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Quello che non succederà mai fra i TDG

Ultimo Aggiornamento: 04/01/2008 00:12
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02/01/2008 18:08
 
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Un altro pioniere nell’impero misterioso

Più o meno nello stesso periodo arrivò in Etiopia un altro coraggioso pioniere, Krikor Hatzakortzian, per portare luce spirituale nella sua lingua, l’armeno, come pure in greco e in francese. Si stava avventurando in un paese sotto molti aspetti insolito. Buona parte del paese consiste di un vasto altopiano triangolare che ha un’altitudine media di 2.000 metri. Ci sono imponenti vette e brulle montagne coniche con la cima piatta, coperta di vegetazione, circondate da vallate. Qui ha la sorgente il Nilo Azzurro, che passa attraverso gole spettacolari. Anche il Tacazzè scorre in una gola che ad alcuni viaggiatori ricorda il Grand Canyon del Nord America. Questo terreno montuoso separa l’Etiopia dai bassopiani sudanesi a ovest e dai deserti della Dancalia e dell’Ogadèn a est.

All’inizio della sua storia l’Etiopia era già un impero indipendente. Nel IV secolo, più o meno all’epoca del concilio di Nicea, l’imperatore Ezanà introdusse ufficialmente la fede della cristianità. La Chiesa Ortodossa Etiopica, con l’importanza che attribuisce al culto di Maria e alla croce e con i suoi legami con il giudaismo antico, è stata una potente forza nella storia etiopica e ha fatto dell’Etiopia un misterioso impero "cristiano" che resisté alle invasioni dei musulmani provenienti dai bassopiani. L’imperatore Hailè Selassiè I, il cui nome significa "potenza della Trinità", aveva titoli quali "Re dei re", "Leone di Giuda" ed "Eletto da Dio". Egli inoltre era obbligato dalla costituzione a difendere gli interessi della chiesa. Ma la popolazione veniva tenuta nelle tenebre spirituali e poteva facilmente essere spinta al fanatismo.

In questo ambiente nel 1935 il fratello Hatzakortzian si trovò senza un compagno pioniere ma pieno di fiducia in Geova. I seguenti brani di una lettera in cui faceva rapporto della sua attività, pubblicata nella Torre di Guardia (inglese) del 1° novembre 1935, ci danno un’idea della situazione:

"Non ritengo strano essere perseguitato per amore della giustizia, e mi aspetto di esserlo ancora. . . . Geova degli eserciti mi ha protetto in passato, e lo farà anche in futuro.

"A mezzogiorno stavo tornando a casa dal servizio, e un agente di Satana, sbucato all’improvviso dal suo nascondiglio, mi colpì due volte alla testa con un grosso bastone; mi colpì così forte che il bastone andò in pezzi. Ma grazie all’aiuto del Signore, e con sorpresa dei vicini, la ferita non era molto grave. Rimasi a letto solo due giorni. Un’altra volta i rappresentanti del nemico mi attaccarono armati di coltelli, ma nel momento stesso in cui stavano per accoltellarmi, spinti da qualche potere sconosciuto gettarono via i coltelli e mi lasciarono andare.

"Ma continuano a perseguitarmi. Questa volta hanno inventato false dichiarazioni sul mio conto, e mi hanno mandato nella capitale (Addis Abeba) per comparire davanti all’imperatore. Durante la mia permanenza (quattro mesi) qui nella capitale sono andato dappertutto e ho dato testimonianza di casa in casa, come pure negli alberghi e nei caffè. Finalmente mi hanno portato davanti all’imperatore. Egli mi ha ascoltato e, non trovando nessuna colpa, mi ha rimesso in libertà e mi ha comandato di tornare a casa. Sia lodato il Signore per questa vittoria!"

"La gente vive nel timore e nella perplessità, ma io mi rallegro nel Signore. Geova Onnipotente vi benedica riccamente e vi dia la forza di portare a termine l’opera che vi ha affidato.

