nuovo articolo: I TESTIMONI DI GEOVA E GLI ABUSI SUI MINORI

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00domenica 24 giugno 2018 23:00
Un esempio di omertà o di disinformazione?

INDICE

Introduzione

Il problema degli abusi sessuali sui minori nelle pubblicazioni dei testimoni di Geova

La questione delle denunce alle autorità

La 'regola dei due testimoni'

Abusi sui minori: come vengono sanzionati i trasgressori

Conclusione


Appendice A: La montatura mediatica dell’”australian-gate”

Appendice B: Il caso Candace Conti

Appendice C: Compendio di casi legali


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INTRODUZIONE

Premessa. Come tutte le pagine del sito tdgonline, questo articolo non è stato scritto da Corpo Direttivo dei testimoni di Geova o da rappresentanti di quest’ultimo e non ha quindi valore di documento ufficiale. Esso è tuttavia frutto di ricerche di informazioni facilmente reperibili nella letteratura del gruppo, oltre che in altre fonti di provata affidabilità, quali articoli di giornali autorevoli, consulenze esperte e atti giudiziari.

In una ipotetica classifica di argomenti in ordine di ripugnanza, quello degli abusi [1] sui bambini risulterebbe certamente al primo posto, o quanto meno fra i primi tre. Dopo secoli di ambiguità e relativismo, il mondo civile ha conseguito un traguardo epocale: gli abusi sessuali sono stati ammessi nel novero dei crimini più orrendi. L’idea che qualcuno possa ridurre un bimbo a oggetto di soddisfazione dei propri sensi degenerati, rubandone la dignità e sconvolgendone (talora in modo irreversibile) la psiche, al giorno d’oggi provoca, fortunatamente, un orrore universale e incondizionato. C’è il fatto che i bambini sono innocenti e inermi, che suscitano istintiva tenerezza, e c’è soprattutto il fatto che i bambini sono, potenzialmente, i nostri figli. E di pari passo, più il crimine è detestato, perseguito, deplorato senza riserve, più risulta sgradevole parlarne.

Ma esiste almeno un altro motivo per cui affrontare il tema degli abusi, e della loro gestione fra i testimoni di Geova, è quanto mai molesto. L'argomento offre ai fuoriusciti dissidenti (e ai detrattori in generale) terreno fertile per le speculazioni più squallide. Il loro modus operandi è inconfondibile. Gli “apostati” non valutano, giudicano; non deducono, alludono; non procedono per concatenazione di fatti, ma per accumulo di congetture; non ragionano in termini di presunzione d’innocenza, ma di colpevolezza, eludendo il dovuto garantismo in favore di uno scandalismo rozzo e stereotipato; non mirano all’analisi imparziale degli eventi, ma solo a sbattere ‘mostri’ in prima pagina; non fanno differenza fra colpevoli veri e presunti, fra prove indiziarie e voci di corridoio, fra condanne definitive e semplici sospetti; tacitano l’avvocato difensore, bypassano il giudice, e convocano prematuramente il boia; non sono realmente interessati all’accertamento della verità, ma solo al ritorno mediatico di questi grevi fatti di cronaca, e soprattutto, e sia detto come indizio di somma ipocrisia, non hanno alcun vero interesse per le vittime. L’attenzione molto raramente, se mai, è rivolta dai fuoriusciti alle vittime, quanto piuttosto ai colpevoli, nella loro qualità di testimoni di Geova. Gli episodi di molestie sessuali non hanno rilievo nella loro natura di soprusi perpetrati su individui indifesi (per i quali si limitano ad esternare una solidarietà di maniera), ma come ghiotte occasioni di denigrazione dell’odiata ex-confessione di fede; e si potrebbe quasi dire, con una sottile iperbole, che le strumentalizzazioni di queste tristi vicende altro non sono che un ulteriore e diverso modo di abusare degli stessi innocenti. Ecco cosa scrive un accademico, Danny Jorgensen, a proposito di certe atrocity stories (termine con cui gli studiosi designano i resoconti degli ex-membri critici dei gruppi religiosi):


"Molte storie di atrocità hanno a che fare con abusi sessuali e fisici… I timori legati alla salvaguardia dei bambini all'interno dei culti hanno cominciato a giocare un ruolo più centrale nelle accuse dei movimenti antisette indirizzate alle attività delle nuove religioni". "Sono soggetti per i quali il pubblico mostra un appetito vorace" . [2] [3]



Siamo quindi in presenza non del giustificato richiamo ad un allarme sociale, ma solo di un mezzo come un altro di diffamare i detestati Testimoni, e anzi, per il fardello di esecrazione popolare che tale materia si porta dietro, ben più potente ed efficace di altri.


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NOTE IN CALCE

[1] In questo articolo l’attenzione è focalizzata sugli abusi di natura sessuale. L’ “abuso” può concretizzarsi in un ampio spettro di manifestazioni pratiche ai danni di minori, quali le molestie verbali, i contatti fisici non richiesti e/o indesiderati, il sexting (la trasmissione di messaggi e immagini sessualmente espliciti attraverso i mezzi elettronici), l’esibizionismo e la scopofilia, fino ad arrivare nei casi più gravi ai rapporti sessuali non consenzienti e allo stupro. L’elenco non è esauriente. Per evitare ridondanze che renderebbero la lettura poco fluida, il termine ‘molestia’ è talvolta usato al posto di ‘abuso’, pur rappresentando le molestie solo un caso particolare di abusi. I termini ‘minore’ e ‘minorenne’ sono usati come sinonimi.

[2] The Social Construction and Interpretation of Deviance: Jonestown and the Mass Media, in Hearing the Voices of Jonestown, Syracuse University Press, USA 1998, pag.39. Danny Jorgensen, docente del Dipartimento di Studi Religiosi alla University of South Florida. È degno di nota come nella maggioranza dei casi i racconti di presunti abusi sessuali fra i testimoni di Geova che si leggono sui mezzi di informazione siano narrati da ex-aderenti al gruppo (in qualità di presunti testimoni oculari oppure di referenti terzi dei medesimi). Come si riscontra innumerevoli volte in letteratura (Wilson, 1990; Hexham, 2004; Kliever, 1995; Melton, 1995; Corrigan, 2010; Wright, 1998; Lewis, 2009), i sociologi sono sostanzialmente unanimi nel considerare la categoria degli ex-membri dei gruppi religiosi come fonte d’informazione di scarsa credibilità, perché inquinata da risentimento. Secondo John Corrigan, per esempio, “I giornalisti intervistano gli ex-membri come fonti 'attendibili' per i loro articoli. Comunque, l'evidenza storica mostra che gli ex-membri spesso rappresentano testimoni men che attendibili. Essi tendono ad aggregarsi ai gruppi anti-sette e successivamente demonizzano il proprio precedente culto ricorrendo a dichiarazioni grossolane.” Si veda questo link.

[3] In tutte le citazioni testuali (sia da pubblicazioni della Watch Tower che da altre fonti) l’uso del grassetto e di altri segni di evidenziazione, dove non diversamente specificato, è degli autori di questo articolo. La traduzione dall’inglese è degli autori del presente articolo; in molti casi, il brano in lingua originale è riportato nelle note in calce. La Torre di Guardia, Svegliatevi!, Il segreto della felicità familiare, Impariamo dal Grande Insegnante, Mantenetevi nell’amore di Dio, Annuario dei testimoni di Geova, Prestate attenzione a voi stessi e a tutto il gregge, Pascete il Gregge di Dio sono editi in Italia dalla Congregazione Cristiana dei testimoni di Geova; gli ultimi due libri dell'elenco non sono destinati al pubblico. La traduzione biblica usata è le Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, nella versione italiana del 2017.




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00domenica 24 giugno 2018 23:02

IL PROBLEMA DEGLI ABUSI SESSUALI SUI MINORI NELLE PUBBLICAZIONI DEI TESTIMONI DI GEOVA

Prima di entrare nel merito delle più comuni accuse rivolte ai testimoni di Geova sugli abusi, sarà interessante fare un ‘volo d’uccello’ sui modi in cui la letteratura ufficiale di questa confessione religiosa ha trattato il problema nel corso degli anni.

In anticipo sui tempi. La Watch Tower (di seguito WT), l’organizzazione dei testimoni di Geova, ha pubblicato negli anni centinaia di riferimenti alla questione degli abusi (sessuali e di altro genere) sui minori. L’approccio è stato invariabilmente di totale condanna, e non si tratta di una banale annotazione di cronaca. Si deve osservare infatti che ciò è avvenuto sin dai tempi nei quali questa devianza non era considerata con la medesima repulsione con cui è accompagnata oggi. Può lasciare esterrefatto il lettore odierno che una rivista come Time, in un’epoca che non sembra poi così lontana (1981), si producesse in commenti come questi:


“Bambini molto piccoli dovrebbero essere autorizzati, e forse incoraggiati, a condurre una vita sessuale piena senza ingerenze da parte dei genitori e della legge”. “Gli esseri umani, come gli altri primati, hanno bisogno di un periodo di prova sessuale nei primi anni”. “I bambini sono in effetti una minoranza privata dei diritti civili. Dovrebbero avere il diritto di esprimersi sessualmente, il che significa che possono o meno avere contatti con persone più grandi di loro”. “Tali rapporti sessuali sono basilarmente innocui per il bambino”. “L’incesto può talora essere utile”. “Crediamo che i bambini debbano cominciare ad avere rapporti sessuali alla nascita. Il non praticare l’incesto suscita un mucchio di problemi”. [4]



Tali gelide esternazioni non sorprendono più di tanto chi tenga presente che le categorie che sottintendono un giudizio etico, comprese quindi quelle di ‘ordinario’, ‘lecito’, ‘strano’, ‘riprovevole’ o ‘aberrante’, sono inevitabilmente figlie del proprio tempo. È ben noto come presso gli antichi greci e romani le relazioni amorose fra adulti e adolescenti fossero considerate del tutto normali. In questo campo come in altri è avvenuto un lentissimo, ma radicale mutamento di costume, il che è ben esemplificato dal caso della tortura: fino a pochi secoli fa era una consuetudine non solo accettata, ma esplicitamente contemplata anche negli ordinamenti giuridici più progrediti, ed era praticata ovunque sia come forma di castigo per gli atti criminali, sia come mezzo per estorcere confessioni; per interminabili secoli non è esistito né in giurisprudenza, né nel comune sentire un generale ‘diritto a non essere torturati’ (di cui godevano solo le classi privilegiate), e questo spiega perché persino alcuni giganti del pensiero del passato, come Aristotele o Shakespeare, l’approvassero apertamente. La riprovazione dei soprusi, che la civilizzazione ha finito con l’imporre alle coscienze, ha reso per fortuna la società umana un posto più vivibile per tutti, inclusi i suoi membri più deboli e privi di difese autonome.

In considerazione di quanto sopra, non è affatto scontata la 'lotta senza quartiere' che la letteratura della WT ha riservato, sin dai proverbiali tempi non sospetti, agli abusi sui bambini. Contemporaneamente allo sconcertante ‘possibilismo’ della rivista Time, così si esprimeva un periodico dei testimoni di Geova:


Coloro che sfruttano avidamente i bambini in questi modi corrispondono alla descrizione biblica che troviamo in Efesini 4:19: “Avendo superato ogni senso morale, essi si sono dati alla condotta dissoluta per operare impurità d’ogni sorta con avidità”. Corrispondono alle persone dei giorni di Noè: “Geova vide che la malvagità dell’uomo era abbondante sulla terra e che ogni inclinazione dei pensieri del suo cuore era solo male in ogni tempo”. (Genesi 6:5) Solo la soluzione suggerita dalla Bibbia porrà fine agli abusi subiti dai bambini. Gesù riassunse la cosa con le parole: ‘Ama Dio con tutto il tuo cuore. Ama il tuo prossimo come te stesso’. (Matteo 22:37-39) L’apostolo Paolo ripeté il concetto: “L’amore non fa male al prossimo; perciò l’amore è l’adempimento della legge”. (Romani 13:10) […] Questo è il solo modo per far cessare, per sempre, gli abusi all’infanzia. [5]


Si può ovviamente non condividere la ‘soluzione escatologica’ proposta dai Testimoni, ma il vero punto d’interesse è l’attenzione dedicata ad una questione rispetto alla quale la pubblica opinione appariva, come si è visto, meno sensibile di quanto avvenga oggigiorno. Il Corpo Direttivo dei testimoni di Geova mirava già da allora a informare ed educare le coscienze di tutti, e dei propri fedeli in particolare, ricorrendo a toni e termini tutt’altro che ambigui o incerti.



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NOTE IN CALCE

[4] Cfr. Svegliatevi! 22/11/82 pag. 9, 10.

[5] Ibid..


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00domenica 24 giugno 2018 23:04
Strumenti e strategie di prevenzione. Un motivo ricorrente dei numerosi articoli della WT sull’argomento è la proattività con la quale da un lato si mira a prevenire in ogni modo gli abusi, e dall’altro si offre alle vittime sostegno emotivo, psicologico e spirituale. Ecco una rassegna di avvertimenti e consigli che sembrano assolutamente attuali, malgrado in qualche caso l’articolo di partenza sia piuttosto datato:

- La letteratura della WT rimarca il fatto che i molestatori siano più spesso persone ben note al minore e alla sua famiglia che individui estranei:


Quando pensiamo alle molestie sessuali, quasi tutti noi probabilmente ci immaginiamo uno strano sconosciuto che si esibisce davanti ai bambini o che li attira in una macchina o in un bosco. Si è parlato ampiamente anche di gruppi che adescano i bambini per sfruttarli sul mercato della pornografia o della prostituzione infantile. Queste cose accadono, ma costoro sono ben diversi dal tipico individuo che molesta i bambini [...] Nella maggioranza dei casi, i bambini sono molestati da persone che conoscono e di cui si fidano. - Svegliatevi! 22/6/85 pag. 5.



Nella stragrande maggioranza dei casi — secondo alcune stime nell’85-90 per cento dei casi — il molestatore è una persona che il bambino conosce e di cui si fida - Svegliatevi! 8/10/93 pag.6.



- Evidenzia come ottengano i loro risultati sia ‘con le buone’ che ‘con le cattive’, ovvero ricorrendo sia all’uso della forza che a regali, giochi e altre lusinghe:


Molti genitori hanno un’altra idea errata. Immaginano che le molestie sessuali avvengano in forma violenta e che il bambino lotti e urli invocando pietà. Ma non è detto che sia così, almeno non in principio. Per cominciare, l’abuso sessuale può essere camuffato sotto l’apparenza del gioco o della carezza affettuosa. […] Rammentate come da piccoli vi piaceva ricevere regali? Alcuni approfittano spesso di questa caratteristica infantile per iniziare una relazione ambigua. Ad esempio, cosa farebbe vostro figlio se a scuola il bidello dicesse: “Quando suona la campanella, trattieniti ancora un po’ con me a scuola, e ti darò dei soldi”? o se la persona a cui l’avete affidato dicesse: “Ti farò stare alzato fino a tardi a guardare la televisione se prima fai qualcosa per me”? Alcuni fanno leva sul fatto che i bambini sono per natura attratti dai segreti. Quando eravate piccoli non era emozionante conoscere un segreto? - Svegliatevi! 22/6/85 pag.5, 6.



Tenete presente però che i violentatori ricorrono ai più diabolici mezzi di coercizione: autorità (‘Sono tuo padre!’), minacce (‘Se lo dici a qualcuno ti ammazzo!’), forza bruta e perfino sensi di colpa (‘Se lo dici a qualcuno, papà andrà in prigione’). Viceversa, alcuni agiscono con dolcezza ricorrendo alla persuasione o a regali e favori. Altri presentano le attività sessuali come un gioco o espressioni dell’affetto paterno. - Svegliatevi! 8/10/91 pag. 9, 10.




I pedofili prendono di mira i bambini, approfittando della loro inesperienza. (Proverbi 4:24; 7:7) Li colmano di attenzioni, di affetto e di gentilezze per farli sentire importanti. Sono informatissimi su tutto ciò che interessa loro, comprese le loro canzoni preferite e i loro hobby. - Svegliatevi! 8/12/04 pag. 20, 21.




L’abusante è probabilmente troppo scaltro per usare la forza con le sue vittime. È possibile invece che preferisca sedurre i bambini un po’ alla volta. Inizia scegliendo la sua preda, spesso un bambino che sembra vulnerabile e ingenuo, quindi relativamente facile da controllare. Poi incomincia a ricoprirlo di speciali attenzioni. Potrebbe anche cercare di conquistarsi la fiducia dei genitori. Spesso i molestatori sono abili nel fingere di interessarsi sinceramente del bambino e della famiglia. Il molestatore inizia poi a circuire il bambino. Cerca sempre più spesso il contatto fisico: gli manifesta affetto in un modo che sembra innocente, gioca con lui alla lotta o gli fa il solletico. Può fare regali generosi e iniziare a separare il bambino dagli amici, dai fratelli e dai genitori, in modo da passare del tempo da solo con lui. […] Potrebbe approfittare della naturale curiosità del bambino per il sesso, offrendosi di fare da “insegnante”, oppure potrebbe proporgli di giocare insieme a un “gioco speciale”, solo per loro. Può cercare di mostrare al bambino materiale pornografico in modo da far passare per normale tale comportamento. Dopo aver abusato del bambino, fa di tutto perché questi non riveli a nessuno l’accaduto. Può usare diverse tattiche, fra cui minacciarlo, ricattarlo e colpevolizzarlo, o forse un insieme di queste tre cose. - Svegliatevi! 10/2007 pag.8.




- Mette in guardia i genitori dagli indebiti contatti intimi:


Insegnate ai vostri figli a non permettere a nessuno in famiglia, o fuori della famiglia, di metter loro le mani addosso in modo scorretto. Se qualcuno tenta di farlo, non devono avere paura di dirlo - Svegliatevi! 22/6/85 pag. 6, 7.




L’ideale sarebbe che entrambi i genitori insieme, o coloro che hanno la responsabilità di allevare il bambino, gli spiegassero quali sono le sue parti intime. Dovrebbero poi fargli capire che non deve permettere a nessun’altra persona di toccarle. Dato che spesso i molestatori di bambini cercano prima di saggiare la reazione dei piccoli a velate proposte sessuali, si dovrebbe insegnare al bambino a opporsi fermamente e a dire: “Dirò quello che mi vuoi fare!” Insegnate ai vostri piccoli che devono sempre informarvi se qualcuno cerca di toccarli in un modo che li fa sentire a disagio, indipendentemente dalle minacce che possono aver ricevuto. - Torre di Guardia 1/12/96 pag. 14, 15.



Per quanto riguarda la moralità sessuale, nei rapporti familiari i genitori devono rispettare la mente e il corpo dei figli. I bambini imparano molto in fretta quali azioni vanno oltre i confini morali stabiliti dai genitori. Si deve insegnare loro come comportarsi sia dentro che fuori della famiglia. Se non lo fate, qualcun altro lo farà al vostro posto e forse il risultato non vi piacerà. Insegnate ai bambini come devono comportarsi qualora venissero minacciati a livello morale. Spiegate loro a cosa servono le parti intime del corpo e insegnate loro che tali parti sono inviolabili. Dite loro come devono reagire se sono avvicinati da qualcuno che vuole approfittare di loro. - Svegliatevi! 8/4/99 pag. 11.




- Incoraggia a tenere aperte e ininterrotte le linee di comunicazione fra i genitori e i loro figli piccoli; esorta a non fare mistero delle questioni intime anche con i figli più piccoli, proponendo l’informazione come mezzo migliore di prevenzione:


Linda Tschirhart Sanford, autrice del libro The Silent Children (Bambini che tacciono), dà un suggerimento per prepararli in anticipo: Il gioco del “Cosa faresti se . . . ?” Ogni tanto chiedete ai vostri figli cosa farebbero in certe situazioni… “Cosa faresti se qualcuno ti portasse a fare un giro in macchina e volesse metterti le mani dove non deve?” “Cosa faresti se un amico più grande di te ti toccasse in un modo che non ti piace, o volesse spogliarti e giocare di nascosto con te?” - Svegliatevi! 22/6/85 pag.10.




Non permettete che i vostri figli siano “vittime ideali”. Istruiteli in campo sessuale. Ad esempio, non dovrebbe mai accadere che un bambino o una bambina raggiungano la pubertà senza sapere quali trasformazioni subirà il loro corpo in questo periodo. L’ignoranza li renderà confusi, in preda alla vergogna . . . e vulnerabili - Svegliatevi! 8/10/93 pag. 6, 7.




Non limitate questa istruzione a un discorso fatto una volta sola. La maggior parte dei bambini hanno bisogno che la lezione venga ripetuta prima che la ricordino bene. Man mano che i bambini crescono, il padre rispetterà amorevolmente il diritto di sua figlia alla privacy, e la madre quello di suo figlio, rafforzando così il loro senso di ciò che è corretto. E, naturalmente, la miglior salvaguardia contro gli abusi sessuali è l’attenta sorveglianza esercitata da voi genitori. - Il segreto della felicità familiare, pag.62.
Dite a vostro figlio che nessuno deve chiedergli di tenervi nascosto un segreto. Spiegate che se qualcuno gli chiede di non rivelarvi un segreto, dovrebbe sempre venire da voi e riferirvelo. Va sempre bene correre da mamma o papà e raccontare tutto, anche se ha ricevuto minacce o se ha fatto qualcosa di sbagliato. - Svegliatevi! 10/2007 pag.8.


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- Raccomanda ai genitori di tener d’occhio comportamenti sospetti da parte di individui adulti:


Il primo sistema di difesa è quello di evitare le situazioni che renderebbero vulnerabili i vostri figli. Ad esempio, viene consigliato ai genitori di fare attenzione quando lasciano in custodia i loro bambini a giovani adulti i quali sembrano prediligere la compagnia dei bambini - Svegliatevi! 22/6/85 pag. 6.




Diffidate delle baby-sitter con cui i vostri bambini si sentono strani o a disagio. Allo stesso modo, fate attenzione se qualche adolescente sembra interessarsi troppo dei bambini piccoli e non ha amici della sua età. Controllate bene asili e scuole: vedete tutti i locali e parlate con il personale, osservando attentamente come si comporta con i bambini. Chiedete se ogni tanto, senza preavviso, potete fare un salto per vedere i vostri bambini: se non ve lo permettono, cercate un’altra struttura. - Svegliatevi! 8/10/93 pag. 9.




Cercate di scoprire tutto il possibile su chiunque si offra di passare del tempo da solo con vostro figlio. Ditegli che in qualsiasi momento potreste fare un salto per vedere come sta vostro figlio. Melissa e Brad, una giovane coppia, hanno tre bambini. Vanno cauti nel lasciare un figlio da solo con un adulto. Quando uno di loro prendeva lezioni di musica a casa, Melissa aveva messo in chiaro con l’insegnante: “Mentre lei fa lezione, io vado e vengo dalla stanza dove siete”. Tale cautela potrebbe sembrare eccessiva, ma questi genitori preferiscono prevenire che curare. - Svegliatevi! 10/2007 pag. 5, 6.




- e dei bambini stessi:


Sospettate di qualsiasi cambiamento nel programma normale […] Fate caso se nei bambini ci sono segni rivelatori come voti più bassi o se manifestano grande nervosismo quando sono vicino a un particolare adulto […] Prestate attenzione ai sintomi fisici come mal di testa, vomito o inappetenza e insonnia. Particolarmente importante, ad esempio, è se lamentano dolore agli organi genitali. Fate caso a un precoce interesse per il sesso nel modo di parlare, di vestire o di agire. State all’erta per scorgere improvvisi cambiamenti di condotta che potrebbero indicare l’esistenza di un problema. Il fatto che un bambino diventa insolitamente chiuso o è incline a evitare un certo componente della famiglia dovrebbe essere un campanello d’allarme. - Svegliatevi! 22/6/85 pag. 10.



