(benny59), 01.10.2010 06:13:
si,fratello,tu che sei tdg,sei un mio fratello.Perchè Gesù questo mi ha insegnato,l'amore per il prossimo,senza distinzione di razza o religione.E Lui per primo ci ha amati fino all'estremo sacrificio.Ti voglio dire,fratello tdg,che pur non essendo della tua religione,io ti voglio bene,perchè tu sei mio fratello,anche tu,come me,vivi su questa terra,e su questa terra oni giorno lodi il Signore.Buona giornata fratello mio,Dio ti benedica.
benny della tua riflessione..Al riguardo ho trovato molto interessante questo articolo...
“Voi siete tutti fratelli”
“Poiché uno è il vostro maestro, mentre voi siete tutti fratelli”. — Matt. 23:8.
L’AMORE non è solo una qualità che distingue l’organizzazione nel suo insieme. Piuttosto, permette di alimentare in ognuno di noi uno spirito fraterno e di non prendere le cose per scontate. È una qualità che, una volta manifestata, ci permette di sentirci gli uni vicini agli altri come fratelli in fede. Questo amore agàpe basato sul principio è qualcosa che come fratelli dobbiamo coltivare “con opera e verità”. — 1 Giov. 3:18; Giov. 21:15-17.
Tra i primi cristiani, “fratelli” era il termine in uso non solo quando ci si rivolgeva a uomini, ma anche a gruppi misti. (Atti 1:14-16; Rom. 1:13) Questo termine viene usato in riferimento a tutti i cristiani, uomini e donne, in tutte le lettere ispirate, tranne quattro: Tito, Filemone, II Giovanni e Giuda. L’apostolo Paolo scrive pure: “Con amore fraterno abbiate tenero affetto gli uni per gli altri. Nel mostrare onore gli uni agli altri prevenitevi”. (Rom. 12:10) Che il termine “fratelli” includa tutti è mostrato anche da I Corinti 15:6, dove Paolo fa riferimento alla risurrezione di Gesù, e dice: “Apparve poi a più di cinquecento fratelli in una volta”. Quando Pietro esortò i cristiani a prendere la loro determinazione contro l’avversario, aggiunse: “Le stesse cose in quanto alle sofferenze si compiono nell’intera associazione dei vostri fratelli che sono nel mondo”. (1 Piet. 5:9) Ovviamente questo include sia uomini che donne.
Dobbiamo sentirci realmente vicini a quelli che sono i nostri fratelli in Cristo. Questo sentimento ci spingerà a dipendere da Cristo Gesù, e ad apprezzare la nostra relazione con lui. — Giov. 15:5.
Gesù sottolineò che
la base della fratellanza era la sua autorità di Messia sotto il Padre Geova. Per esempio, parlando alle folle e ai discepoli, richiamò l’attenzione sull’ipocrisia degli scribi e dei Farisei, dicendo di loro: “Tutte le opere che fanno le fanno per esser visti dagli uomini . . . A loro piacciono il luogo più eminente ai pasti serali e i primi posti nelle sinagoghe, e i saluti nei luoghi di mercato e d’esser chiamati Rabbi dagli uomini”. Essi volevano essere adorati e innalzati. Ma Gesù proseguì mostrando che tale condizione non doveva esistere tra i fratelli cristiani. Egli dichiarò: “Non siate chiamati Rabbi, poiché uno è il vostro maestro, mentre voi siete tutti fratelli. Inoltre, non chiamate nessuno vostro padre sulla terra, poiché uno è il Padre vostro, il Celeste. Né siate chiamati ‘condottieri’, perché uno è il vostro Condottiero, il Cristo”. Egli diede l’ulteriore esortazione: “Il più grande fra voi dev’essere vostro ministro. Chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”. — Matt. 23:5-12.
Quindi Gesù denunciò i Farisei, definendoli “ipocriti”. Mostrò in modo particolare come l’opinione egoistica ed elevata che avevano di se stessi era detestabile agli occhi di Dio, qualcosa che non si doveva permettere tra i fratelli e le sorelle cristiani. Ma nella congregazione si infiltreranno errati modi di vedere se i suoi componenti non hanno amore fra loro. Quindi, se riconoscono Geova pienamente, i fratelli cristiani devono sempre badare di non sottovalutare la parte attiva che Cristo ha ora nella congregazione.
RICONOSCIAMO CRISTO COME CAPO DELLA CONGREGAZIONE
Riconoscendo Cristo come capo, ciascuno si sforzerà d’essere simile a lui avendo tenerezza e compassione verso tutti, e specialmente manifestando un sentimento di intimità e calore verso tutti quelli che sono nella congregazione. (Filip. 2:1, 2) Per crescere verso la piena statura del Cristo è essenziale coltivare questo vincolo d’affetto, poiché è una protezione. L’apostolo Paolo ci fa notare questo fatto, dicendo che dobbiamo coltivarlo “onde non siamo più bambini, agitati come da onde e portati qua e là da ogni vento d’insegnamento per mezzo dell’inganno degli uomini, per mezzo dell’astuzia nell’artificio dell’errore”. E poi notate il contrasto che fa: “Ma dicendo la verità, mediante l’amore cresciamo in ogni cosa in lui che è il capo, Cristo. Da lui tutto il corpo, essendo armoniosamente unito insieme ed essendo fatto per cooperare mediante ogni giuntura che dà ciò che è necessario, secondo il funzionamento di ciascun rispettivo membro in dovuta misura, opera per la crescita del corpo alla propria edificazione nell’amore”. — Efes. 4:11-16.
Perciò si deve riconoscere che Cristo Gesù dirige e protegge la sua congregazione nell’attuale ventesimo secolo come la diresse e la protesse nei giorni della congregazione primitiva. Tutti devono capire che Cristo Gesù è l’Agente che fornì il riscatto e anche il futuro Re millenario. — Ebr. 2:10; Riv. 20:6.