Vostro fratello in Cristo

K. Hatzakortzian".

Durante gli anni turbolenti della seconda guerra mondiale non si ebbero più notizie del fratello Hatzakortzian, ma all’inizio degli anni ’50, quando i missionari addestrati a Galaad giunsero ad Addis Abeba, sentirono parlare di un uomo di Diredaua che, diceva la gente, "parla come voi". Haywood Ward si recò in quella cittadina e trovò un vecchio che non parlava inglese. Quando il missionario spiegò chi era, il vecchio scoppiò in lacrime, alzò gli occhi al cielo e mormorò qualche cosa in armeno pronunciando il nome di Geova. Era il fratello Hatzakortzian. Il giorno che aveva tanto atteso era giunto! Piangendo di gioia, abbracciò il fratello Ward. Quindi tirò fuori tutto orgoglioso delle vecchie scatole e mostrò riviste Torre di Guardia e libri logori, parlando tutto il tempo allegramente in una lingua che il suo visitatore non comprendeva.

Il fratello Ward fu felice di questo incontro e intendeva tornare, ma non gli fu possibile. Quando altri missionari andarono a cercare il fratello Hatzakortzian, trovarono alcune persone in lutto: il fratello Hatzakortzian era morto.

Per i missionari era una specie di "Melchisedec". (Ebr. 7:1-3) C’erano molte domande senza risposta: Chi era? Da dove era venuto? Dove aveva conosciuto la verità? Cosa gli era accaduto durante gli anni difficili della seconda guerra mondiale? Ad ogni modo fu uno dei primi pionieri coraggiosi venuti in Etiopia.

Finalmente si pongono nuove basi nel Kenya

Nel novembre 1949 Mary Whittington dall’Inghilterra immigrò nel Kenya con tre bambini per raggiungere il marito, che lavorava a Nairobi per le ferrovie dell’Africa orientale. Benché fosse battezzata solo da un anno, imparò ben presto ad agire senza l’aiuto di nessuno. Donna esile e disciplinata con forte spirito di pioniere, non si lasciò prendere dalla malinconia in un paese più vasto della nativa Inghilterra, anzi considerò quel grande campo un’opportunità per diffondere la verità della Bibbia.

Poiché in quei tempi nelle colonie vigeva la segregazione razziale, quando cominciò a predicare di casa in casa nel vicinato la sorella Whittington dovette limitarsi a parlare agli europei. I padroni di casa erano molto amichevoli; spesso la invitavano a entrare e accettavano letteratura biblica. Molte volte le chiedevano: "Dove tenete le vostre adunanze?" La sua risposta era che per quanto ne sapeva era l’unica testimone di Geova in tutto il paese!

Ben presto la sua integrità fu messa alla prova. Nel giro di tre mesi il marito venne informato dai suoi superiori che la polizia non vedeva di buon occhio l’attività di predicazione svolta da sua moglie. Se non smetteva, la sorella Whittington poteva essere espulsa dalla colonia. Il marito, a sua volta, le disse di predicare solo agli amici. Essa rispose che non aveva amici in Kenya e che la sua fedeltà cristiana le imponeva di continuare la sua opera. Il marito la informò che se veniva espulsa, non le avrebbe permesso di portare con sé i figli.

Alcuni mesi più tardi alcuni agenti di uno speciale corpo di polizia si recarono nell’ufficio del signor Whittington e chiesero copie delle pubblicazioni distribuite da sua moglie. La sorella Whittington fu lieta di fornirne alcune. Il funzionario che riportò queste pubblicazioni disse che le aveva lette con piacere. Non vietò alla sorella di predicare, ma ribadì che non doveva predicare alla popolazione africana. All’epoca questo non costituiva un problema, poiché c’era molto da fare tra i non africani che abitavano a Nairobi.