Per fermare gli abusi, bisogna accorgersi che esistono. Nei numerosi libri sull’argomento gli esperti hanno elencato decine di sintomi caratteristici a cui i genitori dovrebbero fare attenzione. Questi includono: dolori accusati nel momento di orinare o defecare, infezioni genitali, abrasioni o lesioni nell’area genitale, enuresi improvvisa (pipì a letto), perdita dell’appetito o altri problemi collegati al mangiare, comportamento sessuale precoce, improvvisa paura di stare in luoghi come la scuola o certe parti della casa, crisi di panico, estrema paura di spogliarsi, paura di rimanere da soli con una persona conosciuta e autolesionismo. Svegliatevi! 8/10/93 pag. 9.



Gli esperti fanno notare che i bambini che hanno subìto abusi mandano segnali silenziosi di disagio. Per esempio, se improvvisamente un bambino regredisce e torna ad avere comportamenti abbandonati già da un po’, come fare la pipì a letto, mostrare un morboso attaccamento per i genitori o avere paura di stare da solo, questo potrebbe essere un segnale che c’è qualcosa di serio che lo turba. - Svegliatevi! 10/2007 pag.8.




- e, infine, mette a nudo i pericoli dell’uso improprio dei mezzi tecnologici:


Se i vostri figli hanno accesso a Internet, hanno bisogno di guida su come navigare in modo sicuro. Esistono tantissimi siti pornografici, chat room e altri siti ideati per stringere amicizie nei quali i pedofili cercano i bambini per circuirli. È saggio mettere il computer in un punto ben visibile della casa, in modo che i genitori possano più facilmente controllare i figli. Senza il consenso dei genitori, i figli non dovrebbero mai dare informazioni personali o prendere accordi per incontrare qualcuno che hanno conosciuto su Internet. - Svegliatevi! 10/2007 pag.11.



Questa ‘messe’ di suggerimenti ha indotto la dott.ssa Monica Applewhite, operatrice sociale con decenni di esperienze in materia di gestione degli abusi, a dichiarare: "I Testimoni di Geova erano in largo anticipo rispetto ad altre organizzazioni religiose nel provvedere materiale educativo ai genitori e alle famiglie. La qualità del materiale che hanno fornito durante gli anni '80 e '90 ha superato gli standard di attenzione per quei tempi e continua ad essere più efficace di ciò che molte organizzazioni religiose oggi offrono a genitori e tutori". E: "Nella mia personale esperienza, non ho trovato esempi in Australia di organizzazioni religiose che hanno provveduto ai genitori, ai tutori e al pubblico generale la qualità o la coerenza delle informazioni sulla prevenzione e la reazione agli abusi sessuali o su come supportare coloro che sono stati oggetto di abusi come quelle che hanno fornito i testimoni di Geova nelle loro pubblicazioni". [6]

Difficile non condividere questo giudizio di merito: sorprende non solo la tempestività, ma anche il grande senso pratico delle indicazioni della WT, tanto che tuttora - a distanza di decenni - un genitore potrebbe tranquillamente impiegarle come mezzo di prevenzione o correzione. Vi è ovviamente una cospicua presenza di citazioni scritturali (che, come ripetiamo, qualcuno troverà ingombrante), ed è inevitabile, dato che i cristiani considerano la Bibbia una fonte sempre attuale di prescrizioni per la vita. E per inciso i genitori non sono gli unici destinatari di questa sorta di pedagogia temperata con la dottrina.



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NOTE IN CALCE

[6] Citazioni originali: “Jehovah’s Witnesses were well in advance of other religious organizations in providing educational materials to parents and families. The quality of the materials they provided during the 1980’s and 1990’s exceeded the standards of care for the time and continue to be more substantial than what many religious organizations offer parents and guardians today.” “In my own experience, I have not found examples in Australia of religious organizations that have provided parents, guardians, and the general public with the quality or consistency of information about prevention and response to sexual abuse or about how to support for those who have been abused that Jehovah’s Witnesses have provided in their publications, - The response of the Jehovah’s Witnesses and Watchtower Bible and Tract Society of Australia Ltd to allegations of child sexual abuse, Royal Commission into Institutional Responses to Child Sexual Abuse, 10/2016, § 8.2.


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00domenica 24 giugno 2018 23:05
Istruiti e avvertiti anche i bambini. Specialmente dopo l’anno 2000, la crescente preoccupazione nei riguardi del problema ha indotto l’Organizzazione a divulgare informazioni e avvertimenti direttamente ai minori. Il tono è ovviamente diverso in virtù dell’età dei lettori cui sono destinate, ma può ugualmente stupire per schiettezza e scrupolo. Per esempio:


Sai cosa potrebbero fare costoro per provare piacere? — Potrebbero cercare di accarezzarti gli organi genitali. O addirittura giungeranno a sfregare i propri genitali contro i tuoi. Ma non devi permettere mai a nessuno di giocare con i tuoi genitali. Nemmeno a tuo fratello o a tua sorella o a tuo padre o a tua madre. Sono parti intime del tuo corpo. Come puoi difendere il tuo corpo da chi fa queste cose cattive? — Prima di tutto, non permettere a nessuno di giocare con i tuoi organi genitali. Se qualcuno prova a farlo, digli con fermezza e a voce alta: “Smettila! Lo dirò a tutti!” E se dicesse che la colpa di ciò che è accaduto è tua, non ci credere. Non è vero. Chiunque egli sia, corri subito a riferire il fatto! Lo devi riferire anche se dice che ciò che fate insieme è un segreto fra te e lui solo. Anche se ti promette bei regali o se ti minaccia, devi scappare e devi raccontare quello che ha fatto. - Impariamo dal Grande Insegnante, cap.32.



Indicazioni simili si trovano nel cartone animato ‘Proteggete i vostri figli’, prodotto dai testimoni e reperibile sul sito ufficiale jw.org, della serie Diventa amico di Geova. [7]


Due fotogrammi del cartone animato Proteggete i vostri figli, prodotto dai testimoni di Geova.


Prese misure per neutralizzare il pericolo di abusi, indipendentemente dal provvedimento espulsivo. Se vi è il sospetto che un abuso su minori potrebbe realizzarsi o reiterarsi, vi sono, nella letteratura pubblica e in quella riservata ai corpi degli anziani, severe indicazioni sia per i genitori della potenziale vittima che per lo stesso molestatore di ridurre drasticamente o eliminare del tutto i contatti fisici e ogni altra situazione a rischio.


Consigliate ai genitori di fare immediatamente dei passi per proteggere il bambino soggetto ad abusi, e cioè che l’abusatore non rimanga nella stessa casa della vittima e che ogni contatto fra abusatore e bambino sia rigorosamente sorvegliato. - circolare 29/07/1988 a tutti i corpi degli anziani del Canada. [8]




(Gli anziani) vorranno prendere misure per proteggere la vittima di abusi sui minori, quando un comitato giudiziario stabilisce che il molestatore di bambini è pentito e resterà un membro della congregazione cristiana. La stessa attenzione sarà riposta quando un pedofilo è disassociato, mette a posto la propria vita e viene riassociato. Sarebbe opportuno parlare molto francamente a un ex molestatore di bambini, mettendolo in guardia con decisione dal pericolo di abbracciare o tenere i bambini in braccio e che non dovrebbe mai rimanere in presenza di un bambino senza che un altro adulto sia presente. Ciò può impedirgli di farlo cadere in tentazione o di renderlo oggetto di un’accusa infondata. - circolare 1/8/1995 a tutti i corpi degli anziani degli USA. [9]




Cosa possono fare gli anziani per aiutarci a proteggere i nostri figli? Gli anziani devono fare attenzione ai movimenti di chiunque sia noto per aver molestato dei bambini in passato. Gli individui che hanno manifestato una debolezza in tal senso dovrebbero essere sensibili alla necessità di non ritrovarsi mai da soli con i bambini. Dovrebbero astenersi dal tenere i bambini in braccio o dal mostrare altre forme di affetto per loro. - circolare 14/3/1997 a tutti i corpi degli anziani. [10]





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NOTE IN CALCE

[7] www.jw.org/it/cosa-dice-la-Bibbia/bambini/diventa-amico-di-geova/video/proteggete-vostr... .

[8] Citazione originale: “Advise parent to take immediate steps to protect the abused child, i.e., abuser not remain in the same home as victimized child and all access between abuser and children should be strictly supervised”

[9] Citazione originale: “they would want to take steps to protect a child abuse victim when a judicial committee determines that the child molester is repentant and will remain a member of the Christian congregation. The same concern would be shown when a pedophile is disfellowshipped and later cleans up his life and is reinstated. It would be appropriate to talk very frankly to a former child abuser, strongly cautioning him as to the dangers of hugging or holding children on his lap and that he should never be in the presence of a child without another adult being present. This may prevent putting that one in the way of temptation or unfounded accusation”

[10] Citazione originale: “What can the elders do to help protect our children? The elders should be alert to the activity of any who are known to have molested children in the past. Individuals who have manifested a weakness in this regard should be sensitive to their need not to be alone with children. They should refrain from holding children or displaying other forms of affection for them”.

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00domenica 24 giugno 2018 23:06
La sicurezza e la dignità del bambino al primo posto; nessun velato suggerimento di nascondere / dimenticare i fatti o di proteggere gli abusatori. I fuoriusciti e altri detrattori affermano che in casi di abusi i testimoni di Geova mirerebbero anzitutto a ridurre o evitare il rischio di un ritorno pubblicitario negativo, anche a costo di sminuire o (sperabilmente) occultare del tutto gli episodi incriminati. I bambini che riferiscono le molestie, o quanto meno palesano indizi di malessere, vanno zittiti a forza di intimidazioni e sensi di colpa; la loro dignità o le loro ferite, fisiche ed emotive, non avrebbero rilievo in questo clima di omertà in cui tutto ciò che conta è salvaguardare l’immagine pubblica dell’Organizzazione. Si tratta di ‘fatti’ provati o piuttosto di frasi in libertà, non supportate dall’ombra di alcun dato?

Precisiamo prima di tutto, fuor di demagogia, che non è ‘particolarmente strano’ che una comunità miri anche a tutelare la propria immagine pubblica, anzi è reazione del tutto naturale. Come è vero che nessun singolo individuo sano di mente tralascerebbe di difendersi da chiare offensive denigratorie, specie se fondate in tutto o in parte su falsità, tanto più questo può dirsi di una organizzazione nota e diffusa su tutto il pianeta, come quella dei testimoni di Geova. Il vero quesito è se tale autodifesa costituirebbe l’unico - o il principale - assillo del suddetto individuo o organizzazione. Un portavoce della WT ha dichiarato nel 2002:


“Se qualcuno dovesse immaginare che la nostra preoccupazione per le risorse [finanziarie] sia maggiore di quella per le vittime innocenti, semplicemente questo non risponde a verità. Siamo preoccupati, proprio come qualsiasi altra organizzazione, della nostra immagine pubblica, siamo preoccupati per le nostre risorse in quanto depositari di fondi donati per attività caritatevoli senza scopo di lucro, ma siamo principalmente ministri che si preoccupano di agire da pastori dal punto di vista della protezione e dal punto di vista spirituale nei riguardi dei membri della congregazione”. [11]




Questa presa di posizione è abbondantemente confermata dalla letteratura ufficiale del movimento, come dimostra il seguente campionario di citazioni, sia dalla letteratura pubblica:


Primo, il bambino in questione, ma anche gli altri figli, devono essere protetti da ulteriori molestie. Questo è necessario, a qualsiasi costo. In molti casi si dovrà affrontare la persona accusata di molestia. Ma qualunque cosa sia necessaria, è importante che il bambino (o la bambina) si senta sicuro che il colpevole non potrà più approfittare di lui (o di lei). Secondo, il bambino ha bisogno di tanto amore e di tanto appoggio morale. I genitori devono far capire molto chiaramente alla piccola vittima che non è colpa sua. Il reato e qualsiasi cosa accada come conseguenza d’esso — perfino se uno stretto parente finisce in prigione — non sono da attribuire al bambino. Anzi, egli avrà bisogno d’essere rassicurato tante volte, affinché ci creda, e creda che anche i genitori ne sono convinti! - Svegliatevi! 22/6/85 pag.10.




Il ricordare aiuta molti a comprendere che ciò che è accaduto non è stato colpa loro, e che loro sono stati semplici vittime. - Svegliatevi! 8/10/91 8, 9.




Gli interessi di chi vengono fatti se i bambini tacciono? Non sono forse gli interessi di chi ha commesso l’abuso? In realtà gli studi indicano che negare l’accaduto e soffocare i sentimenti può essere il modo meno efficace per affrontare il trauma dell’abuso […] Lodatelo per avere avuto il coraggio di raccontarvi l’accaduto. Rassicuratelo ripetutamente che farete del vostro meglio per proteggerlo, che la colpa è stata di chi ha abusato di lui e non sua, che lui non è “cattivo” e che gli volete bene. - Svegliatevi! 8/10/93 pag. 6, 9.




L’innocenza del bambino include una completa mancanza di esperienza. La maggior parte dei bambini sono aperti, desiderosi di piacere e quindi vulnerabili, per cui un adulto scaltro che conoscono e nel quale hanno fiducia può facilmente abusarne. La congregazione ha quindi dinanzi a Geova la responsabilità di proteggere i suoi bambini. - Torre di Guardia 1/1/97 pag. 29.



che da quella riservata alle guide spirituali:


Molti bambini che sono stati ripetutamente violati da adulti crescono con gravi cicatrici emotive e hanno certamente bisogno di molta amorevole attenzione. Pertanto, assicuratevi di trattare tali vittime di abusi con molta premura e gentilezza […] Sforzatevi di aiutare costoro a rendersi conto che non ne avevano alcuna colpa; sono state solo delle vittime. Aiutateli a comprendere che il loro valore come individui non è stato diminuito dal modo vergognoso in cui sono stati trattati. La cosa importante è come li vede Geova. Mediante il sacrificio di riscatto, Geova ha acquistato queste persone con il "prezioso sangue" di Gesù. (1 Pt. 1,19) Di sicuro, se Geova ha pagato un prezzo così, deve amarli teneramente, così come ama tutti coloro che ripongono la loro fede in quel prezioso sangue versato. (Giovanni 3:16) - circolare 23/03/1992 a tutti i corpi degli anziani. [12]




Gli anziani non devono perdere di vista il fatto che le vittime hanno urgente bisogno di essere protette da ulteriori abusi e che agli abusatori si deve impedire di trovare ulteriori vittime. - circolare 1/12/2000 a tutti i corpi degli anziani in Inghilterra. [13]




Franca ammissione del problema in seno alla propria confessione di fede. Secondo i critici dei testimoni di Geova, questi ultimi sarebbero lesti a sottolineare l'esistenza di tale problema in altri gruppi religiosi, ma inclini a negarla o a minimizzarla nel proprio. Affidiamo a qualche citazione l’agevole compito di oscurare il miraggio:


Viviamo in piena decadenza. (II Timoteo 3:1, 3) Ci sono stati casi in cui erano coinvolte famiglie cristiane, casi che hanno dovuto essere presi in considerazione dagli anziani della congregazione! - Svegliatevi! 22/11/85 pag. 28.




Per quanto possa essere sconcertante, perfino alcuni che erano preminenti nell’organizzazione di Geova hanno ceduto a pratiche immorali, fra cui omosessualità, scambio delle mogli e molestie sessuali a bambini. Va anche notato che, nello scorso anno, 36.638 persone hanno dovuto essere disassociate dalla congregazione cristiana, la maggior parte per pratiche immorali. - Torre di Guardia 1/1/86 pag.13

.


Contrariamente ad alcuni, i testimoni di Geova non hanno mai negato e non negato l’esistenza del problema; essi conservano registrazioni inerenti a tale condotta, investigano nel merito di quest’ultima, e in accordo alle proprie credenze religiose disciplinano i membri della loro fede che abusano dei minori. - Royal Commission into Institutional Responses to Child Sexual Abuse - Submissions on behalf of Watchtower Bible and Tract Society of Australia & Others, 9/11/2015, § 3.24. [14]





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NOTE IN CALCE

[11] Citazione originale: “If someone were to feel that our concern for our resources were greater than that for innocent victims, that simply is not true. We are concerned, just as any other organization, about our public image. We are concerned about our resources because we are recipients of donated funds for non-profit charitable work. But we are primarily ministers who are concerned to act as shepherds in a protective and spiritual sense over the members of the congregation”. Intervento di J.R.Brown, CNS News, Jehovah's Witness Church Accused of Hiding Sexual Abusers, 24/1/2002.

[12] Citazione originale: “Many children who have been continually violated by adults grow up with severe emotional scars and certainly need much loving attention. Thus, you will want to be conscious of treating such victims of abuse with much thoughtfulness and kindness”. “Thus, strive to help such ones see that they were not at fault; they were being victimized. Help such ones to see that their worth as individuals is not diminished by the shameful way they were treated. The important thing is how Jehovah views them. By means of the ransom sacrifice, Jehovah purchased such ones with the "precious blood" of Jesus. (1 Pet. 1:19) Surely, if Jehovah paid such a price, he must love them dearly as he loves all who put their faith in that valuable shed blood. (John 3:16)”

[13] Citazione originale: “The elders should not lose sight of the fact that victims urgently need to be protected from further abuse and abusers need to be prevented from finding additional victims”.

[14] Citazione originale: “Unlike some, Jehovah’s Witnesses did not and do not deny the existence of the problem, they keep records concerning such conduct, they investigate such conduct, and in accordance with their religious beliefs, they discipline members of their faith who abuse minors.”



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00domenica 24 giugno 2018 23:12

LA QUESTIONE DELLE DENUNCE ALLE AUTORITÀ

E veniamo ora ad uno dei punti più dibattuti della questione, quello dell’ingresso dell’autorità costituita nei casi di abusi. È necessaria una premessa biblica: un noto principio del Nuovo Testamento stigmatizza la risoluzione a comporre le liti fra cristiani nei tribunali secolari. È il seguente:


1 Corinti 6:1-7 - Quando qualcuno di voi ha una controversia con un altro, come osa andare in tribunale davanti a uomini ingiusti anziché davanti ai santi? Non sapete che i santi giudicheranno il mondo? E voi che dovrete giudicare il mondo non siete in grado di giudicare questioni di poco conto? Non sapete che noi giudicheremo gli angeli? E allora perché non le questioni di questa vita? Se dunque avete questioni di questa vita che devono essere giudicate, scegliete come giudici uomini che non hanno il rispetto della congregazione? Lo dico per farvi vergognare. È possibile che fra voi non ci sia un uomo saggio in grado di giudicare tra i suoi fratelli? Invece un fratello va in giudizio con un fratello, e per di più davanti a non credenti! Il fatto che abbiate delle cause gli uni contro gli altri è già una sconfitta. Perché piuttosto non vi lasciate fare un torto? Perché piuttosto non accettate di rimetterci?



Se avete sentito parlare del problema degli abusi sessuali fra i testimoni di Geova, è possibile che vi sia stato detto che, in forza della citazione precedente, denunciare un confratello, anche per un crimine odioso come quello della pedofilia, sarebbe espressamente vietato da istruzioni ufficiali fornite ai responsabili del movimento, o quantomeno scoraggiato, pena l’applicazione di sanzioni disciplinari. Se è così, tanto vale che lo sappiate subito: siete stati deliberatamente ingannati, dato che le direttive dicono esattamente il contrario. Nessun detrattore è mai riuscito a produrre una sola direttiva scritta proveniente dalla dirigenza dei testimoni di Geova nella quale si censurasse in qualsiasi modo l’iniziativa di denunciare un testimone di Geova reo di pedofilia. [15]

È abbastanza chiaro, sin dal linguaggio impiegato, che San Paolo si riferisce a questioni di denaro, e non certo a crimini gravi contro la persona, come il tentato omicidio, lo stupro o, appunto, gli abusi sui bambini. La circolare del 31/12/2003 indirizzata ai corpi degli anziani così esprimeva la corretta interpretazione del passo:


“Che dire se il ‘peccato’ del nostro fratello riguardasse un crimine, una violazione sia della legge di Dio che di quella dello Stato, come ad esempio casi di furto, abusi sessuali o simili? Matteo 18:15-17 non si riferisce a questi gravi reati. Il contesto di 1 Corinti 6:1-7 è messo in diretta relazione con questioni di natura personale che andrebbero affrontate secondo Matteo 18:15-17. Ne consegue quindi che quando c’è di mezzo un grave reato, la decisione di denunciare il trasgressore alle autorità non è certo una violazione di 1 Corinti 6:1-7.



“Ricordiamo che le “autorità secolari sono poste nelle loro rispettive posizioni da Dio”. (Romani 13:1) Esse stabiliscono le leggi e le fanno rispettare. Paolo scrisse: “Essa è ministro di Dio per te per il bene. Ma se fai il male, abbi timore: poiché non senza scopo essa porta la spada; poiché è ministro di Dio, vendicatrice per esprimere ira su chi pratica il male”. (Romani 13:1-4; Tito 3:1) È vero che, a seguito di una denuncia, la polizia indagherà e chiamerà alcuni, forse anche fra i componenti della congregazione, ma eserciterà soltanto una funzione di pubblica utilità." - La Torre di Guardia 1° aprile 1997, pag. 28.



E ancora:


In caso di molestie, chi ritiene di essere stato vittima di abusi in età minorile (o i genitori che ritengono che un loro figlio abbia subito abusi) devono sentirsi liberi di rivolgersi all’autorità giudiziaria competente. Naturalmente essendo implicate anche responsabilità spirituali, gli anziani quali pastori del gregge tratteranno la questione spirituale. Indipendentemente dai provvedimenti spirituali che la congregazione adotterà nei confronti del molestatore (se anch’ egli credente), chi si ritiene vittima o i suoi genitori, devono decidere personalmente se adire le vie legali.” [16]



Anche la letteratura pubblica, destinata ai fedeli e agli studenti, rimarca lo stesso principio. Per esempio:


"La vittima ha tutto il diritto di denunciare il fatto alla polizia, di modo che le autorità competenti possano punire il colpevole. Ovviamente, se la vittima è un minore saranno i genitori a fare questi passi" - Torre di Guardia 1/8/2005 pag.14.



"Potrebbe anche accadere che un cristiano commetta un reato grave ai danni di un altro, come stupro, aggressione, omicidio o furto di una certa entità. In tali circostanze non sarebbe contrario alle norme cristiane denunciare la cosa alle autorità, anche se questo potrebbe sfociare in una causa o in un procedimento penale." - Mantenetevi nell'amore di Dio pag. 223.





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NOTE IN CALCE


[15] Non si intende escludere in modo categorico che qualche isolato corpo di anziani nel passato abbia applicato il principio di 1 Corinti, impropriamente, anche a casi di abusi su bambini, dissuadendo quindi la vittima dal querelare il proprio abusatore, o che abbia agito in qualsiasi altro modo non corretto. Ciò è stato regolarmente riconosciuto dai rappresentanti della Watch Tower: si veda ad esempio l’intervento dell’avvocato Mario Moreno sul giornale Paducah Sun del 28/01/2001. Il punto è che tale corpo si sarebbe comportato sulla base di una propria valutazione personale e non certo di istruzioni ufficiali, che non sono mai state di questo tenore. In altre parole, affermare che la politica del Corpo Direttivo sulla gestione degli abusi non sia stata sempre seguita in modo accurato non ha nulla a che vedere con le insinuazioni secondo cui tale politica sarebbe assente, inefficace o addirittura finalizzata a nascondere gli abusi.

