legamento ritmico, da un'unica corda di gioia, d'unità, di Spirito, allora saprai che tutte queste cose non sono che onde del tuo cosmico mare.
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03/01/2008 21:53
 
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TdG
Re:
Senzapadroni, 1/3/2008 7:51 PM:

Io sono abbastanza certo che i nostri fratelli manterranno la fede, restando neutrali anche davanti al martirio, piuttosto che uccidere un altro essere umano solo perché di un'altra etnia




Non intendo dire quello! E' logico che se ami il tuo Creatore rispetti il comando di non uccidere! Lo fanno anche gli obbiettori.
L'avrei fatto anch'io e prima di essere tdg!



Cara BDS opps SP,
te lo posso dire? sai che mi ricordi mio padre?
Lui mi diceva, molti anni fa: "voi tdG siete come il partito comunista. Dopo che qualcuno viene colto sul fatto, lo buttate fuori".

Devo dire che alcune volte è successo cosi', cioè si sono disassociate persone che erano state colte sul fatto. Ma c'è anche da dire che non lo si sapeva prima, oppure c'erano sospetti ma mancavano prove. La congregazione per fortuna non ha uno stato di polizia...

Sulla questione della neutralità nei conflitti, secondo me SP (o BDS) sei ingenerosa coi tdG. Se ti sei informata a suo tempo, dovresti sapere che la storia dell'obiezione di coscienza in Italia l'hanno scritta i tdG col loro esempio. Infatti pur vivendo in uno stato a grande maggioranza cattolica e politicamente orientato dal Vaticano è ben chiaro che il militarismo e il patriottismo hanno regnato sovrani per decenni. Senza attendere una guerra, quanti tdG hanno dovuto scontare anni di carcere e poi mesi di affidamento in prova solo perchè il servizio civile italiano era gestito dal ministero della difesa?

Perchè nello stesso tempo le masse di giovani di religone cattolica e/o protestante non facevano lo stesso, ma sottoponevano la loro fede religiosa, la loro risposta al 'non uccidere' biblico, imparando ad usare un'arma e dichiarandosi pronti a usarla per difendere un pezzo di terra patria?

SP (o BDS) non serve aspettare una guerra per vedere la differenza di religione, le guerre non cominciano un giorno per l'altro, hanno bisogno di una lunga preparazione, del consenso, delle armi etc. Quando poi scocca la scintilla si comincia solo a raccogliere quello che in precedenza era stato seminato.

Simon
[Modificato da (SimonLeBon) 03/01/2008 21:53]
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Una piccola osservezione (e se possibile usare la parola rimprovero),
va fatta....ONG.


Mistero della fede
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Re:
®@ffstef@n, 1/3/2008 11:34 PM:

Una piccola osservezione (e se possibile usare la parola rimprovero),
va fatta....ONG.

Mistero della fede



Annunciamo la tua morte, o Signore.

Storie vecchie, Raffé, scandali di mezz'estate buoni per pettegoli stanchi dei soliti tormentoni.

Passato di moda si sono dati ad altre pensate, per deliziare il loro pubblico, d'accordo col capo claque.

Simon
04/01/2008 00:12
 
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Re: Re:
(SimonLeBon), 03/01/2008 21.53:

Senzapadroni, 1/3/2008 7:51 PM:

Io sono abbastanza certo che i nostri fratelli manterranno la fede, restando neutrali anche davanti al martirio, piuttosto che uccidere un altro essere umano solo perché di un'altra etnia




Non intendo dire quello! E' logico che se ami il tuo Creatore rispetti il comando di non uccidere! Lo fanno anche gli obbiettori.
L'avrei fatto anch'io e prima di essere tdg!



Cara BDS opps SP,
te lo posso dire? sai che mi ricordi mio padre?
Lui mi diceva, molti anni fa: "voi tdG siete come il partito comunista. Dopo che qualcuno viene colto sul fatto, lo buttate fuori".

Devo dire che alcune volte è successo cosi', cioè si sono disassociate persone che erano state colte sul fatto. Ma c'è anche da dire che non lo si sapeva prima, oppure c'erano sospetti ma mancavano prove. La congregazione per fortuna non ha uno stato di polizia...

Sulla questione della neutralità nei conflitti, secondo me SP (o BDS) sei ingenerosa coi tdG. Se ti sei informata a suo tempo, dovresti sapere che la storia dell'obiezione di coscienza in Italia l'hanno scritta i tdG col loro esempio. Infatti pur vivendo in uno stato a grande maggioranza cattolica e politicamente orientato dal Vaticano è ben chiaro che il militarismo e il patriottismo hanno regnato sovrani per decenni. Senza attendere una guerra, quanti tdG hanno dovuto scontare anni di carcere e poi mesi di affidamento in prova solo perchè il servizio civile italiano era gestito dal ministero della difesa?

Perchè nello stesso tempo le masse di giovani di religone cattolica e/o protestante non facevano lo stesso, ma sottoponevano la loro fede religiosa, la loro risposta al 'non uccidere' biblico, imparando ad usare un'arma e dichiarandosi pronti a usarla per difendere un pezzo di terra patria?

SP (o BDS) non serve aspettare una guerra per vedere la differenza di religione, le guerre non cominciano un giorno per l'altro, hanno bisogno di una lunga preparazione, del consenso, delle armi etc. Quando poi scocca la scintilla si comincia solo a raccogliere quello che in precedenza era stato seminato.

Simon



Hai ragione Simon, ma veramente il discorso non verteva sul fatto che i testimoni di Geova rifiutassero le armi. Hanno fatto bene a e fanno bene rifiutarsi, non credo di essere ingiusta da quel punto di vista.
Il discroso verteva sul fatto che Primula diceva che ai Tdg queste cose non sarebbero mai successe, ma non credo nemmeno che cattolici (hanno ammazzato fedeli della Chiesa dei fratelli) e pentecostali (50 persone che si sono rifugiate lì dentro) desiderassero tutto questo e non è nemmeno che l'apparteneza ad un'ideologia politica comunitaria ed umanitaria (non dittatoriale o tirannica) porti a questi estremismi. Non facciamo di tutta un'erba un fascio, sopratutto il discorso verteva anche sulla disassociazione, o meglio, sul trattamento riservato ai disassociati.
Per certi versi tuo padre aveva ragione, anche se il mio cuore ha sempre battuto a...sinistra pompando rosso sangue! [SM=x75]

Ohhh! bon, ripeto che non sono BDS (ma tu mi reputi così schizofrenica da avere una personalità qui e un'altra su Agape?)
và là và là....
**************************************************
Quando scoprirai che la tua anima, il tuo cuore, ogni scintilla d'ispirazione, ogni puntino del vasto cielo azzurro con le sue splendide fioriture di stelle, i monti, la terra, l'assiolo e le campanule, sono tutti tenuti avvinti da un'unico legamento ritmico, da un'unica corda di gioia, d'unità, di Spirito, allora saprai che tutte queste cose non sono che onde del tuo cosmico mare.
(Paramahansa Jogananda, Meditazioni metafisiche)
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