Presto comparve sulla scena una compagna, ma non proprio come la sorella Whittington si aspettava. La filiale della Watch Tower Society della Rhodesia del Nord la informò che una certa signora Butler si interessava della Bibbia. Olga Butler, originaria delle Seicelle, per più di dieci anni aveva ricevuto pubblicazioni della Società nel Tanganica e si era trasferita a Nairobi poco dopo la morte del marito. Furono presi contatti per posta, fu disposto di incontrarsi in un caffè nel centro di Nairobi e ben presto fu iniziato uno studio biblico, che dapprima venne tenuto in un giardino pubblico, dal momento che era ancora vietato frequentare persone di un’altra razza. Due anni più tardi Olga Butler venne battezzata nella vasca da bagno degli Whittington.

Tentativi per prestare aiuto

Al fine di aprire questo vasto campo e anche di alleviare l’isolamento della sorella Whittington, furono fatti tentativi per mandare dei missionari, ma il governo coloniale non acconsentì. Nel 1952 il presidente della Watch Tower Society, Nathan H. Knorr, e il suo segretario, Milton G. Henschel, si recarono a Nairobi e trascorsero una serata con un gruppetto di fratelli e sorelle del Kenya e dell’Uganda. Fu presentata un’altra domanda per inviare missionari, ma anche questa venne respinta.

Ulteriori difficoltà giunsero da un’altra fonte. Le sommosse dei mau mau causarono uno stato d’emergenza, per cui era illegale riunirsi in più di nove persone senza previa autorizzazione del governo. Nel 1956 fu chiesto il permesso di tenere adunanze cristiane, ma non venne concesso. In quegli anni alcuni Testimoni stranieri vennero in Kenya per brevi periodi, ma solo Mary Whittington, i suoi figli e Olga Butler rimasero per proclamare la buona notizia.

L’arrivo di diplomati di Galaad

Questa era la situazione quando, nel 1956, arrivarono a Nairobi i diplomati di Galaad William e Muriel Nisbet, originari della Scozia. William Nisbet era fratello dei primi due pionieri che vennero in Kenya negli anni ’30, dopo essere stati in Sudafrica. Per poter rimanere il fratello Nisbet dovette trovare lavoro, ma fu ugualmente in grado di presiedere il piccolo gruppo di studio biblico. Nel frattempo la sorella Nisbet e la sorella Whittington dedicavano tranquillamente tutte le mattine all’opera di casa in casa.

I Nisbet erano entusiasti di Nairobi. La città si stava trasformando in una metropoli moderna, ordinata. Il clima temperato e le colline di Ngong alla periferia ricordavano loro la nativa Scozia. In una giornata limpida, guardando verso sudest, si poteva vedere luccicare al sole la neve che incappucciava il Kilimangiaro, la montagna più alta dell’Africa. A nord si scorgeva il profilo frastagliato del monte Kenya, la montagna che aveva dato il suo nome al paese. E a due passi c’era il paradiso degli amanti degli animali: il Parco nazionale di Nairobi, con i suoi leoni, ghepardi, rinoceronti, bufali, giraffe, zebre e antilopi.

Comunque il principale interesse dei Nisbet era iniziare studi biblici. Uno di questi fu tenuto con la famiglia di un funzionario di un corpo speciale di polizia. Benché i Nisbet non lo sapessero, il funzionario aveva avuto l’incarico di svolgere indagini sui testimoni di Geova. Ma la sua investigazione finì in modo diverso dal previsto. Il funzionario non solo poté consegnare un rapporto favorevole sulla nostra attività, ma trovò anche un tesoro inestimabile: la verità. Col tempo i quattro componenti di questa famiglia divennero tutti Testimoni battezzati!

Anche altri studiavano. Purtroppo le leggi speciali erano ancora in vigore, e chiunque assistesse a riunioni di più di nove persone rischiava l’espulsione o anche tre anni di prigione. A malincuore i fratelli dovevano radunarsi in piccoli gruppi.