[16] Per una scansione delle pagine originali di questa circolare, si veda questo link.

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00domenica 24 giugno 2018 23:13
Qualcuno ventilerà l’ipotesi che si tratterebbe di dichiarazioni recenti e che l’introduzione di una “licenza di derogare” al principio di 1 Corinti può essere stata favorita da una supposta recrudescenza di abusi in seno ai membri del gruppo, e conseguente necessità di non mettersi in difetto con la legge. Non è così. Il passo di 1 Corinti non è mai stato applicato ai casi di abusi sui bambini e tutta la letteratura ufficiale va esattamente nella direzione contraria. Consideriamo ad esempio il libro Prestate attenzione a voi stessi e a tutto il gregge, manuale per gli anziani edito nel 1992 e non più in uso. Il libro dedica all'argomento denunce alcuni paragrafi della lezione 5(C) ove si legge:


Certe controversie tra fratelli non dovrebbero essere portate davanti a tribunali secolari, ma dovrebbero essere appianate in armonia con i consigli di Gesù riportati in Matteo 18:15-17. In 1 Corinti 6:1-8, l'apostolo Paolo consigliò energicamente ai cristiani di non portare altri cristiani davanti a tribunali per risolvere controversie personali che dovrebbero essere appianate con l'aiuto degli anziani di congregazione.




Nessun cenno agli abusi su minori, che di sicuro non rientrano in quelle che l’Organizzazione definisce 'certe controversie' o 'controversie personali'. Quali sono le controversie da risolvere nello spirito di 1 Corinti 6:1-8? Come si rileva da quanto sopra, 1 Corinti 6:1-8, come già nella circolare del 31/12/2003, è messo in relazione con Matteo 18:15-17 (questi versetti sono spesso riferiti come i 'tre passi di Matteo'). Matteo 18:15-17 è sempre stato applicato dai testimoni di Geova con riferimento esclusivo a: 1) frode; 2) calunnia. [17] Non è mai stato riferito a peccati più gravi, quali stupro, tentato omicidio, e, appunto, molestie sessuali. Malgrado le proditorie ricostruzioni avverse, "nulla" nelle pubblicazioni della WT, né quelle pubbliche, né quelle riservate, autorizza a fare questo collegamento, che del resto suona ridicolo e illogico: una molestia su minori non è una banale 'controversia fra cristiani'.

Ci si può anche domandare a quali ‘sanzioni’ si andrebbe incontro non seguendo queste indicazioni, e cioè denunciando alle autorità secolari un conservo responsabile di torti non gravi (e, lo ripetiamo, sicuramente non è questo il caso degli abusi). La massima penalità prevista riguarda gli incarichi speciali di servizio, come l'essere nominato (o confermato) nel ruolo di anziano di congregazione: 'Se una persona non tiene conto della Parola di Dio a questo riguardo, ciò può influire sui suoi privilegi nella congregazione' [18] . Lo stesso libro Prestate attenzione peraltro precisava che il principio di 1 Corinti 6 non poteva essere applicato pedissequamente, citando delle eccezioni molto meno critiche delle molestie ai danni di minori. Ad esempio in cause giudiziarie aventi per oggetto argomenti quali divorzio, custodia dei figli, alimenti, assicurazioni automobilistiche, procedimenti fallimentari, assi ereditari, e altri ancora, un testimone di Geova che decidesse di passare per le vie legali non sarebbe considerato squalificato per i privilegi di congregazione. [19]



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NOTE IN CALCE


[17] Svegliatevi! 8/7/83 pag.13-15; Torre di Guardia 15/8/77 pag.499; Torre di Guardia 15/7/75 pag.447-448; Torre di Guardia 1/1/82 pag.17-20.

[18] Prestate attenzione a voi stessi e a tutto il gregge, pag. 139.

[19] ibid., pag. 139, 140.



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00domenica 24 giugno 2018 23:15
Proseguendo nel nostro excursus nella letteratura ufficiale dei testimoni di Geova, ecco un elenco di citazioni referenziate (di quel genere che di certo non troverete mai nella letteratura dei fuoriusciti) di vari anni. Alcune di esse sono direttamente attinenti agli abusi, altre enunciano un principio generale valido per tutti i reati sulla persona, abusi compresi. [20]


La congregazione cristiana non può proteggere alcuno dei suoi membri se essi rubano, fanno contrabbando, sono colpevoli di bigamia, di assassinio, diffamazione, frode, ecc. La congregazione deve consegnare tali membri colpevoli affinché siano puniti dalle autorità del mondo. Poiché i colpevoli violano le leggi del paese e si oppongono così all’“autorità’’, si mettono contro la disposizione di Dio. La congregazione cristiana non ha ricevuto ordini in merito da Dio e non ha diritto di proteggere questi oppositori e trasgressori della legge, impedendo che siano debitamente puniti dall’“autorità” del paese. Non possiamo ostacolare, opporci o condannare l’esecuzione del krima [21] o giudizio aiutando o nascondendo i trasgressori della legge. Se facesse questo, anche la congregazione cristiana si opporrebbe alla disposizione di Dio. Oltre a lasciare che abbia luogo il krima o “giudizio” sui trasgressori che recano biasimo sul popolo di Dio, la congregazione può disassociare tali violatori della legge. La congregazione non vuole meritare un krima o “giudizio” insieme ai malfattori mettendosi dalla loro parte o cooperando con essi e opponendosi all’“autorità” mondana.” - Torre di Guardia 15/6/1963 pag. 369.




Vi è l'obbligo di sporgere una denuncia quando si hanno motivi ragionevoli e verosimili di ritenere che vi sia un abuso o un rischio sostanziale di abusi e i genitori non sono riusciti a proteggere il bambino. La denuncia deve essere inoltrata immediatamente alle autorità locali per la protezione dei minori. I criminali sessuali sono noti reiteratori dei propri reati. Pertanto, dovrebbe essere intrapresa un’approfondita indagine per assicurarsi che nessun altro bambino sia a rischio a causa della medesima persona. (…) I membri della famiglia dovrebbero essere incoraggiati a discutere dell'abuso con il medico di famiglia. Quest’ultimo può prescrivere una terapia da parte di un professionista specializzato in problemi di salute mentale. Dopodiché, sia la famiglia che il medico potrebbero denunciare il fatto. L'aggressore stesso potrebbe autodenunciarsi, ed è vivamente consigliato di farlo. (…) Gli anziani devono essere consapevoli, tuttavia, che una volta che sono a conoscenza (di un abuso), hanno un obbligo. Non possono limitarsi a confidare che qualcun altro denuncerà. Essi devono portare rapidamente a termine il compito e assicurarsi che ciò sia fatto. Una volta che (l’abuso) è stato denunciato, da loro stessi o da qualcun altro, essi hanno assolto il proprio obbligo. - circolare 29/7/1988 a tutti i corpi degli anziani in Canada. [22]




“Naturalmente, ci sono cose più gravi di un’offesa o di un torto personale. Che dire se siamo vittime di un crimine? […] Quando qualcuno viola la nostra persona o la nostra proprietà, ci sono delle autorità a cui rivolgersi. Potreste chiamare la polizia. […]. Questo è uno dei motivi per cui ci sono tali autorità: per difendere la giustizia. La Bibbia ci dice che l’autorità governativa è “ministro di Dio, vendicatrice per esprimere ira su chi pratica il male”. (Romani 13:4) La giustizia richiede che il governo eserciti la sua autorità, faccia cessare la trasgressione e punisca i trasgressori.” - Torre di Guardia 1/11/91 pag. 4, 5.




Benché non sia responsabilità della congregazione cristiana far rispettare le leggi di Cesare, la natura stessa di certi reati esige che vengano denunciati alle autorità secolari. Può essere necessario incoraggiare il trasgressore a costituirsi alle autorità secolari. - Prestate attenzione a voi stessi e a tutto il gregge pag. 137 §§ 9-10.



“È una decisione personale che la presunta vittima decida di segnalare tali accuse alle autorità secolari.” - circolare 3/2/93 a tutti i corpi degli anziani negli USA. [23]




“A seconda della legge del paese dove vive, è probabile che (l’abusatore) debba scontare una condanna al carcere o affrontare altri provvedimenti da parte dello Stato. La congregazione non lo proteggerà da questo.“ - Torre di Guardia 1/1/97 pag.28, 29.




““Metteteli in guardia contro gli estranei che si interessano insolitamente di loro”. Naturalmente si dovrebbe anche dire ai bambini di stare attenti a qualsiasi persona — anche conosciuta — che faccia loro proposte sconvenienti, e si dovrebbero esortare a riferirlo alle autorità.” - Svegliatevi! 8/4/97 pag.14-15.




“Come membri della comunità in cui Cesare agisce ancora come ministro di Dio e, quindi, ha ancora una certa autorità, tutti nella congregazione cristiana vorranno prendere in considerazione la loro responsabilità personale e morale di avvertire le autorità appropriate nei casi in cui sia stato commesso o esista un rischio che potrebbe essere commesso un reato grave di questo tipo (vedi ks91, pag. 138) Nei casi di abusi sui minori tali autorità possono includere il medico di famiglia, i servizi sociali, il NSPCC, o la polizia.” - circolare 30/1/1992 a tutti i corpi degli anziani in Inghilterra. [24]



Si noti che in quest’ultima direttiva si menziona l’opportunità di richiamare l’attenzione delle autorità anche per abusi possibili e non già sicuramente verificati.



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NOTE IN CALCE


[20] Alcune delle circolari riferite sono disponibili solo in lingua inglese e in tali casi riportiamo nelle note la citazione originale.

[21] Termine del greco biblico per ‘giudizio’.

[22] Citazione originale: ‘There is a duty to report when one has reasonable and probable grounds to believe that there is abuse or a substantial risk of abuse and parents have failed to protect the child. The report shall be mane forthwith to the local child welfare authorities. Sexual offenders are notorious repeaters. Therefore, careful investigation should be undertaken to ensure that no other children are at risk from the same person… ’ family members should be encouraged to discuss the abuse with a family physician. He can arrange for therapy from a suitable mental health professional. Then either the family or the physician could report the matter. The abuser himself could report it and is well advised to do so. (…) Elders must be aware, however, that once they have knowledge, they have an obligation. They cannot just hope that someone else will report. They must follow through quickly and be sure that it is done. Once it is reported, either by them or by someone else, they have discharged the obligation’.

[23] Citazione originale: “It is also a personal decision if the alleged victim chooses to report such accusations to the secular authorities.”

[24] Citazione originale: “As members or the community in which Caesar still acts as God's minister and hence still has a certain authority, all in the Christian congregation would want to consider their personal and moral responsibility to alert the appropriate authorities in cases where there has been committed or there exists a risk that there might be committed a serious criminal offence of this type (see ks91, page 138) In child abuse cases such authorities might include the family doctor, the Social Services, the NSPCC, or the police.”. ‘Cesare’ è un appellativo per “autorità costituite”, impiegato da Cristo (Matteo 22:21). L’NSPCC è un ente britannico per la protezione dei minori.

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00domenica 24 giugno 2018 23:16
Al volgere del secolo, le istruzioni rimangono esattamente dello stesso segno:


“Gli anziani sono pastori spirituali, ma generalmente non sono qualificati per valutare la genuinità e la gravità di una denuncia di abusi sui minori. L'anziano può esprimere profonda e sincera preoccupazione e offrire consigli basati sulla Bibbia in armonia con ciò che è stato pubblicato dalla Società. Nel dare consigli deve sempre ricordare a chi ha riportato (l’abuso) che la congregazione non può prendere in carico la responsabilità che Dio ha affidato alle autorità superiori di gestire i crimini.” - circolare 1/12/2000 a tutti i corpi degli anziani in Inghilterra. [25]




“Se gli anziani della nostra chiesa vengono a conoscenza di casi di abusi su minori, essi agiscono in modo rigorosamente conforme alle leggi che si applicano in materia di segnalazione di abusi sui minori. Incoraggiamo anche i malfattori a fare tutto il possibile per mettere le cose in chiaro direttamente con le autorità. Inoltre, noi non vietiamo né scoraggiamo la vittima o genitori della vittima dal segnalare gli abusi sui minori alle autorità, anche se il presunto autore è un testimone di Geova.“ - comunicato stampa dell’ufficio delle pubbliche relazioni dei testimoni di Geova, 2/1/2001. [26]




“Se l'accusa di molestie su minori è mossa ad un membro della congregazione, gli anziani operano immediatamente per garantire la sicurezza della vittima. Inoltre, fanno ogni sforzo per rispettare la legge. Ciò include l’obbedienza alle leggi che obbligano a riferire l'accaduto alle autorità competenti…. La vittima o la famiglia vittime possono inoltre segnalare la questione alle autorità. Hanno un diritto assoluto di denunciare e nessuno dovrebbe interferire con questa (decisione).” - comunicato stampa dell’ufficio delle pubbliche relazioni dei testimoni di Geova, 7/1/2001. [27]




“Non suggerite mai a nessuno di non sporgere denuncia di abusi sui minori alla polizia o ad altre autorità. Se vi viene chiesto, mettete in chiaro che denunciare o meno il fatto alle autorità è una decisione personale che ciascuno dovrebbe prendere individualmente e che non ci saranno sanzioni in congregazione in nessuno dei due casi. Il che significa che nessun anziano criticherà chiunque presenti un’accusa del genere alle autorità.” - circolare 15/02/2002 a tutti i corpi degli anziani. [28]




“Gli anziani sanno che è diritto assoluto della vittima, della sua famiglia o di chiunque altro di denunciare il fatto alle autorità, se lo desiderano.” - circolare 14/07/2002 a tutti i corpi degli anziani del Regno Unito. [29]




"Gli abusi su minori costituiscono un reato. Non suggerite mai di non denunciare un caso di abusi su minori alla polizia o ad altre autorità. Se venite interpellati, spiegate chiaramente che denunciare o meno il caso alle autorità è una decisione personale e che, qualunque decisione si prenda al riguardo, non si sarà soggetti a provvedimenti disciplinari da parte della congregazione. Gli anziani non criticheranno chi denuncia alle autorità un caso di abuso su minori. Se la vittima intende sporgere denuncia, ne ha tutto il diritto. — Gal. 6:5." - Pascete il Gregge di Dio 12:19.




“Dal punto di vista biblico, gli abusi sessuali su minori costituiscono un grave peccato (Deut. 23:17, 18; Gal. 5:19-21; ks10 cap. 5 par. 10; w97 1/2 p. 29; g93 8/10 p. 10, nt.). I Testimoni di Geova aborriscono gli abusi sessuali su minori (Rom. 12:9). Pertanto, la congregazione non protegge nessuno che commetta simili azioni ripugnanti dalle conseguenze del suo peccato. L’intervento della congregazione in un’accusa di abusi sessuali su minori non ha lo scopo di sostituire l’intervento delle autorità (Rom. 13:1-4). Pertanto, la vittima, i genitori o chiunque presenti un’accusa di questo genere agli anziani dovranno essere informati chiaramente che hanno il diritto di denunciare l’accaduto alle autorità (Gal. 6:5).” - circolare 1/9/2017 a tutti i corpi degli anziani.




Nella seguente circolare si dice addirittura agli anziani che potrebbe essere il caso che essi stessi accompagnino alle autorità un bambino che dichiara di aver subito abusi (questo si applica particolarmente se i tutori legittimi del minore sono assenti o per qualsiasi motivo impossibilitati o non disposti a farlo):


Se il denunciante è un bambino, l’anziano potrebbe offrirsi di accompagnare lui o lei a discutere la situazione con un genitore (purché non sia il presunto abusante) o con una delle autorità di cui sopra [ovvero, ad esempio la polizia o i servizi sociali]. - circolare 1/12/2000 a tutti i corpi degli anziani in Inghilterra. [30]





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NOTE IN CALCE


[25] Citazione originale: “Elders are spiritual shepherds but are generally not qualified to evaluate the genuineness or the seriousness of an allegation of child abuse. The elder may express deep and sincere concern and offer Bible-based counsel in harmony with what has been published by the Society. His counsel should always include advising the complainant that the congregation cannot take over the God-given responsibility of the superior authorities in dealing with crime.”

[26] Citazione originale: “If child abuse becomes known to our church elders, they strictly comply with applicable child abuse reporting laws. We also encourage the wrongdoers to do everything they can to set the matter straight with the authorities. Furthermore, we do not prohibit or discourage the victim or the victim's parents from reporting child abuse to the authorities even if the alleged perpetrator is one of Jehovah's Witnesses.”

[27] Citazione originale: “If an accusation of child molestation is made against a member of the congregation, the elders immediately work to assure the safety of the victim. Also, they make every effort to comply with the law. This includes complying with laws that mandate reporting the incident to the proper authorities. …The victim or the victims family may also report the matter to the authorities. They have an absolute right to report and none should interfere with this.”

[28] Citazione originale: “Never suggest to anyone that they should not report an allegation of child abuse to the police or other authorities. If you are asked, make it clear that whether to report the matter to the authorities or not is a personal decision for each individual to make and that there are no congregation sanctions for either decision. That is, no elder will criticize anyone who reports such an allegation to the authorities.”

[29] Citazione originale: “The elders know that it is the absolute right of the victim, his or her family or anyone else to report the matter to the authorities, if they so wish.”

[30] Citazione originale: “If the complainant is a child the elder might offer to accompany him or her to discuss the situation with a parent (but not the alleged abuser) or to one of the above authorities”. Poco sopra si legge nella stessa circolare: “Such authorities might include the family doctor, the head teacher of the childs school, the social services, the NSPCC, or the police.” Vedi anche nota 12.

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00domenica 24 giugno 2018 23:18
Oltre che alle ‘autorità’ in senso stretto, sono documentate in letteratura (compresi libri e riviste destinati al pubblico) molte decise esortazioni a riferire gli abusi a medici, assistenti sociali o altri soggetti, il che assume implicitamente che l’abuso cessi di diventare un episodio privato e che altri ne vengano a conoscenza. Per esempio:


“Raccomandate alla famiglia di portare immediatamente la vittima dal medico di famiglia. Raccomandate all'aggressore o alla sua famiglia di richiedere l'assistenza di un medico o di uno psicologo”. - circolare 29/7/1988 a tutti i corpi degli anziani del Canada. [31]




“È utile discutere a fondo di ciò che provate. (Confronta Giobbe 10:1; 32:20). Alcuni che sono enormemente afflitti possono decidere di chiedere aiuto a un medico, a un consulente o a un esperto di igiene mentale.” – Svegliatevi! 8/10/91 pag. 9.




“Si deve riconoscere che gli anziani in quanto tali non sono professionisti della salute mentale o terapeuti, ma pastori spirituali. (1 Pt 5: 2). Di conseguenza, non dovrebbero presiedere sessioni in cui le vittime si incontrino insieme per quella che potrebbe sembrare una terapia di gruppo. Né gli anziani dovrebbero impiegare del tempo a leggere pubblicazioni secolari che si occupano di psicologia o psichiatria. Non dovrebbero assumere un ruolo simile a quello di un terapeuta professionista. Chi ha una grave patologia mentale o emozionale può aver bisogno di un aiuto specializzato.” - circolare 23/3/1992 a tutti i corpi degli anziani. [32]




“Naturalmente, molti che preferiscono non parlare del loro doloroso passato sembrano in grado di condurre una vita normale, e questo è lodevole. In molti altri, però, il dolore è più profondo, e questi hanno bisogno di fare uno sforzo cosciente — rivolgendosi se necessario anche a specialisti qualificati — per rimarginare queste gravi ferite dell’infanzia. L’obiettivo è di non sprofondare nell’autocommiserazione. Vogliono spezzare questo circolo vizioso di abusi all’infanzia che piaga la loro famiglia” – Svegliatevi! 8/10/93 pag.12, 13.




Ciò demolisce ogni illazione sulla presunta tendenza ad insabbiare gli abusi; e inoltre citazioni come queste smentiscono la pretesa scarsa fiducia dei testimoni di Geova nelle scienze umane (quali la psicoterapia) finalizzate a fornire supporto alle vittime, secondo il luogo comune, caro agli apostati, per cui ‘il vero cristiano si affida unicamente a Geova Dio’.


Uniformità e distinguo nelle direttive ufficiali: il segreto confessionale. Ai più attenti non sarà sfuggito che, fermo restando il principio della libertà assoluta della vittima di denunciare l’abusatore, per quanto riguarda l’opportunità che gli anziani riferiscano i fatti criminosi avvenute nelle loro congregazioni alle autorità costituite si riscontrano invece delle differenze, ancorché sottili: in paesi come il Canada è considerato mandatorio, e così appare dalla lettura della relativa circolare, in altri casi sembra invece lasciato alla discrezionalità dei singoli. Di fatto alla domanda se, secondo la prassi dei testimoni di Geova, gli anziani debbano riferire o meno gli abusi, la risposta non è né ‘sì’ ne ‘no’, ma che i Testimoni si attengono a quanto disposto dalle autorità del paese in cui vivono [33] .

Questo approccio alla questione è l’unico possibile, in considerazione delle profonde differenze giuridiche esistenti da paese e paese. La definizione stessa di ‘abuso su minori’ non è universale, e può cambiare ad esempio in base all’età della vittima e del colpevole. L’ “età del consenso” per i rapporti sessuali è un parametro suscettibile di oscillazioni anche notevoli da un ordinamento all’altro [34] . Nel momento in cui scriviamo queste righe, in Italia l’età del consenso valida in tutti i casi è di 16 anni, ma una qualche forma di consenso può aversi anche a 13 in base alle circostanze (ad esempio, se un quindicenne ha rapporti con una tredicenne consenziente, non è punibile per legge). In paesi europei come Austria e Germania, l’età del consenso è di soli 14 anni.

A seconda dell’età dei soggetti coinvolti nel presunto abuso, la denuncia potrebbe dunque non solo non essere obbligatoria, ma addirittura non essere possibile. Ulteriori parametri che entrano in gioco nella materia, ovvero se vi siano l’obbligo e/o le basi per una denuncia penale, sono il ruolo professionale (es. operatore sanitario) di chi viene a sapere dell’abuso o il grado di parentela del molestatore, l’eventuale qualità di tutore di quest’ultimo e molti altri. E questo è uno dei motivi per cui si raccomanda agli anziani di contattare immediatamente i legali dell’Ufficio Centrale in casi di reati sessuali, che possono fornire la necessaria consulenza.

Altro fattore contemplato in giurisprudenza, e imprescindibile nel dibattito, è quello del segreto confessionale, ovvero il diritto/dovere alla riservatezza sui fatti raccolti nell’esercizio della confessione. La legge italiana tutela il segreto confessionale come parte del “segreto professionale”. Ecco cosa si legge nel Codice di Procedura Penale, articolo 200, comma 1:


“Non possono essere obbligati a deporre su quanto hanno conosciuto per ragione del proprio ministero, ufficio o professione, salvi i casi in cui hanno l'obbligo di riferirne all'autorità giudiziaria […] i ministri di confessioni religiose, i cui statuti non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano.”



I sacerdoti cattolici in Italia in forza del segreto confessionale non sono tenuti alla denuncia alle autorità, nemmeno di fatti gravi come gli abusi sui minori, e quello che ad un esame epidermico può apparire come un limite o anche una grave falla morale, è rivendicato con forza dai vertici della Chiesa come un diritto imprescindibile. Il Cardinale Bagnasco, che all’epoca della dichiarazione era presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha fatto riferimento alle linee guida della CEI sulla pedofilia (02/2016) secondo le quali ‘i vescovi non sono «pubblici ufficiali» e dunque non sono obbligati a denunciare all'autorità giudiziaria casi di abusi sessuali nei confronti dei minori che sono di loro conoscenza. “Il Vaticano prescrive di rispettare le leggi nazionali e sappiamo che la legge italiana non riconosce questo dovere”’ [35] .



