giainuso, 09.04.2011 20:12:
La società ha espresso un punto di vista ufficiale sulla questione ?
Nel caso delle cellule embrionali non stiamo semplicemente parlando di aborti ?
Ho trovato un riferimento sul tema nella rivista SV 22/11/02
Non metto tutto l'articolo,ma se hai la rivista puoi leggerla tutta..
Le preoccupazioni nascono fondamentalmente dal fatto che prelevando cellule staminali embrionali in pratica si distrugge l’embrione.
Questo, spiega l’Accademia Nazionale delle Scienze, “priva un embrione umano di ogni possibilità di svilupparsi e diventare un essere umano completo.
Per chi crede che la vita di un essere umano comincia al momento del concepimento, la ricerca sulle cellule staminali embrionali viola i princìpi che vietano di sopprimere la vita umana e di utilizzarla come mezzo per raggiungere qualche altro fine, per quanto nobile possa essere questo fine”.
Dov’è che i laboratori si procurano gli embrioni da cui prelevare cellule staminali? In genere da cliniche in cui si effettua la fecondazione in vitro, dove varie donne hanno donato cellule uovo per la fecondazione assistita. In genere gli embrioni in soprannumero vengono congelati oppure eliminati. In India una clinica elimina ogni anno più di 1.000 embrioni umani.
Mentre la ricerca sulle cellule staminali embrionali prosegue, c’è chi sta indirizzando i propri sforzi verso un tipo di cellule staminali molto meno controverso: le cellule staminali adulte.
Cellule staminali adulte
“Una cellula staminale adulta”, affermano gli Istituti Sanitari Nazionali americani, “è una cellula non differenziata (non specializzata) che si trova in un tessuto differenziato (specializzato)”, come il midollo osseo, il sangue e i vasi sanguigni, la pelle, il midollo spinale, il fegato, il tratto gastrointestinale e il pancreas. Le prime ricerche facevano pensare che le cellule staminali adulte fossero molto meno duttili di quelle embrionali. Scoperte successive fatte nel corso di studi su animali, però, fanno pensare che certi tipi di cellule staminali adulte possano differenziarsi e produrre tessuti diversi da quelli da cui sono state ricavate.
Alcune cellule staminali adulte isolate dal sangue e dal midollo osseo, dette cellule staminali ematopoietiche, sono in grado di “autorigenerarsi di continuo nel midollo e di differenziarsi dando origine a tutto il repertorio di cellule ematiche”, afferma l’Accademia Nazionale americana delle Scienze. Queste cellule staminali sono già state impiegate per curare la leucemia e varie altre malattie del sangue. Ora alcuni ricercatori sostengono anche che questo tipo di cellule staminali darebbero origine a cellule non ematiche, come cellule del fegato e cellule che assomigliano a neuroni e ad altri tipi cellulari che si riscontrano nel cervello.
Utilizzando un altro tipo di cellule staminali ottenute dal midollo di topi, alcuni ricercatori negli Stati Uniti avrebbero fatto un altro significativo passo avanti. Il loro studio, i cui risultati sono stati pubblicati dalla rivista Nature, ha dimostrato che queste cellule sembrano possedere “tutta la versatilità delle cellule staminali embrionali”, scrive il New York Times. “In linea di principio”, aggiunge l’articolo, queste cellule staminali adulte potrebbero “fare tutto quello che ci si aspetta dalle cellule staminali embrionali”. Ai ricercatori che lavorano con cellule staminali adulte, però, si presentano ancora ostacoli non indifferenti. Queste cellule sono rare e difficili da identificare.
D’altra parte, le loro eventuali applicazioni terapeutiche non comportano la distruzione di embrioni umani.
Rischi sanitari e medicina rigenerativa
Qualunque tipo di cellule staminali si decida di usare, le terapie presenteranno comunque grossi inconvenienti, anche se gli scienziati riusciranno a controllare i processi che portano alla produzione di tessuti per i trapianti. Uno degli ostacoli più grandi è il fatto che il trapianto di un tessuto estraneo determina reazioni di rigetto da parte del sistema immunitario di chi lo riceve. Attualmente questo problema si affronta somministrando farmaci potenti che deprimono il sistema immunitario, ma che hanno gravi effetti collaterali. Questo problema si potrebbe aggirare grazie all’ingegneria genetica se si riuscissero a modificare le cellule staminali in modo da far loro produrre tessuti che non vengano considerati estranei dall’organismo in cui verranno trapiantati.