Il 1958, un anno memorabile

L’anno iniziò con l’arrivo a Nairobi di altri quattro diplomati di Galaad: i Clarke e gli Zannet. Come il fratello Nisbet, i due uomini dovettero svolgere un lavoro secolare, mentre le mogli facevano le pioniere. Si raggiunse un nuovo massimo, 35 proclamatori, quasi tutti stranieri.

Quello fu anche l’anno dell’assemblea internazionale "Volontà divina" che si tenne a New York, e a cui assisterono più di 250.000 persone provenienti da tutto il mondo. Fu emozionante per Mary Whittington essere fra loro e fare un breve rapporto dell’opera in Kenya. Ad accrescere la gioia dei fratelli quello stesso anno, un aereo pieno di Testimoni della Rhodesia diretti a New York fece sosta a Nairobi, consentendo un incontro spiritualmente stimolante.

All’assemblea di New York fu rivolto ai Testimoni capaci l’invito di trasferirsi nei paesi in cui c’era maggior bisogno di predicatori del Regno; uno di questi paesi era il Kenya. Perciò tra il dicembre 1958 e il settembre 1959 più di 30 fratelli e sorelle del Canada, degli Stati Uniti e dell’Inghilterra si trasferirono nel Kenya per dare una mano. Alcuni di questi nuovi arrivati andarono a Mombasa, sulla costa del Kenya, con le sue belle spiagge. Altri cominciarono a predicare nella provincia della Rift Valley, nella cittadina di Nakuru famosa per il lago omonimo, dimora di un milione di fenicotteri.

Il contributo dei Testimoni trasferitisi dove c’era maggior bisogno

Questo gruppo di zelanti Testimoni dimostrò un alto livello di maturità cristiana. Avevano lasciato amici, carriera e comodità, ma furono riccamente benedetti. Il Kenya era la loro moderna Macedonia. — Atti 16:9.

Parlando a nome di molti, l’inglese Ron Edwards disse: "Sin dall’inizio di quel periodo si formò tra noi che eravamo venuti a servire dove c’era maggior bisogno un fortissimo vincolo di amore e affetto. Senza dubbio ciò era dovuto alla nostra unità di intenti e alle circostanze simili. Avevamo più o meno la stessa età (dai 30 ai 40 anni) ed eravamo quasi tutti sposati, e prima di venire qui avevamo una vita familiare tranquilla. Tuttavia avevamo lasciato le nostre case e in risposta all’invito della Società ci eravamo imbarcati verso l’ignoto".

Nel corso degli anni molti dovettero andarsene per problemi di salute, motivi di lavoro e cose del genere. Alcuni però, come Alice Spencer, riuscirono a rimanere per molti anni. Essa sfidò il caldo di Mombasa per oltre 25 anni. E Margaret Stephenson, che ha più di 80 anni, ha vissuto nel Kenya per oltre 30 anni e presta tuttora servizio come pioniera regolare. Spinti da zelo missionario, questi fratelli e sorelle posero le basi su cui molti kenioti hanno edificato il loro amore per la vera adorazione.

Nonostante l’arrivo di questi Testimoni, l’opera era ancora ostacolata: la predicazione si svolgeva soprattutto fra gli europei, cioè fra gli stranieri bianchi, e nella comunità asiatica. Per quanto alcuni Testimoni stranieri avessero studiato il swahili, la loro testimonianza si limitava più che altro ai domestici.

Disposizioni per ulteriore espansione

Nel 1959 il fratello Knorr si recò di nuovo a Nairobi. Ormai il gruppetto di nove proclamatori era diventato una congregazione di 54 proclamatori divisa in due gruppi. Dato che ora c’erano diversi fratelli in grado di prendere la direttiva, il fratello Knorr dispose che i due gruppi si dividessero in quattro. Il fratello Nisbet doveva prestare servizio come sorvegliante di circoscrizione, pur conservando il suo lavoro secolare. In quei tempi si trovava fra gli stranieri un sorprendente numero di interessati.