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NOTE IN CALCE

[31] Citazione originale: ‘Recommend family take victim to family physician immediately. Recommend abuser or family seek physician's or psychologist's assistance.’

[32] Citazione originale: ‘It must be recognized that elders as such are not mental-health professionals or therapists but are spiritual shepherds. (1 Pet. 5:2) Consequently, they should not conduct sessions where victims have come together for what some may view as group therapy. Nor should elders spend time reading secular publications dealing with worldly psychology or psychiatry. They should not take on a role similar to that of a professional therapist. Someone who has a serious mental or emotional illness may need professional help.’

[33] Parimenti il diritto canonico della Chiesa Cattolica non prevede alcun obbligo generale di denunciare ministri accusati di atti pedofili, e anche in questo caso ci si limita ad un richiamo al rispetto dell’ordinamento vigente nello stato in cui si verificano i fatti. Le linee guida su ‘presunti abusi sessuali nei confronti di minori, compiuti da chierici’ devono ‘tener conto della legislazione del Paese della Conferenza, in particolare per quanto attiene all’eventuale obbligo di avvisare le autorità civili’. - Lettera circolare per aiutare le Conferenze Episcopali nel preparare linee guida per il trattamento dei casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici, Congregazione per la Dottrina della Fede, 3 maggio 2011.

[34] it.wikipedia.org/wiki/Et%C3%A0_del_consenso .

[35] Il Messaggero, “Pedofilia, Bagnasco: «Niente obbligo di denuncia degli abusi per rispetto delle vittime»”, articolo on-line del 29 marzo 2014.

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00domenica 24 giugno 2018 23:18
Nel nostro paese i ministri di culto dei testimoni di Geova “possono legittimamente appellarsi al segreto confessionale, così come fanno i preti cattolici”, come stabilito da una sentenza della Procura della Repubblica del 1997, che ha assolto dall’accusa di favoreggiamento due anziani di congregazione i quali non avevano rivelato al magistrato ciò che avevano appreso in confessione a proposito di un caso di molestie su minori. [36]

In molti degli Stati Uniti d’America, quali l’Illinois e la California, il segreto confessionale rappresenta una norma inderogabile in questa delicata materia. Ad esempio, secondo il Child Abuse and Neglect Reporting Act, operante in California con valore di codice di procedura penale, l’obbligo di denuncia non si applica alle comunicazioni ricevute in penitenza, ovvero ‘a ciascuna comunicazione, che si intende confidenziale, che include, ma non è limitata a, una confessione sacramentale, fatta ad un membro del clero che, nel corso della disciplina o dell’esercizio della sua chiesa, denominazione o organizzazione, ha l’obbligo di tenere segrete tali comunicazioni” [37] .

In un altro stato degli USA, la Louisiana, nel 2016 un giudice ha prosciolto un sacerdote cattolico dall’accusa di negligenza per non aver denunciato un abuso compiuto da un fedele della sua parrocchia su una minorenne, sentenziando che la richiesta di violare il segreto confessionale costituisce una “violazione del Primo emendamento, la libertà di svolgere liberamente l'esercizio della propria religione”. [38] L’anno prima, per la stessa motivazione era stata annullata in appello una condanna contro la WT in quello che è noto come ‘caso Candace Conti’ (si veda l’ Appendice B).


Obbligo morale di denuncia? Vero è che legge e morale non vanno necessariamente d'accordo: che un comportamento sia inattaccabile dal punto di vista giuridico non lo qualifica automaticamente come etico o condivisibile. Si può quindi asserire che gli anziani di congregazione dei testimoni di Geova avrebbero almeno un obbligo morale di denunciare gli atti di pedofilia, laddove non sussista un’esplicita imposizione di legge? O in alternativa che essi debbano suggerire alle vittime e ai loro tutori di fare lo stesso?

Chi sostiene questo principio dovrebbe chiedersi perché l’obbligo di denuncia non è sempre previsto nei moderni ordinamenti civili, anche in alcuni fra i paesi più evoluti dal punto di vista dei diritti sociali. La verità è che proprio la delicatezza estrema della questione rende poco credibile l’idea di una norma morale valida in assoluto (‘un presunto abuso va denunciato sempre e comunque’), e più confacente a certa retorica da rotocalco che alla realtà [39]. O forse dovremmo dire: più confacente ad uno stato di dittatura che alla democrazia. Si può affermare infatti che, laddove esistesse in effetti un obbligo di denuncia, ci si dovrebbe adattare senz’altro? Ciò sarebbe necessariamente “etico” o “umano”? Poniamo il caso di quei paesi islamici in cui l’omosessualità viene sanzionata con la pena di morte: se degli anziani testimoni di Geova dovessero venire a sapere di un conservo che ha una relazione omosessuale, che anche la Bibbia condanna, dovrebbero sentirsi dunque in obbligo di segnalarlo alle autorità del paese?

Tornando alla questione abusi, anzitutto ripetiamo, e non si ripeterà mai abbastanza, che il fatto che gli anziani non presentino denuncia non significa necessariamente che questa non avrà luogo e il colpevole non subirà conseguenze, dato che la vittima e la sua famiglia hanno piena libertà di portarlo in tribunale. Se si pone il problema che gli abusi siano eventualmente denunciati dagli anziani, può essere solo perché la famiglia della vittima non ha voluto farlo. E se non l’ha fatto, è indispensabile interrogarsi sul perché di tale omissione.

È verosimile che solo chi ne abbia avuto esperienza diretta comprenderebbe la tempesta di emozioni che può scatenarsi nella psicologia di un essere umano in un caso come questo: emozioni difficilmente conciliabili con l’assurda idea di un gruppo religioso concepito come una specie di confidente della polizia. Consideriamo ad esempio il caso in cui le molestie siano state perpetrate una o due volte dal fratello maggiore di una ragazzina. Si può pretendere che la madre vada difilato dalle forze dell’ordine a denunciare il proprio figlio molestatore? Se essa rifiuta di prendere in considerazione tale alternativa, sarebbe d’accordo che lo facessero gli anziani o chiunque altro?

O immaginiamo che si senta parlare di un abuso ma ne manchino le prove: pretendereste che qualcuno, un anziano ad esempio, vada a denunciarlo? Supponete che l’autorità convochi la vittima e i suoi genitori e che questi ultimi neghino i gli abusi (in precedenza narrati nel corso di conversazioni occasionali) o affermino di non essere sicuri di cosa sia realmente accaduto. Quali pensate potrebbero essere le conseguenze per l’anziano che si è recato precipitosamente a denunciare i fatti, se non quella di subire a sua volta una reazione legale per diffamazione da parte dell’accusato, a causa di molestie che non è stato possibile dimostrare? [40] E che dire del minore e della sua famiglia, costretti a parlare alle forze dell’ordine di episodi spiacevoli e che avrebbero preferito rimanessero riservati? [41] E tutto ciò a causa di una iniziativa legale non concordata con i diretti interessati. Come si vede, l’idea per cui esisterebbe sempre e comunque l‘obbligo morale’ di denunciare gli abusi è quanto meno grossolana. Ed è una certezza ampiamente riconosciuta anche in ambito secolare. Ad esempio, secondo il NSW Health, un dipartimento australiano del Ministero della Salute (stato del Nuovo Galles), “Alle vittime si dovrebbe concedere il diritto di determinare se rivolgersi alle autorità oppure no, e la loro volontà dovrebbe essere rispettata” [42] .

Non esiste dunque una indicazione unitaria data agli anziani di denunciare gli abusi, se non laddove imposto dalla vigente legislazione. Inoltre non esiste alcuna indicazione per cui sulle famiglie delle vittime si debba fare pressione perché siano queste a esercitare il proprio diritto di presentare una denuncia. Una circolare del 2017 riportava quanto di seguito:


L’intervento della congregazione in un’accusa di abusi sessuali su minori non ha lo scopo di sostituire l’intervento delle autorità (Rom. 13:1-4). Pertanto, la vittima, i genitori o chiunque presenti un’accusa di questo genere agli anziani dovranno essere informati chiaramente che hanno il diritto di denunciare l’accaduto alle autorità (Gal. 6:5). - circolare 1/9/2017 a tutti i corpi degli anziani.



Si parla dunque di ‘informare’ di tale possibilità e non di ‘consigliarla’. Ma nemmeno tale chiara indicazione, per quanto discrepante con l’idea che fra i Testimoni vi sarebbe un problema di silenziamento omertoso dei casi di abusi, basta a soddisfare i bastian contrario della parte avversa, per i quali gli anziani dovrebbero appunto incoraggiare la denuncia e magari trascinare i genitori della vittima per il bavero della camicia alla più vicina caserma dei carabinieri per dare seguito all’azione giudiziaria: come se l’interesse primario di costoro fosse non il benessere della vittima, ma rifarsi legalmente sull’abusatore.



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NOTE IN CALCE


[36] Confessione segreta per gli anziani di Geova, articolo de La Repubblica del 21 febbraio 1997.

[37] Pen. Code, § 11166, subds. a), d)(1); traduzione di tdgonline.

[38] Louisiana: la legge non può obbligare i sacerdoti a violare il segreto confessionale, ne Il Sussidiario, 02/03/2016.

[39] È utile rilevare che, nei servizi in cui giornalisti e intrattenitori televisivi hanno fatto cenno all’obbligo morale che avrebbero gli anziani di denunciare i presunti pedofili (ad es. nel varietà Le Iene, puntate del 26/01 e dell’1/03/2016), non risulta mai che essi o qualcuno dei fuoriusciti intervistati l’abbia a sua volta fatto, malgrado fossero anch’esse persone informate dei fatti.

[40] In questo articolo si può leggere il caso di un ex-testimone di Geova accusato di detenzione di materiale pedopornografico: www.sanluisobispo.com/news/local/crime/article39058014.html. Il suo avvocato, Guy Galambos, nel corso del processo ha accusato gli anziani di aver violato la legge perché tale materiale, messo poi a disposizione del giudice, era venuto originariamente fuori durante il comitato giudiziario e sarebbe dunque stato coperto dal segreto confessionale.

[41] Il Cardinale Bagnasco ha illustrato la posizione del clero cattolico con una osservazione che in linea di principio è senz’altro condivisibile: “ciò che è più importante - ha aggiunto - è il rispetto delle vittime e dei loro familiari che non è detto vogliano presentare denuncia, per ragioni personali. Bisogna essere molto attenti affinché noi sacerdoti, noi vescovi non andiamo a mancare gravemente di rispetto alla privacy, alla discrezione alla riservatezza e anche ai drammi di eventuali vittime che non vogliano essere "messe in piazza", brutalmente parlando». - Il Messaggero, “Pedofilia, Bagnasco: «Niente obbligo di denuncia degli abusi per rispetto delle vittime»”, articolo on-line del 29 marzo 2014.

[42] Citazione originale: “The victim should be given the right to determine whether it is to go to the authorities or not,… And their wish in that matter should be respected”. - Sharing the un-shareable: A resource for women on recovering from child sexual abuse, Education Centre Against Violence, NSW Health 201, p.21.

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00domenica 24 giugno 2018 23:19
La pervicacia con la quale fuoriusciti e altri detrattori insistono su questo punto, quando serissime motivazioni sembrano avvertire del contrario, può apparire bizzarra, ed è invece del tutto naturale. I detrattori dei testimoni di Geova, come dicevamo in premessa, non sono mossi da una reale intenzione di vedere rivendicati i diritti delle vittime né tantomeno di contenere il fenomeno degli abusi, che costituisce anzi un prezioso input alla cultura dell’odio, ma di fare più ‘rumore’ possibile. Un caso di abusi che nasce e muore nel silenzio delle mura domestiche perde tutto il proprio potenziale di discredito verso i testimoni di Geova, mentre uno che viene denunciato ha almeno qualche possibilità di riscontrare una certa eco sui media e dunque di condizionare negativamente l’opinione pubblica. È abbastanza auto-esplicativa di questa mentalità ‘forcaiola’ l’insistenza a sdoganare per ‘immorale’ l’omissione di una denuncia anche quando non obbligatoria - o addirittura quando tale omissione è tutelata - per legge, ma, guarda caso, solo se ha per oggetto gli abusi sessuali. Non ritroviamo la stessa veemenza quando si parla di reati quali l’uso di marmitte non omologate o la violazione del copyright, fatti che, se pur possono suscitare meno abominio degli abusi sessuali, hanno parimenti un impatto sociale non indifferente.

Corre comunque l’obbligo di evidenziare che le denunce penali non sono 'passeggiate di salute', costano tempo, denaro e soprattutto risorse emotive. Agli hobbisti della polemica sfugge evidentemente il fatto che portare un minore in tribunale può significare sottoporlo ad un elevato stress psicologico, incluso quello che deriva dal rivivere, e dal descrivere ad altri, i propri traumi. Si noti questo contributo di una specialista:


"Il primo e più significativo rapporto tra minore e struttura giudiziaria è quello dell'interrogatorio e dell'audizione del minore, in cui il bambino viene ascoltato in qualità di testimone in un procedimento penale e, nei casi in cui il giudice ritenga opportuno, in un procedimento civile o amministrativo.

Le disposizioni giuridiche previste dal nostro paese, che regolano l'audizione del minore in ambito penale, sono rappresentate dalle norme del Codice di Procedura Penale. Con l'introduzione del Codice del 1988, il problema dell'audizione del minore è diventato ancora più significativo: infatti, rispetto al sistema precedente, l'adozione del modello accusatorio prevede la formazione della prova nella fase dibattimentale, cosicché le indagini precedentemente esperite e le testimonianze ottenute dagli organi di polizia giudiziaria o dal pubblico ministero devono essere necessariamente riproposte nel corso del dibattimento. Infatti, quando in dibattimento, nel corso di un esame, un testimone rende dichiarazioni diverse da quelle rese in momenti precedenti, la parte che lo interroga può contestargli la difformità.

Questo sistema, se da un lato consente, in linea generale, una duplice verifica delle dichiarazioni testimoniali, dall'altro, nei processi in cui vittima sia un minore, comporta che quest'ultimo venga sottoposto a più esperienze traumatiche per diversi motivi, in quanto è chiamato ad esporre e a rivivere per più volte la propria dolorosa esperienza". [43]




L’argomento si accompagna con un altro, e cioè: l'illusione secondo la quale adire le vie legali equivalga necessariamente a ottenere giustizia. La realtà dei fatti dice purtroppo il contrario. Secondo Nadia Somma, "nel luogo che dovrebbe restituire dignità alle vittime di violenza spesso si consuma il tradimento della fiducia nella giustizia". "Ancora oggi, il trauma del bambino e il suo essere testimone della violenza viene messo continuamente in discussione e Gloria Soavi, presidente del Cismai, ha detto che, a volte, viene considerata un’attenuante la presenza della bambina in rete con profili che sono giudicati seduttivi dagli inquirenti e dai giudici". "L’approccio alla testimonianza della parte lesa continua ad essere la ripetizione di un racconto dettagliatissimo fin nei minimi particolari delle violenze subite, esponendo le vittime ad una sorta di prova ordalica (può accadere anche a bambine o bambini) e a ciò si aggiunge l’esperienza terribile di sentire stravolgere nel processo la narrazione di ciò che in prima persona si è vissuto." [44] E, nel corso dei lavori della Royal Commission australiana (2015-2017), si riconobbe che “la risposta della giustizia criminale agli abusi sessuali sui minori comporta un procedimento lungo e difficile di segnalazione, investigazione, accusa, ricerca delle prove e prescrizione. La sentenza è uno degli stadi finali di tale processo; comunque il numero di persone giudicate e condannate per abusi sessuali su minori rappresenta una quantità piccolissima di quanti commettono tali delitti. Il tasso dei rilasci è molto alto e di conseguenza pochissimi colpevoli sono chiamati a rispondere, e solo una piccola parte delle vittime può ottenere giustizia dal processo” [45] .


La famiglia della vittima potrebbe inoltre ritenere che l’intervento delle autorità nella propria vicenda personale recherebbe una pubblicità indesiderata alla medesima, e dunque preferire che il fatto non venga reso pubblico. Le vittime degli abusi, per triste paradosso, possono essere ‘ghettizzate’ nella loro presunta condizione di persone ‘segnate a vita’ da eventi sgradevoli e ciò può comprometterne il normale inserimento nella comunità, nell’ampia gamma delle possibilità che la vita offre all’individuo sociale, dall’inserimento nel mondo del lavoro alla prospettiva di farsi una famiglia e avere dei figli. Non è strano che dei genitori mettano in campo ogni sforzo per dimenticare l’accaduto come parte del percorso di superamento del medesimo e che ciò passi talvolta anche per l’opzione della rinuncia alle vie legali.

Esistono insomma molte valide ragioni per le quali la famiglia della vittima potrebbe essere riluttante a prendere la via dei tribunali. In tutti i casi, agire d’iniziativa, o forzare o anche solo persuadere le vittime a rivolgersi alle autorità costituisce per gli anziani, come si è visto, un evidente azzardo e un attentato al sacrosanto diritto personale di decidere da sé il da farsi.



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NOTE IN CALCE

[43] Laila Fantoni, Il minore sessualmente abusato: vicende processuali e trattamento terapeutico, Università di Firenze, 2003.

[44] Nadia Somma, Abusi sessuali, in tribunale le vittime non trovano né giustizia né solidarietà, Il Fatto Quotidiano, articolo del 18/02/2016.

[45] Citazione originale: “A criminal justice response to CSA entails a long and difficult process of reporting, detection, prosecution, trial and disposition. Sentencing is one of the final stages of this process, however the number of people convicted and sentenced of CSA represents a very small proportion of those who commit such offences. Attrition rates are very high and accordingly very few offenders are held to account, and only a small number of victims can be vindicated through this process.” - Royal Commission into Institutional Responses to Child Sexual Abuse - Submissions on behalf of Watchtower Bible and Tract Society of Australia & Others, 9/11/2015, § 9.207 nt.
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00domenica 24 giugno 2018 23:19
Il segreto confessionale: fra diritto legale e necessità. Il segreto confessionale, ovvero l’obbligo (per il diritto ecclesiastico) e la facoltà (per quello civile) di non rivelare ad altri - incluse le autorità costituite - i fatti, per quanto gravi, raccolti nelle confessioni da parte di membri della comunità agli anziani, può sembrare un ostacolo alla soluzione del problema degli abusi se non addirittura un inatteso alleato dei responsabili di tali reati. L’assenza (o l’inottemperanza) del segreto non impedirebbe il ripetersi delle molestie? Il ragionamento ha una sua logica nel breve periodo, ma risulta controproducente nel lungo. Si pensi ad un molestatore intenzionato a confessare spontaneamente agli anziani i propri errori. Se qualcosa può indurlo a parlare, a rivolgersi ad una figura da lui riconosciuta come ‘pastore’ o consigliere spirituale, evidentemente è proprio la speranza che le sue confidenze (laddove non imposto dalla legge) non saranno riferite. La certezza del contrario costituirebbe viceversa un ovvio disincentivo alla confessione e quindi un rischio più che potenziale di reiterazione degli abusi, che il responsabile riterrà di gestire unicamente nella sua sfera privata.

Si tende poi a dimenticare che un testimone di Geova accusato di molestie è pur sempre un cristiano che necessita di assistenza spirituale e ha diritto di essere aiutato a ripristinare il proprio rapporto con Dio e con la fratellanza, e questo a prescindere dall’intervento delle autorità, che la vittima o i suoi familiari sono liberi in ogni caso di invocare. Così come gli anziani non hanno titolo a giudicare l’individuo o i fatti che gli vengono addebitati sul piano legale, la polizia o i magistrati non l’hanno ovviamente ad aiutarlo sul piano spirituale ed è anche questa una esigenza che va colmata da soggetti idonei: a ciascuno il suo ruolo. Ecco come l’Organizzazione sintetizza il concetto:


“Nella maggioranza delle fedi, evitare il peccato, il pentimento, il perdono dei peccati e la compassione per la vittima ed il peccatore sono principi centrali. Molti non credenti a volte non capiranno o non possono capire in che modo o perché un cristiano potrebbe perdonare un peccatore pentito e praticare la compassione.” [46]



È interessante come proprio la guida spirituale che il peccatore riceve come risultato della confessione è spesso citata in diritto come una delle ragioni per la tutela di tale disposizione. Ad esempio:


“Il privilegio della confessione riconosce il bisogno umano di rivelare ad un consigliere spirituale, in totale e assoluta confidenza, quelli che si suppongono essere atti o pensieri impuri e di ricevere in cambio conforto pastorale e guida” [47] .



Per ragioni similari, ove previsto dai dispositivi di legge, il ‘segreto professionale’ può dare facoltà ad uno psicologo, a un medico o a un assistente sociale di non rivelare a nessuno, autorità comprese, l’ammissione di un paziente delle proprie tendenze pedofile. E parimenti si può riconoscere che la non ottemperanza del segreto professionale avrebbe il naturale effetto di dissuadere l’individuo dal rivolgersi ad uno specialista e di privarlo di una possibilità di recupero.

Il segreto confessionale e quello professionale non sono dunque una forma di “omertà legalizzata”, ma salvaguardano l’efficacia operativa delle categorie di persone cui sono rispettivamente riconosciuti; la violazione del segreto rischia di produrre (come è stato acutamente sintetizzato) “per un pedofilo in galera, dieci che rimangono nell’ombra” per evitare una denuncia sicura.



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NOTE IN CALCE

[46] Citazione originale: “Within most religions, avoiding sinning, repentance for one’s sins, the forgiveness of sins and compassion for the victim and sinner are central tenets. Many non-religious people sometimes will not, or cannot, understand how or why a Christian may forgive a repentant sinner and exercise compassion in so doing.” - ibid., § 3.11.

[47] Roman Catholic Archbishop of Los Angeles v. Los Angeles Superior Court (2005) 131 Cal.App.4th 417, 443; traduzione di tdgonline.
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00domenica 24 giugno 2018 23:24
Informare la Betel o le autorità? In questo sottotitolo è stata volutamente inserita una fallacia logica, quella che va sotto il nome di falso aut aut: molti detrattori sostengono che, nel momento in cui si verifichi un abuso sessuale, gli anziani sarebbero tenuti a informare subito l’ufficio legale della loro sede centrale (detta Bètel, dall’ebraico ‘casa di Dio’), che è vero, ‘invece delle autorità’. Quest’ultimo inciso è però ingannevole e l’inganno è celato nell’avverbio ‘invece’, che introduce un’alternativa inesistente nei fatti. Che gli anziani siano incoraggiati a contattare il proprio ufficio legale non ha nulla a che vedere con la libertà da parte degli abusati, libertà che si è abbondantemente comprovata, di denunciare gli abusatori. Le due cose non hanno né una relazione di causa-effetto, né una relazione cronologica: l'abusato potrebbe essere andato alla polizia prima ancora che gli anziani abbiano avuto il tempo materiale di telefonare alla filiale.