Un’altra possibilità potrebbe essere quella di usare cellule staminali derivate dai tessuti del paziente stesso. Nel corso di una sperimentazione clinica si è già fatto uso di cellule staminali ematopoietiche per curare il lupus. Anche il diabete può rispondere a terapie simili, purché il nuovo tessuto non sia soggetto allo stesso attacco autoimmune che può aver provocato la malattia in origine. Anche certe cardiopatie potrebbero essere curate con terapie che fanno uso di cellule staminali: c’è chi ha proposto che i pazienti a rischio donino in anticipo alcune cellule staminali in modo da poterle coltivare e usare un giorno per sostituire il tessuto cardiaco danneggiato.
Per risolvere il problema del rigetto immunitario qualche scienziato ha persino proposto di clonare i pazienti ma di lasciar sviluppare i cloni solo fino allo stadio di blastocisti, così da poterne prelevare cellule staminali embrionali. (Vedi il riquadro “Come ottenere un clone”). I tessuti ottenuti coltivando queste cellule staminali sarebbero geneticamente identici a quelli del donatore-ricevente, per cui non scatenerebbero reazioni immunitarie. Ma questo tipo di clonazione, oltre ad essere eticamente inaccettabile per molti, sarebbe inutile se la malattia da curare fosse di origine genetica. Riassumendo il problema immunitario, l’Accademia Nazionale americana delle Scienze ha affermato: “Imparare come evitare il rigetto delle cellule trapiantate è essenziale per poter impiegare queste cellule nella medicina rigenerativa e costituisce una delle sfide più grosse per la ricerca in questo campo”.
Oltre a ciò, quando si trapiantano cellule staminali embrionali c’è il rischio che si formino dei tumori, in particolare un tumore detto teratoma (dalle parole greche per “tumore” e “mostro”). Nel teratoma si ha la crescita di una massa che può comprendere tessuti di tipo diverso, come pelle, peli, muscolo, cartilagine e osso. Durante la crescita normale le cellule si dividono e si specializzano secondo un rigoroso programma genetico. Questi processi, però, possono andare storti quando le cellule staminali vengono estratte dalla blastocisti, coltivate in vitro e poi iniettate in un essere vivente. Imparare a controllare artificialmente i processi incredibilmente complessi della divisione e specializzazione cellulare è un altro dei grandi ostacoli che i ricercatori devono affrontare.
Non ci sono cure imminenti
Il già citato rapporto sulle cellule staminali e sul futuro della medicina rigenerativa afferma: “A motivo di un fraintendimento dello stato attuale delle conoscenze, si potrebbe credere a torto che l’applicazione clinica su grande scala delle nuove terapie sia una cosa certa e imminente. In realtà la ricerca nel campo delle cellule staminali sta ancora muovendo i primi passi, e vi sono ancora elementi importanti che non conosciamo e che ostacolano la messa a punto di terapie nuove che utilizzino cellule staminali di origine embrionale o adulta”. È chiaro che ci sono più domande che risposte. Alcuni scienziati si stanno addirittura “preparando per la reazione negativa che ci sarà quando le cure attese non si materializzeranno”, afferma un articolo del New York Times.
A parte il campo delle cellule staminali, negli ultimi decenni la medicina ha fatto passi da gigante in molti settori. Come abbiamo visto, però, alcuni di questi progressi sollevano problemi etici complessi. Dove ci possiamo rivolgere per avere una guida affidabile al riguardo? Non solo: man mano che la ricerca si fa più sofisticata e costosa, aumentano anche i costi delle terapie e dei farmaci. Alcuni ricercatori hanno già calcolato che le terapie a base di cellule staminali potrebbero costare centinaia di migliaia di dollari a paziente. D’altra parte, già oggi milioni di persone non ce la fanno a tenere il passo con le spese mediche, sempre più ingenti.
Perciò, chi sarà a trarre veramente beneficio se e quando la rivoluzione delle cellule staminali arriverà negli ospedali? Solo il tempo lo dirà.
Quello di cui invece possiamo essere certi è che nessuna terapia concepita dall’uomo riuscirà a eliminare le malattie e la morte. (Salmo 146:3, 4) Solo il nostro Creatore ha la capacità di fare questo. Ma ha intenzione di farlo? L’articolo che segue mostra la risposta che la Bibbia dà a questa domanda. Prende anche in esame in che modo la Bibbia può guidarci nel labirinto sempre più complesso dei problemi etici che vengono sollevati oggi, anche in campo medico.
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Possiamo quindi concludere che il Creatore considera sacra qualsiasi vita umana, anche quella di un nascituro. In effetti, il salmista rivela che Dio comincia a interessarsi di noi quando siamo ancora nel grembo materno: “I tuoi occhi videro perfino il mio embrione, e nel tuo libro ne erano scritte tutte le parti”. — Salmo 139:16.