Caro Domingo,
E qui sta la differenza insanabile: per voi la parabola del ricco e Lazzaro è più di un "apologo": è una vera e propria "prosopopea", cioè una figura retorica con cui si introducono a parlare persone assenti o morte, o cose astratte e inanimate, come se fossero vive e presenti [...] Ma una "parabola" è una cosa diversa: è una "similitudine" o una "comparazione" che è sempre profondamente radicata nella realtà
In realtà per quanto ne sappiamo Gesù costruisce quella scena basandosi su quello che, almeno dalle scarne testimonianze che possiediamo, credevano i suoi interlocutori che in quella circostanza erano farisei (Lc 16,14) e a mio avviso lo fa con un certo senso dell'umorismo perché naturalmente essi pensavano di aver diritto al seno di Abraamo. Dunque se vogliamo il racconto può rifarsi alle loro convinzioni, ma francamente a me appare molto
allegorico nella sua costruzione: il fuoco ardente, il baratro, la goccia d'acqua che rinfresca la lingua, il riferimento alla risurrezione di Cristo, ecc... non paiono davvero elementi
realistici.
Detto questo, Gesù usa questa illustrazione (che pone una certa difficoltà anche per i cattolici se presa alla lettera) per spiegare dettagliatamente la sua idea di destino dell'uomo dopo la morte, che non pareva fosse in discussione in quel contesto? La usa perché quella era quello che credevano alcuni dei suoi interlocutori? Perché era quello che credevano la maggior parte dei giudei a proposito di quello che accade dopo la morte? Di certo dalle dichiarazioni
esplicite sulla speranza che hanno i morti Gesù glissa sull'argomento dello stato intermedio, se non definendolo un sonno: Lazzaro è addormentato e Gesù va a svegliarlo, la ragazzina che risorge "dorme", ci si "addormenta" nella morte. La stessa parola "risorgere" ha a che fare con il
rialzarsi.
Isomma, caro Domingo, quello che voglio dire è che il NT è estremamente scarno sullo stato intermedio e i riferimenti all'esistenza di un'anima spirituale che sopravvive alla morte altrettanto ambigui e spesso presenti solo leggendo il testo in una prospettiva
dualista non sappiamo quanto aderente all'antropologia del NT.
Ma ripeto, per una personale rassicurazione io spero bene che Dio ci eviti stati intermedi, attese, purghe e code alle porte del paradiso, lo stato incosciente a me pare quello più vicino alla promessa di Gesù: veramente ti dico "oggi" sarai con me in paradiso, ovunque abbia messo la pausa.
Shalom
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Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte
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