Ci si possono chiedere i motivi di tale premura, ma la questione è francamente ovvia. I testimoni di Geova, anche se non paragonabili per dimensioni alle confessioni di maggioranza, sono pur sempre un'organizzazione colossale: oltre otto milioni di fedeli, e quasi venti milioni fra fedeli e simpatizzanti (dati del 2018); svolgono il loro proselitismo in più di duecento paesi; quasi in tutti hanno una sede amministrativa principale. Nel nostro paese, ove sono diffusi con la ratio di più di quattro testimoni di Geova ogni mille italiani, vi sono centinaia di Sale del Regno e migliaia di congregazioni: vi si trovano, se non proprio una parrocchia per ogni rione come avviene per la Chiesa Cattolica, come minimo una congregazione per ogni comune di almeno 10.000 abitanti, e decine di congregazioni nelle grandi città. Nel momento in cui scriviamo, nella sola hinterland della capitale Roma (escludendo quindi la provincia), come si evince dal sito istituzionale jw.org dell'Organizzazione, vi sono ben 78 congregazioni. È impensabile che una simile, colossale struttura sia priva di un sistema interno di consulenza legale. Comprensibilmente, gli anziani delle singole congregazioni, che non possiedono che in casi eccezionali il necessario know-how in materia di abusi su minori, sono invitati a prendere immediatamente contatto con l'ufficio centrale di Roma quando questi si verificano. [48]

Le indicazioni date agli anziani sono di contattare l’ufficio centrale anche nei casi in cui nove persone su dieci dubiterebbero di tale necessità, ad esempio se l’accusato di tali atti è morto o è stato condannato all’ergastolo. I detrattori saranno comunque probabilmente delusi di apprendere che una delle prime cose che l’ufficio legale può ordinare agli anziani di fare (in dipendenza del paese in cui si sono verificati gli abusi) è… appunto di avvertire le autorità. Si noti questa citazione, valida per la Gran Bretagna:


“La nostra posizione è che le autorità secolari devono giudicare il crimine, mentre gli anziani devono giudicare il peccato. Per scongiurare un fallimento della giustizia ordinaria gli anziani non deve interferire con le indagini secolari sugli abusi sui minori, né ostacolarle o impedirle. Essi devono assicurare che le leggi secolari siano rispettate (Romani 13:1). A tal fine essi sono istruiti a contattare il reparto legale della Betel ogni volta che ricevono informazioni anche da una sola persona che sostiene che si sarebbero verificati abusi sui minori. Quando si riceve un rapporto, il reparto legale fornisce indicazioni al fine di assicurare che:

1. La presunta vittima e le altre vittime potenziali siano protetti da eventuali abusi.

2. Sia dato il consiglio [alle vittime e alle famiglie delle vittime] di denunciare il crimine alle autorità competenti e di rispettare ogni ulteriore obbligo di legge.” - circolare 14/07/2002 a tutti i corpi degli anziani del Regno Unito. [49]



Come abbiamo già segnalato, l’indicazione di ‘consigliare alle vittime una denuncia alle autorità’ è specifica per gli anziani di questo e di altri paesi e non è un fattor comune riscontrabile nelle direttive per i testimoni di Geova in tutto il mondo.



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NOTE IN CALCE

[48] È noto come i testimoni di Geova vantino avvocati di prim’ordine; e anzi hanno fatto storicamente parte di tale organizzazione veri e propri luminari delle scienze giuridiche, quali Hayden Covington, che detiene tuttora il record di cause vinte presso la Corte Suprema degli USA (37 su 44) ed è considerato fra i 100 più grandi avvocati statunitensi del XX secolo (John R.Vile, Great American Lawyers: An Encyclopedia); W. Glen How, che ha contribuito a due importanti codici di leggi canadesi, la Carta dei diritti (1960) ed il Charter of Rights and Freedoms (1982); il francese Alain Garay, che è anche ordinario di Diritto Religioso presso l' Université d'Aix-Marseille III, materia della quale è considerata una vera e propria autorità internazionale; e ancora Victor Blackwell, André Carbonneau, Christian Paturel e moltissimi altri.

[49] Citazione originale: “Our position is that the secular authorities deal with crime while elders deal with sin. To avoid a miscarriage of justice elders must not interfere with, prevent, or impede any secular investigation into child abuse. They must ensure that secular laws are adhered to (Romans 13:1). To that end they are instructed to contact the legal dept at Bethel whenever they receive information from even one person who alleges that child abuse has occurred. When a report is received guidance is given by the legal dept to ensure that: 1. The alleged victim and other potential victims are protected from possible abuse. 2. The council is given to report crime to the proper authorities and to comply with any additional legal requirements”
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00domenica 24 giugno 2018 23:45
LA ‘REGOLA DEI DUE TESTIMONI’

Quando si discute di gestione delle molestie ai danni di minori da parte dei testimoni di Geova, è fatale che ci si imbatta prima o poi nella cosiddetta ‘regola dei due testimoni’. Si tratta di un principio enunciato da Gesù Cristo in persona, come riportato dal vangelo:


Matteo 18:16 - Ma se non ti ascolta, prendi con te uno o due altri, così che ogni questione sia stabilita sulla base della dichiarazione di due o tre testimoni. [50]



È da notare che Gesù mutuava, e quindi implicitamente riconfermava, un articolo di legge dell’Antico Testamento:


Deuteronomio 19:15 - “Un solo testimone non può far condannare una persona per un qualunque errore o un qualunque peccato che questa commetta. La questione dev’essere stabilita sulla base della dichiarazione di due o tre testimoni.



È dunque una ‘prassi’ del diritto giudaico citata molte volte in tutte le Scritture, e della quale lo stesso Gesù, condannato sulla base della testimonianza di una doppia deposizione da parte di falsi testimoni, fu vittima (Matteo 26:59-61). Essa, nella sua corretta applicazione, era cara anche all’apostolo Paolo, come risulta evidente dalle sue lettere:


2 Corinti 13:1- Questa è la terza volta che intendo venire da voi. “La questione dev’essere stabilita sulla base della dichiarazione di due o tre testimoni”.




1 Timoteo 5:19 - Non dare credito a un’accusa contro un uomo anziano se non vi sono due o tre testimoni.



In buona sostanza, la regola afferma quindi che un’accusa qualsiasi indirizzata ad un cristiano, inclusa quella di abusi su bambini, non può considerarsi decisiva se, in mancanza di una franca ammissione di colpa da parte del diretto interessato o di prove indirette o indiziarie [51] , mancano anche almeno due testimoni che siano pronti a certificarla. In base alle istruzioni fornite agli anziani in applicazione di tale principio scritturale, “non si può intraprendere nessuna azione se c’è un solo testimone” del peccato; i testimoni devono essere almeno due, e possono essere impiegati come testimoni anche bambini, non testimoni di Geova e persino ex aderenti al gruppo [52]. È una disposizione a tutela dell’accusato, una norma che oggi definiremmo ‘garantista’ e che appare abbastanza logica nella formulazione e nelle finalità. Troppo spesso si dimentica infatti che di un individuo cui si addebita una colpa, a prescindere da quanto grave sia, va dimostrata la colpevolezza e non l’innocenza. Il principio della pluralità dei testimoni è largamente presente anche in giurisprudenza: la testimonianza oculare può essere rafforzata da quella delle parti in causa (accusa o difesa) che sia in grado di esibirla sotto forma di più deposizioni, ciascuna dal proprio, indipendente punto di vista. Quando tale pluralità non è disponibile, la singola testimonianza oculare è ritenuta una ‘prova debole’ se non altrimenti corroborata [53].

Vi invitiamo ora a seguirci attentamente in quest’analisi della ‘regola dei due testimoni’: scoprirete come si tratti nient’altro che di un fulgido esempio della disonestà intellettuale di chi vi fa ricorso e, soprattutto, della surreale confusione che può ingenerare in chiunque si fidi della dialettica ingannevole dei fuoriusciti.



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NOTE IN CALCE

[50] Si veda anche Giovanni 8:17.

[51] Prestate attenzione a voi stessi e a tutto il gregge pag. 111 § 5; Pascete il gregge di Dio 5:11.

[52] Pascete il gregge di Dio 5:37.

[53] “Nel sistema processuale la testimonianza occupa un posto centrale e lo è ancor di più nei casi di un sospetto abuso sessuale poiché il minore, oltre che vittima, è spesso l'unico testimone oculare disponibile. La testimonianza possiede una parte di verità oggettiva ed un'altra parte di costruzione soggettiva che va verificata di caso in caso, in relazione al tipo di persona che testimonia e al suo coinvolgimento. Per questo motivo ogni testimonianza deve essere letta in un quadro più ampio, come fonte per la ricostruzione storica dei fatti, ma non come elemento sul quale basare le indagini o l'esito del processo. Occorre cioè, attraverso verifiche incrociate, che la testimonianza possa essere confermata da altre risultanze o che sia essa a confermare altre prove e non costituire di per sé l'elemento fondante il giudizio.” - Laila Fantoni, Il minore sessualmente abusato: vicende processuali e trattamento terapeutico, Università di Firenze, 2003.
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00domenica 24 giugno 2018 23:46
Pertinenza e contesto di applicazione della regola. La prima e più importante questione da sollevare è quale sia l’ambito di applicazione della regola. I detrattori la riferiscono in modo volutamente generico, quando si parla di abusi che si verificano nelle congregazioni, asserendo che ‘ai testimoni di Geova non è consentito procedere a meno che non vi siano almeno due testimoni distinti dell’abuso’. Quel ‘procedere’ nasconde una piccola astuzia, dato che nove ascoltatori su dieci disgraziatamente non si pongono la domanda giusta: procedere a cosa? Cosa è che viene esattamente precluso a chi afferma di essere a conoscenza di un abuso del quale è stato unico testimone?

La 'regola dei due testimoni' ad esempio ha qualche rapporto con la libertà di denunciare un predatore sessuale? La risposta è ‘no’. Non vi è alcuna relazione, nemmeno minima, fra le due cose. Si noti al contrario cosa si legge nelle direttive ufficiali:


“Gli anziani … fanno ogni sforzo per rispettare la legge. Ciò include l’obbedienza alle leggi che obbligano a riferire l'accaduto alle autorità competenti. Questo viene anche fatto quando il bambino è l'unico a riferire il comportamento scorretto o quando gli anziani hanno ricevuto la denuncia di molestie in confessione.” - comunicato stampa dell’ufficio delle pubbliche relazioni dei testimoni di Geova, 7/1/2001. [54]



E ancora:


Abbiamo a lungo istruito gli anziani di riferire le accuse di abusi sui minori alle autorità dove richiesto dalla legge, anche se vi è un solo testimone. (Romani 13:1) In tutti i casi, gli anziani sanno che se la vittima vuole sporgere denuncia è suo diritto assoluto farlo” - circolare 24/05/2002 a tutti i corpi degli anziani negli USA. [55]




Secondo la prassi dei testimoni di Geova, fondata sulle Scritture, la vittima di atti di pedofilia, i suoi genitori o chiunque altro possono dunque adire le vie legali indipendentemente dal fatto che i testimoni degli abusi siano due, uno solo, o anche (al limite) zero. Possono inoltre procedere senza chiedere alcun parere al corpo degli anziani, i quali comunque, se interpellati, si limiterebbero a dire che i diretti interessati possono agire come credono. Il principio biblico dei due testimoni del peccato viene utilizzato dai tdG unicamente per uno scopo: disassociare il pedofilo. E qui si apre un ‘vulnus’ grande come un crepaccio appenninico nei ragionamenti apostati: ciò a cui la 'regola geovista dei due testimoni' fa da ostacolo è proprio la disassociazione, ovvero quel medesimo provvedimento disciplinare che descrivono come disumano e sul quale imbastiscono, nei forum di Internet, chilometriche pagine di polemiche.

La contraddizione può stupire chi non conosce il fenomeno dei fuoriusciti dei testimoni di Geova, e non è aduso al micidiale cocktail di autocommiserazione e perbenismo di cui è fatta la loro ideologia; ma, a ben vedere, la logica ne offre una spiegazione abbastanza chiara. La disassociazione dei pedofili è una 'botte di ferro' per le vittime degli abusi, dato che impedisce al maniaco qualunque contatto con i bambini e i genitori (sia della congregazione origine che di qualunque altra), sospendendo persino il dialogo ed il saluto e neutralizzando dunque ogni possibilità di approccio da parte dei malintenzionati, o rendendola quanto mai complicata. Perché allora non ammetterne in generale l’utilità e persino la necessità? Perché ciò lascerebbe sul campo un dilemma amletico, ovvero: se la applichiamo in questo caso, in omaggio al precetto biblico, perché non in tutti gli altri? E se si gabella per “crudele” in generale, perché autorizzarla in un solo caso particolare?




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NOTE IN CALCE

[54] Citazione originale: “If an accusation of child molestation is made against a member of the congregation, the elders immediately work to assure the safety of the victim. Also, they make every effort to comply with the law. This includes complying with laws that mandate reporting the incident to the proper authorities. This is even done when a child is the only one to report the wrong conduct or when the elders received the allegation of molestation in confidence.”

[55] Citazione originale: “We have long instructed elders to report allegations of child abuse to the authorities where required by Law to do so, even where there is only one witness. (Romans 13:1) in any case, the elders know that if the victim wishes to make a report, it is his or her absolute right to do so.”
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00domenica 24 giugno 2018 23:46
Modalità di applicazione. Giornali, servizi televisivi e altre fonti che si occupano della gestione degli abusi fra i Testimoni contestano la ‘regola dei due testimoni’ con un ragionamento che apparentemente non fa una grinza: è del tutto inverosimile che un pedofilo attui le sue mire perverse alla presenza di “almeno due testimoni”. Ma è così che funziona la prassi?

No. I detrattori ritraggono di proposito uno scenario assurdo, volto a ridicolizzare una procedura che, come si è visto, possiede solide radici nelle Scritture e nella logica. 'Testimone' di un maltrattamento, infatti, non è solo chi lo vede avvenire su terzi, ma anche il maltrattato stesso. L'abusato stesso è quindi il primo testimone del fatto.

E il secondo testimone, necessario unicamente (non dimentichiamolo) per formare un comitato giudiziario? Le istruzioni dell'Organizzazione indicano che nei casi di abusi sessuali, come per qualunque altro peccato, non è necessario che siano presenti due testimoni oculari simultaneamente. Possono essere due o più testimoni distinti di eventi distinti, ad esempio due bambini che denunciano abusi subiti da una stessa persona in due occasioni diverse [56]. Ecco cosa si legge nella circolare del 24/05/2002 a tutti i corpi degli anziani negli USA:


“Anche se indagano nel merito di ogni accusa (ricevuta), gli anziani non sono autorizzati dalle Scritture a prendere provvedimenti a livello di congregazione a meno che non ci sia una confessione o due testimoni credibili. Tuttavia, se due persone sono testimoni di episodi separati del stesso tipo di illecito, la loro testimonianza può essere considerata sufficiente per agire”. [57]



Ciò è realistico? Secondo i criminologi, l’individuo che commette un solo atto di pedofilia in tutta la vita (a volte definito ‘abusatore situazionale’) è praticamente una figura leggendaria. Il comportamento pedofilo è una ‘parafilia’ documentata, sia in cronaca che in letteratura, come ciclica e di lunga durata, anche nelle forme meno gravi, e quasi sempre prende di mira più di un bambino.

Quello che appare ovvio anche ai non addetti ai lavori è confortato da molti studi sull’argomento. Notate ad esempio gli esiti di questa indagine, condotta all’interno di un reclusorio criminale [58]:



Come evidenziato (ultima riga, colore arancione), secondo queste stime poco più di un pedofilo su 10 ha agito una volta sola nella vita: tutti gli altri reiterano senz'altro il comportamento criminale per lassi di tempo che arrivano anche a superare i 10 anni. Si può pure argomentare che il 14% di stima degli "abusatori di una sola volta" è certamente una sovrastima:
- dato che il sondaggio è stato condotto all'interno di un istituto di pena, è intervenuto appunto il provvedimento di incarcerazione a impedire il reiterarsi del crimine;
- nulla garantisce che il reato ascritto si sia verificato effettivamente una volta sola: il recluso potrebbe aver perpetrato altri abusi, non provati o mai emersi;
- non si può escludere che l’abuso sia reiterato dopo la fine della pena detentiva.

Proviamo allora a immaginare in quale concomitanza di condizioni la regola cristiana dei due testimoni potrebbe fallire: il pedofilo dovrebbe 1) concretizzare il comportamento criminoso (e l'evento è, per fortuna, raro di per sé in virtù della sua difficoltà di attuazione); 2) agire una sola volta nella vita e comunque su di un solo bambino; 3) negare le accuse.

Naturalmente tutto ciò qualifica il misfatto come improbabile, ma non impossibile. Si ricordi tuttavia che, in mancanza di due testimoni, si possono accettare valide prove indirette o indiziarie del peccato. Come dichiarato pubblicamente dai portavoce della WT, fra queste vi possono essere [59] :
- una gravidanza;
- referti medici (quali la prova del DNA), legali e di altri specialisti;
- atti processuali, inclusa una eventuale sentenza di condanna.

E se manca qualunque base per formare un comitato giudiziario, non avendo cioè gli anziani a disposizione né una confessione, né due testimoni dei fatti, né sufficienti prove indirette? I testimoni di Geova, in mancanza di dati oggettivi che permettano di attribuire colpe certe, lasciano il problema 'nelle mani di Dio'. Locuzione talvolta messa alla berlina: il che è però ingiustificato, per due motivi. Il primo motivo è che è del tutto normale, per un uomo di fede, immaginare che Dio intervenga a salvaguardare sia le vittime che l'integrità morale della congregazione. Né un credente avrebbe ragione di dubitare che un giudizio divino avverso possa colpire un molestatore che nega le accuse, e che quindi gli uomini non hanno potuto perseguire.


Che dire se l’accusato — pur negando ogni addebito — è veramente colpevole? La fa forse franca? No di certo! La questione della sua colpevolezza o innocenza si può lasciare fiduciosamente nelle mani di Geova. “I peccati di alcuni uomini sono pubblicamente manifesti, conducendo direttamente al giudizio, ma in quanto ad altri uomini i loro peccati pure divengono manifesti in seguito”. (1 Timoteo 5:24; Romani 12:19; 14:12) Il libro di Proverbi dice: “L’aspettazione dei giusti è un’allegrezza, ma la medesima speranza dei malvagi perirà”. “Quando l’uomo malvagio muore, la sua speranza perisce”. (Proverbi 10:28; 11:7) Da ultimo Geova Dio e Cristo Gesù emetteranno un giudizio eterno con giustizia. — 1 Corinti 4:5. – Torre di Guardia 1/11/95 pag.29.



Il secondo motivo è che, banalmente, gli anziani non potrebbero fare nient'altro, per il rischio (che va messo in conto, come vedremo) di rovinare la vita ad un uomo fatto bersaglio di accuse infondate. D’altro canto, il clamore fasullo che accompagna questo rilievo (presunti abusatori che non subiscono sanzioni per mancanza di due testimoni) non tiene conto che anche nella giustizia secolare molti procedimenti giudiziari si concludono con una assoluzione parziale o totale per insufficienza di prove. E, lungi dall’essere considerata una ‘falla’ del diritto, ne è invece una conquista irrinunciabile, essendo ormai accettato e difeso ovunque il principio per cui un individuo è sempre non colpevole finché non venga dimostrato il contrario (presunzione di innocenza) al di là di ogni ragionevole dubbio.

Ribadiamo in conclusione di questo capitolo due aspetti fondamentali alla sua comprensione:

1) la regola dei due testimoni non ha nulla a che fare con la denuncia dei pedofili, è solo un criterio necessario ad aprire la strada per un eventuale provvedimento di espulsione dell'individuo dai testimoni di Geova;
2) anziani e famiglia dell'abusato agiscono autonomamente. Quest'ultima può procedere in sede penale, anche in presenza di un solo episodio di abusi se ritiene, e anche se gli anziani di congregazione si ritrovano con le mani legati per l'assenza di un secondo testimone.

Mettendo a cappello questi due dati di fatto incontestabili, il teatrino imbastito dai detrattori sulla 'regola dei due testimoni' si rivela non pertinente, fallace e, se non fosse per la drammaticità dell'argomento di cui stiamo parlando, persino umoristico.

Il seguente diagramma di flusso, oltre a descrivere in forma schematica la relazione esistente fra i vari passi della procedura, ha altri due scopi:

1) mettere in evidenza il fatto che la denuncia alle autorità è un evento del tutto indipendente dall’evento ‘comitato giudiziario’: da qualunque stato del diagramma si raggiunge invariabilmente lo stato ‘denuncia possibile’.
2) mettere in evidenza che, qualunque sia l’evoluzione del caso, i detrattori trovano pretesto per una polemica (stati rossi).




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NOTE IN CALCE

[56] La Torre di Guardia del 1 novembre 1995 illustra un caso nel quale le accuse di due presunte vittime distinte di abusi potrebbero effettivamente non essere sufficienti per procedere in senso giudiziario: “Anche se più di una persona “ricorda” di essere stata molestata dallo stesso individuo, la natura di questi ricordi è semplicemente troppo incerta per basare una decisione giudiziaria su di essi in assenza di altri riscontri” (pag. 29). L’articolo è però limitato ad un contesto del tutto particolare, quello dei ‘ricordi repressi’. Gli specialisti concordano sul fatto che in molti casi tali ‘ricordi’ sono fasulli, ovvero si riferiscono a fatti immaginari (teoria della confabulation).

[57] Citazione originale: “Thus, although they investigate every allegation, the elders in not authorized by the Scriptures to take congregational action unless there is a confession or there are two credible witnesses, However, if two persons are witnesses to separate incidents of the same kind of wrongdoing, their testimony eon be deemed sufficient to take action”. Altra possibilità è che i due minori subiscano abusi nella medesima occasione da un singolo molestatore. Anche in questo caso ci sarebbero i due testimoni necessari e sufficienti per il luogo a procedere.

[58] I pedofili - Un'indagine conoscitiva all'interno della casa circondariale di Teramo, di Marina Arrivas, Teramo 2007. M.Arrivas, psicologa, specializzata in psicologia dell'adulto, dell'infanzia e dell'adolescenza.

[59] Prestate attenzione a voi stessi e a tutto il gregge pag. 111 § 5; Ex-Elder Challenges Jehovah's Witnesses On Child Abuse, articolo del Washington Post, 18/02/2001; circolare del 30/1/1992 a tutti i corpi degli anziani in Inghilterra; deposizione di Rodney Spinks in Royal Commission into Institutional Responses to Child Sexual Abuse - Public Hearing - Case Study 29 (Day 152). pag. 15711.
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00domenica 24 giugno 2018 23:47
Utilità della regola dei due testimoni. La ‘regola dei due testimoni’ non è solo utile: è indispensabile. Quando si parla di crimini odiosi come gli abusi sui minori è fatale che raziocinio e lucidità siano sacrificati all'orrore, come si nota per esempio dagli interminabili dibatti mediatici sulla proporzionalità delle sanzioni: si dovrebbe introdurre la pena di morte per l'infanticidio? O la castrazione chimica per i pedofili? La mostruosità del caso può impedire di ragionare lucidamente, e di realizzare, per esempio, che se i maltrattamenti subiti dai bambini destano un giustificatissimo orrore, altrettanto orrore deve ingenerare la possibilità che un uomo sia accusato ingiustamente, per errore o premeditazione, di abusi mai commessi.

Se cioè gli atti di pedofilia sono aberranti, non meno aberrante è la situazione in cui si viene a trovare un uomo sottoposto a linciaggio sociale perché oggetto di congetture indimostrabili, e fasulle, di pedofilia. L’autore di ‘presunte’ molestie rimane anch’egli ‘presunto’ fino ad una prova decisiva dei fatti che gli si addebitano; questi magari non sono mai avvenuti, ma il 'marchio d'infamia' accompagnerà lo sventurato vita natural durante. È una situazione insostenibile, che può condurre, e infatti ha condotto in molti casi documentati, anche al suicidio. Quale dei due mali sia il peggiore, se gli abusi su un minore, o l'ingiusto marchio d'infamia, è un dilemma di difficile risoluzione. Qualcuno dirà - e lasciamo al lettore facoltà di condividere o meno tale opinione - che, mentre dai traumi ingenerati da abusi sessuali subiti nell'infanzia, con un paziente lavoro psicoterapeutico, si può spesso uscire, non così dicasi di chi è costretto a trascinarsi dietro fino alla morte il sospetto, non rispondente al vero, di essere un molestatore di bambini. Costui continuerà a incrociare per tutta la vita sguardi di mamme e papà sospettosi che 'nel dubbio' preferiranno impedire al falso molestatore di dare ai loro bambini persino una carezza sui capelli [60] .