Verso la fine della dominazione coloniale i testimoni di Geova furono i primi a contattare la popolazione indigena, come è dimostrato dalla seguente esperienza. Mentre acquistava delle scarpe in città, una sorella europea chiese alla commessa dove abitasse. La commessa disse: "A Gerico". La sorella rispose: "Conosco molto bene Gerico. Ci vado spesso". La commessa esclamò immediatamente: "Allora lei deve essere una testimone di Geova!"

L’opera del Regno stava facendo progressi nel Kenya. Ma prima di andare avanti, soffermiamoci a esaminare alcuni paesi vicini, nei quali pure si facevano sforzi per predicare la buona notizia.

Uganda: la "perla dell’Africa"

L’Uganda, a ovest del Kenya, è un paese ricco di vegetazione dove è possibile passeggiare lungo le rive verdeggianti del lago Vittoria, arrampicarsi sulle cime innevate del Ruwenzori (le leggendarie Montagne della Luna), fare una crociera sul Nilo o attraversare in macchina la maestosa foresta pluviale. Le precipitazioni abbondanti assicuravano buoni raccolti di cotone e di caffè, nonché verdura e frutta eccellente. Il caldo era tollerabile e l’estate perenne piaceva sia agli amministratori inglesi che ai commercianti asiatici. Essi si godevano gli spazi aperti: i loro club, i campi di golf, le piscine, i galoppatoi e i campi di cricket. Non sorprende che l’Uganda fosse chiamata la "perla dell’Africa".

La vita era tranquilla e piacevole quando, nell’aprile 1950, giunse in Uganda una giovane coppia di Testimoni inglesi, ansiosi di condividere la conoscenza della Bibbia con altri. Nel giro di un anno essi avevano aiutato una famiglia greca e una italiana a capire la verità.

Venne formata una piccola congregazione a Kampala, città costruita su sette colli come Roma. La predicazione un po’ alla volta si estese al campo africano, e certo fu di aiuto il fatto che l’inglese fosse la lingua ufficiale dell’Uganda. Per la prima volta un discorso pubblico fu tradotto in una lingua locale, il luganda, a beneficio di un pubblico composto da 50 africani. Nel 1953 c’erano sei proclamatori attivi.

Due anni più tardi il primo battesimo dell’Uganda ebbe luogo nel lago Vittoria presso Entebbe. Fra i cinque battezzati c’era lo zelantissimo George Kadu, che presta tuttora fedele servizio come anziano a Kampala.

Ci fu una crisi quando, a motivo di cattiva condotta, alcuni vennero disassociati o lasciarono il paese, altri inciamparono. Così alla fine del 1957 il fratello Kadu si ritrovò a essere l’unico proclamatore dell’Uganda. Ma sapeva di avere la verità e amava Geova.

Nel 1958 le proiezioni del film La Società del Nuovo Mondo all’opera e la pubblicazione dell’opuscolo "Questa buona notizia del regno" in lingua luganda diedero nuovo impulso all’opera. Inoltre dal Canada e dall’Inghilterra si trasferirono in Uganda Testimoni disposti a servire dove c’era maggior bisogno, e tre anni più tardi, nel 1961, fecero rapporto 19 proclamatori. Ma parleremo ancora di questo paese in seguito.

Sudan: il più vasto paese dell’Africa

Un ramo del Nilo, il fiume più lungo che esiste, dall’Uganda raggiunge il Sudan attraverso praterie, boscaglie, paludi e zone semidesertiche. Lungo le rive vivono allevatori di bestiame molto alti. Dopo circa 2.000 chilometri il fiume confluisce con il Nilo Azzurro, che proviene dagli altopiani etiopici a est. Qui, lungo il fiume, sorgono tre grandi città: Khartoum, Omdurman e Khartoum North.

Più in giù il Nilo forma una serie di cateratte ed entra in una regione ricca di storia. Qui si trovava l’impero di Cus, le cui rovine sono ancora visibili fra le sabbie del Sahara. Questa era l’Etiopia dei tempi biblici, da cui provenivano Ebed-Melec e anche il funzionario di corte battezzato dal discepolo Filippo. — Ger. 38:7-16; Atti 8:25-38.

