Re: Re: Re:
confa86@, 16/06/2010 13.02:
per regola intendo dire tipo: in alcuni alberghi a 5***** per entrare nella sala da pranzo sono obbligatori pantaloni lunghi di velluto se no non entri. io quel albergo lo lasciato dopo 2 giorni e dovevo stare li 1 settimana.. mi sono fatto ridare i soldi e me ne sono andato IMMEDIATAMENTE! non xkè non avessi voglia di mettermi i pantaloni lunghi ma xkè non volevo regole in vacanza. o meglio le regole per il minimo di decenza mi stavano bene ma quelle sono pretese dal mio punto di vista ingiustificate soprattutto a luglio e soprattutto xkè li pago io xrò le regole le mettono loro.
finche rimane un consiglio mi sta bene ma quando diventa un iposizione no. oh vengo pagato allora non posso dire niente xkè il lavoro è lavoro ma se devo avere regole (ovviamente quelle della legge italiana le tengo in considerazione e pure molte norme morali non specificate nella legge italiana) pure nello svago e nel tempo libero mi da fastidio.
a ettore gli ho risposto nel post del 16/06/2010 del 1:08.
Scusami, ma tu vieni in sala per svago?
Se vai in alcuni paesi, i testimoni ci vanno anche in pantaloncini, sempre eleganti.
Sembra che vi è uno standard per gli eventi che si ritengono importanti, perfino i politici vanno in giacca e cravatta quando devono svolgere il loro ministero.
Ovviamente tale standard cambia da paese a paese.
Se vai in Libia tale standard non sarà certo la giacca e cravatta.
E indiscutibile il senso umano di vestirsi non in modo ordinario per tutto ciò che lo si ritiene importante come evento.
Credo che sia naturale volere esprimere se stessi anche da un punto di vista formale.
In termini collettivi noi non possiamo essere noi stessi come nel privato.
Se mi trovo a casa, nel lavoro, in un club, sarò me stesso ma non allo stesso modo in tutte le circostanze, pur non manifestandomi diverso per quello che sono.
Se sto in una chiesa, non mi stiracchierò, prenderò la bibita o i mettero a cantare per conto mio.
E dunque questa differenza come dire rituale, la potrò volere esercitare non solo con la mia condotta, ma anche nel mio modo di vestire.
Ora va da se che se tu fai parte attiva di un gruppo, questo significa la creazione di determinate regole che devono valere per tutti, regole sociali, morali, ecc.
In pratica non sei tutto per i fatti tuoi , ma hai una facciata anche collettiva da sostenere.
In questo caso del vestito, non è una etichetta, ne una divisa, ma quel modello standard, che vale a livello ufficiale come costume di un intero paese.
Questo comportamento riflette anche la propria disposizione mentale.
Mi spiego Io sono un tg, okey? E quindi quando mi indicheranno potranno dire che la mia fede è questa.
Ma va da se che in questa fede ho aspetti personali che non impongo al credo ufficiale.
Pertanto in termini formali se io salissi su podio, elegante, si ma senza quel modello standard convenzionale e ufficiale;
in tale modo sarebbe come se io proponessi un altra immagine collettiva creata personalmente per rappresentare l'esercizio della mia fede.
sarebbe come se mettessi al primo posto il mio aspetto personale mentale, proprio come metterei il mio aspetto esteriore.
la rappresentazione individualistica di me stesso, si contrappone all'idea che l'espressione della fede non sia un assemblaggio ecumenico dove tutto si può dire e fare in chiave principalemente individualista.
Perchè ha un preciso carattere o caratteristica che fa la distinzione.
Proprio come una famiglia si distingue da quella di un'altra famiglia umana.
Pur se le altre sono considerabili rispettabilissime.
Ma ciò non toglie che nell'ambito di un credo ufficiale, vi è un solo comportamento morale, nei possibili modi di viverlo e manifestarlo, con le azioni, coi pensieri, e con il proprio modo di vestire.
Non è il vestire in se che ti può far appartenere a quella professione di fede, ma ciò che manifesti nel tuo modo di essere,e quindi di vestire si certamente.
L'ipocrisia di alcuni, non toglie il modello standard del vestire, che altro non è che l'espressione formale scelta per identificare una idea, e una morale.
Molti giovani del '68' si credevano che togliendo l'abito, questo li avrebbe resi liberi dall'ipocrisia della facciata dei precostituiti sistemi umani posti al potere.
Questa è stata ed è soltanto una illusione.
Come pure follia, quello di credere che se la facciata non corrisponde al vero, questa non ha alcun senso e significato di essere e vivere.
Il risultato disfattista ottenuto non crea e nè ha creato un bel nulla, ma solo confusione, e perdità di identità, come di valori.
Di questa lotta per la liberazione, per paradosso cè rimasta si una nuova facciata come libera creazione individuale, ma sempre con l'inclinazione alla corruttibilità dei vecchi modelli precostituiti.
In sintesi è cambiata la facciata ma non la sostanza, la medesima debolezza umana accusata ai padri di questi sistemi.
Non solo, ma il sistema ha approfittato di questa nuova individualistica espressione esteriore, proprio per incrementare i campi del commercio.
La trasgressione, la non conformità al sistema che si è voluta esprimere nel modo di vestire, è stata solo un suicidio esistenziale.
Perchè si è fatto come quello che sostiene, che siccome il vestire coperto è insincero, allora mi scopro nudo, che così miglioro la situazione umana
Difatti ancor oggi si usa il nudo come espressione di contestazione sociale.
Tolta la facciata di copertura, ma anche voluta di protezione per le bassezze umane, cè rimasta solo una facciata che non solo non serve a niente,e non ha più scopi e veri ideali, ma dà profitto all'industria, quella a suo tempo condannata, demonizzata.
In questo modo ciascuno viene illuso di essere nuovo solo perchè diverso esteriormente.
O perchè ha un insolito modo formale di vivere diverso da quello degli altri.
e si va a questi estremismi perchè si crede che il conformarsi sotto un certo aspetto, sia una privazione della propria libertà, perchè ridurrebbe la propria espressione individualista.
In questo modo si va così a un sistema di asocialità, incomunicabilità che a suo tempo richiederà la presenza di poteri forti che gestiscano l'individualità che non trova più il suo scopo, ma solo conflittualità.
Oppure per chi sceglie vi è la possibilità di una speranza e un senso posta dal solo e unico Dio; e questi sceglie anche in seno a una collettività religiosa, come vergine discreta o stolta.
Poichè la tendenza è che questa stessa persona ricade nei poteri forti ( è questo può essere solo negativo) di tipo religioso.
L'umanità così si divide in due strade, una che va verso la vera libertà offerta dal vero Dio, l'altra invece va in braccio ai poteri forti che impongono tutto, magari alcuni in nome della libertà,
e che in ambito nazionale sarebbe la nuova facciata che è potenzialmente inevitabilmente e solamente ipocrita del 68, Facciata, look trasgressivo, o insolito, con cui una parte del genere umano inganna se stessa, credendosi una nuova creazione.
saluti