È qui che interviene la 'regola dei due testimoni' enunciata nella legge mosaica, e ripresa da Cristo. Un bambino può sbagliarsi, o ingigantire episodi irrilevanti, e persino mentire, di sua iniziativa o imbeccato da un adulto che per qualche motivo lo induce a raccontare di abusi incerti o mai avvenuti [61] . Ma può accadere che a farlo siano due diversi minori? In teoria è ancora possibile, in pratica è inverosimile. Sottolineiamo comunque che anche l’idea secondo la quale le narrazioni di una vittima solitaria di abusi siano - in linea di principio - da mettere in dubbio è solo un atto doveroso: l’Organizzazione non ha mai invitato né gli anziani, né nessun altro ad accogliere con scetticismo tali resoconti. Ad esempio:


Normalmente i bambini sono troppo inesperti o ingenui in campo sessuale per inventarsi specifiche accuse di abusi, anche se alcuni bambini piccoli possono confondersi sui dettagli. Anche i ricercatori più scettici sono d’accordo che quasi sempre le accuse di abusi sono fondate. Prendete un libro che tratta proprio di false accuse di abusi sessuali (Sex Abuse Hysteria—Salem Witch Trials Revisited). Questo libro ammette: “I veri abusi sessuali all’infanzia sono diffusi, e la stragrande maggioranza delle accuse di abusi sessuali fatte da bambini . . . (forse il 95% o più) sono probabilmente fondate”. Per i bambini è difficilissimo riferire di aver subìto un abuso. Quando mentono al riguardo, quasi sempre è per negare l’abuso anche se in realtà questo c’è stato. – Svegliatevi! 8/10/93 pag.6.




Per quanto stupefacenti siano le accuse, l'anziano non dovrebbe mostrare incredulità in nessuna maniera. Né dovrebbe criticare l’accusatore in alcun modo. - circolare 01/12/2000 a tutti i corpi degli anziani in Inghilterra. [62]




Gli abusanti dicono al bambino che nessuno gli crederà, e purtroppo spesso questa è la verità. Nel caso in cui un bambino sia stato vittima di abusi, il fatto di essere creduto e di sentirsi capito dai genitori è un passo importantissimo verso la guarigione. – Svegliatevi! 10/2007 pag. 6, 7.



Non c’è dunque alcuna intenzione di sfiduciare la vittima. Si esprime semplicemente la convinzione per cui, in presenza di due persone che affermano l’una il contrario dell’altra, e in assenza di prove indipendenti, non esiste nessun discrimine per dare credibilità all’una o all’altra parte e questa procedura di fatto impedisce che un innocente sia sanzionato per effetto di accuse ingiuste. Ovviamente non è un sistema perfetto, essendo chiaro che l'infamia può perseguitare un uomo anche se ad averlo accusato è una singola persona. Ma si provi a immaginare ad un mondo ipotetico nel quale la 'regola dei due testimoni' non valesse, e in cui fosse possibile decretare la colpevolezza di un individuo sulla base di accuse lanciate da un’unica persona: sarebbe la terra franca della calunnia e della rappresaglia.



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NOTE IN CALCE

[60] Molte opere cinematografiche vertono su questo tema. Il film Girolimoni il mostro di Roma (1972, di Damiano Damiani, con Nino Manfredi) narra la storia vera di un fotografo romano, vissuto ai tempi di Mussolini, che fu arrestato dietro accuse infamanti di aver violentato e assassinato delle bambine, poi rilasciato e prosciolto definitivamente, e morto infine poverissimo e solo. Il film Furia (capolavoro di Fritz Lang del 1936, con Spencer Tracy) racconta di un uomo incarcerato dopo essere stato erroneamente incriminato del sequestro di una bambina, e che viene sottoposto a linciaggio da una folla inferocita, che dà fuoco alla prigione in cui è custodito. Il sospetto, film danese del 2012, di Thomas Vinterberg, parla di un uomo che paga le conseguenze delle bugie di una bambina. “Lucas perde il lavoro, … al supermercato viene malmenato e buttato fuori: la calunnia si è fatta cancro, Lucas è un mostro. Un pedofilo.” Secondo Natalia Aspesi de La Repubblica (22/11/2012) ‘pare più giusto credere a quel che dicono i bambini fino a quando non si smentiscono, mentre è facile non credere a ciò che dice in sua difesa un adulto che in quanto tale non può essere innocente’. Fabio Ferzetti (Il Messaggero, stessa data) ‘Nessuno, né a scuola né in paese, mette in dubbio le parole della piccola Klara, che tenta timidamente di ritrattare ma finisce per credere lei stessa alla propria storia. Nessuno verifica nulla. La paranoia dilaga’.

[61] È tristemente noto come, specie nel passato, false accuse di abusi sui figli siano state prodotte durante cause di divorzio o di affidamento.

[62] Citazione originale: “However surprising the allegations, the elder should not indicate disbelief in any way. Nor should he express any criticism of the complainant.”.
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00domenica 24 giugno 2018 23:47
Confronto vittima - pedofilo? La ‘regola dei due testimoni’ induce ad una ulteriore precisazione. Come argomentato, il ricorso alla regola subentra laddove non esiste una confessione del presunto pedofilo di quanto gli viene contestato. Per spingere il trasgressore ad una confessione, un testimone dei fatti può incoraggiarlo a rivolgersi agli anziani. In alcuni resoconti di fuoriusciti si lascia credere che ciò varrebbe anche nei casi di abusi su minori, ovvero che una procedura giudiziaria passerebbe necessariamente per un confronto a due (inammissibile per ovvie ragioni) fra il bambino ed il proprio abusatore. È vero?

Non secondo le istruzioni scritte dell’Organizzazione. Il libro Prestate attenzione a voi stessi e a tutti il gregge, pagina 118, dice: “Non sempre è consigliabile che il testimone affronti l’accusato da solo. Per esempio: […] quando il testimone è una vittima del trasgressore, come nei casi di incesto o violenza carnale”. E gli abusi sessuali sui minori, nella deontologia degli anziani di congregazione, sono equiparati allo stupro: “Chi davvero abusa sessualmente di un minore è uno stupratore e va considerato tale“ [63] .

In questa medesima fonte, risalente al 1995, troviamo una ulteriore prescrizione per gli anziani: “Che dire se la persona afflitta decide di fare un’accusa contro qualcuno? Allora due anziani possono informarla che, in armonia con il principio di Matteo 18:15, dovrebbe parlare personalmente all’accusato. Se l’accusatore non è emotivamente in grado di parlargli faccia a faccia, può farlo per telefono o anche per lettera” [64] .

A partire almeno dal 1998, gli anziani hanno la direttiva esplicita di non richiedere in nessun caso un confronto diretto fra molestatore e vittima [65] . È interessante che nella causa Victoria (Vicky) Boer vs. WTS, tenuta in Canada nel 2003, il giudice Anne Molloy sentenziò che “non esiste alcun obbligo nella fede dei testimoni di Geova che la vittima di un abuso sessuale debba affrontare il suo abusatore” [66] .

Gli anziani non sono neppure autorizzati ad organizzare un incontro fra il minore ed il presunto molestatore, presenti i genitori e gli anziani stessi, se non dopo aver contattato la filiale [67] e, in base alle istruzioni più recenti alla data di emissione di questo articolo, nella maggioranza dei casi non è richiesto nemmeno che gli anziani parlino direttamente col minore: basta che raccolgano le informazioni sull’abuso dai suoi genitori [68] . In rare eventualità permane dunque la possibilità di un colloquio alla presenza degli anziani e forse del supposto molestatore, il che rischia naturalmente di risultare penoso e imbarazzante per la vittima; ma, di nuovo, siamo in presenza di un non-argomento che, laddove impiegato dai fuoriusciti, palesa moralismo e incoerenza più che una reale preoccupazione per i minori. Oltre alla doverosa constatazione per cui l’accusato ha diritto in ogni maniera di dimostrare la propria innocenza nei riguardi di una eventuale calunnia, ed un confronto del genere può legittimamente tutelarlo, ricordiamo che tale conversazione avverrebbe fra amici della vittima (genitori e anziani). Mentre denunciare gli abusi alle autorità, come secondo alcuni si dovrebbe imporre per obbligo e indipendentemente dalla volontà della vittima e della sua famiglia, costringerà verosimilmente il bambino ad esporre le molestie a dei perfetti estranei (agenti di polizia, investigatori, magistrati, assistenti sociali, medici, psicologi) e persino in pubblico, in un’aula di tribunale.



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NOTE IN CALCE

[63] Torre di Guardia del 1/11/95 pag. 25-29.

[64] Ibid., pag. 28.

[65] Royal Commission into Institutional Responses to Child Sexual Abuse - Submissions on behalf of Watchtower Bible and Tract Society of Australia & Others, 9/11/2015, § 5.14.

[66] Citazione originale: “there is no requirement of the Jehovah’s Witness faith that the victim of sexual abuse must confront her abuser”. Vicky Boer Decision Text, 159.

[67] Pascete il gregge di Dio, 5:39. È possibile d’altro canto che sia la stessa parte lesa a chiedere un incontro del genere ed evidentemente ciò può portare a fare considerazioni differenti.

[68] Circolare del 1/9/2017, § 13.


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00domenica 24 giugno 2018 23:54
ABUSI SUI MINORI: COME VENGONO SANZIONATI I TRASGRESSORI

I testimoni di Geova seguono una procedura particolareggiata e rigorosa nel sanzionare i rei di abusi sessuali su minori in seno alla propria confessione di fede, nella consapevolezza che


Quelli che sono stati molestati sessualmente spesso lottano per anni per superare il conseguente trauma emotivo. Perciò chi molesta dei bambini è soggetto a severa disciplina e restrizioni da parte della congregazione – Torre di Guardia 1/1/97 pag. 29.



Abbiamo dunque un altro motivo per il quale si parla tanto di abusi nella letteratura WT pubblica e privata, ovvero perché ciò faccia sperabilmente da deterrente e da freno inibitore. I Testimoni sono noti per la loro ortodossia morale, per un rigore che non si lascia condizionare in alcun modo dall’evoluzione dei costumi sociali. Fino ad un secolo fa sarebbe stato impensabile che la Chiesa Anglicana, per esempio, tollerasse il sesso prematrimoniale o i rapporti gay. Eppure oggi (fra gli anglicani, come in altre confessioni che si definiscono cristiane) avviene proprio questo. Atteggiamenti un tempo condannati come antiscritturali sono oggi largamente diffusi e accettati. Nessun fenomeno del genere è riscontrabile fra i testimoni di Geova, che, a costo di apparire retrogradi, applicano coerentemente il medesimo codice morale sin dalla loro nascita. Essi sono anche noti per la severità con cui trattano i peccatori impenitenti, ai quali è precluso ogni contatto sociale non necessario con i fedeli.

È illogico supporre che l’Organizzazione badasse ad espellere ladri, adulteri inveterati o spacciatori di sostanze allucinogene e pensasse invece di proteggere i pedofili, come se avesse qualche bizzarro interesse a tenerseli stretti. Va anche rilevato che fra i testimoni di Geova coloro che prendono la direttiva, gli anziani, sono nella maggioranza dei casi sposati e hanno dei figli, e che essi hanno la responsabilità di giudicare (se necessario fino al provvedimento estremo dell’espulsione) i peccatori che operano all’interno della propria congregazione. Le congregazioni sono piccole comunità di testimoni di Geova, generalmente in numero non superiore al centinaio. Per quale motivo gli anziani dovrebbero lasciare che gli abusatori agiscano indisturbati, col rischio di esporre al pericolo anche i loro stessi figli?

Ecco perché ‘non’ avviene in alcun modo che gli abusi siano celati, minimizzati o tollerati, e che all’opposto siano sanzionati con tutti gli strumenti che le Scritture mettono a disposizione. Quando si è in presenza di un peccato grave attestato dalla confessione spontanea del trasgressore, dalla testimonianza oculare di almeno due persone o da altre prove incontrovertibili, gli anziani provvedono a formare un comitato giudiziario che ha l’obiettivo di verificare il grado di pentimento dell’accusato. Se quest’ultimo è ritenuto sufficiente, il comitato si conclude con una riprensione privata (alla presenza del solo trasgressore), o davanti agli astanti (alla presenza dei conservi che egli può aver offeso con la propria condotta), o nei casi più gravi e passibili di turbare la pace della congregazione, con una riprensione pubblica: viene annunciato che l’individuo è stato ripreso da un comitato giudiziario [69] . Ed è senza dubbio il caso delle molestie sui minori:


“Mentre vi sono molte situazioni nelle quali sarebbe saggio annunciare la riprensione alla congregazione, due di queste sono state specificamente menzionate alla Scuola di Ministero del regno: […] (2) Se la trasgressione ha coinvolto molestie sessuali ad un bambino, l’annuncio di riprensione servirebbe per proteggere la congregazione, indicando che, per quanto riguarda il trasgressore pentito, non va tutto bene” - circolare 15/02/2002 a tutti i corpi degli anziani. [70]




“Nel caso in cui la trasgressione commessa potrebbe rientrare tra gli abusi sessuali su minori, annunciare la riprensione del trasgressore pentito servirà a proteggere la congregazione.” - Pascete il gregge di Dio 5:20.



Quale ulteriore monito per il molestatore e la congregazione, una riprensione giudiziaria può essere seguita, a distanza di qualche tempo, da un discorso pubblico [71] . Gli anziani possono inoltre informare in privato i genitori della situazione:


“Se la filiale stabilisce che un individuo è da considerare un “predatore”, i genitori che hanno figli minorenni dovranno essere avvertiti del pericolo, in modo che possano prendere le misure necessarie per proteggere i propri figli. In casi del genere, e solo dopo aver ricevuto direttive e istruzioni dal Reparto Servizio, due anziani saranno incaricati di fare visita ai genitori con figli minorenni per metterli in guardia”. - circolare 1/10/2012 a tutti i corpi degli anziani § 13.




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NOTE IN CALCE

[69] Pascete il gregge di Dio 7:18 - 7:34.

[70] Citazione originale: “While there are many situations in which it would be wise to announce the reproof to the congregation, two were specifically mentioned at the Kingdom Ministry School: […] (2) If the offense involved the sexual molestation of a child, an announced reproof would serve to protect the congregation, indicating that not all is well with the repentant wrongdoer.”

[71] Pascete il gregge di Dio 5:23.


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00domenica 24 giugno 2018 23:55
Laddove non si ravvisano segni di pentimento, la sanzione massima prevista è quella della disassociazione: al trasgressore, ormai un ex-testimone di Geova, viene precluso ogni contatto non necessario con i membri della confessione di fede. Come già osservato, questa misura costituisce nella sua severità un baluardo difficilmente aggirabile da parte del trasgressore, che di fatto si vede tagliare i ponti con le sue potenziali vittime [72] .

Una forma di disciplina intermedia è la segnatura (2 Tessalonicesi 3:14): essa scatta quando un individuo, pur non incorrendo in un peccato grave (molestie o peggio), mette in atto comportamenti giudicati rischiosi [73] ; ad esempio, essendo noto come ex-molestatore di minori, laddove ignorasse l’esplicita ammonizione di non accompagnarsi ai bambini. La segnatura costituisce un avvertimento per la congregazione di non coinvolgere l’individuo nelle proprie iniziative di svago (es. inviti a pranzo), mentre non influisce sulle attività spirituali e sui normali rapporti sociali. Quando si informa la congregazione che c’è stata una segnatura, contrariamente ad una disassociazione o ad una riprensione, il nome dell’individuo non viene fatto ma - di nuovo - gli anziani, se appropriato e dietro indicazioni della filiale locale, possono avvertire i genitori del potenziale pericolo esistente nella congregazione.

Si noti che tutte queste misure non perdono efficacia se il molestatore o l’ex-molestatore dovesse decidere di cambiare congregazione, dato che gli anziani della congregazione di origine menzionano il problema per iscritto a quelli della nuova.


La nostra politica è sempre quella di inviare una lettera di presentazione, quando un proclamatore si sposta in un'altra congregazione. È imperativo che ciò avvenga quando uno che è noto per essere stato un molestatore di bambini si trasferisce. Il segretario dovrebbe scrivere per conto degli anziani al corpo di anziani della nuova congregazione e illustrare la situazione personale del proclamatore e che cosa hanno fatto gli anziani nella vecchia congregazione per aiutarlo. Qualsiasi necessaria precauzione deve essere fornita al corpo degli anziani della nuova congregazione. - circolare 14/03/1997 a tutti i corpi degli anziani. [74]




Quando un individuo conosciuto come molestatore di bambini si trasferisce in un’altra congregazione, il comitato di servizio della congregazione di origine dovrebbe inviare una lettera di presentazione descrivendo in maniera esauriente i suoi precedenti e la sua situazione attuale. Eventuali lettere della filiale riguardanti il molestatore non dovrebbero essere fotocopiate né inviate alla nuova congregazione. Tuttavia la nuova congregazione dovrebbe essere chiaramente informata di eventuali restrizioni imposte dalla filiale. Si dovrebbe inviare alla filiale una copia della lettera di presentazione. - Pascete il gregge di Dio 12:20



Se il pedofilo si trasferisce, dunque, la sua malsana reputazione lo segue a ruota. Gli anziani della vecchia congregazione scriveranno una lettera a quelli della nuova informandoli della situazione; si noti che ciò vale indipendentemente dal fatto che l'individuo noto come molestatore sia disassociato o meno. Le direttive impongono agli di scrivere una lettera alla congregazione di trasferimento persino se il pedofilo è detenuto e viene spostato da un carcere a un secondo carcere che si trova nel territorio della nuova congregazione [75] , malgrado in queste condizioni sia evidentemente impossibilitato a far danni.

La documentazione che riguarda gli abusi merita un rilievo a parte. Che si tratti di disassociazione o di riprensione giudiziaria, o anche in presenza di accuse dubbie o non dimostrabili, ogni relazione o lettera sul caso viene custodita in busta chiusa negli archivi della congregazione, a tempo indeterminato e anche se l’individuo viene riassociato [76] . Questa ulteriore misura cautelare non si applica di norma a trasgressioni diverse dagli abusi sui minori.



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NOTE IN CALCE


[72] L’accusato, se ritiene che la decisione di disassociarlo non sia giusta, può appellarsi ed ottenere che il suo caso sia esaminato da un secondo comitato; se il secondo comitato conferma la sentenza del primo, può ulteriormente appellarsi scrivendo direttamente alla filiale dei testimoni di Geova del proprio paese (circolare 26/6/14 a tutti i corpi degli anziani, pag.1).

[73] Pascete il gregge di Dio 12:1 - 12:3.

[74] Citazione originale: “It would be appropriate for elders to give kindly cautions to any who are doing things that may be a temptation or a cause for concern to others in the congregation.… our policy is always to send a letter of introduction when a publisher moves to another congregation. It is imperative that this be done when one who is known to have been a child molester moves. The secretary should write on behalf of the elders to the new congregation's body of elders and outline this publisher's background and what the elders in the old congregation have been doing to assist him. Any needed cautions should be provided to the new congregation's body of elders.”

[75] Circolare del 1/10/2012 a tutti i corpi degli anziani, § 16.

[76] Circolare del 1/9/2017 a tutti i corpi degli anziani, pagina 5 punto 20.
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00lunedì 25 giugno 2018 00:01
Vincoli nell’assegnazione di incarichi di responsabilità. Lo sdegno che accompagna i mesti episodi di cronaca sugli abusi perpetrati da ecclesiastici della cristianità è aggravato dal fatto che i responsabili spesso rimangano al loro posto, continuando ad esercitare le proprie funzioni spirituali e morali, oppure che ciò sia stato tollerato per un tempo troppo lungo prima della loro destituzione, dando quindi la possibilità agli abusatori di persistere nei loro aberranti vizi privati. Che si può dire della prassi interna dei testimoni di Geova? Ecco un succinto schema che lo indica:

- un testimone di Geova con incarichi di responsabilità (nominato) colpevole di abusi viene immediatamente rimosso dai propri privilegi di servizio;
- in presenza di un’accusa comprovata di molestie su minori, con rarissime e motivate eccezioni [77] a nessun testimone viene mai affidata (o ri-affidata) alcuna mansione di responsabilità nella congregazione, nemmeno di minima entità, per il resto dei suoi giorni.

Così si pronunciano le pubblicazioni:


È vero che non tutti quelli che hanno molestato bambini commetteranno di nuovo il peccato, ma molti sì. E la congregazione non può leggere il cuore per sapere chi potrebbe molestare di nuovo i bambini e chi no. (Geremia 17:9) Quindi nel caso di adulti battezzati che hanno molestato bambini si applica con particolare vigore il consiglio che l’apostolo Paolo diede a Timoteo: “Non porre mai le mani affrettatamente su nessun uomo; e non partecipare ai peccati altrui”. (1 Timoteo 5:22) Al fine di proteggere i nostri bambini, un uomo conosciuto come uno che un tempo molestava i bambini non è idoneo per occupare un incarico di responsabilità nella congregazione. Non può nemmeno fare il pioniere né svolgere alcun altro servizio speciale a tempo pieno […] I bambini bene educati imparano a ubbidire ai genitori, agli anziani e ad altri adulti e a onorarli. (Efesini 6:1, 2; 1 Timoteo 5:1, 2; Ebrei 13:7) Se una di queste persone che sono simbolo di autorità abusasse dell’innocente fiducia di un bambino seducendolo o costringendolo a sottostare ad atti sessuali si macchierebbe di una vergognosa perversione. - Torre di Guardia 1/1/97 pag. 29.




I testimoni di Geova aborriscono ogni forma di malvagità, inclusi gli abusi sui minori. Non condoniamo le azioni di coloro che sfruttano i bambini per questo terribile crimine e tali persone sono disassociate (scomunicate) dalla congregazione. Un noto molestatore di bambini non è qualificato per la nomina come anziano della chiesa o per qualsiasi altra posizione di responsabilità in alcuna congregazione dei testimoni di Geova. - comunicato stampa del 02/01/2001. [78]




I Testimoni di Geova condannano le molestie su minori, e non tollerano tali azioni all'interno della loro fratellanza. Se vi sono prove sufficienti che qualcuno ha approfittato dei bambini in questo modo, può essere disassociato (scomunicato). Ad un ex molestatore di bambini sinceramente pentito può essere consentito di rimanere un membro della confessione di fede, ma è messo in guardia con decisione dal ritrovarsi da solo con i bambini a meno che non sia presente anche uno dei genitori o un altro adulto responsabile. Inoltre, come protezione per i nostri figli, gli ex molestatori di bambini non sono ammessi a ricevere incarichi di responsabilità nella nostra religione. - comunicato stampa del 07/08/2001. [79]




Cosa si intende per ‘incarichi di responsabilità’ da non affidare agli ex molestatori? La definizione è limitata all’essere anziani di congregazione (pastori spirituali)? Risponde la seguente direttiva scritta:


Non gli si deve concedere alcuna specifica responsabilità che potrebbe essere interpretata come un incarico assegnato, anche se alcune di tali assegnazioni potrebbero essere considerate di minore entità. Non deve essere utilizzato per gestire le registrazioni, la letteratura, le riviste, gli abbonamenti o i territori. Non dovrebbe essere nemmeno usato come usciere, microfonista, addetto alle apparecchiature audio, rappresentare la congregazione in preghiera, o per leggere gli ‘Annunci’ dell’adunanza di servizio. Non sarà utilizzato come lettore allo studio di libro di congregazione di studio o dello studio Torre di Guardia, né per condurre un’adunanza per il servizio di campo. Sarebbe opportuno non tenere uno studio di libro in casa sua. E non sarebbe qualificato per essere pioniere ausiliario o regolare. - lettera standard inviata nel 2000 ai corpi degli anziani che riferivano che un membro della propria congregazione si era reso reo di abusi. [80]





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NOTE IN CALCE

[77] Un esempio a proposito delle possibili eccezioni alla regola: ‘Tutti i fattori vanno esaminati con attenzione. Supponiamo ad esempio che molto tempo fa un ragazzo di 16 anni avesse avuto rapporti sessuali con una ragazza di 15 anni consenziente. In dipendenza della giurisdizione dello stato USA in cui viveva quando è accaduto, gli anziani potrebbero essere stati tenuti per legge a segnalare il fatto come un caso di abuso su minore. Ora supponiamo che siano passati 20 anni. Le leggi sulle denunce degli abusi potrebbero essere cambiate; l'uomo potrebbe avere addirittura sposato quella stessa ragazza! Entrambi potrebbero condurre adesso una vita esemplare ed essere persone rispettate. In casi rari come questo, l'uomo potrebbe essere nominato ad una posizione di responsabilità nella congregazione’. - Jehovah’s Witnesses Office of Public Information, Position on Child Molestation, 2003 (traduzione tdgonline).