Il Sudan, un tempo Sudan Anglo-Egiziano, è il paese più vasto dell’Africa, con un’estensione pari a un quarto di quella degli Stati Uniti d’America. La lingua principale è l’arabo. Il nord del paese è quasi interamente islamico, mentre nel sud ci sono più animisti e cristiani nominali. I sudanesi sono in genere straordinariamente ospitali e gentili.

Nel 1949 Demetrius Atzemis, diplomato di Galaad originario dell’Egitto, giunse per la prima volta nel Sudan. Come in Egitto, le rive del fiume nella zona di Khartoum erano verdeggianti a motivo dei campi coltivati a cetrioli, porri e cipolle. Alcuni viali vicino all’acqua offrivano piacevoli oasi d’ombra sotto gli enormi banani. Ma queste strette fasce di vegetazione lussureggiante cedevano ben presto il posto al deserto desolato. Il colore dominante era il marrone. Il cielo era marrone. Il terreno era marrone. Le case fatte di mattoni di fango erano marroni. E anche molti abiti erano marroni.

Inoltre il caldo era torrido. Di notte la temperatura raggiunge i 39°C. Al sole il termometro sale a 60°C. Poiché i tubi dell’acqua erano esposti al sole, una doccia "fredda" poteva scottare se prima non si faceva scorrere l’acqua per un po’.

In questo ambiente il fratello Atzemis si mise all’opera. Predicò principalmente a Omdurman, facendo 600 abbonamenti. Poi, prima di tornare in Egitto, andò in una cittadina industriale chiamata Wad Medani. In seguito una famiglia di tre persone si trasferì a Khartoum dal Cairo. Il fratello, un mercante di lana, dava testimonianza ai clienti, offrendo abbonamenti e letteratura prima di fare affari con loro.

Ben presto venne formata una piccola congregazione, e il numero dei proclamatori aumentò di mese in mese, raggiungendo il massimo di 16 nell’agosto 1951. L’avvenimento dell’anno successivo fu un discorso a cui assisterono 32 persone. A beneficio degli stranieri presenti venne tradotto in tre lingue.

Nel 1953 il fratello Atzemis ritornò dal Cairo; questa volta rimase per cinque mesi e organizzò l’opera in modo da coprire in maniera sistematica il territorio di Khartoum. Fu ricompensato quando i tre fratelli Orphanides accettarono la verità. Solo un mese dopo essere stato contattato George Orphanides offrì buona parte della sua casa come luogo di adunanza. Questo fratello alla fine diventò sorvegliante della congregazione e, insieme a suo fratello Dimitri, portò con vigore il messaggio del Regno ad altri. Nell’aver cura delle pecore George sapeva essere molto deciso, perseverante e allo stesso tempo estremamente ospitale. Prestò servizio per molti anni, fino al 1970, quando dovette lasciare il paese. Dimitri riuscì ad aiutare molti a conoscere la verità. Nonostante il caldo inesorabile e le periodiche tempeste di sabbia, questi fratelli perseverarono con un ottimo spirito. Una volta George disse: "Benché non abbiamo riconoscimenti mondani, con il riconoscimento celeste e con l’aiuto dello spirito di Geova ci godiamo ogni giorno di vita, cercando di compiere il nostro ministero secondo le parole di Paolo riportate in 2 Timoteo 4:2-5".

Il fratello Atzemis ritornò altre volte, e nel 1955 la Società fu in grado di mandare a Khartoum un altro missionario, Emmanuel Paterakis, che riuscì a restare per dieci mesi. Nel frattempo diversi proclamatori avevano lasciato il paese. Nel giugno 1956 fu presentata la domanda per il riconoscimento legale ma, a motivo dell’influenza dei sacerdoti copti e dei mullah islamici, venne respinta. Per breve tempo i Testimoni furono sorvegliati, ma non ci fu molta persecuzione, e l’opera di predicazione non si fermò mai.