Chi sta vicino a Cristo come capo evita di farsi una veduta errata o elevata di sé e dei propri compagni cristiani, come indicano le parole dell’apostolo Paolo: “Siate sottoposti gli uni agli altri nel timore di Cristo”. Quindi Paolo descrive ciò che Dio ha disposto per le famiglie cristiane e per la congregazione: “Le mogli siano sottoposte ai loro mariti come al Signore, perché il marito è capo della moglie come anche il Cristo è capo della congregazione, essendo egli il salvatore di questo corpo”. In queste relazioni devono prevalere l’amore e l’unità; infatti, Paolo indica: “Mariti, continuate ad amare le vostre mogli, come anche il Cristo amò la congregazione e si consegnò per essa . . . I mariti devono amare le loro mogli come i propri corpi”. (Efes. 5:21-28) Sia i fratelli che le sorelle della congregazione sono posti perciò nelle loro rispettive posizioni sotto l’autorità di Cristo. Gli anziani della congregazione, e i servitori di ministero, non si devono considerare superiori, ma devono servire umilmente i componenti della congregazione, poiché tale responsabilità è affidata loro da Cristo. Ciò serve a edificare la congregazione nell’amore. — Rom. 14:19; 15:1, 2.
Giacché l’autorità di Gesù è universale, non abbiamo nessun motivo per pretendere preminenza e importanza individuale in virtù delle nostre personali capacità. I cristiani riconoscono Cristo come loro Maestro. Perciò, qualsiasi cosa siamo in grado di insegnare come buona notizia viene da Cristo per mezzo dello “schiavo fedele e discreto”, e non si deve alla capacità personale o allo spirito creativo di qualcuno. (Matt. 24:45-47) Questa è un’ulteriore indicazione che ‘uno è il nostro Condottiero’ e che la congregazione e il modo in cui è guidata non dipendono da alcun uomo, per quanto capace possa essere. Pertanto, molto dipende dall’opinione che i cristiani hanno di sé. Detto altrimenti, pensano essi che forse il loro parere o le loro parole debbano prevalere perché sono da anni nella verità, per la preminenza che avevano in passato o per la loro attuale posizione? O piuttosto, si rallegrano sinceramente quando altri manifestano la capacità di esprimere o di applicare le Scritture e mostrano spirito d’iniziativa quando si tratta di predisporre e svolgere certe attività? Li incoraggiano in tal senso? Questo indicherà se hanno vero amore per i fratelli e se riconoscono Cristo come Colui che ha ricevuto l’autorità ed è stato innalzato da Geova Dio. — Matt. 28:18.
L’umiltà è una qualità necessaria al cristiano. Gli impedisce di nutrire un sentimento di superiorità verso i fratelli. Scrivendo ai Filippesi, Paolo consigliò di non fare “nulla per contenzione o egoismo, ma con modestia di mente, considerando che gli altri siano superiori a voi, guardando non solo all’interesse personale delle cose vostre, ma anche all’interesse personale di quelle degli altri”. Nello stesso tempo, dobbiamo “fare ogni cosa senza mormorii e discussioni”. (Filip. 2:3, 4, 14) Queste parole mostrano ulteriormente l’importanza di manifestare amore ai fratelli con umiltà. Seguendo questo consiglio non avremo la tendenza a fare discussioni solo a causa delle nostre preferenze personali. Inoltre, gli anziani che manifestano modestia di mente saranno in grado di lavorare e riunirsi insieme senza dispute e adirati dibattiti.
Come devono i cristiani servire altri con umiltà e con devozione? Non è forse avendo riguardo e interesse per tutti, inclusi i modesti, e concedendo a tutti il grado di dignità e di merito loro dovuto? Paolo risponde:
“Con amore fraterno abbiate tenero affetto gli uni per gli altri. Nel mostrare onore gli uni agli altri prevenitevi. Rallegratevi con le persone che si rallegrano; piangete con le persone che piangono. Abbiate verso gli altri i medesimi sentimenti che avete verso voi stessi; non pensate alle cose alte, ma siate attirati dalle cose modeste. Non divenite discreti ai vostri propri occhi”. (Rom. 12:10, 15, 16) Questo ci aiuta a capire quanto dobbiamo darci da fare per renderci utili, e come dobbiamo essere pronti a lavorare per e con i nostri fratelli cristiani. È sempre un’ottima cosa mostrare questo interesse senza aspettare che ce lo chiedano. — 1 Cor. 10:24, 33; 13:4, 5.
Anche le sorelle possono essere un ottimo modello da seguire. Un eccellente esempio fu quello di Tabita (o Gazzella), che abitava a Ioppe poco dopo la fondazione della congregazione cristiana. “Ella abbondava in buone opere e rendeva doni di misericordia. Ma accadde che in quei giorni s’ammalò e morì”. Quando i discepoli del luogo udirono che Pietro si trovava nella vicina Lidda, mandarono a dirgli di venire a Ioppe. Che cosa accadde al suo arrivo? “Pietro mise tutti fuori e, piegando le ginocchia, pregò, e, volgendosi al corpo, disse: ‘Tabita, alzati!’ Ella aprì gli occhi e, scorto Pietro, si mise a sedere. Dandole la mano, egli la alzò e, chiamati i santi e le vedove, la presentò vivente”. (Atti 9:36-41) Le buone opere di Tabita erano state meravigliosamente ricompensate! Che incoraggiamento per le sorelle a seguire la sua condotta, anche nel nostro giorno! Tra parentesi, questa è la prima risurrezione operata da un apostolo, a quanto risulta...
Fonte:w 15/7/76