[78] Citazione originale: “Jehovah's Witnesses abhor all forms of wickedness including child abuse. We do not condone the actions of those who exploit children by this terrible crime and such persons are disfellowshipped (excommunicated) from the congregation. A known child molester does not qualify for appointment as a church elder or for any other position of responsibility in any congregation of Jehovah's Witnesses.”

[79] Citazione originale: “Jehovahs Witnesses condemn child molestation, and they do not tolerate such activity within their membership. If there is sufficient evidence that someone has exploited children in this way, he may be disfellowshipped (excommunicated). A sincerely repentant former child molester may be allowed to remain a member of the faith, but he is strongly warned against being alone with children unless one of the parents or another responsible adult is also present. Moreover, as a protection to our children, former child molesters are not permitted to receive positions of responsibility in our religion”.

[80] Citazione originale: “you should not extend to him any specific responsibility that could be construed as an assigned duty, even though some assignments might be considered minor. He should not be used to handle accounts, literature, magazines, subscriptions, or territories. Nor would he be used as an attendant, microphone handler, to operate sound equipment, to represent the congregation in prayer, or to present "Announcements" on the Service Meeting. He would not be used as the reader at the Congregation Book Study or Watchtower Study, nor to conduct a meeting for field service. It would be advisable not to have a book study in his home. And, he would not qualify to auxiliary or regular pioneer.” Si veda anche la circolare del 24/05/2002 a tutti i corpi degli anziani negli USA, e quella del 10/10/2002 a tutti i corpi degli anziani in Australia.


EverLastingLife
00lunedì 25 giugno 2018 00:02
Qualcuno potrebbe chiedersi perché negare ad un ex-pedofilo anche il mero privilegio di fare il tecnico audio o di servire come pioniere ausiliario [81] , dal momento che tali incarichi non contemplano di certo mansioni di controllo o tutela nei confronti di altri. Oltre al principio dell’esemplarità cristiana, vi è implicato il fatto che, fra i testimoni di Geova, chi riceve incarichi di servizio in congregazione, ancorché secondari, è tenuto in conto di persona degna di stima e fiducia da parte di adulti e bambini. Si tratta insomma di un sovrappiù di prudenza che smitizza definitivamente l’idea di una gestione ‘allegra’ degli incarichi teocratici, e ciò è confermato da un ulteriore particolare: la Sede centrale dispone di riconsiderare anche la posizione di proclamatori con incarichi di responsabilità che si sono resi rei di abusi molti anni prima di riceverli, o addirittura prima di ricevere il battesimo. Il protocollo è rigorosissimo e può persino stupire per il suo meticoloso livello di attenzione.


È possibile che alcuni che sono stati colpevoli di molestie su minori hanno servito, o stanno attualmente servendo, come anziani, servitori di ministero, o pionieri regolari o speciali. Altri possono essere stati colpevoli di molestie su minori prima di essere battezzati […] il corpo degli anziani dovrebbe discutere la questione e inviare alla Società una relazione su chi sta servendo o in precedenza ha servito in un incarico nella vostra congregazione conferito dalla Società e che è noto per essere stato colpevole di molestie su minori in passato. Nella vostra relazione vi preghiamo di rispondere alle seguenti domande: Quanto tempo fa ha commesso il peccato? Qual era la sua età al momento? Qual era l'età della sua vittima? Si trattato di un episodio isolato o di una pratica? Se era una pratica, in che misura lo è stata? Come è considerato nella comunità e da parte delle autorità? Si è persa ogni memoria (del fatto) nella comunità? I membri della congregazione sono a conoscenza di ciò che è accaduto? Come lo considerano essi e le sue vittime? È mai stato disassociato, ripreso, consigliato o il suo caso è stato preso in esame in qualsiasi altra maniera? Se si è spostato in un'altra congregazione, vi preghiamo di individuare la congregazione in cui si è trasferito. Tale congregazione è stata avvertita della sua passata condotta di molestie su minori, e, in caso affermativo, quando? - circolare 14/03/1997 a tutti i corpi degli anziani. [82]




I rapporti indicano che alcuni anziani pensano che tale direttiva non si applica se la persona ha abusato sessualmente di un bambino prima del battesimo. Tuttavia gli anziani dovrebbero scrivere alla filiale anche in una situazione del genere. Questo è vero anche se ciò è accaduto molti anni fa. Se un qualsiasi corpo degli anziani non ha ancora riferito una tale questione, dovrebbe farlo immediatamente. - circolare 20/07/1998 a tutti i corpi degli anziani. [83]



Il controllo sugli individui rei di abusi sui minori è dunque pressoché totale. Ed è mediamente superiore a quello che la legge esercita sui predatori sessuali con i mezzi che ha a disposizione. Una volta che un predatore sessuale abbia scontato l’eventuale pena detentiva, infatti, tornerà a vivere nella società senza alcuna supervisione e non v’è garanzia che i minori e i genitori con cui entrerà in contatto sappiano dei suoi trascorsi. Le congregazioni dei testimoni di Geova sono invece piccole comunità, nelle quali è impensabile che le tendenze di un individuo che è stato disciplinato per pedofilia rimangano sconosciute alla maggioranza. I provvedimenti della disassociazione, della riprensione pubblica e dell’interdizione perpetua dagli incarichi teocratici, anche i più banali (specie se attuata nei riguardi di un cristiano che nel passato aveva una posizione di responsabilità), costituiscono di per sé un chiaro avvertimento ed un promemoria per i membri della congregazione.

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NOTE IN CALCE

[81] Un pioniere ausiliario è un proclamatore che dedica almeno 50 ore all’opera di proselitismo. Questa nomina di norma viene assegnata per un solo mese. Un pioniere regolare dedica al proselitismo in media 70 ore al mese, e questo incarico viene invece conferito a tempo indeterminato.

[82] Citazione originale: “It may be possible that some who were guilty of child molestation were or are now serving as elders, ministerial servants, or regular or special pioneers. Others may have been guilty of child molestation before they were baptized. … the body of elders should discuss this matter and give the Society a report on anyone who is currently serving or who formerly served in a Society-appointed position in your congregation who is known to have been guilty of child molestation in the past. In your report please answer the following questions: How long ago did he commit the sin? What was his age at the time? What was the age of his victim(s)? Was it a one-time occurrence or a practice? If it was a practice, to what extent? How is he viewed in the community and by the authorities? Has he lived down any notoriety in the community? Are members of the congregation aware of what took place? How do they and/or his victim(s) view him? Has he ever been disfellowshipped, reproved, counseled, or otherwise dealt with? If he has moved to another congregation, please identify the congregation to which he has moved. Was that congregation advised of his past conduct of child molestation, and, if so, when?”

[83] Citazione originale: “Reports indicate that some elders think this direction does not apply if before his baptism the person sexually abused a child. However, even in such a situation, the elders should write the branch office. This is true even if what occurred was many years ago. If any body of elders has not yet reported such a matter, they should immediately do so”.


EverLastingLife
00lunedì 25 giugno 2018 00:13
CONCLUSIONE

Riassumiamo in forma schematica gli aspetti principali della questione, abbinando a ciascuna critica la relativa confutazione. A titolo di esempio viene indicato anche un unico riferimento documentale a supporto di ciascun punto.






Perché abbiamo scritto questo lungo articolo? Anzitutto per la sua missione dichiarata, che è di sfatare la definizione di ‘paradiso per pedofili’ con cui certi detrattori si provano ad etichettare i testimoni di Geova, e ci pare di averlo fatto con evidenze abbondanti e documentate. Un’altra ragione è che la questione, che pure, come ripetiamo, non avremmo mai voluto affrontare, ritrae egregiamente il modo di ‘informare’ dei vari soggetti ideologicamente schierati contro i testimoni di Geova, e in particolare dei fuoriusciti. Una strategia molto comune della letteratura sensazionalistica (e di questa è fatto il 90% delle prolusioni apostate, specie nell’era di Internet) consiste nel puntare tutto o quasi sull’effetto delle parole nude e crude, e poco o nulla sull’eventuale fondamento delle notizie: si confida che il fruitore medio non chiederà mai dei riscontri reali di quello che legge, né tantomeno farà indagini personali per verificarlo; e, d’altra parte, la richiesta di una prova documentale di fatti raccapriccianti viene scambiata per indizio sicuro di ‘apologia delle sette’. Una storia orribile non ha bisogno di essere verificata, ‘deve essere vera’ per forza. Nulla di più efficace dello scandalismo per scatenare facili reazioni emotive nella pubblica opinione, ma, altrettanto ovviamente, nulla di più lontano dall’ informazione seria e degna di qualunque credito.

A chi ci segue non resta che una domanda, tanto semplice nella formulazione, quanto impegnativa nel suo franco appello al senso di responsabilità e all’onestà intellettuale: sono disposto a credere ai vaniloqui senza riscontro di quelli che cercano di screditare la religione dei testimoni di Geova, ma non a ciò che dicono i fatti e la documentazione ufficiale? Riteniamo di aver reso un buon servizio alla verità presentando ampi spunti di riflessione nel merito. Se poi questa dissertazione fosse anche servita ad annichilire la vostra fiducia nei riguardi dei fuoriusciti dissidenti, ebbene: sappiate che “s’è” fatto apposta.
EverLastingLife
00lunedì 25 giugno 2018 00:14
APPENDICE A
La montatura mediatica dell’”australian-gate”


Se non avete mai sentito parlare del 'caso degli abusi fra i testimoni di Geova in Australia' bando ai complessi, siete in buona compagnia: 60 milioni di italiani. Se ne è discusso a partire dal 2015 soprattutto nei siti di news, e, ovviamente, se ne è straparlato nei forum dei fuoriusciti.


In estrema sintesi, si tratta di 'mille casi di pedofilia fra i testimoni di Geova’ che sarebbero avvenuti nel giro di sessantacinque anni (1950-2015). La sede australiana dei testimoni di Geova ha messo a disposizione la documentazione esistente su tale migliaio di casi [84], e questo è stato il punto di partenza per una “Royal Commission” che ha preso in esami i fatti così documentati [85] . I lavori della Commissione (istituita nel 2014 e composta da tre magistrati, un politico, uno psichiatra ed un ex commissario di polizia), che avevano ricevuto in input centinaia di migliaia di segnalazioni provenienti sia da varie istituzioni (quali la divisione australiana di Save the Children) che da privati cittadini, sono iniziati nel 2015 e si sono conclusi due anni più tardi. Nelle more si sono tenute audizioni sia pubbliche che private con i responsabili dei vari enti oggetto di indagine; per i testimoni di Geova ha deposto fra gli altri - in un intervento ammirevole per compostezza, dignità e spirito di collaborazione - Geoffrey Jackson, membro del Corpo Direttivo, che è di nazionalità australiana. Vi sono state dichiarazioni da parte di fuoriusciti e detrattori, a lavori in corso, secondo le quali i responsabili australiani dei testimoni di Geova avrebbero nascosto o distrutto prove degli abusi commessi, e inoltre che nessuno di questi casi sarebbe stato mai denunciato alla polizia [86] .

Fumo negli occhi. Anzitutto è necessario ribadire che è stata proprio la sede australiana dei testimoni di Geova a parlare per prima di ‘mille casi’ e a fornirne i relativi documenti, collaborando da subito in qualità di parte attiva del procedimento; ergo, le chiose di puntuale infantilismo quali ‘ecatombe di abusi venuti a galla’, ‘scoperto il lato oscuro della WT’, ‘scoperchiamento del vaso di Pandora’ e quant’altro, e i puntuali gridolini di finto scandalo che le accompagnavano, risultano - specie col senno di poi - del tutto fuorvianti.

Qualcuno potrebbe subito domandare a proposito delle omesse denunce alle forze dell'ordine se in Australia, contrariamente a quanto sappiamo degli USA, dell'Italia e di altre democrazie occidentali, sussiste il famoso obbligo di denuncia da parte degli anziani (cosa che indirizzerebbe senz'altro il procedimento in una direzione obbligata). La risposta dipende dallo stato di pertinenza - l’Australia è infatti una configurazione di sei stati - ma nell’economia del discorso costituisce quasi un dettaglio irrilevante. Una tipica metodologia della cultura del sospetto è quella di 'strillare' notizie di indagini in corso (o appena iniziate) a carico di qualcuno, accusato di un crimine piuttosto che di un altro, ben sapendo che il pubblico percepisce mediamente le accuse come dati di fatto: sentire dire 'il politico X è indagato per corruzione' fa lo stesso effetto di sentir dire 'il politico X è stato condannato per corruzione', anche se la differenza è sostanziale.

Lo stesso è avvenuto qui: a lavori appena iniziati gli ex-testimoni di Geova dissidenti già ne parlavano come se si trattasse di un processo già concluso in tutti i suoi gradi e con una sentenza di condanna. Purtroppo per loro quello che si è tenuto in Australia non è neppure un processo giudiziario. Lo scopo della commissione australiana era non di processare chicchessia, ma di individuare le necessarie contromisure per fronteggiare il problema abusi, ovvero per prevenirli o intervenire una volta che fossero emersi. Al termine dei lavori, la Commissione ha elaborato delle raccomandazioni per il governo, che questi avrebbe poi dovuto tradurre, compatibilmente con la Costituzione australiana e le leggi già in essere, in provvedimenti legislativi e normativi.

Si è poi assistito ad un altro ‘gioco delle tre carte’ operato da fuoriusciti & altri detrattori, consistente nel lasciar credere che la Commissione Australiana fosse un provvedimento ad personam contro i testimoni di Geova, e nel nascondere invece che il suo raggio d’azione coprisse almeno una quarantina di enti ed organizzazioni, religiose e non [87] . In particolare, la Commissione ha preso in esame una decina abbondante fra diocesi cattoliche, scuole e associazioni minori d’ispirazione cattolica (tra cui i Salesiani ed i Missionari del Sacro Cuore), diocesi e scuole protestanti, scuole ebraiche, alcune sedi dell’Esercito della Salvezza, l’Associazione Cristiana dei Giovani, i Pentecostali, enti laici (quali gli Scouts ed una comunità dedita alle pratiche Yoga), le Forze Armate Australiane, accademie musicali e di ballo, varie associazioni mediche e sportive e addirittura, triste ironia del caso, alcune associazioni intitolate proprio alla protezione dei bambini. Una base di dati di dimensioni enormi, dei quali i testimoni di Geova non erano che un singolo elemento, e come vedremo, uno dei meno significanti dell’insieme di partenza rispetto alla rilevanza del fenomeno abusi.



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NOTE IN CALCE


[84] Public hearing into the Jehovah's Witnesses and Watchtower Bible and Tract Society of Australia ltd - Case study 54, articolo 31. Da notare che in quasi la metà dei casi (492 su 1006), la Commissione aveva riscontrato che non esistevano sufficienti elementi per riferire i presunti abusi alla polizia, oppure che la polizia - a lavori della Commissione iniziati - era stata già messa al corrente dei fatti (art. 32).

[85] Si veda il sito ufficiale della Commissione: www.childabuseroyalcommission.gov.au/ . Una buona sintesi dell’operato della Royal Commission si trova anche su Wikipedia: en.wikipedia.org/wiki/Royal_Commission_into_Institutional_Responses_to_Child_Sexu... .

[86] Su questo punto, i rappresentanti legali della sede australiana della WT hanno ribattuto che in ben 383 casi dei 1006 presentati vi era stato in realtà un coinvolgimento della polizia o altri organi di sorveglianza. La Royal Commission non ha mai contraddetto tale dichiarazione, ma non he ha tenuto conto perché a suo dire non era possibile chiarire quale parte avesse avuto l’Organizzazione in tali casi nell’interessamento delle autorità. - The response of the Jehovah’s Witnesses and Watchtower Bible and Tract Society of Australia Ltd to allegations of child sexual abuse, Royal Commission into Institutional Responses to Child Sexual Abuse, 10/2016, § 6.3.

[87] www.childabuseroyalcommission.gov.au/case-studies .

EverLastingLife
00lunedì 25 giugno 2018 00:15
Analisi statistica dell’ “australian-gate”. Dato che nel seguito faremo abbondantemente ricorso alla statistica, è necessaria una premessa. Come è stato osservato, ‘statistica e morale non sono gemelle siamesi’. La solidarietà non fa calcoli, non si misura in vite danneggiate o distrutte: anche se ci fosse un solo caso di abusi su minori perpetrato da testimoni di Geova, anziché mille, da un punto di vista etico non farebbe differenza alcuna. Ma dal punto di vista dello studio dei fenomeni la differenza sussiste eccome, ed è necessario rimarcarla. I numeri esistono proprio per dare un’idea delle grandezze in gioco, e, per lo stesso motivo per cui non mettiamo sullo stesso piano di gravità un omicidio involontario con un attentato terroristico che causa centinaia di vittime, così non si possono onestamente ignorare le corrette dimensioni di una realtà che solo un’attenta disamina dei dati disponibili, di cifre, percentuali e proporzioni, è in grado di descrivere.

E dunque: quanto è 'grave' il problema che sembra essere venuto fuori fra i testimoni di Geova australiani? Si può ingenuamente credere che i mille (e passa) abusi rappresentino una enormità, senza considerare che proprio questi numeri ritraggono al contrario un fenomeno statisticamente insignificante. Anche prendendo per buoni questi numeri senza passarli al setaccio, si tratterebbe difatti di una media di 15 casi di abusatori di minori all'anno. Una ratio irrilevante, atteso che dal 1950 ad oggi si sono avvicendati nel 'continente dei canguri', considerando il tasso di crescita e quelli di mortalità e di abbandono, centinaia di migliaia di testimoni di Geova.

Ma c’è di più: parlare di ‘1006 casi di molestatori testimoni di Geova’ è gravemente errato. Fra gli atti della Commissione è stata messa a disposizione e diffusa via Internet una tabella nei quali ciascun evento era classificato secondo diverse variabili, tra le quali:

- sesso dell’abusatore e della/e vittima/e, ed età della/e vittima/e
- numero delle vittime di ciascun abusatore
- ruolo dell’abusatore nell’Organizzazione
- rimozione dagli incarichi di responsabilità, e se, e quante volte, l’accusato fosse stato eventualmente nominato di nuovo
- discrimine rispetto al contesto familiare (ovvero se si trattasse di abusi perpetrati da un familiare della vittima o meno)
- anno dell’abuso, e anno in cui si è scoperto
- ammissione o meno dell’accusato
- la ‘regola dei due testimoni’ ha impedito la formazione di un comitato giudiziario?
- è stato formato un comitato giudiziario?
- se (e quante volte) l’accusato è stato: 1) ripreso; 2) disassociato; 3) riassociato
- se l’accusato ha ricevuto una effettiva condanna per abusi

Parrà strano che, con una tale “manna dal cielo”, cioè questa sorta di meticolosa classificazione della turpitudine, i fuoriusciti non si siano sbizzarriti con i numeri tirando fuori le conclusioni più barocche. Il motivo è presto detto: proprio ragionando sui contenuti di questa tabella, anche chi non è particolarmente avvezzo a fare calcoli scoprirebbe una verità molto meno grave di quella che si lascia immaginare riempendosi la bocca con i ‘1006 casi di abusi sessuali su minori in Australia’.

I 1006 casi erano accomunati dalla circostanza per cui nessun testimone di Geova aveva richiesto l’intervento delle autorità, o almeno così sostengono i fuoriusciti. Apprendiamo però dalla discriminante Abuse type, “Familial” o “Non-Familial”, che quasi la metà degli abusi (464 su 1006) si erano verificati in ambito familiare. Come spiegato in precedenza, ciò costituisce un disincentivo, forte quanto naturale, all’eventualità di una denuncia. Altra variabile cui la definizione di ‘1006 casi di abusi non denunciati’ non rende giustizia è quella dell’età della vittima: non si fa distinzione infatti fra ‘bambini’ e ‘minorenni’, omettendo di sottolineare, come ci dice la tabella, che almeno 45 abusi siano avvenuti su vittime nella fascia 15-18 anni. È questo non un tentativo di sminuire il problema, ma una precisazione banalmente indotta dalla natura delle cose. Molestare una diciassettenne è certamente cosa grave ed è un reato, ma non è lo stesso che molestare una bambina di otto o nove anni: la ripugnanza ha i suoi diversi gradi di espressione. La repulsione per un genere di “attenzioni” non richieste né desiderate rimane fuori di discussione; non altrettanto si può dire di quella legata all’età anagrafica di chi ne è oggetto. Questo è purtroppo confermato dalle tendenze dei giovani in fatto di esperienze sessuali. È noto come il sesso venga scoperto ad una età sempre più precoce e di solito ben prima di diventare maggiorenni. Secondo una recente stima, in Australia le ragazze hanno mediamente il primo rapporto consenziente addirittura prima di aver compiuto i 16 anni [88] . In subordine merita attenzione anche il fatto che la tabella suddivida le vittime per fascia di età, ma nulla dice sull’età dei molestatori (o supposti tali): altra questione niente affatto secondaria, che probabilmente ha fatto finire nel calderone “qualche dozzina” di evenienze in cui le molestie sarebbero state operate anch’esse da parte di minorenni. È risaputo per esempio come alcuni giovani si concedano reciprocamente le prime esperienze erotiche già alle scuole medie, e quindi il caso prospettato è malauguratamente tutt’altro che raro.