Sorelle fedeli

Nel I secolo donne devote divennero colonne spirituali della congregazione. La stessa cosa si è verificata nel XX secolo nel Sudan. (Atti 16:14, 15; 17:34; 18:2; 2 Tim. 1:5) Nel 1952 un’energica sorella greca, che aveva sposato un sudanese nel Libano, venne nel paese di origine del marito per incentivare l’opera di predicazione. Questa sorella, Ingilizi Caliopi, diventò ben presto pioniera regolare e poi pioniera speciale. Era esuberante, dinamica e perseverante, qualità necessarie per predicare fra i copti ortodossi, gente molto emotiva, che si turbava facilmente e aveva timore dei preti e dei parenti.

Fra coloro che aiutò a conoscere la verità c’era Mary Girgis, la quale pure diventò pioniera speciale. La storia della vita di Mary è stata pubblicata nella Torre di Guardia del 1° agosto 1977. Mary viveva nella storica città di Omdurman, antica capitale del Sudan. Aveva appena finito di pregare quando, nel 1958, la sorella Caliopi bussò per la prima volta alla sua porta. La sorella Caliopi trovò una donna turbata dalle spaventose bestie descritte in Rivelazione. Cosa potevano significare? Era atterrita anche dal "fuoco dell’inferno". Si chiedeva se Dio volesse questo. Ma la domanda che la assillava maggiormente era: Dov’è la verità?

La sorella Caliopi rispose a tutte queste domande. Mary si rallegrò sentendo che Gesù ora è Re. Ma il marito, Ibrahim, le disse: "Non ascoltare questa donna. Dev’essere cattiva. Quando è caduta dall’autobus l’altro giorno, la gente ha detto: ‘Ben le sta perché ha cambiato religione’".

Ibrahim prese lo stesso i due libri "Sia Dio riconosciuto verace" e "Questo significa vita eterna". Poco dopo, mentre assisteva a una funzione nella chiesa copta, Ibrahim si preoccupò sentendo il prete rimproverare gli uomini che permettevano alla moglie di studiare e predicare una religione diversa. Era facile capire di chi stesse parlando! Ibrahim lasciò la chiesa. Ora lui e la sua famiglia divennero oggetto di persecuzione. Un giorno qualcuno scagliò oltre il muro un sasso che lo colpì in faccia e gli fece cascare gli occhiali, ma non ferì seriamente né lui né il bambino che aveva in braccio!

Nel 1959 la polizia accusò Mary Girgis di andare per le case con l’intento di rubare. La cosa finì in tribunale. Due querelanti si schierarono contro di lei, ma naturalmente non avevano prove. Il caso venne archiviato.

In un altro processo i sacerdoti mossero accuse di sionismo. In tribunale la nostra sorella magnificò il nome di Geova davanti a quattro giudici. Il presidente emise una sentenza favorevole dicendo: "Vada pure, signora, a predicare dove e quanto vuole nel Sudan. La legge del paese è dalla sua parte e la proteggerà".

La sorella Girgis e la sorella Caliopi, fino alla morte, sono state un ottimo esempio per i più giovani. Nel corso degli anni queste due zelanti sorelle hanno aiutato molti altri. Anche Ibrahim Girgis accettò la verità ed è stato un fedele Testimone fino alla morte.

I tentativi per ottenere il riconoscimento legale fallirono, perciò l’opera continuò a non essere riconosciuta, e ogni tanto ci fu persecuzione. Ciò nonostante si ebbero continui aumenti: 27 proclamatori fecero rapporto nel 1960 e 37 nel 1962. Nel 1965 la sorveglianza dell’opera venne affidata alla filiale del Kenya, appena aperta, e fu disposto di tenere un’assemblea di circoscrizione ogni anno. L’anno dopo 81 persone assisterono alla Commemorazione della morte di Cristo. Parleremo ancora di questo paese.

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