Furono i primi a sposarsi, ora andranno via

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
(SimonLeBon)
00mercoledì 6 aprile 2011 08:10
'Ci abbiamo provato, non ci sono le condizioni per restare'
03 aprile, 15:17

(ANSA) L'AQUILA - Si sono sposati il 18 aprile 2009, 12 giorni dopo il terremoto, per dare un segnale forte finalizzato a far risollevare la città. Ora la coppia protagonista del primo matrimonio, con rito civile, dopo il tragico sisma, getta la spugna andando via dall'Aquila "perché é una città senza futuro".

Nel secondo anniversario, all'Ansa è la signora Maria Chiara Aio, 34enne impiegata, ad annunciare l'addio: per la verità il marito, Massimo Marinelli - (35), ingegnere, ma di professione tatuatore (prima del sisma aveva un'attività in centro storico) - si è trasferito a Roma dal gennaio del 2010 dopo aver perso il lavoro. Lei lo seguirà a breve. "La situazione mi amareggia, ma non ci sono le condizioni per restare, ce l'ho messa tutta - spiega -. E' una conclusione forzata, non vedo futuro in questa città, nonostante gli sforzi di tante persone perché ci sono, non vedo una situazione positiva nella quale non mi sentirei di fare vivere un eventuale figlio. Per ora. Se poi cambieranno, vedremo. Però ora non ci sono spazi, parchi, centri di aggregazione, non c'é rilancio economico, vedo solo distruzione, non solo come strutture, ma anche nelle coscienze".

La signora Aio, che vive con i genitori nel progetto Case, parla anche se chiarisce che il marito non avrebbe accettato alcuna intervista; d'altra parte, la difficoltà era già emersa il giorno del matrimonio. Per questo c'é anche il rifiuto di farsi fotografare. "Non abbiamo il desiderio - chiarisce - di avere neanche le foto del matrimonio, del quale, purtroppo, non abbiamo un ricordo bello. Per quanto accaduto non ce lo siamo potuti godere. Abbiamo pensato di rifarlo in forma privata". Nonostante la posizione ben definita e il tono delle parole molto deciso, per i due giovani non è stato facile: "Per un giovane che vuole costruirsi un futuro, è terribile, la forza di reagire la troveremo insieme, affronteremo purtroppo la situazione lontani. Non è facile lasciare famiglia ed effetti, ma siamo convinti spiega ancora la giovane donna -. All'Aquila non c'é assolutamente una situazione controllata, è sfuggita di mano, i cittadini sono impotenti, è un po' una lotta contro i mulini a vento. Devo dire che non è solo L'Aquila ma proprio il sistema italiano che ci rende impotenti. Siamo un granello di sabbia". Che cosa dice suo marito? "E' contento che abbandoni questa città, mi ha dato il tempo possibile - conclude - per ricredermi, sono arrivate indicazioni negative e lo seguirò".
(SimonLeBon)
00mercoledì 6 aprile 2011 08:12
Re: 'Ci abbiamo provato, non ci sono le condizioni per restare'
E' un po' sempre cosi' quando la questione diventa politica.
Finiti gli scatti dei fotografi i problemi restano li irrisolti e l'attenzione si sposta alla prossima sfilata di bellezza... [SM=g27995]

Simon
Barnaba1977
00mercoledì 6 aprile 2011 09:04
Mi pare un mistero come i problemi di ricostruzione in certe realtà siano più evidenti che in altre, pur ricevendo più $oldi...
Giandujotta.50
00mercoledì 6 aprile 2011 09:16
l'Aquila è stato teatro di una grande tragedia che alla fine è servita come set cinematografico per un grande spot.
ora non serve piu...nessuno ci crede piu, quindi meglio non parlarne e si dimenticano anche gli errori.
mi viene in mente quell'autostrada in Giappone ricostruita dopo 6 giorni.
Cos'è che fa la differenza? [SM=x2486556]
Barnaba1977
00mercoledì 6 aprile 2011 10:59
Re:
Giandujotta.50, 06/04/2011 09.16:

l'Aquila è stato teatro di una grande tragedia che alla fine è servita come set cinematografico per un grande spot.
ora non serve piu...nessuno ci crede piu, quindi meglio non parlarne e si dimenticano anche gli errori.
mi viene in mente quell'autostrada in Giappone ricostruita dopo 6 giorni.
Cos'è che fa la differenza? [SM=x2486556]



Infatti, non comprendo perché dal terremoto in Friuli e dall'alluvione in Veneto tutto viene ricostruito prima dell'arrivo dei $oldi. In Abruzzo e Campania pare che se non arrivano gli aiuti statali (che poi sono arrivati) tutti devono vivere in roulotte e container finché non gli viene provveduta una casa... anche trent'anni! Allora, di che si tratta? La colpa è solo dello stato o anche delle amministrazioni locali? So per certo che ci sono un paio di milioni di euro per l'Aquila che continuano a rimbalzare tra gli enti comunali e provinciali perché nessuno si prende la briga di prendere in carico le relazioni tecniche...
Amalia 52
00mercoledì 6 aprile 2011 19:07
Re:
Giandujotta.50, 06.04.2011 09:16:

l'Aquila è stato teatro di una grande tragedia che alla fine è servita come set cinematografico per un grande spot.
ora non serve piu...nessuno ci crede piu, quindi meglio non parlarne e si dimenticano anche gli errori.
mi viene in mente quell'autostrada in Giappone ricostruita dopo 6 giorni.
Cos'è che fa la differenza? [SM=x2486556]



La differenza lo fa il fatto che mentre in Giappone si cerca di riparare cio' che è al momento piu' importante,in Abruzzo preferiscono usare il denaro ricevuto per riparare edifici e centri storici,anzichè dare una casa alla povera gente..E' tutta una questione di priorità politica e di prestigio turistico!..Niente di nuovo sotto il sole,purtroppo!
Giandujotta.50
00mercoledì 6 aprile 2011 19:11
Veramente questa volta il terremoto è stato gestito diversamente...altre volte hanno accolto in container, che costano praticamente nulla perchè a disposizione della protezione civile e con il denaro stanziato hanno iniziato a ricostruire. Non dimentichiamo che L'Aquila è città d'arte.
In ogni caso ogni antica città non può perdere il centro storico, perderebbe le sue radici.

questa volta invece hanno preferito spendere in questo modo i soldi:



Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 16:02.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com