La tabella indica anche l’anno in cui il primo abuso fu commesso. Escludendo i 379 casi in cui questo dato non è disponibile, nei rimangono 627. Risulta che in 150 di questi gli episodi si verificarono entro il 1980, e di questi 150, 64 entro il 1970. Diversi abusi furono commessi negli anni ’50, e uno addirittura (evidentemente chiamato fuori dall’intervallo di 65 anni per la sua unicità) nel 1938. Ne viene fuori un’altra riflessione del tutto naturale: si possono mettere insieme fatti avvenuti cinquanta o sessant'anni con episodi recenti? Il codice etico non è invariato, tutt'altro: oggi giudichiamo, giustamente, gli abusi su minori un’aberrazione assoluta; negli anni '50 o ‘60 questo dramma suscitava la medesima esecrazione? Il grado di consapevolezza era verosimilmente diverso: anziani, abusatori, le stesse vittime e le rispettive famiglie percepivano l'abuso in modo differente da oggi. Questa osservazione non è limitata ai testimoni di Geova, ma riguarda la società in generale: come osservato in precedenza, la giusta ripugnanza per gli abusi sui minori anche nei paesi evoluti è un fenomeno relativamente recente, così come lo sono implicazioni penali e denunce. Ecco al riguardo il parere di una esperta, riferito peraltro ad epoche posteriori agli anni 1960:


“Non credo che 18 o 20 anni fa sapessimo molto sull'esistenza dei pedofili o su cosa fossero esattamente. Non era considerato un reato criminale. Nemmeno la società in generale metteva in guardia alcuno contro un tale comportamento, al fine di prendere le dovute precauzioni contro un crimine vile. Abbiamo commesso l'errore di non dargli peso [...] 18 o 20 anni fa le persone non avevano la minima idea che tali comportamenti potessero nuocere emotivamente ai bambini. I genitori non conoscevano la serietà del problema e gli effetti che avrebbe provocato nel lungo periodo. […] I risultati che emergevano da questi studi non venivano resi noti al pubblico. Apparivano solo alcuni articoli su pochi giornali. Ma si era molto lontani dall'essere avvertiti o istruiti in proposito. […] A scuola non è stata promossa alcuna campagna di istruzione” - Dr. Gail Bethea-Jackson, specializzata in psicologia dei bambini e adolescenziale, stress e depressione post-traumatica [89] .





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NOTE IN CALCE

[88] www.voglioviverecosi.com/eta-del-primo-rapporto-sessuale-nel-mond... .

[89] I Testimoni di Geova e la tutela dei bambini, dal sito CristianiTestimonidiGeova.net; articolo del 16/02/2006 (traduzione affinata da tdgonline).


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00lunedì 25 giugno 2018 00:16
A ulteriore chiarimento, si consideri che il set degli oltre 1000 ‘abusi’ non fa distinzioni di merito fra abuso e abuso. Non dimentichiamo che molto spesso, verosimilmente nella maggioranza dei casi, non si parla di stupri o comunque di atti sessuali veri e propri o completi, ma di molestie. Una molestia sessuale non contempla necessariamente un contatto fisico più meno violento: può anche consistere in proposte oscene. o nel mostrare ad un bambino del materiale pornografico. E dunque, da capo, è del tutto plausibile che una ‘molestia’ del genere, in tempi nei quali non si aveva una sufficiente consapevolezza di questo odioso crimine, destasse meno raccapriccio di quanto non avvenga oggi.

Il fattore tempo cela inoltre un’altra insidia non accessoria, ovviamente bypassata alla grande nelle perlocuzioni dei detrattori, e che rischia invece di ridimensionare alquanto la questione. Gli abusi in parola possono essere avvenuti sia prima che dopo il battesimo. Non si dimentichi infatti che la WT prescrive di tenere memoria nei rapporti scritti (come quelli consegnati alla Commissione Australiana) anche di abusi addebitati al fedele precedentemente alla conversione, ad esempio nella loro qualità di pregiudizio al conferimento di incarichi di responsabilità. Ebbene, secondo la memoria difensiva della Betel Australiana, “in almeno 200 circostanze i casi di molestie riguarderebbero fatti commessi da persone prima del loro battesimo” [90]. Alcune di esse riguardavano persino individui detenuti in prigione per scontare condanne per molestie, e che avevano conosciuto i testimoni di Geova durante il periodo di detenzione, per convertirsi solo in seguito. Il tasso di disassociazione di individui riconosciuti colpevoli di abusi in Australia è comunque molto elevato: dei 563 casi in cui si è ritenuto ci fossero le basi per un comitato giudiziario, ben 394 [91] (il 70%) si erano conclusi con un provvedimento espulsivo.

Le conclusioni più sorprendenti risultano però dal dato ‘ruolo dell’abusatore nell’Organizzazione’: se cioè l’accusato avesse, nel momento in cui si verificò l’abuso, degli incarichi di responsabilità, e di che genere. Parametro anch’esso tutt'altro che irrilevante, che disegna un ventaglio di possibilità fra le quali è necessario discriminare. Questa è la suddivisione che emerge dai dati disponibili:




Come si vede, abbiamo suddiviso le righe in due tipologie, la ‘verde’ che comprende i testimoni di Geova con incarichi di responsabilità, e quella bianca che comprende tutti gli altri. La prima classe di abusatori include servitori di ministero, anziani, sorveglianti viaggianti e pionieri [92] . Anche all’interno della tipologia ‘bianca’ occorre una distinzione rigorosa, in quanto in 89 casi il responsabile non era neppure un testimone di Geova (questa categoria può includere ad esempio interessati che frequentavano le adunanze all’epoca dei fatti, o familiari non credenti di testimoni di Geova), e in 24 il “ruolo” dell’abusatore non è noto [93] .

Nel seguito le tipologie sono distinte in zone separate. Cominciamo col mettere in evidenza la categoria della quale abbiamo parlato per ultima:



Il totale degli abusatori che erano sicuramente testimoni di Geova nel periodo di osservazione diminuisce da 1006 a 893 (=1006-113), portando la media a meno di 14 casi l’anno. Di questi restanti 893 individui fanno parte dunque i soli testimoni di Geova, con o senza incarichi di responsabilità:




Si sarà capito dove vogliamo ‘andare a parare’: sono di interesse tutti i casi di fedeli australiani coinvolti in abusi su minori, in quest’arco di 65 anni, oppure solo quelli di tdG che rivestivano incarichi di responsabilità al momento in cui gli abusi furono perpetrati? Un buon indizio è costituito dal criterio seguito dai media (tanto cari ai fuoriusciti) nel divulgare i fatti di questo genere, per i quali i singoli fedeli senza mansioni di comando non hanno particolare rilevanza. Quando si legge su un giornale che un uomo è stato incriminato per aver abusato su un minore, non c’è ragione di indicarne la professione di fede; non leggiamo cioè ‘buddista accusato di pedofilia’ oppure ‘mormone trovato in possesso di materiale pedopornografico’, dato che l’eventuale distinguo non ha rilevanza e risulta anzi a rischio di veicolare un messaggio discriminatorio; mentre non suona strano che i titoli dei giornali menzionino espressamente sacerdoti (cattolici, per esempio) accusati o riconosciuti colpevoli di crimini del genere. Di nuovo, la differenza è data dalla circostanza per cui il soggetto ricopre una responsabilità pastorale e dagli oneri che questa si porta dietro, primo di tutti il rapporto di fiducia che si viene necessariamente ad instaurare fra pastore e comune affiliato [94] . In tale ottica solo la categoria ‘verde’ merita di essere messa in risalto, ed essa ci dice che in ben 65 anni di attività, appena 116 testimoni di Geova australiani [95] impiegati a vario titolo come responsabili nelle congregazioni sono stati giudicati rei di abusi sessuali su minori.

Nel seguente grafico ‘a torta’ si può notare come la percentuale dei testimoni di Geova con ruoli di autorità, sul totale degli accusati di abusi su minori, fosse solo il 10% circa del totale. La stragrande maggioranza degli abusi erano stati commessi da fedeli senza ruoli di autorità.





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NOTE IN CALCE

[90] I testimoni di Geova e i casi di pedofilia non denunciati, Corriere.it, articolo del 23/5/2016. Nel prosieguo dell’articolo non terremo conto di questo fattore, che pure è tutt’altro che trascurabile, supponendo per semplicità che tutti gli abusi sarebbero stati perpetrati a valle dell’adesione al gruppo.

[91] Questo dato è stato ricavato dalla tabella allegata agli atti. Secondo le stime della Commissione, il numero era ancora più elevato: 401 (The response of the Jehovah’s Witnesses and Watchtower Bible and Tract Society of Australia Ltd to allegations of child sexual abuse, Royal Commission into Institutional Responses to Child Sexual Abuse, 10/2016, § 6.1).

[92] È discutibile che un pioniere (regolare o speciale) rientri fra i ‘nominati’ dei testimoni di Geova, se con tale definizione si intende una persona cui viene affidata una posizione di autorità su altri proclamatori. Tuttavia nel nostro computo prenderemo per buona questa ipotesi.

[93] Altra ipotesi non rigorosa è l’aver incluso i ‘proclamatori non battezzati’ fra i testimoni di Geova, dato che secondo la dottrina sono Testimoni di Geova solo i fedeli che hanno ricevuto il battesimo (Torre di Guardia 1/4/2006 pag. 23 § 11) e dunque gli 89 “non” battezzati dovrebbero essere esclusi dal novero. Dal momento che nelle statistiche di adesione al gruppo della WT i proclamatori sono però compresi nei totali complessivi indipendentemente dal battesimo, per coerenza abbiamo preferito fare anche questa assunzione.

[94] I fuoriusciti sostengono che questo argomento non sarebbe applicabile ai testimoni di Geova, fra i quali non esiste una distinzione fra clero e laicato: tutti gli aderenti a questo movimento si considerano ‘ministri’ della Buona Notizia. In realtà è proprio questa obiezione a essere ingenua e artificiosa, un sofisma teso a fare ‘fumo’ bruciando legna bagnata. Ai fini del coinvolgimento di un adulto in questi crimini, da un punto di vista giuridico, non conta infatti la definizione biblica del ruolo di ‘ministro’, ma unicamente il suo eventuale contenuto di autorità sugli altri fedeli, e in particolare se un ‘ministro’ possa, entro certi limiti e in determinate circostanze, agire da tutore di un minore. Cosa che può appunto dirsi degli anziani di congregazione, ma non certo dei proclamatori semplici.

[95] I 116 casi di nominati implicati in abusi su minori si riducono ulteriormente a 80 se ci si limita alla fascia di età 0-15 anni delle vittime. Secondo i documenti della Commissione, inoltre, il dato di partenza era ancora più basso (108). - The response of the Jehovah’s Witnesses and Watchtower Bible and Tract Society of Australia Ltd to allegations of child sexual abuse, Royal Commission into Institutional Responses to Child Sexual Abuse, 10/2016, § 6.1.

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00lunedì 25 giugno 2018 00:17
Inutile dire che l’ammontare di 116 TdG australiani con incarichi di responsabilità che si suppongono implicati in abusi è di una pochezza ai limiti dell’inverosimile. Se restringiamo il campo di osservazione agli ultimi 10 anni dei complessivi 65, viene fuori addirittura che appena due anziani (sì, avete letto bene: due) avrebbero molestato dei minori. Come indicato da Rodney Spinks, portavoce della filiale australiana dei testimoni di Geova, in Australia, nello stesso periodo, hanno servito come anziani di congregazione 8.507 individui [96] . Abbiamo dunque un anziano accusato di abusi su oltre 4.000; in proporzione:

percentuale di anziani di congregazione coinvolti in molestie sessuali nel decennio 2005-2015:

0,024%


E cioè “una iota” insignificante. Per fare un confronto fra ruoli pastorali assimilabili si consideri che, come riferito dal periodico cattolico L’Avvenire, la Commissione Australiana ha rilevato che il 7% degli esponenti della Chiesa si sarebbe macchiato di tale reato, e per la precisione oltre il 2% (il 30% di 7) era costituito da sacerdoti [97] . Abbiamo dunque, in fatto di abusi perpetrati da ministri con analogo ruolo di responsabilità, una sproporzione colossale: il numero di sacerdoti accusati di atti di pedofilia è 100 volte superiore a quello degli anziani [98] . Risultati che ci piacerebbe definire ‘brillanti’ se non fosse per l’urticante tema cui fanno riferimento, ma che si devono sia allo scrupolo con il quale i corpi degli anziani e i sorveglianti viaggianti riguardano la questione quando si tratta di attribuire una nuova nomina, sia alla severità delle sanzioni.




In una squallida classifica della perversione fra ecclesiastici, i testimoni di Geova sarebbero certamente agli ultimissimi posti. La commissione trovò che in otto casi di associazioni religiose (tutte di derivazione cattolica) il tasso di molestatori fra i religiosi era superiore al 3%, in quattro dei quali superiore al 20%, e in uno (l’Ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio, i famosi Fatebenefratelli) addirittura al 40% [99] .

Altra scoperta da ‘salto sulla sedia’ è come la “famigerata” regola dei due testimoni abbia un’incidenza molto modesta sull’iter giudiziario a carico dei predatori sessuali. La colonna “Did 2-Witness Rule prevent any case from progression to judicial committee?” (= la regola dei due testimoni ha impedito che si procedesse ad un comitato giudiziario?) della tabella totalizza, oltre ad un centinaio di casi in cui la risposta non è disponibile, solo 125 ‘sì’ e 791 ‘no’. Come dire che in poco meno dell’80% dei casi di osservazione, e nell’86% di quelli in cui esiste una risposta alla domanda, la tanto contestata norma non ha precluso la formazione di un comitato giudiziario.




Si dirà che ciò potrebbe dipendere, banalmente, dal fatto che testimoni degli abusi (e quindi i minori abusati) fossero più di uno, o che l’accusato avesse ammesso gli abusi, ma neppure questo è vero: abbiamo infatti, sui 791 casi di cui sopra, ben 423 di abusi su singoli bambini (oltre la metà) e 162 di mancata confessione da parte del trasgressore.


E veniamo ora alle statistiche sulle sanzioni disciplinari, un aspetto fondamentale della questione. Abbiamo già detto che 116 testimoni di Geova fra i presunti abusatori avevano incarichi di responsabilità. Che ne è stato di tali incarichi? Escludendo 7 casi in cui il dato non è disponibile, questo totale si porta a 109. Di questi, 82 si sono conclusi con una rimozione, nella maggioranza dei casi seguita da disassociazione, 3 con una disassociazione diretta, e in altri 9 non si è potuto procedere per la mancanza di due testimoni dei presunti abusi. Abbiamo dunque:




Nell’intervallo di osservazione di 65 anni, appena 15 testimoni di Geova australiani con mansioni di responsabilità avrebbero conservato il proprio ruolo malgrado le accuse di molestie su minori. Anche questa è, statisticamente parlando, una nullità: uno ogni quattro anni. Entrando nel merito dei singoli casi si trovano poi facilmente altri distinguo: solo 7 degli accusati erano anziani (il “massimo grado gerarchico” in una congregazione); inoltre, se si esclude un singolo caso avvenuto nel 2002, i fatti contestati erano molto datati rispetto ai lavori della commissione (mediamente addirittura di trent’anni).

Facciamo notare per finire che, degli 85 tdG responsabili espulsi e/o rimossi dai propri incarichi, appena 6 sono stati successivamente reintegrati nel proprio ruolo di anziano o servitore di ministero.

E dunque, riepilogando:
• una mescolanza di ‘abusi su minori’ che possono riguardare tanto bambini in età d’asilo, quanto ragazze cui mancano pochi giorni per fare 18 anni;
• 200 abusi commessi prima della conversione ai testimoni di Geova;
• un quarto degli eventi verificatisi almeno quarant’anni fa;
• tre quarti dei comitati giudiziari risolti con una sentenza di disassociazione;
• solo un centinaio dei colpevoli erano investiti di mansioni di responsabilità;
• di questi solo 7 erano anziani, e appena 2 nel decennio 2005-2015, il che risulta in una proporzione sacerdoti cattolici - anziani abusatori di 100 a 1;
• solo in 15 casi non vi sarebbe stata una rimozione;
• solo 6 degli ex-nominati hanno ricevuto un nuovo incarico dopo la rimozione;
• in meno del 10% dei casi la regola dei due testimoni ha precluso la gestione giudiziaria del presunto abuso.

E in ultimo, non si dimentichi che stiamo parlando di un periodo di osservazione lunghissimo (65 anni).

Ma il meglio, come nei migliori pranzi, arriva alla fine. Incontriamo l’ultima colonna ‘convicted for CSA’, che quantifica il numero di abusatori che hanno effettivamente ricevuto una condanna penale. Non dimentichiamo che si parla di oltre 1000 casi, e ci aspettiamo ovviamente che tutti o quasi siano stati condannati. E invece usando i filtri di Excel scopriamo che i condannati sono appena 161: 161 condanne su 1000 accuse di abusi, e non è nemmeno specificato se si tratti di condanne appellabili o definitive. Naturalmente i motivi di questa incredibile sproporzione possono essere diverse, e non tutti favorevoli al nostro ragionamento. Si tratta di reati caduti in prescrizione? Di processi ancora in corso? Di fatti di cui si è dimostrata l’insussistenza nelle aule di tribunale? Di fatti che non costituiscono reato? Di reati che non è stato possibile provare neppure in sede penale, e per questo motivo, o per altri, terminati con una formula assolutoria? Di pene non comminabili, ad esempio perché anche l’abusatore era minorenne? Si possono fare le più varie speculazioni, ma anche così, ci sembra che di tutta la baraonda che si è cercato di produrre rimanga davvero troppo poco.



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NOTE IN CALCE


[96] The Australian Royal Commission’s Facts In Evidence—Jehovah’s Witnesses, seconda parte, pag. 15653 sgg.

[97] Australia. «Migliaia di abusi in istituti cattolici». L'arcivescovo: straziante. L’Avvenire, articolo del 6/2/2017. Secondo un avvocato della Commissione, “Le denunce erano sistematicamente ignorate e i bambini venivano puniti. Le accuse non sono state indagate. I preti e i frati sono stati trasferiti. Le parrocchie e le comunità dove sono stati mandati non sapevano nulla del loro passato. I documenti non erano conservati o venivano addirittura distrutti. Ha prevalso il silenzio e la volontà di coprire i fatti”. La Chiesa Cattolica è, senza possibile paragone, l’organizzazione che risulta dare la peggiore immagine di sé in esito ai lavori della Commissione Australiana. Con riferimento ad esempio alla diocesi di Ballarat, si è parlato di uso di “linguaggio eufemistico ed ellittico” per mascherare la realtà, di distruzione di documenti compromettenti, di decine di suicidi e di “fallimento catastrofico” rispetto ad una gestione efficaci del problema degli abusi, che “ha provocato sofferenze e danni spesso irreparabili ai bambini, alle loro famiglie e in generale alla comunità. Questi problemi avrebbero potuto essere evitati se la Chiesa avesse agito nell'interesse dei bambini piuttosto che nel proprio”. (Report into Catholic Church authorities in Ballarat released, dal citato sito ufficiale della Royal Commission; en.wikipedia.org/wiki/Royal_Commission_into_Institutional_Responses_to_Child_Sexual_Abuse#Catholic_Church_authorities_in_... ).

[98] Anche se gli intervalli temporali di osservazione sono diversi (il punto di partenza è il 1950 per i cattolici, il 2005 per i testimoni di Geova), il rapporto è corretto: si ricordi che stiamo confrontando percentuali, che non cambiano sul lungo periodo, e non valori cumulativi.

[99] Child abuse: 7% of Australian Catholic priests alleged to be involved, articolo on-line del sito della BBC News (6/2/2017).
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00lunedì 25 giugno 2018 00:18

Le conclusioni della Commissione
. Il 15/12/2017 la Royal Commission pubblicava le proprie conclusioni, le quali, come detto in premessa, non avevano alcun valore di diffida o di obbligo legale, ma costituivano semplicemente raccomandazioni per le procedure interne delle varie organizzazioni prese in esame. Le conclusioni erano state determinate sulla base dell’analisi del modus operandi istituito dal Corpo Direttivo in materia di abusi sui minori (comitati giudiziari, regola del doppio testimone, sanzioni a carico dei trasgressori etc.), della ‘consulenza’ di un avvocato, qualificato come ‘esperto’ di abusi fra i Testimoni di Geova per averci avuto a che fare in una sola causa, risalente al 2001 [100] , e della testimonianza di due vittime in tutto per tutto, indicate nei lavori con le sole iniziali, BCB e BCG. Al tempo dell’insediamento della Commissione BCB era divenuta una inattiva critica, e BCG era una ex-testimone di Geova dissociatasi spontaneamente [101] . Il numero incredibilmente esiguo di queste ultime due testimonianze e la natura specifica dei soggetti coinvolti non può che dare adito a perplessità, ma mai quanto il tempo trascorso dai relativi abusi, che era addirittura di 27 e 33 anni addietro rispetto all’inizio dei lavori della Commissione: un lasso di tempo enorme, nel quale ovviamente (oltre alle inevitabili ripercussioni sulla memoria storica) tante cose erano cambiate, dal punto di vista giuridico, etico e della gestione interna del problema [102] .

Ad ogni modo, per i testimoni di Geova le raccomandazioni si riducevano allo striminzito elenco riportato di seguito [103] :

1) No longer shun child victims of sexual abuse.
2) Abandon its application of the two-witness rule in cases involving complaints of sexual abuse.
3) Revise its policies so women are involved in processes related to the investigation and determination of allegations of child sexual abuse.


Tre punti in tutto (contro i 21 riservati alla Chiesa Cattolica), e cioè nell’ordine: non ostracizzare le giovani vittime di abusi; abbandonare l’applicazione della regola dei due testimoni nei casi di abusi; coinvolgere anche le donne nei procedimenti di investigazione e accertamento delle accuse.

Anzitutto rileviamo - e non è un inciso di poco conto - che ‘grande assente’ fra gli esiti della Commissione è la questione delle denunce alle autorità, della quale si era molto parlato durante i lavori [104] , ma di cui sembra scomparsa ogni traccia al momento di tirare le somme. Si riaffermava quindi (e ne è l’ennesima prova) che non è mai esistito alcuno scoraggiamento, né tanto meno alcuna censura, della decisione di portare in tribunale un altro testimone di Geova per il reato di molestie. Altresì molte delle lacune che si era ritenuto di riscontrare all’apertura immediata, oppure nel corso, dei lavori della Commissione, erano state depennate dalle conclusioni. Esse includevano ad esempio l'informare pubblicamente la congregazione che è stato commesso un atto di pedofilia durante il relativo annuncio di riprensione o di disassociazione, l'istituire un comitato giudiziario anche nell’ipotesi di un unico testimone di abusi, e l'indicazione di stipulare un’assicurazione volta a coprire le eventuali richieste di risarcimento da parte delle vittime (che voleva essere, dunque, una cautela anche per l’Organizzazione).



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NOTE IN CALCE

[100] Royal Commission into Institutional Responses to Child Sexual Abuse - Submissions on behalf of Watchtower Bible and Tract Society of Australia & Others, 9/11/2015, §§ 9.366, 9.367.

[101] Report of Case Study no. 29 - The response of the Jehovah’s Witnesses and Watchtower Bible and Tract Society of Australia Ltd to allegations of child sexual abuse, Commonwealth of Australia 2016, ottobre 2016, pag. 11, 49.

[102] I legali dell’Organizzazione trovarono, nelle testimonianze rese alla Commissione da BCB e BCG e nell’uso che ne aveva fatto la Commissione stessa, una quantità davvero incredibile di contraddizioni ed errori (Royal Commission into Institutional Responses to Child Sexual Abuse - Submissions on behalf of Watchtower Bible and Tract Society of Australia & Others, 9/11/2015, cap.9 parti 3-5).

[103] Recommendations from the Royal Commission, articolo del Daily Mail, versione elettronica, del 15/12/2017.

[104] In dozzine di punti della documentazione prodotta dalla Commissione si ripete che ‘non rientra nella policy dell’Organizzazione’ che gli anziani dei testimoni di Geova denuncino gli abusi su minori di cui sono a conoscenza, a meno che non fossero tenuti per legge a farlo. Osservazione non esente da una nota implicita di biasimo, che appare però incongrua. È fatale che ci si chieda come mai, invece di suggerire (velatamente) agli enti religiosi che si dovrebbe sporgere denuncia anche nell’assenza di un obbligo di legge, la Commissione non indirizzi i suoi sforzi proprio verso le autorità governative perché le leggi siano cambiate.


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